[Area] R: LA MIA CANDIDATURA

Umberto Gioele Monti umbertogioele.monti a giustizia.it
Mer 20 Nov 2019 22:38:08 CET


da semplice "ospite" in questa lista (di cui rimpiango una passata maggior vivacità a dire il vero )  condivido totalmente, una per una, le parole di Mario Palazzi .....


umberto monti


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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Mario Palazzi <mariopalazzi66 a gmail.com>
Inviato: mercoledì 20 novembre 2019 18:35
A: Gioacchino Romeo
Cc: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] R: LA MIA CANDIDATURA

Caro Giacchino,
mi rivolgo a te perché, postando un messaggio di chi non frequenta questa agorà informatica, ne manifesti implicitamente una condivisione non solo dei contenuti ma anche dei toni (se così non è avrai sicuramente cura di farcelo sapere).
Non è accettabile – direi a fortiori per chi esercita le nostre funzioni – il ricorso a forme di bullismo verbale nei confronti della quale non vi può essere indulgenza alcuna, pena una colpevole complicità.
Ironia e verve dialettica sono una costante di tanti messaggi, qualora se ne faccia buon governo anche pungolo per una riflessione più attenta sui contenuti.
Quando il sarcasmo, però, vira verso la gratuita contumelia (carta igienica, furbacchioni che si ammantano di santità, verginità da cabaret … et similia), il suo autore si pone fuori dal perimetro delle regole di ingaggio di una comunità virtuale.
Se qualcuno, invitato a casa tua (nel caso di specie “imbucato”), iniziasse ad insultare te o la tua famiglia, come ti comporteresti?
Mario Palazzi

Il giorno mer 20 nov 2019 alle ore 12:55 Gioacchino Romeo <gioarom a alice.it<mailto:gioarom a alice.it>> ha scritto:
Essendone stato autorizzato dall’autore, riporto di seguito la risposta che Andrea Mirenda, non iscritto alla presente ml, ha inviato alla collega Chinaglia che illustrava il perché della sua candidatura alle elezioni suppletive:

Cara Elisabetta,
ma come fai a dire tante banalità in un colpo solo?
Ancora fioretti? Ancora promesse di virtù e di carte (igieniche) dei valori ?
Delle regole, voi di Area, fate strame: avete appena nominato un Procuratore Generale della Cassazione privo del requisito attitudinale specifico dei 6 anni di funzioni di legittimità, fregando allegramente i molti altri che, credendo in quel presupposto e non avendolo, non hanno presentato la domanda:  ahhhh, se solo avessero saputo che delle regole ve ne fate un baffo!
Insomma, siete i soliti furbacchioni che si ammantano di santità, salvo agire sottobanco come e quanto gli altri.
Ma oramai il giochino è scoperto...
Cara Elisabetta, ti faccio una proposta: se proprio vorrai farti protagonista di una battaglia riformista “non parolaia”, predica la rotazione negli incarichi giudiziari tra tutti i colleghi con almeno dieci/quindici anni di anzianità, a turno biennale.
E chiediti, poi,  perché tutte le correnti, compresa la tua, sono contrarissime a questa semplice riforma a costo zero.
Ecco una proposta eversiva!
Siete contrari, forse, per assicurare i migliori dirigenti alla magistratura italiana? Non raccontiamoci palle: ti faccio un esempio: la procura capitolina è acefala  da mesi e mesi eppure a Roma tutto funziona regolarmente (e forse in modo più trasparente) grazie alle normali regole vicariali.
Gli esempi potrebbero moltiplicarsi eppure, proprio per Roma, Firenze, Torino e Reggio Calabria le ignobili passerelle notturne negli alberghi romani (che, purtroppo, hanno risparmiato ”fortunosamente” i soli correntocrati non trojanizzati) dimostrano come la volontà non fosse affatto quella di individuare il migliore bensì di piazzare il sodale che avrebbe favorito questo o quell’intrallazzo.
Ecco la vera questione morale, non quella paludata e sterilizzata che inventi tu, buona solo per rifarvi a basso costo una verginitá da cabaret.
Elisabetta, ricorderai bene che Area, nella scorsa consiliatura, quando era egemone in Consiglio, sostenne gioiosamente nomine ignominiose, poi puntualmente censurate dal giudice amministrativo.
Dov’eri  Elisabetta? si è mai levata la tua voce contro questo mercato di vacche? Hai mai detto pubblicamente “che vergogna”?
Ecco, se non lo hai fatto, questo è il tuo momento di vergognarti nel proporti come paladina a senso unico (cioè contro gli altri gruppi) della trasparenza e delle virtù.
Un abbraccio e stammi bene.
Andrea Mirenda

