[Area] R: R: R: LA MIA CANDIDATURA

Giuseppe Salmè giuseppe.salme a gmail.com
Gio 21 Nov 2019 14:29:50 CET


Non so in quale casa sia nato e quale case abbia frequentato Andrea Reale
se per lui le parole Di Mirenda lette su questa lista sono solo "un
confronto aperto".
A casa mia, sia in quella dove sono nato che in quella in cui vivo, senza
essere vestali di nessuno (l'ironia sulla buona educazione la dice lunga su
quale sia la qualità di chi quella ironia si compiace) ,  si cerca di
praticare la buona educazione  e chi usa quel linguaggio o lo tollera non
entrerebbe e se entrasse lo metterei immediatamente alla porta.
Purtroppo non  è solo un problema di case che si frequentano ma di
fondamenti del vivere civile dimenticati.
Giuseppe Salmè

Il giorno gio 21 nov 2019 alle ore 13:45 Gioacchino Romeo <gioarom a alice.it>
ha scritto:

> Confesso di trovarmi a disagio. Ma – sia chiaro – non per avere dato
> spazio a un collega che muove critiche a mio giudizio condivisibili, quanto
> per avere dovuto (purtroppo!) verificare, nella sequela di interventi sul
> post di Andrea Mirenda da me pubblicato con il suo consenso ieri, non solo
> l’assoluta assenza di argomenti sul merito delle verità scomode evocate dal
> collega (e non è la prima volta), quanto la pretestuosità delle questioni
> di *bon ton* sollevate, in più di un caso con atteggiamenti isterici e in
> qualche altro con espressioni grevi e oggettivamente offensive, oltre che
> gratuite, sulle quali ritengo opportuno stendere un velo di pietoso
> silenzio.
>
> Dove, invece, sia il carattere offensivo delle parole adoperate da Andrea
> mi sfugge, certamente per deficit delle mie capacità di comprensione (carte
> igieniche dei valori? che era, all’evidenza, una metafora per significare
> la sostanza evanescente e volatile di proclami inutili. O che altro?).
>
> Osservo solo una cosa: al robusto linguaggio eretico di *Magistratura
> democratica* di altri tempi (e di una rivista come *Quale giustizia*)
> oggi si è sostituito un linguaggio di finzioni, edulcorato, sgusciante ed
> elusivo (anche se su questa lista fino a dieci anni fa imperversavano
> autentici turpiloqui che nessuno si è mai preso la briga di sopire o
> troncare); qui, al confronto sulla sostanza delle cose e, diciamola tutta,
> sulla questione morale della magistratura, si è sostituita la censura
> filistea su inconsistenti questioni di stile e di lessico *osé*.
>
> Non una parola, negli interventi letti, sui vergognosi casi di nomine
> illegittime e più volte ripetute nrgli ultimi anni, rimossi ieri e oggi nel
> dibattito su questa lista, non un accenno all’ulteriore, recentissimo caso,
> pure evocato da Mirenda, di grave violazione delle regole nel conferimento
> di un ufficio direttivo apicale, di rilievo “politico”.
>
> Si sono, invece, ingigantite ed enfatizzate le questioni *de charta
> igienica et furbacchionibus*. Quisquilie, avrebbe detto Totò; ma la
> magistratura progressista e democratica con la puzza al naso le ritiene *crimen
> maiestatis *e se ne va, chiede la cancellazione, qualcuno addirittura
> auspica la soppressione della lista, cioè la repressione del dissenso.
>
> La casa è bruciata quasi interamente e qui ci si gingilla sul nulla,
> preferendo guardare la pagliuzza nell’altrui occhio, senza pensare alla
> trave nel proprio.
>
> Non ci lamentiamo, poi, se la considerazione della quale godono i
> magistrati italiani nell’opinione pubblica continua ad essere in calo
> costante da anni: ripiegati sui propri interessi, essi vengono visti dai
> cittadini qualunque come implicati in traffici troppo spesso illeciti e
> lontanissimi dai bisogni delle persone.
>
> Sono da anni in pensione, e quindi *al di là del rogo*; ma mi permetterei
> di suggerire a chi con supponenza è intervenuto sul post, da me pubblicato,
> di Andrea Mirenda, di acquisire, se mai sia possibile, maggiore umiltà: è
> una virtù che difetta in troppi.
