[Area] R: I: [Nuovarea] R: R: [Iscritti] R: R: R: R: riforma prescrizione

Giuseppina Mione giuseppina.mione a giustizia.it
Gio 5 Dic 2019 15:09:08 CET


Non smetto mai di meravigliarmi per il fatto che tra noi magistrati non si riesca ad avere un’opinione condivisa sugli effetti nefasti della prescrizione, neppure a fronte di considerazioni assolutamente puntuali come quelle fatte dal collega Ielo nella sua mail.
G. Mione, Procura Firenze

Inviato da iPad

Il giorno 5 dic 2019, alle ore 14:24, MATTEO CENTINI <matteo.centini a giustizia.it> ha scritto:


QUOTO TUTTO

Matteo Centini

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di PM Paolo Ielo
Inviato: giovedì 5 dicembre 2019 13:58
A: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] I: [Nuovarea] R: R: [Iscritti] R: R: R: R: riforma prescrizione


Inoltro la mail che ho inviato su nuova area


Premetto di essere d’accordo con tutti quelli che vedono positivamente la riforma, e tuttavia credo che non occorra far scemare l’attenzione sulla necessità di garantire un processo rapido ( e l’unico modo per farlo non è prevedere dei termini di perenzione processuale; a questo si deve pensare, ma solo dopo che si pensa alla eliminazione di tutte le liturgie, inutili e che non garantiscono nessuno, che affliggono, allungandolo, il processo penale).
Vorrei però rilevare che tra i termini di prescrizione e la ragionevole durata del processo i nessi non sono necessari, perché:

-          Il termine massimo di prescrizione non è il termine massimo del processo; la prescrizione corre anche se non vi è stata neppure la scoperta del reato ( dunque i 15 anni della prescrizione per la corruzione, per stare nell’esempio citato, non sono quelli utili a definire il processo, ma quelli entro cui matura la prescrizione) e non vi è procedimento in essere;

-          La stessa Corte EDU fa decorrere il termine da cui calcolare la ragionevolezza della durata del processo dal momento in cui l’indagato ha avuto notizia del procedimento a suo carico e non dal momento della commissione del reato;

-          I reati di quelli che non sono poveracci – così scansiamo questioni terminologiche- sono quelli che presentano una elevatissima cifra nera ( lo iato esistente tra reati commessi e reati denunciati) e si caratterizzano da un lato per essere scoperti, quanto alla loro esistenza, solo dopo molto tempo dalla loro commissione ( e durante questo tempo non vi è alcun processo o procedimento, ma la prescrizione corre) dall’altro per richiedere indagini e processi assai complessi.
Nessuno mena scandalo perché  i media mondiali, qualche settimana fa, parlano di corruzioni di una nota casa automobilistica avvenute in USA nel 2009 e le indagini partono oggi ( tali episodi, se avvenuti in Italia, sarebbero già prescritti) perché deve avvenire il contrario  se questo accade in Italia?
Vi racconto una stanza di vita quotidiana:
dopo un arresto di un alto ufficiale dei CC, per un fatto gravissimo ma distante nel tempo dall’inizio delle indagini, si procede con giudizio immediato; in una delle pause di udienza, destinate  a decidere l’ennesima eccezione, in un assolato pomeriggio di un’estate romana costui si avvicina a me e dice: dottore, l’ho denunciata a Perugia per abuso d’ufficio ( io rispondo: capita) e lui: lei probabilmente vincerà il processo in primo grado e forse anche in appello, ma è assai probabile si prescriva prima della Cassazione; e se anche non dovesse essere, per allora sarò troppo vecchio per andare in prigione…

per dirla con una nota pubblicità di birra: meditate gente, meditate

Paolo Ielo
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