Gioacchino Romeo

Inviato da Posta<https://go.microsoft.com/fwlink/?LinkId=550986> per Windows 10

Da: Elisabetta Chinaglia<mailto:elisabetta.chinaglia a giustizia.it>
Inviato: mercoledì 23 ottobre 2019 08:58
A: area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>
Oggetto: [Area] LA MIA CANDIDATURA


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Care/cari colleghe/i
Ho presentato la mia candidatura alle elezioni suppletive al CSM perché me lo hanno proposto i colleghi, appena due settimane fa, nell’assemblea distrettuale di AreaDG.
E’ stata una proposta inaspettata, che ho accettato ponderandone attentamente le conseguenze, da un lato l’abbandono temporaneo dell’attività giurisdizionale, che amo e a cui mi sono dedicata ininterrottamente per quasi trent’anni, e dall’altro la grande responsabilità da assumere.
E’ una responsabilità grande, perché la sfida del CSM di oggi è ridare credibilità all’autogoverno, e con esso all’intera magistratura.

La questione morale è il primo punto su cui dobbiamo essere fermi.
I fatti che sono emersi la scorsa primavera, accordi tra autorevoli esponenti di alcune correnti e politica, sono gravissimi e costituiscono pericolosi attentati all’indipendenza della magistratura intera; quei fatti vanno stigmatizzati con forza e senza alcun tentennamento.
Ridare credibilità al CSM comporta che tutti i suoi componenti si impegnino nel recupero di autorevolezza e trasparenza, attraverso comportamenti rispettosi delle regole, eticamente ineccepibili, trasparenti, completamente estranei a logiche di scambio e correntizie, totalmente imparziali.
Questo percorso passa necessariamente attraverso il recupero delle ragioni profonde che sono alla base dell’associazionismo giudiziario, riconducendolo a luogo di confronto e di scambio culturale sul modo di fare giurisdizione e autogoverno, con netto rifiuto delle correnti come luoghi di spartizione del potere.
Personalmente, mi sono iscritta subito all’ANM e, dopo alcuni anni di professione, a Magistratura Democratica e poi ad Area Democratica per la Giustizia, all’unico fine di trovare luoghi di confronto collettivo che mi aiutassero a collocare il mio lavoro all’interno di una visione più ampia del servizio giustizia, per migliorarlo.
Credo quindi di potere, qui, parlare con sincerità non solo a chi crede in questa idea di “gruppo”, ma anche ai molti che, diffidenti verso l’associazionismo, pensano comunque di condividere gli stessi valori che propongo.

Chi sono.
Sono in magistratura dal marzo 1990; ho una famiglia e due figli, nati negli anni in cui non esisteva alcuna previsione, oltre ai periodi di astensione previsti per legge, per la tutela della maternità e per garantire la parità di genere.
Non ho mai svolto incarichi fuori ruolo.
Ho sempre svolto funzioni giudiziarie, prima requirenti e poi giudicanti: Procura-Pretura, Pretura, dibattimento penale collegiale e monocratico in una sezione di Tribunale, GIP per dieci anni, Tribunale del riesame, il tutto a Torino; dal 2016 ad oggi sono presidente della sezione penale del Tribunale di Asti (organico di 21 giudici).
Dal 2008 al 2012 sono stata componente del Consiglio Giudiziario del Distretto di Torino, dal 2008 al 2016 componente della Commissione permanente per l’analisi dei flussi del Distretto; ho proseguito ad occuparmi di ordinamento giudiziario anche negli anni successivi, sia per studio e momenti di confronto collettivo, sia praticando la normativa primaria e secondaria nello svolgimento del ruolo semidirettivo. Ho cercato di portare in queste attività la mia idea di autogoverno.
Mi sono spesso occupata di magistrati in tirocinio, in una occasione come tutor presso la Scuola superiore della magistratura, spesso come affidataria, cercando di trasmettere ai magistrati più giovani la passione per questo lavoro bellissimo.
Le varie esperienze svolte mi hanno consentito di acquisire consapevolezza delle plurime complessità organizzative del lavoro di magistrato.
Il ruolo semidirettivo che svolgo da tre anni (in un ufficio di ridotte dimensioni, con tutte le connesse problematiche di mancanza di specializzazione, carenze di organico, pendolarismo, ecc) è stato una grande palestra, sia per le complessità organizzative da risolvere, sia per la fatica e l’entusiasmo di gestirlo coerentemente con l’idea di magistratura orizzontale e non gerarchica: semplicemente come una “diversa funzione”, seppur implicante forti responsabilità, prima tra tutte la ricerca della gestione partecipata dell’ufficio.