>
> Gioacchino Romeo
>
> P.S. per Costantino De Robbio: com’era evidente dalla mia pubblicazione, è
> stata Elisabetta Chinaglia a inviare una mail “elettorale” a 8700
> magistrati italiani, e tra questi anche ad Andrea Mirenda, proponendosi *coram
> populo* come candidata, e quindi disponibile ad accettare critiche ed
> eventualmente rispondere ad esse. Andrea Mirenda ha risposto sulla mail
> personale di Elisabetta Chinaglia. Perciò, se la collega candidata volesse
> rispondergli, non avrebbe bisogno di essere iscritto a questa ml.
> Certamente, Andrea è escluso dalla possibilità di partecipare al (e
> interloquire nel) dibattito seguito alla pubblicazione della sua lettera,
> per non essere iscritto alla lista. Ma, a giudicare dalla gran maggioranza
> degli interventi, mi pare di poter dire che non ha perso nulla.
>
> GR
>
>
>
> Inviato da Posta <https://go.microsoft.com/fwlink/?LinkId=550986> per
> Windows 10
>
>
>
> *Da: *paolacervo a libero.it
> *Inviato: *giovedì 21 novembre 2019 11:59
> *A: *Costantino De Robbio <costantino.derobbio a giustizia.it>; Mario
> Palazzi <mariopalazzi66 a gmail.com>; Gioacchino Romeo <gioarom a alice.it>
> *Cc: *area a areaperta.it
> *Oggetto: *Re: [Area] R: R: LA MIA CANDIDATURA
>
>
>
> Costantino de Robbio e Mario Palazzi esprimono il mio pensiero.
>
> Chi ha fatto esperienza di campagne elettorali sa bene che talvolta si
> incontrano colleghi che affrontano il candidato con modi polemici, che si
> mostrano infastiditi, etc etc. Sarà pure spiacevole, ma è legittima
> divergenza di vedute, e uno la mette in conto. Quello che invece non va
> bene per niente è l'aggressione gratuita, violenta e fine a se stessa.
>
> Detto ciò, a questo punto vorrei comprendere se, nello stesso modo in cui
> le contumelie di quella mail sono giunte qui, le nostre risposte escano -
> senza il consenso degli autori, stavolta - da qui.
>
> baci
>
> paola
>
>
>
> Il 21 novembre 2019 alle 11.04 Costantino De Robbio <
> costantino.derobbio a giustizia.it> ha scritto:
>
> Condivido integralmente quanto scritto da Maio Palazzi.
>
> Aggiungo una notazione forse banale: il collega Mirenda non fa parte della
> lista di Area né (si deve supporre) ha chiesto di farne parte.
>
> Pertanto, egli ha non solo messo piede surrettiziamente in casa d’altri
> per insultare i suoi abitanti senza essere invitato e senza nemmeno
> chiedere il permesso di entrare ma  - ciò che è ancora più singolare - non
> essendo iscritto alla lista non può nemmeno leggere i messaggi di risposta
> alle sue contumelie e partecipare al dibattito nato dalla sua missiva.
>
> Né ovviamente potrebbe leggere l’eventuale risposta che Elisabetta
> intendesse dare alle sue domande; ma evidentemente non è questo che gli
> interessa, altrimenti avrebbe scritto le sue domande sulla lista ANM.
>
> Di tutto ciò evidentemente non può non essersi reso conto anche
> “l’intrusore” Gioacchino Romeo.
>
>
>
> Costantino De Robbio
>
>
>
> *Da:* Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *Mario Palazzi
> *Inviato:* mercoledì 20 novembre 2019 18:36
> *A:* Gioacchino Romeo
> *Cc:* area a areaperta.it
> *Oggetto:* Re: [Area] R: LA MIA CANDIDATURA
>
>
>
> Caro Giacchino,
>
> mi rivolgo a te perché, postando un messaggio di chi non frequenta questa
> *agorà* informatica, ne manifesti implicitamente una condivisione non
> solo dei contenuti ma anche dei toni (se così non è avrai sicuramente cura
> di farcelo sapere).
>
> Non è accettabile – direi *a fortiori *per chi esercita le nostre
> funzioni – il ricorso a forme di bullismo verbale nei confronti della quale
> non vi può essere indulgenza alcuna, pena una colpevole complicità.
>
> Ironia e *verve* dialettica sono una costante di tanti messaggi, qualora
> se ne faccia buon governo anche pungolo per una riflessione più attenta sui
> contenuti.
>
> Quando il sarcasmo, però, vira verso la gratuita contumelia (carta
> igienica, furbacchioni che si ammantano di santità, verginità da cabaret … *et
> similia*), il suo autore si pone fuori dal perimetro delle regole di
> ingaggio di una comunità virtuale.
>
> Se qualcuno, invitato a casa tua (nel caso di specie “imbucato”),
> iniziasse ad insultare te o la tua famiglia, come ti comporteresti?
