[Area] La Scuola che verrà

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Gio 19 Dic 2019 13:19:07 CET


LA SCUOLA CHE VERRÀ. 

La Scuola Superiore della Magistratura è il baluardo insostituibile
dell'indipendenza culturale della magistratura e il cardine della
formazione, attività che tocca aspetti fondamentali del modo di essere
dei magistrati e che concorre a rafforzare la legittimazione dell'intera
magistratura, attraverso l'arricchimento costante e continuo della
professionalità dei singoli. 

La Scuola rappresenta un luogo di crescita culturale collettiva, dove si
formano le nuove generazioni di colleghi e dove tutti si confrontano con
saperi _alti_ e _altri._ 

L'attività di formazione, non circoscritta alla tecnica e alla perfetta
esegesi della norma o all'apprendimento delle tecniche organizzative,
deve rispecchiare la complessità del ruolo assunto dalla giurisdizione
nel circuito istituzionale e nella società. 

Nella difficile fase che stiamo vivendo, la Scuola avrà un ruolo
decisivo nel processo di "rigenerazione" etica e culturale che oggi
impegna tutta la magistratura associata e il suo sistema di autogoverno.


E nel dibattito sulle importanti riforme che si annunciano - dal
processo penale e civile alla crisi d'impresa, dalla separazione delle
carriere alla complessa tematica dei diritti fondamentali e delle tutele
agli stessi apprestate - la Scuola sarà chiamata a garantire una
formazione in grado di originare domande di senso e a formulare risposte
su ciò che la magistratura vuole essere, tenendo conto anche dei
passaggi giurisprudenziali epocali, correlati al dibattito multilivello
tra Corti nazionali e sovranazionali, e delle trasformazioni della
contemporaneità che retroagiscono anche sulla magistratura. 

Obiettivi ambiziosi e alti, perché alta è la posta in gioco. 

La formazione iniziale e permanente dei magistrati - di cui il Consiglio
deve farsi carico, ferma l'autonomia della Scuola - dovrà giovarsi non
solo della pluralità di competenze, ma anche del pluralismo culturale,
perché senza di esso è ben difficile perseguire l'obiettivo di formare
un magistrato "costituzionale", in grado di affrontare le antiche e
nuove sfide che attendono la giurisdizione. 

Il rinnovo del comitato direttivo rappresenta, dunque, un passaggio
rilevante sotto vari profili, specie per la complessità delle
valutazioni da operare, implicanti bilanci e prospettive, sulla base del
_progetto_ di formazione che si intende realizzare. 

Attraverso la selezione di sei magistrati e di un professore
universitario, infatti, il CSM concorre a dare _gambe_ a un progetto,
ponendo le basi per un'attività formativa che guardi agli alti principi
che devono ispirarla e alle priorità individuate. 

Una scelta non_ "neutra"_, questa, perché contribuisce a dare
concretezza alla _visione_ che il Consiglio ha della Scuola e del ruolo
che deve svolgere la formazione rispetto alle esigenze dei magistrati e
alle sfide, attuali e future, che si porranno per la giurisdizione. 

Si tratta, dunque, di un momento particolarmente significativo e
qualificante di esercizio delle prerogative conferite al CSM in questo
ambito. 

Dalla delibera approvata - che di tali prerogative è esercizio - si
comprende che il Consiglio ha operato la selezione in modo da assicurare
la presenza di saperi, provenienze territoriali e competenze
diversificate e complementari nel nuovo comitato direttivo; e che ha
deciso di non procedere alla comparazione, prevedendo al contempo - ai
fini di un'auspicata maggiore trasparenza della scelta operata fra tanti
e così rilevanti profili - la pubblicazione, sul proprio sito, dei
_curricula_ di quanti alla selezione hanno partecipato. 

Una scelta di trasparenza che, tuttavia, non supplisce all'assenza di
indicazioni più utili a chiarire il percorso di selezione intrapreso,
dapprima per individuare ventidue magistrati per l'audizione e,
successivamente, per designare tra questi i sei componenti del comitato,
partendo dai numerosi aspiranti (novantatré in totale), molti dei quali
ritenuti portatori di profili assai elevati e, comunque, di indiscusso
valore e di riconosciuta competenza, anche nell'ambito della formazione.


Il dibattito svoltosi in assemblea plenaria sulla proposta, unanime,
dalla commissione e i resoconti dei componenti consiliari, infatti, non
restituiscono all'esterno la complessità delle valutazioni compiute e
l'importanza che queste rivestono rispetto alla _visione_ che il CSM ha
della formazione e all'_investimento_ che intende compiere sulla Scuola,
come luogo di crescita culturale per l'intera magistratura. 

La scelta poi di una procedura diversa dalla prassi adottata sinora dal
Consiglio nell'individuare il professore universitario, che ha portato
prima alla designazione a Presidente della Scuola del prof. Onida e poi
del prof. Silvestri, è stata motivata con la garanzia di maggiore
trasparenza assicurata dall'interpello. 

La base di quella prassi risiedeva nella necessità per il CSM di
contribuire ad assicurare la presenza, nel comitato direttivo, di figure
di nomina consiliare che fossero espressive, al massimo livello, di un
profilo di rappresentanza esterna e di una marcata _visibilità_, non
soltanto in ambito accademico, ma anche, e soprattutto, in ambito
_istituzionale, _e per questo necessariamente non soggette alla
selezione attraverso una valutazione comparativa dei singoli _curricula_
e dei titoli comprovanti lo spessore accademico. 

Anche rispetto alla scelta dell'interpello pensiamo, per questo, che
sarebbe stato importante far emergere più chiaramente le ragioni del
cambiamento e, ferma l'autonomia del comitato direttivo nella
designazione del Presidente della Scuola, indipendentemente dalla scelta
alla quale si perverrà dopo le indicazioni dei componenti da parte del
Ministro, la visione che il Consiglio ha di tale ruolo e dei profili
rilevanti per ricoprirlo. 

Proponiamo queste riflessioni nell'ottica di contribuire al forte
investimento culturale sulla Scuola da parte dell'autogoverno e della
magistratura tutta. 

L'Esecutivo di Magistratura Democratica 

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