[Area] Far diventare la crisi un'occasione

Roberto Ferrari roberto.ferrari a giustizia.it
Gio 16 Apr 2020 13:45:23 CEST


E' possibile che la creazione e l' impiego di sistemi "proprietari" sia anche più sicuro. Immagino che gli hacker siano molto più interessati a sistemi di uso generale, che a quelli impiegati dalla sola amministrazione di uno Stato di modeste dimensioni.
Ma questo lo può fare solo uno Stato sovrano. Quindi è inutile parlarne.


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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Domenico Pasquariello <domenico.pasquariello a giustizia.it>
Inviato: giovedì 16 aprile 2020 09:05
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] Far diventare la crisi un'occasione


Qualunque sarà l'accelerazione dell'e-government dei procedimenti -e dovrà essere, per le ragioni cennate da Claudio, fra le quali sottoscrivo in particolare quelle riguardo il processo d'appello, che nella quasi totalità dei casi consiste in una risposta scritta (sentenza) ai motivi scritti d'impugnazione- è necessario tenere il controllo dei processi di cambiamento, sotto tre profili che la situazione di possibili riforme emergenziali rischia di far accantonare ulteriormente:

- avere la proprietà pubblica del sapere informatico e dei mezzi: è necessario che in un servizio essenziale e strategico come quello della giustizia-ordine pubblico, la proprietà dei sistemi in uso sia dello Stato e non di società private, e che l'implementazione sia in mano e sotto il controllo pubblico e non privato;

- idem per l'assistenza informatica e sistemistica negli uffici, abbandonando il sistema di appalti; è necessario che ogni ufficio abbia personale in ruolo con specifiche competenze informatiche, ad integrare "l'ufficio per il processo";

- riflettere sulla ripartizione di competenze tra Ministero e CSM, che già vede una zona grigia; se è vero che spetta al ministero l'organizzazione dei servizi, nel momento in cui il funzionamento di questi non si arresta ai registri informatici, ma si estende al lavoro giurisdizionale e di conseguenza al contenuto ed alla qualità della giurisdizione, è necessario che il CSM debba avere il timone dell'e-government, o quantomeno possibilità di interlocuzione e controllo.

   mimmo pasquariello

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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Claudio Castelli <claudio.castelli a giustizia.it>
Inviato: mercoledì 15 aprile 2020 17:51
A: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] Far diventare la crisi un'occasione

Chi pensa che la fine di questa fase drammatica possa risolversi con un semplice ritorno alla normalità precedente credo abbia capito ben poco di quanto è successo e sta succedendo. Finita l’emergenza sanitaria (ed anche prima della fine), comincerà l’emergenza economica e dovremo ricostruire il Paese. E dare il nostro contributo in questo senso.
Tornare ad una normalità un po’ ammaccata non solo non sarà possibile, ma, a mio avviso, neanche auspicabile.
Cerchiamo di cogliere quella che è una crisi drammatica, ma anche una gigantesca opportunità. Quanto avvenuto ha evidenziato fino in fondo la nostra arretratezza tecnologica e culturale.
Non si tratta difatti solo di indubbi ritardi nella realizzazione di programmi e progetti, di cui è facile incolpare oggi il Ministero, ma di un forte conservatorismo diffuso negli uffici giudiziari e tra gli operatori del diritto, lo stesso conservatorismo che ha portato molti ad opporsi o a creare ostacoli al PCT e a non ritenere come passo necessario fondamentale l’innovazione dei nostri sistemi.
Quanto avvenuto nell’ultimo periodo ha fatto toccare a tutti con mano la profonda necessità di una modernizzazione che parta dalle esigenze degli utenti e dei servizi della giustizia: l’applicazione teams con le possibilità che dà per la realizzazione di udienze da remoto e di camere di consiglio è solo un piccolo esempio.
Credo sbagliata una diffidenza verso strumenti di questo tipo, che andranno invece resi quanto più possibile comodi e performanti.
Si tratta semplicemente di nuovi strumenti che danno più ampie possibilità e che saranno utilizzabili per certi eventi, senza alcuna indebita generalizzazione. Quella che ci viene messa a disposizione, in particolare dalle tecnologie, è una sorta di cassetta degli attrezzi da cui dobbiamo prendere a seconda delle necessità quelli che meglio rispondono al tipo di processo, alle sue necessità e alla fase in cui si trova.
E’ anche l’occasione per rendersi conto come la modalità di gestione delle udienze possa essere diversa e variegata a seconda del tipo di contenzioso e del tipo di contraddittorio che richiede. Senza con questo rimanere ancorati ad un modello di udienza generalista, come quello attuale in cui spesso l’oralità è un mero simulacro e il contraddittorio è del tutto formale.
Per l’appello le modalità dell’udienza virtuale come disegnata dall’art 83 co. 7 lettera h, salvo che in alcune materie (lavoro, famiglia, minori, ma anche qui nemmeno in tutte le cause), non creano problema alcuno alle parti. E potremmo pensare a soluzioni diverse, ciascuna che possa attagliarsi alle esigenze delle diverse tipologie di udienze. La celebrazione delle udienze da remoto può tranquillamente restare come opportunità a richiesta di parte (per comodità e per evitare lunghi trasferimenti), ma si potrebbe pensare a udienze con oralità completa e verbali con file audio video, altre virtuali ed altre disegnate come quelle attuali.
Nel settore civile è più facile, ma anche nel penale ci sono ampie possibilità. Del resto, per la fase di appello penale molti di noi pensano che in via ordinaria, salvo vi sia richiesta di parte, l’udienza potrebbe essere tranquillamente svolta in forma camerale non partecipata. Rivendicare la necessità del contraddittorio orale quando in moltissimi casi questo si risolve nel riportarsi ai motivi di appello da una parte e a chiedere la conferma della sentenza di primo grado dall’altro, suona quanto mai ipocrita.
Anzi dovremo prendere insegnamento dalle esperienze che faremo in questo periodo come esperimenti preziosi per delineare nuovi modelli processuali.
Pensare che sia possibile tornare alla situazione precedente al Coronavirus (che comunque non era l’età dell’oro) è semplicemente impossibile e dobbiamo pensare in grande se vogliamo che il futuro che ci aspetta sia complessivamente migliore.

                                                        Claudio Castelli

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