[Area] 12 febbraio 1980

[Stefano Celli]

Non è una mail lunga, ma saltatela pure. Però leggete, se potete,
l'articolo allegato.
Per una serie di ragioni che non interessano a nessuno, fui molto colpito,
sedicenne, dall'uccisione di Vittorio Bachelet. 54 anni. Per dire, io sarei
già morto da più di un anno.
Ancora di più lo fui nei giorni successivi quando sentii, al telegiornale,
le parole del figlio, che certo molti di noi (non tutti, per ovvie ragioni
di età) ricordano o hanno imparato a ricordare.
Come si dice, mi rimasero impresse.
E ancor più mi impressionano, mi colpiscono quelle dette a Giovanni
Bianconi dallo stesso Giovanni e che rivelano l'animo grande  non solo suo,
ma anche di suo padre. Un animo che non aveva, credo, bisogno di parlare,
perché era l'esempio che parlava più di tante parole.
Molti hanno da imparare dai due Bachelet. Io sicuramente.
So bene che piangiamo talmente tanti morti che occorrerebbe strutturare le
udienze prevedendo a priori uno spazio per la memoria. So bene che non è
possibile.
Però mi è dispiaciuto non aver potuto, e forse non aver saputo, ricordare
oggi il sacrificio (si, sacrificio, ben consapevole, visto il rifiuto della
scorta) di Vittorio Bachelet.
Misero rimedio, questa mail.
Buona giornata a tutti
stefano celli
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