[Area] Ancora su Craxi e la questione socialista

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Mar 28 Gen 2020 08:00:04 CET


 Non condivido l'inutile ferocia con la quale talvolta viene affrontata la figura del socialista italiano Bettino Craxi, in genere da persone che o sono troppo giovani per aver partecipato al dibattito sul neo-socialismo da lui proposto o  che vissero con scarsa consapevolezza gli anni in cui si tentò di attuarlo o che sono sue nemiche per così dire di classe, o, infine, che hanno conservato o recepito memoria solo della parabola finale della sua esperienza politica e personale, quella in cui egli si sottrasse, riparando in Africa,  all'esecuzione di provvedimenti che ne ordinavano la detenzione. A quest'ultima umiliazione pubblica non si sottrassero altri importanti capi politici della sua era. Una volta, l'ufficiale di polizia giudiziaria che avevo mandato a fare una notifica presso un certo ente, tornò sbalordito dicendomi di avervi trovato in portineria il segretario politico di un potente partito di governo degli anni addietro, il quale gli aveva francamente confidato di essere lì in esecuzione di una misura alternativa alla detenzione, appunto a fare il portiere volontario. Probabilmente Craxi non sarebbe rimasto a lungo detenuto, anche solo in detenzione domiciliare, a causa delle sue condizioni di salute. Da quello che ho letto, penso che abbia rifiutato di sottomettersi per non umiliare il socialismo di cui era stato un brillante capo: questo corrisponde al suo carattere piuttosto orgoglioso e anche sprezzante verso chi gli si opponeva. Una scelta personale. Poi ci furono gli anni della malattia, della sofferenza. Ma probabilmente la sofferenza maggiore fu quella di veder distrutto non solo il suo progetto di neo-socialismo, ma il socialismo europeo.   Egli fu vivacemente anticlericale nella nazione più clericale dell'universo e socialista  in un  tempo in cui la gente era sempre più fascinata dal capitalismo ultra liberista di scuola statunitense, che devastò nazioni come il Cile e la Gran Bretagna, e da cui l'Europa occidentale che aderì al Unione Europea fu preservata in parte per la resistenza opposta dall'ideologia dell'economia sociale di mercato, che inglobava elementi di socialismo e che originava in gran parte dal pensiero sociale cristiano europeo. Esso è ancora a fondamento dell'ideologia economica dell'Unione Europea, pur avendo inglobato una considerazione positiva della competitività economica che risente del capitalismo liberista. L'Unione Europea è stata progettata e attuata con il contributo determinante dei grandi partiti democristiani tedesco e italiano e ancor oggi risente l'egemonia del primo. Il pensiero sociale cristiano si presenta storicamente come un ramo del socialismo europeo. La prima enciclica sociale cattolica dei tempi moderni, la Le novità, del 1891 fu integralmente dedicata alla questione socialista, pur condannando il socialismo marxista (ma anche quello democratico e la democrazia in genere).   Gli scorsi anni '80 furono dominati dalla questione socialista. Il nuovo sembrava essersi manifestato con la rivoluzione portoghese del '74, per la quale Craxi si entusiasmò e dalla quale trasse il simbolo del fiore del garofano che andò a sostituire quelli storici della falce e martello, simbolo dell'unità delle masse sfruttate ingiustamente, del libro, simbolo della coscienza di classe, e del sole nascente, simbolo di un'era nuova dopo la notte dello sfruttamento delle classi soggiogate e rese subalterne. La lunga presidenza del socialista Mitterand in Francia, dal 1981, sembrava preludere a un'Europa socialista. Anche perché i partiti comunisti europei negli anni '80 cominciarono rapidamente a mutare, a Occidente con le segreterie politiche di Berlinguer in Italia, di Carrillo in Spagna e di  Marchais in Francia, a Oriente seguendo la riforma neo-comunista di Gorbacev. Il cosiddetto crollo  del muro di Berlino  in realtà ne fu manifestazione e va definito propriamente (come fece l'Unità di allora) come apertura  dei varchi di Berlino deliberata dal governo comunista della DDR - la Germania comunista. Si cominciò a pensare, anche nei regimi socialisti di scuola sovietica,  che il socialismo avrebbe avuto maggiori opportunità abbandonando la violenza politica e l'organizzazione autoritaria poliziesca che era  eredità della versione staliniana del marxismo-leninismo, quindi aprendosi  al mondo, e aprendo  le società in cui si era già affermato o si stava affermando. Si ritenne che, in questo quadro, anche l'economia di mercato potesse trovare posto in un'economia regolata secondo i principi