[Area] R: L'iniziativa della Camera Penale di Milano

thorgiov thorgiov a libero.it
Sab 1 Feb 2020 07:48:37 CET


Ma infatti Davigo ha fatto proprio questo : ha parlato del merito dei 
temi della giustizia. Solo che le soluzioni da lui illustrate non 
piacciono affatto agli avvocati. Deve essere chiaro che questi ultimi, 
dal loro punto di vista, debbono per forza di cose essere contrari alle 
sue proposte, perchè altrimenti i processi si concluderebbero in tempi 
brevi e loro perderebbero i clienti. Rammento un collega di Cassazione 
che in un convegno illustrò pubblicamente una sua idea per creare un 
flitro alle impugnazioni dinanzi alla Suprema Corte. Dalla platea degli 
avvocati si levò, alto e chiaro, un commento espresso in vernacolo 
napoletano  : "E poi andiamo a mangiare alla casa tua ! "

Il problema è che noi magistrati abbiamo una prospettiva necessariamente 
diversa. Noi a fine mese lo stipendio lo prendiamo comunque, sia che 
lavoriamo poco e male, sia che lavoriamo molto e bene. Gli avvocati 
invece il lavoro se lo devono cercare di volta in volta, con clienti 
sempre più micragnosi che pretendono la luna. Il nostro contatto con 
l'utente del servizio giustizia è molto limitato, ma per gli avvocati 
rappresenta il lato più difficile della loro professione. Per loro è un 
problema di sopravvivenza. Noi invece possiamo permetterci di discettare 
sui massimi sistemi. Poi in Italia abbiamo l'assurdità che dei liberi 
professionisti, come gli avvocati, che dovrebbero ricevere il loro 
compenso sulla base delle leggi del mercato, in concreto vengono pagati 
dallo Stato, grazie al gratuito patrocinio, che in realtà gratuito non 
è, nel senso che qualcuno che paga c'è, lo Stato per l'appunto, vale a 
dire la collettività nel suo insieme. Il ricorso abnorme alle 
impugnazioni, nel settore penale, si spiega proprio con questa 
movitazione, e Davigo ha avuto il torto di dirlo con chiarezza. Ora, io 
non condivido tutte le sue proposte. Per esempio, l'idea di rendere 
l'avvocato corresponsabile con il cliente in caso di dichiarazione di 
inammissibilità della impugnazione avrebbe il significato di 
trasformare, nei rapporti con il cliente, la sua obbligazione da 
obbligazione di mezzi in obbligo di risultato, e questo creerebbe 
ulteriori problemi. Ma almeno lui le ragioni della crisi del sistema 
giustizia le indica apertamente, senza retorica e senza finzioni. Sempre 
meglio dei comunicati di Area, ispirati alla logica fumosa del "volemose 
bene".

FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 31/01/2020 19:24, Roberto Crepaldi ha scritto:
> Penso che i (molti) colleghi che hanno assistito con me alla 
> proiezione del film ”L’insulto” (pellicola stupenda, che riguarda temi 
> ancora più seri) abbiano avuto una sensazione di dejavù.
> Come i protagonisti del film - che per una banalissima parola arrivano 
> alla violenza fisica e poi a generare accesi scontri di piazza - la 
> polemica si è concentrata su chi, tra Davigo e le Camere penali, ha 
> più colpe e chi ha cominciato prima.
> Temo che questa dinamica non porti a nulla di buono. Occorre 
> ricominciare costruendo se non i ponti tibetani che Ilio 
> coraggiosamente ipotizza, per ricominciare a parlare del merito dei 
> temi della giustizia.
> A differenza di Giordano, non apprezzo questa riforma della 
> prescrizione perché comprendo chi si preoccupa per un processo 
> infinito. Ma a chi evidenzia che i processi durano troppo non si può 
> rispondere piccati che siamo i magistrati più produttivi del mondo 
> (fosse anche vero). Vogliamo forse negare che qualche responsabilità 
> sotto il profilo organizzativo sia anche della magistratura? 
> Considerarci perfetti e non cercare di migliorarci (anche) 
> confrontandoci con gli altri non ci renderà immuni dalle riforme, ci 
> squalificherà soltanto dall’interloquire con chi ci riformerà (è 
> accaduto in passato, ma forse ce lo siamo scordati)
> Spero che domani non sia l’ennesima occasione per diventare 
> “tifoserie” ma si possa parlare di come migliorare la giustizia penale.
> R.
>
> Inviato da iPhone
>
>> Il giorno 31 gen 2020, alle ore 17:37, Giordano Baggio 
>> <giordanoernesto.baggio a giustizia.it> ha scritto:
>>
>> 
>>
>> Nella mia esperienza, in aula e nel lavoro in genere (con qualche 
>> eccezione) la collaborazione con l’avvocatura c’è e anche il rispetto 
>> per il reciproco lavoro svolto. Lì i ponti ci sono e si fa (o 
>> comunque si può fare insieme) , come dice Ilio. Tuttavia, sulla 
>> riforma della prescrizione (che personalmente condivido) al momento 
>> non c’è proprio ponte che tenga. Nonostante questo come si fa a non 
>> condividere i propositi di Ilio? Quali altre ricette suggerite? 
>> Mostrarsi ragionevoli e disponibili al dialogo non è un segno di 
>> debolezza e alla lunga paga e in ogni caso ci fa bene perché ci aiuta 
>> a curare i nostri peggiori difetti: corporativismo e 
>> autoreferenzialità .  Non credo che tutti gli avvocati si sentano 
>> rappresentati da questa  camera penale.
>>
>> Giordano Baggio
>>
>> *Da:* Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *Ilio 
>> Mannucci Pacini
>> *Inviato:* venerdì 31 gennaio 2020 14:53
>> *A:* area a areaperta.it
>> *Oggetto:* Re: [Area] L'iniziativa della Camera Penale di Milano
>>
>> Ho esitato molto prima di rendere pubblico un post che ho pubblicato 
>> in questi giorni su facebook.
>>
>> Ho esitato perché convinto che in quest’epoca di muri (muri che anche 
>> domani si costruiranno e si rinsalderanno in occasione 
>> dell’inaugurazione dell’anno giudiziario di Milano, e forse altrove, 
>> muri di magistrati, chiamati a raccolta dall’ANM locale per esprimere 
>> fisicamente la propria solidarietà a Piercamillo Davigo, e di 
>> avvocati, chiamati a raccolta dalla Camera Penale locale) i gesti che 
>> tentano di costruire ponti (ponti tibetani, per usare le parole di 
>> Glauco Giostra, il cui libricino sul processo penale consiglio di 
>> leggere) sono visti con diffidenza se non con ostilità (e, quindi, 
>> contribuiscono a rinsaldare i muri).
>>
>> Però, alla fine, la mia tradizione nonviolenta mi fa rompere gli 
>> indugi: sono i momenti più difficili quelli in cui non si può tacere 
>> (accettando di raccogliere gli sberleffi).
>>
>> Sono poche righe, il rivendicare con orgoglio la mia testardaggine 
>> nel tentare di costruire ponti tibetani
>>
>> In questi tempi di conflitto, non è sufficiente dialogare, è 
>> necessario “fare” insieme, per me è rimasta l’unica speranza per 
>> migliorare il nostro fare giustizia, e proprio a Milano, magistrati e 
>> avvocati, insieme e con altri, proviamo a farlo, senza preoccuparci 
>> di appartenenze, confrontando le diversità, con rispetto di ruoli e 
>> posizioni
>> Ilio Mannucci Pacini
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