>
> Mario Palazzi
>
>
>
> Il giorno mer 20 nov 2019 alle ore 12:55 Gioacchino Romeo <
> gioarom a alice.it> ha scritto:
>
> Essendone stato autorizzato dall’autore, riporto di seguito la risposta
> che Andrea Mirenda, non iscritto alla presente ml, ha inviato alla collega
> Chinaglia che illustrava il perché della sua candidatura alle elezioni
> suppletive:
>
>
>
> *Cara Elisabetta, *
>
> *ma come fai a dire tante banalità in un colpo solo?*
>
> *Ancora fioretti? Ancora promesse di virtù e di carte (igieniche) dei
> valori ?*
>
> *Delle regole, voi di Area, fate strame: avete appena nominato un
> Procuratore Generale della Cassazione privo del requisito attitudinale
> specifico dei 6 anni di funzioni di legittimità, fregando allegramente i
> molti altri che, credendo in quel presupposto e non avendolo, non hanno
> presentato la domanda:  ahhhh, se solo avessero saputo che delle regole ve
> ne fate un baffo!*
>
> *Insomma, siete i soliti furbacchioni che si ammantano di santità, salvo
> agire sottobanco come e quanto gli altri.*
>
> *Ma oramai il giochino è scoperto...*
>
> *Cara Elisabetta, ti faccio una proposta: se proprio vorrai farti
> protagonista di una battaglia riformista “non parolaia”, predica la
> rotazione negli incarichi giudiziari tra tutti i colleghi con almeno
> dieci/quindici anni di anzianità, a turno biennale.*
>
> *E chiediti, poi,  perché tutte le correnti, compresa la tua, sono
> contrarissime a questa semplice riforma a costo zero.*
>
> *Ecco una proposta eversiva!*
>
> *Siete contrari, forse, per assicurare i migliori dirigenti alla
> magistratura italiana? Non raccontiamoci palle: ti faccio un esempio: la
> procura capitolina è acefala  da mesi e mesi eppure a Roma tutto funziona
> regolarmente (e forse in modo più trasparente) grazie alle normali regole
> vicariali. *
>
> *Gli esempi potrebbero moltiplicarsi eppure, proprio per Roma, Firenze,
> Torino e Reggio Calabria le ignobili passerelle notturne negli alberghi
> romani (che, purtroppo, hanno risparmiato ”fortunosamente” i soli
> correntocrati non trojanizzati) dimostrano come la volontà non fosse
> affatto quella di individuare il migliore bensì di piazzare il sodale che
> avrebbe favorito questo o quell’intrallazzo.*
>
> *Ecco la vera questione morale, non quella paludata e sterilizzata che
> inventi tu, buona solo per rifarvi a basso costo una verginitá da cabaret.*
>
> *Elisabetta, ricorderai bene che Area, nella scorsa consiliatura, quando
> era egemone in Consiglio, sostenne gioiosamente nomine ignominiose, poi
> puntualmente censurate dal giudice amministrativo. *
>
> *Dov’eri  Elisabetta? si è mai levata la tua voce contro questo mercato di
> vacche? Hai mai detto pubblicamente “che vergogna”?*
>
> *Ecco, se non lo hai fatto, questo è il tuo momento di vergognarti nel
> proporti come paladina a senso unico (cioè contro gli altri gruppi) della
> trasparenza e delle virtù.*
>
> *Un abbraccio e stammi bene.*
>
> *Andrea Mirenda*
>
>
>
> Gioacchino Romeo
>
>
>
> Inviato da Posta <https://go.microsoft.com/fwlink/?LinkId=550986> per
> Windows 10
>
>
>
> *Da: *Elisabetta Chinaglia <elisabetta.chinaglia a giustizia.it>
> *Inviato: *mercoledì 23 ottobre 2019 08:58
> *A: *area a areaperta.it
> *Oggetto: *[Area] LA MIA CANDIDATURA
>
>
>
>>
> Care/cari colleghe/i
> Ho presentato la mia candidatura alle elezioni suppletive al CSM perché me
> lo hanno proposto i colleghi, appena due settimane fa, nell’assemblea
> distrettuale di AreaDG.
> E’ stata una proposta inaspettata, che ho accettato ponderandone
> attentamente le conseguenze, da un lato l’abbandono temporaneo
> dell’attività giurisdizionale, che amo e a cui mi sono dedicata
> ininterrottamente per quasi trent’anni, e dall’altro la grande
> responsabilità da assumere.