Che idea di giurisdizione e di magistratura.
Una giurisdizione attenta ai valori costituzionali, capace di riconoscere, senza condizionamenti interni ed esterni, la tutela dei diritti di tutti.
Un magistrato indipendente da qualunque potere, interno o esterno all’ordine giudiziario, capace di generare fiducia per la sua riconosciuta imparzialità, rispettoso delle parti, aperto al dubbio e privo di supponenza.
Una magistratura:
-          non gerarchica, nemica del carrierismo, convinta che i magistrati si distinguono davvero solo per le funzioni esercitate;
-          consapevole del senso della propria funzione ma aperta alla visione del mondo che ci circonda e sempre attenta alle persone (persone che stanno dietro i fascicoli, persone che lavorano al nostro fianco siano essi magistrati o personale amministrativo, persone che attendono risposte);
-          non autoreferenziale, e tuttavia sempre attenta alla tutela della propria indipendenza da attacchi esterni, quindi pronta a controllare nei suoi risvolti concreti ogni proposta di modifica legislativa che incida sull’autogoverno;
-          impegnata nella gestione trasparente e democratica degli uffici.

Ogni magistrato ha bisogno di essere garantito nella sua indipendenza da un autogoverno credibile e di essere messo nelle condizioni di svolgere dignitosamente il proprio lavoro, percependo il senso della propria funzione, la sua delicatezza, la sua serietà e la sua concreta possibilità di incidere sulla realtà.
Dobbiamo batterci per rifondare un autogoverno diffuso:
- che parte dal singolo magistrato, il quale, in qualunque funzione egli svolga la sua attività, ha la possibilità di contribuire all’organizzazione degli uffici e di rendere la magistratura un corpo sano e scevro da interessi di potere;
- che passa dai Consigli Giudiziari, organi di autogoverno prossimi al territorio ed in quanto tali fondamentali nell’aiuto all’organizzazione degli uffici e nell’impegno a rendere al Consiglio Superiore il quadro più corretto ed obiettivo possibile della realtà organizzativa degli uffici e delle reali potenzialità dei magistrati nell’ottica della scelta di coloro che possono svolgere una funzione organizzativa;
- che arriva ad un CSM serio, credibile, trasparente, capace di difendere davvero l’autonomia esterna ed interna della magistratura.

In concreto?
In sintesi, alcuni punti programmatici per l’attività del CSM; per approfondire come e perchè, c’è l’allegato:
- giovani magistrati: attenzione alla formazione e tutela da ogni forma di gerarchizzazione o di richiami al conformismo e all’efficientismo;
- mobilità: introduzione di meccanismi che, senza ledere il diritto alla mobilità del magistrato, tendano a stabilità e minima copertura degli uffici, soprattutto medio-piccoli; particolare attenzione agli uffici più difficili, nei quali i magistrati, spesso al primo incarico, devono poter coltivare un’idea alta di giurisdizione ma anche avere una vita personale sostenibile;
- genere e genitorialità: previsione di meccanismi per gestire le assenze per maternità, malattia, e genitorialità come situazioni ordinarie e strutturali, non penalizzanti né per il magistrato né per l’ufficio;
- Procure: difesa dagli attacchi esterni e dai rischi interni di gerarchizzazione; riavvicinamento alla cultura tabellare;
- nomine di direttivi e semidirettivi: esercizio della discrezionalità con responsabilità e trasparenza; calendarizzazione rigorosa; riforma del T.U. dirigenza con valorizzazione della maggiore esperienza professionale acquisita; rifiuto di percorsi di carriera; riforma significativa del sistema di conferma dei dirigenti; necessità per i fuori ruolo di rientrare per un congruo periodo nella giurisdizione prima di avere incarichi dirigenziali;
- valutazioni di professionalità: serie, fondate su dati di fatto, attente all’intera professionalità del magistrato e contestualizzate, quanto alla produttività, nella realtà degli uffici;
- disciplinare: esclusivo accertamento della responsabilità del singolo, con particolare attenzione al tema dell’interpretazione di diritto e di valutazione del fatto e delle prove; contestualizzazione dei fatti nel contesto di lavoro;
- Ruolo politico del CSM come interlocutore istituzionale nei confronti del Governo e del Parlamento sulle riforme in materia di giustizia, nonché attivo nel suo ruolo di tutela della indipendenza e dell’autonomia del potere giudiziario.

In conclusione:
Offro la mia candidatura come possibile contributo, insieme a quelli di tutti, al percorso di trasformazione del CSM in una vera casa di vetro di tutti i magistrati; compito difficile ed entusiasmante, che si deve svolgere con onore e umiltà, nella piena consapevolezza del ruolo costituzionale della magistratura.

Elisabetta Chinaglia

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