[Area] AreaDG: Virus e carcere, la "cura" non basta

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Mer 25 Mar 2020 10:21:32 CET


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*AreaDG: Virus e carcere: la "cura" non basta*

La nuova ipotesi di detenzione domiciliare, introdotta con il DL n.
18/2020, non sarà in grado di abbattere il sovraffollamento carcerario né
di tutelare adeguatamente la salute delle persone detenute e di tutti
coloro che per loro lavorano.

Secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia, alla data del 20
marzo le persone detenute erano 59.132, mentre la capienza regolamentare è
pari a meno di 51.000 posti.

Sono numeri altissimi che pongono molteplici e gravi problemi nella
normalità, e che, nell'attuale situazione, rischiano seriamente di rendere
ingestibile l’emergenza sanitaria nelle carceri.

L’isolamento sociale e il distanziamento tra le persone sono impraticabili
quando a condividere spazi già di per sé estremamente ridotti sia un numero
di persone notevolmente più elevato di quello regolamentare. Per di più, a
tutt'oggi, non sono stati ancora forniti alle persone detenute i presidi
necessari per limitare il contagio, né risultano adottate particolari
misure di controllo sanitario.

Il rischio di diffusione del coronavirus nelle nostre carceri è quindi
altissimo e occorre con urgenza fare tutto ciò che è necessario per
impedirlo.

L’abbattimento del sovraffollamento carcerario deve perciò costituire un
obiettivo prioritario, da realizzare nel più breve tempo possibile, e il
decreto “Cura Italia” non va affatto in tale direzione.

La misura prevista – una nuova ipotesi di detenzione domiciliare destinata
a coloro che devono scontare una pena residua non superiore a diciotto mesi
– potrà essere fruita da un numero modesto di detenuti: non solo, perché
alcune categorie ne sono escluse; ma soprattutto, perché la liberazione è
condizionata all'applicazione del braccialetto elettronico. Una limitazione
che rischia di vanificare l’effetto perseguito perché i braccialetti non
sono ancora disponibili e non lo saranno in breve tempo. La conseguenza
sarà quella di alimentare nuovamente lo stato di tensione interno agli
istituti penitenziari.

Come sottolineato da più parti, occorre invece intervenire con misure
realmente efficaci. Occorre quindi, già in sede di conversione del decreto:

§  modificare l’art. 123 del DL n. 18/2020 elevando a due anni il periodo
di pena residua da scontare e ampliando la platea di coloro che possono
fruire della misura;
§  modificare lo stesso articolo rendendo discrezionale l’applicazione del
braccialetto elettronico, come già avviene nella fase cautelare;
§  reintrodurre la liberazione anticipata speciale di cui all'art. 4
DL n.146/2013,
che elevava a 75 giorni per semestre la detrazione della pena ai fini della
detenzione domiciliare;
§  differire fino al ‪30 giugno 2020 l’ordine di esecuzione delle pene
inferiori ai quattro anni per i condannati che già ora possono attendere in
stato di libertà l’esecuzione;
§  potenziare e accelerare le misure ordinarie, già previste
dall'ordinamento, utili a consentire a chi ne abbia i requisiti di poter
fruire con rapidità di misure alternative.
Occorre, inoltre, prevedere, attraverso un bando straordinario,
l’applicazione endodistrettuale di magistrati presso i Tribunali di
Sorveglianza, al fine di implementare provvisoriamente le dotazioni di
personale per la più celere trattazione dei procedimenti urgenti.
Un’applicazione che, in questo particolare momento di sospensione
dell’attività ordinaria, potrebbe incontrare la generosità di tanti
magistrati disponibili a svolgere un lavoro supplementare in favore della
comunità.

Non meno urgente, è dotare nell'immediato le persone detenute di tutti i
dispositivi sanitari utili e assicurare una gestione sanitaria attenta,
adottando adeguate misure di prevenzione e monitorando costantemente ogni
istituzione carceraria.

La gestione sanitaria nelle carceri ha un ruolo fondamentale nella
strategia di contrasto all'epidemia da COVID-19. Si tratta di tutelare il
diritto alla salute di persone che, in questo momento, private della loro
libertà personale, non possono provvedervi autonomamente. Inoltre, il
rischio elevato di contagio di quasi sessantamila persone detenute e delle
migliaia di operatori che lavorano dentro il carcere, è un problema che
investe la salute collettiva.

Il sovraffollamento carcerario e la salute dei detenuti e degli operatori
del carcere sono problemi che riguardano l’intera collettività: richiedono
oggi decisioni responsabili e lungimiranti e non debbono assolutamente
essere terreno di strumentalizzazioni politiche.

Il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia.

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