> E’ una responsabilità grande, perché *la sfida del CSM di oggi è ridare
> credibilità all’autogoverno, e con esso all’intera magistratura*.
>
> La *questione morale* è il primo punto su cui dobbiamo essere fermi.
> I fatti che sono emersi la scorsa primavera, accordi tra autorevoli
> esponenti di alcune correnti e politica, sono gravissimi e costituiscono
> pericolosi attentati all’indipendenza della magistratura intera; quei fatti
> vanno stigmatizzati con forza e senza alcun tentennamento.
> Ridare credibilità al CSM comporta che tutti i suoi componenti si
> impegnino nel recupero di autorevolezza e trasparenza, attraverso *comportamenti
> rispettosi delle regole, eticamente ineccepibili, trasparenti,
> completamente estranei a logiche di scambio e correntizie, totalmente
> imparziali**.*
> Questo percorso passa necessariamente attraverso il recupero delle ragioni
> profonde che sono alla base dell’*associazionismo giudiziario*,
> riconducendolo a *luogo di confronto e di scambio culturale sul modo di
> fare giurisdizione e autogoverno*, con netto rifiuto delle correnti come
> luoghi di spartizione del potere.
> Personalmente, mi sono iscritta subito all’ANM e, dopo alcuni anni di
> professione, a Magistratura Democratica e poi ad Area Democratica per la
> Giustizia, all’unico fine di trovare luoghi di confronto collettivo che mi
> aiutassero a collocare il mio lavoro all’interno di una visione più ampia
> del servizio giustizia, per migliorarlo.
> Credo quindi di potere, qui, parlare con sincerità non solo a chi crede in
> questa idea di “gruppo”, ma anche ai molti che, diffidenti verso
> l’associazionismo, pensano comunque di condividere gli stessi valori che
> propongo.
>
> *Chi sono.*
> Sono in magistratura dal marzo 1990; ho una famiglia e due figli, nati
> negli anni in cui non esisteva alcuna previsione, oltre ai periodi di
> astensione previsti per legge, per la tutela della maternità e per
> garantire la parità di genere.
> Non ho mai svolto incarichi fuori ruolo.
> Ho sempre svolto funzioni giudiziarie, prima requirenti e poi giudicanti:
> Procura-Pretura, Pretura, dibattimento penale collegiale e monocratico in
> una sezione di Tribunale, GIP per dieci anni, Tribunale del riesame, il
> tutto a Torino; dal 2016 ad oggi sono presidente della sezione penale del
> Tribunale di Asti (organico di 21 giudici).
> Dal 2008 al 2012 sono stata componente del Consiglio Giudiziario del
> Distretto di Torino, dal 2008 al 2016 componente della Commissione
> permanente per l’analisi dei flussi del Distretto; ho proseguito ad
> occuparmi di ordinamento giudiziario anche negli anni successivi, sia per
> studio e momenti di confronto collettivo, sia praticando la normativa
> primaria e secondaria nello svolgimento del ruolo semidirettivo. Ho cercato
> di portare in queste attività la mia idea di autogoverno.
> Mi sono spesso occupata di magistrati in tirocinio, in una occasione come
> tutor presso la Scuola superiore della magistratura, spesso come
> affidataria, cercando di trasmettere ai magistrati più giovani la passione
> per questo lavoro bellissimo.
> Le varie esperienze svolte mi hanno consentito di acquisire consapevolezza
> delle plurime complessità organizzative del lavoro di magistrato.
> Il ruolo semidirettivo che svolgo da tre anni (in un ufficio di ridotte
> dimensioni, con tutte le connesse problematiche di mancanza di
> specializzazione, carenze di organico, pendolarismo, ecc) è stato una
> grande palestra, sia per le complessità organizzative da risolvere, sia per
> la fatica e l’entusiasmo di gestirlo coerentemente con l’idea di
> magistratura orizzontale e non gerarchica: semplicemente come una “diversa
> funzione”, seppur implicante forti responsabilità, prima tra tutte la
> ricerca della gestione partecipata dell’ufficio.
>
> *Che idea di giurisdizione e di magistratura.*
> Una *giurisdizione *attenta ai valori costituzionali, capace di
> riconoscere, senza condizionamenti interni ed esterni, la tutela dei
> diritti di tutti.
> Un *magistrato *indipendente da qualunque potere, interno o esterno
> all’ordine giudiziario, capace di generare fiducia per la sua riconosciuta
> imparzialità, rispettoso delle parti, aperto al dubbio e privo di
> supponenza.