del socialismo, quindi anche solidale. Ma mercato  è un'istituzione regolata, altrimenti è solo la legge della giungla. Dalle antiche istituzioni di mercato era sorta la democrazia, ma le concezioni liberiste del mercato degli anni '80, in particolare con l'ideologia della deregolazione, secondo la quale il mercato non deve avere regole da fuori ma deve autoregolarsi, erano in realtà la negazione del mercato come istituzione, il vero anti-mercato, e si manifestarono incompatibili con qualsiasi socialismo, che ebbe la peggio dovunque a quell'impostazione si aprì. Come ho detto, gli stati ex-comunisti dell'Europa orientale che furono inglobati nell'Unione Europea furono preservati dalle devastazioni del capitalismo liberista, questo essenzialmente per merito di guide democristiane, innanzi tutto Kohl, naturalmente, ma non va trascurato il contributo di italiani in posizione di vertice. Questo ebbe un costo economico notevolissimo (la DDR fu rapidamente inglobata nella Germania unita), ma che si decise di sostenere in nome della pace europea. Così non avvenne, sotto Eltsin, in Russia: ciò che c'è laggiù ora ne è il risultato.   Oggi neanche la neo-sinistra ardisce più, in Italia, di richiamarsi al socialismo: questo prova quanto fu profonda la svolta culturale che si consumò a cavallo degli anni '80 e '90. Non temono invece di farlo Corbyn in Gran Bretagna e Sanders negli Stati Uniti. Ma il discredito in cui è caduto il socialismo da noi, ma anche nell'Europa continentale, non deriva solo e tanto dalla corruzione in cui si trovò invischiato, ma da altro, dalla fede, ormai di tipo propriamente religioso, vale  a dire in gran parte lontana dalla realtà, che il mercato deregolamentato e la riduzione dell'imposizione tributaria generi sviluppo e quest'ultimo giustizia sociale, per sgocciolamento dai ricchi a quelli sotto. L'unica agenzia sociale che, non esplicitamente, si richiama sostanzialmente al socialismo è la Chiesa bergogliana, che, nell'enciclica Laudato si' " ha espresso una fortissima polemica contro il capitalismo liberista, arrivando addirittura a invocare la rivoluzione sociale per opporvisi. Leggere per credere. Quella Chiesa è fortemente isolata in Italia e sembra rischiare uno scisma, una separazione traumatica dell'altra parte della Chiesa, nella quale spiccano esponenti statunitensi. Il processo, che  sta assumendo toni drammatici, è in corso e si è iniziato con la celebrazione del Sinodo dei vescovi dell'Amazzonia e con la pubblicazione del suo documento finale. Esso chiede sinodalità  diffusa, non solo nell'organizzazione del clero ma dovunque; una sinodalità, che significa marciare insieme,   finalizzata al cambiamento della società per prendersene cura, in particolare nelle sue masse sfruttate, che non differisce molto dal socialismo, essendo argomentata non solo sulla base di generici principi umanitari, ma da una analisi realistica del processi sociali ed economici in atto nel mondo.  Concludo dicendo che la questione socialista è ancora molto attuale ai tempi nostri, in cui si prepara l'avvento di un'economia basata sull'impiego diffuso dell'intelligenza artificiale e quindi sulla brusca contrazione delle esigenze di manodopera. Come si sosterranno, nel mondo nuovo, quelli che ora dipendono da altri per il lavoro, quelli che i socialisti indicavano come proletari? I liberisti rispondono che dovranno arrangiarsi, dando per inteso che chi non riuscirà a farlo soccomberà, entrerà in un sottomondo infero di scarti sociali. Un socialista, anche un socialista cristiano nella scia del pensiero sociale di quelle fedi, chiederà invece azioni politiche per far sì che i processi economici non generino scarti umani. Questo aspetto fu carente nella proposta neo-socialista craxiana, che confidava molto, troppo,  nelle virtù antiassolutiste della competizione  sociale, ma non si poneva molto il problema delle vittime di essa e del potenziale assolutista generato dalla grandi corporazioni economiche transnazionali, disposte a venire a patti solo tra loro pari e che quindi necessitavano di essere fronteggiate da poteri politici molto più forti di quelli espressi dagli stati nazionali. L'idea che vittime sociali non  vi sarebbero state perché lo sviluppo mediante modernizzazione avrebbe portato a un tale sgocciolamento di ricchezza da impedirne l'emarginazione sociale si rivelò, in fin dei conti, negli anni successivi, solo una pia illusione.Mario Ardigò 
-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: <http://mail.areaperta.it/mailman/private/area_areaperta.it/attachments/20200128/9fe2305a/attachment.html>


Maggiori informazioni sulla lista Area