[Area] Ai tempi del Covid 19

vincenzo antonio poso v.a.poso a gmail.com
Ven 24 Apr 2020 15:23:06 CEST


Onestà intellettuale è la parola giusta, ma anche coerenza.
Ovviamente di tutto si può discutere, ma bisogna anche guardare a quello
che si è fatto nel passato.....




Il giorno ven 24 apr 2020 alle ore 13:22 Rosa BIA <rosa.bia a giustizia.it>
ha scritto:

> E’ tutta una questione di onestà intellettuale e di obiettivi e di
> indipendenza e di autonomia di pensiero.
>
> Io vorrei l’udienza da remoto non per penalizzare gli avvocati (che già
> fanno un lavoro difficile). Il mio unico obiettivo è quello di facilitare
> le cose agli utenti che si trovano ad avere a che fare con gli uffici
> giudiziari, anche se poi complico la mia attività: è più comodo, per il
> giudice, restare nella propria aula, che tutti devono raggiungere e
> aspettare in religioso silenzio il proprio turno, piuttosto che aggiungere
> alle proprie incombenze la fissazione dell'udienza telematica, l'invio dei
> link, attendere la connessione.
>
> Io vorrei poter tenere l’udienza da remoto anche, per esempio, per
> consentire a un teste che viene da lontano di essere sentito da un ufficio
> pubblico della sua città; per consentire all’avvocato che non possa
> affrontare un viaggio e al pubblico ministero distrettuale che ogni volta
> deve affrontare 100 chilometri per venire a Matera (che è senza ferrovia da
> sempre), di restare nel loro ufficio.
>
> Speriamo che il legislatore questo lo capisca e da Maggio (almeno per il
> periodo del virus) consenta di celebrare i processi in sicurezza.
>
> Io ho fiducia.
>
> Rosa BIA Matera
>
> *From:* casadonte a iol.it
> *Sent:* Friday, April 24, 2020 12:19 PM
> *To:* Claudio Castelli <claudio.castelli a giustizia.it> ; area a areaperta.it
> *Subject:* Re: [Area] Ai tempi del Covid 19
>
> Per quel pò che vale, sono molto d'accordo. Grazie!
>
> Annamaria Casadonte
>
>
> Il 24 aprile 2020 alle 12.00 Claudio Castelli <
> claudio.castelli a giustizia.it> ha scritto:
>
> Diversi colleghi hanno posto un problema reale: se  non cogliamo oggi le
> possibilità che ci sono date per la celebrazione delle udienze da remoto,
> perdiamo una grande occasione.
>
> Questa, a mio avviso, è solo una parte di un problema molto più grande e
> drammatico. Dopo l’emergenza sanitaria avremo un’emergenza economica e
> sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili conflitti. Si pone per
> tutti, anche per noi, un problema di ricostruzione del paese. Dobbiamo
> decidere se essere parte della soluzione o essere parte del problema.
>
> Se cercare di svolgere quel ruolo di (parte della) classe dirigente che fa
> parte della nostra professione, o avere un atteggiamento difensivo che
> cerca di evitare responsabilità e illuderci di rimanere estranei ai
> cambiamenti che subisce il contesto generale.
>
> O avremo la capacità di ripensare alla giustizia facendo un salto di
> qualità o saremo travolti. E, piaccia o no, le tecnologie sono uno dei
> pochi strumenti che possono farci fare questo salto di qualità. Il problema
> non è di affidarsi alle tecnologie in modo fideistico, ma di cogliere
> quello che possono darci e di farle rispondere alle nostre esigenze.
> Dobbiamo decidere se governarle o subirle. E solo governandole (ed allora
> dovremo sporcarci le mani) avremo risultati ed un prodotto fruibile e
> disponibile.
>
> Le discussioni sull’udienza telematica sono in questo quadro davvero poca
> cosa, anche perché credo che alcuni non colgano che l’udienza da remoto è
> un’opportunità in più che viene data, non necessariamente sostitutiva, ma
> aggiuntiva, che addirittura in non pochi casi può consentire di arricchire
> un contraddittorio altrimenti inesistente o puramente formale (penso
> all’interrogatorio di garanzia del GIP titolare quando la persona
> sottoposta a misura cautelare venga arrestato in altro territorio o alla
> lontananza di imputato e/o difensore, che altrimenti rinuncerebbero a
> comparire o si farebbero sostituire).
>
> Ma queste discussioni sono anche sintomo di una forte arretratezza
> culturale che tutti ci portiamo dietro. È facile oggi accusare il Ministero
> per indubbi ritardi che ci sono stati e ci sono. Ma non possiamo far finta
> di ignorare che noi per primi (non tutti, ma la grande maggioranza) non
> abbiamo mai coltivato l’innovazione ed anzi spesso abbiamo vissuto con
> fastidio o abbiamo osteggiato nuove idee e nuovi programmi.
>
> L’arretratezza tecnologica esistente è anche figlia di questa arretratezza
> culturale e vedo con piacere che quest’emergenza può darci piena
> consapevolezza di ciò e farci mutare orientamento.
>
> È il momento di pensare in grande, di rivedere vecchi concetti e gabbie in
> cui un po’ tutti ci rintaniamo, disegnando la giustizia del futuro. Questa
> esperienza drammatica può diventare un prezioso volano di innovazione.
>
> Sfruttiamola appieno e non illudiamoci che la fase 3 sia un semplice
> ritorno alla vita pre epidemia.
>
> Sarà radicalmente diversa, e può essere anche migliore.
>
>
> Claudio Castelli
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