> Una *magistratura*:
> -          non gerarchica, nemica del carrierismo, convinta che i
> magistrati si distinguono davvero solo per le funzioni esercitate;
> -          consapevole del senso della propria funzione ma aperta alla
> visione del mondo che ci circonda e sempre attenta alle persone (persone
> che stanno dietro i fascicoli, persone che lavorano al nostro fianco siano
> essi magistrati o personale amministrativo, persone che attendono risposte);
> -          non autoreferenziale, e tuttavia sempre attenta alla tutela
> della propria indipendenza da attacchi esterni, quindi pronta a controllare
> nei suoi risvolti concreti ogni proposta di modifica legislativa che incida
> sull’autogoverno;
> -          impegnata nella gestione trasparente e democratica degli uffici.
>
> Ogni magistrato ha bisogno di essere garantito nella sua indipendenza da
> un *autogoverno credibile* e di essere messo nelle condizioni di svolgere
> dignitosamente il proprio lavoro, percependo il senso della propria
> funzione, la sua delicatezza, la sua serietà e la sua concreta possibilità
> di incidere sulla realtà.
> Dobbiamo batterci per rifondare un *autogoverno diffuso*:
> - che parte dal singolo magistrato, il quale, in qualunque funzione egli
> svolga la sua attività, ha la possibilità di contribuire all’organizzazione
> degli uffici e di rendere la magistratura un corpo sano e scevro da
> interessi di potere;
> - che passa dai Consigli Giudiziari, organi di autogoverno prossimi al
> territorio ed in quanto tali fondamentali nell’aiuto all’organizzazione
> degli uffici e nell’impegno a rendere al Consiglio Superiore il quadro più
> corretto ed obiettivo possibile della realtà organizzativa degli uffici e
> delle reali potenzialità dei magistrati nell’ottica della scelta di coloro
> che possono svolgere una funzione organizzativa;
> - che arriva ad un CSM serio, credibile, trasparente, capace di difendere
> davvero l’autonomia esterna ed interna della magistratura.
>
> *In concreto?*
> In sintesi, *alcuni punti programmatici* per l’attività del CSM;
> per approfondire *come e perchè*, c’è l’allegato:
> - *giovani magistrati*: attenzione alla formazione e tutela da ogni forma
> di gerarchizzazione o di richiami al conformismo e all’efficientismo;
> - *mobilità*: introduzione di meccanismi che, senza ledere il diritto
> alla mobilità del magistrato, tendano a stabilità e minima copertura degli
> uffici, soprattutto medio-piccoli; particolare attenzione agli uffici più
> difficili, nei quali i magistrati, spesso al primo incarico, devono poter
> coltivare un’idea alta di giurisdizione ma anche avere una vita personale
> sostenibile;
> - *genere e genitorialità*: previsione di meccanismi per gestire le
> assenze per maternità, malattia, e genitorialità come situazioni ordinarie
> e strutturali, non penalizzanti né per il magistrato né per l’ufficio;
> -* Procure*: difesa dagli attacchi esterni e dai rischi interni di
> gerarchizzazione; riavvicinamento alla cultura tabellare;
> - *nomine di direttivi e semidirettivi*: esercizio della discrezionalità
> con responsabilità e trasparenza; calendarizzazione rigorosa; riforma del
> T.U. dirigenza con valorizzazione della maggiore esperienza professionale
> acquisita; rifiuto di percorsi di carriera; riforma significativa del
> sistema di conferma dei dirigenti; necessità per i fuori ruolo di rientrare
> per un congruo periodo nella giurisdizione prima di avere incarichi
> dirigenziali;
> -* valutazioni di professionalità*: serie, fondate su dati di fatto,
> attente all’intera professionalità del magistrato e contestualizzate,
> quanto alla produttività, nella realtà degli uffici;
> - *disciplinare*: esclusivo accertamento della responsabilità del
> singolo, con particolare attenzione al tema dell’interpretazione di diritto
> e di valutazione del fatto e delle prove; contestualizzazione dei fatti nel
> contesto di lavoro;
> - *Ruolo politico del CSM* come interlocutore istituzionale nei confronti
> del Governo e del Parlamento sulle riforme in materia di giustizia, nonché
> attivo nel suo ruolo di tutela della indipendenza e dell’autonomia del
> potere giudiziario.
>
> *In conclusione:*
> Offro la mia candidatura come possibile contributo, insieme a quelli di
> tutti, al percorso di trasformazione del CSM in una vera casa di vetro di
> tutti i magistrati; compito difficile ed entusiasmante, che si deve
> svolgere con onore e umiltà, nella piena consapevolezza del ruolo
> costituzionale della magistratura.
>
> Elisabetta Chinaglia
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