[Area] AreaDg su applicazione “Codice rosso”

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Mer 4 Set 2019 19:29:08 CEST




AreaDg su applicazione “Codice rosso”

I numeri delle denunce di violenza contro le donne e le persone maggiormente vulnerabili sono altissimi e in costante ascesa nel nostro Paese ed essi hanno fatto registrare un ulteriore aumento a seguito dell’entrata in vigore del cd “Codice rosso”. 
Tale dato va valutato positivamente  perché è necessario favorire in ogni modo l’emersione della parte sommersa, ancora molto ampia,  del fenomeno. 
Tuttavia  non  si può che sottolineare il rischio concreto che la nuova disciplina finisca per tradursi in un pericoloso depotenziamento  degli strumenti di protezione della vittima della violenza di genere e della prevenzione di tali reati. 
Non tutti i casi di violenza di genere, infatti,   sono di uguale gravità e non tutti richiedono risposte del medesimo segno. La previsione dell’obbligo imposto al Pubblico ministero di sentire entro tre giorni a sommarie informazioni testimoniali chi denunci reati di violenza di genere,  rischia di trasformare le Procure in una sorta di pronto soccorso nel quale però è attribuito a tutti un eguale bollino rosso  e a tutti  una indistinta precedenza che, a personale invariato e nella carenza di adeguata formazione,   non consente di selezionare i casi di assoluta urgenza meritevoli di  trattazione prioritaria  e rischia di tradursi in un mero adempimento burocratico che manda in tilt le procure, anche le più attrezzate. 
Già con i precedenti interventi normativi per il contrasto alla violenza di genere,  sono state  introdotte nel nostro sistema, nuove norme di carattere punitivo-repressivo e misure  necessarie  ed efficaci sul fronte della protezione  della vittima e della prevenzione dei reati di violenza di genere. Su questo fronte, quindi, il sistema normativo è adeguatamente attrezzato. 
 Ora occorre superare l’approccio emergenziale ed adottare una serie di misure che possano fornire quella risposta di azioni multilivello che tale complesso fenomeno richiede. 
Appare, anzitutto, necessario attuare un sistema di formazione  di tutti gli operatori, ad iniziare dalla Polizia giudiziaria, affinché questi possano, da subito in collaborazione con il pubblico ministero, effettuare quella valutazione del rischio che è indispensabile per coniugare l’esigenza di protezione della vittima con quella della salvaguardia delle garanzie degli indagati. 
Occorre poi riconoscere che la fase delle misure cautelari  non risulta efficace se già in quel frangente non viene attivato un serio intervento di protezione e messa in sicurezza della vittima e un serio percorso  di natura terapeutica riabilitativa nei confronti degli indagati.
E’ improcrastinabile una riforma complessiva del sistema delle misure di sicurezza, attraverso l’introduzione di misure adeguate che, dopo l’esecuzione della pena,  garantiscano la protezione della vittima e contrastino il rischio di recidiva.
Occorre ripensare il sistema trattamentale  per gli autori di reati di violenza, attivando programmi personalizzati, specifici e mirati che rimuovano le cause culturali e comportamentali generatrici dei comportamenti violenti, affinché questi non abbiano a ripetersi dopo la conclusione della vicenda penale. 
E’ indispensabile, infine, promuovere  una capillare  azione di contrasto alla  diffusa incultura dell’ odio  di genere che trova espressione anzitutto  in un linguaggio fatto di parole, gesti e immagini  che restituendo violenza contro le donne, la alimenta.
La tutela della vita, della salute e della dignità delle donne non richiedono  nuove pene e nuovi reati, e ancor meno  proclami  e  leggi manifesto, ma   interventi razionali, strutturali    e di sistema che assicurino soluzioni efficaci, sostenibili e durature, realmente utili  a  contrastare una violenza che non accenna a flettersi e che rappresenta la vera e ingravescente emergenza del nostro Paese. 
Auspichiamo che l’avvio della nuova  stagione politica rappresenti, in questo, come in altri settori,    una preziosa occasione  di riforma   in senso virtuoso.  

Il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia
 
 
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