[Area] Continuando a discutere: MD, la crisi, le proposte

Magistratura democratica md a magistraturademocratica.it
Gio 28 Maggio 2020 11:43:47 CEST



 

CONTINUANDO A DISCUTERE: MD, LA CRISI, LE PROPOSTE

(V e VI incontro telematico nazionale)

 

Di fronte al disagio e allo sconforto di questi giorni – manifestato da
molti messaggi in lista e dalle annunciate rinunce alle candidature per le
prossime elezioni del Consiglio giudiziario di Napoli – non abbiamo voluto
aggiungere l’ennesimo comunicato e la retorica di uno smarcamento a parole
della nostra insegna.

In questi anni abbiamo lavorato cercando di continuare svolgere, nel
dibattito associativo, il ruolo di voce critica. Abbiamo continuato a farlo
anche dopo aver constatato come, in quegli ambiti e in quei luoghi in cui MD
ha delegato la sua rappresentanza ad AreaDG, siano stati progressivamente
erosi e chiusi gli spazi per un confronto con MD, quale soggetto collettivo.

Non per questo, tuttavia, abbiamo rinunciato a dedicare il nostro impegno
alla cultura dell’autogoverno e della responsabilità.

Lo abbiamo fatto come gruppo, con i recenti interventi con cui abbiamo
chiesto di dar conto della metodologia delle nomine del Comitato direttivo
della Scuola Superiore e della coerenza dei criteri utilizzati nelle scelte
dei direttivi, com’è avvenuto in relazione all’esperienza fuori ruolo, la
cui rilevanza è stata valorizzata per la Procura della Repubblica di Perugia
ed esclusa, invece, in altri casi.

Un importante contributo al dibattito associativo sui temi dell’autogoverno
è venuto, poi, da Questione Giustizia, la rivista promossa da MD, e dagli
interventi raccolti nella rubrica “Cronache fuori dal Consiglio”. È
affidandoci al dibattito culturale promosso dalla Rivista che abbiamo
affrontato una riflessione a tutto campo sul CSM e sui temi dell’autogoverno
oggi al centro del dibattito (come le prerogative di discrezionalità del
CSM, e il suo ruolo “politico”), sulle opacità di scelte discrezionali
contraddittorie e non spiegabili, sulle differenze tra legittimità e
opportunità (a proposito, ad esempio, degli incarichi di collaborazione),
sulla scarsa trasparenza della riforma relativa al rientro in ruolo dei
componenti togati del CSM, sui passi falsi delle delibere in materia di art.
2, sulle ritrosie al diritto di tribuna degli avvocati, sullo stato di
salute di una magistratura – del suo associazionismo e del suo autogoverno –
compromesso dall’attenzione parossistica alla carriera e dai rischi per
l’indipendenza della giurisdizione, recati dal ritorno a una prospettiva
gerarchica e, all’esterno, dall’abbraccio con la politica di una parte della
magistratura.

Di fronte alla grave crisi di rappresentanza in cui versa l’Associazione,
non abbiamo fatto mancare il nostro impegno nell’associazionismo, certi che
l’ANM sia il vero e unico luogo ove alla magistratura che non si rassegna
allo sconforto e al disimpegno sia consentito di ritrovarsi e di ritrovare
credibilità.

Ora siamo a un bivio, drammatico. Ci troviamo di fronte a una crisi che
investe non questo o quel gruppo, ma la magistratura nel suo complesso, così
come disegnata dall’Assemblea Costituente.

In questo contesto, l’autocritica deve coinvolgere tutti.

Non possiamo accontentarci di rivendicare una nostra diversità, di adottare
prospettive autoassolutorie, di individuare capri espiatori, di perseguire
scelte tatticiste o di proclamare, a parole, le nostre estraneità.

È una fotografia triste quella catturata dalle inchieste di Perugia: è
l’immagine di una magistratura che, dimenticando la ricchezza delle
differenze ideali, dà plastica rappresentazione alle degenerazioni che
abbiamo denunciato senza mai prenderne le distanze nei fatti:
consociativismo e corporativismo.

Si muove, nella magistratura, un’unica e indifferenziata corrente di
pensiero che – in nome di parole d’ordine ridotte a slogan, come
‘autoriforma’ – ha perseguito l’emarginazione di ogni voce dissonante e
l’esaltazione di un modello omologato e ossequente al potere, interno ed
esterno.

Né possiamo accontentarci di essere stati tra quelle voci dissonanti. Dello
stato attuale della magistratura siamo tutti responsabili, se non altro per
aver investito troppo sulle aspettative di un cambiamento che, nei fatti, è
stato poi sempre rinviato.

Il compito di credere, oggi, al progetto costituzionale consiste, allora,
nel ridare voce a quei colleghi che lavorano giorno dopo giorno, avendo come
unico obiettivo i diritti delle persone e la loro tutela. Colleghi che si
trovano in ogni gruppo, e che stanno fuori da tutti i gruppi.

Magistratura democratica ritiene che sia arrivato il momento di mettere da
parte i vessilli e le insegne, per portare avanti un nuovo patto tra
magistrati, tra persone.

È il momento dell’unità, non della campagna elettorale.

Siamo fermamente convinti, infatti, che nessuno possa salvarsi da solo e che
sia ormai arrivato il momento di un’unità vigile e attenta.

È difficile, ma è questa la strada che dobbiamo intraprendere, facendo
seguire alle parole i fatti, chiedendo scusa ogni volta che tra le prime e i
secondi si collochino troppi centimetri e dando forza, nel confronto
associativo, alle spinte al rinnovamento provenienti da chi, all’interno dei
gruppi, ha sempre inteso e praticato l’impegno associativo come impegno
culturale; e da chi, fuori dai gruppi, chiede oggi all’ANM di essere
effettivamente rappresentativa di tutta la magistratura.

Comprendiamo, pertanto, lo sconcerto provato da molti di fronte alla crisi
della giunta dell’ANM e condividiamo le preoccupazioni per i suoi sviluppi:
nella stagione di riforme che si annunciano, e che potrebbero cambiare la
fisionomia costituzionale della magistratura e del suo autogoverno, abbiamo
infatti bisogno di un’ANM unita, forte e autorevole. 

Per questo riteniamo utile e doveroso ridare il prima possibile la parola
agli elettori.

Magistratura democratica, comunque, continuerà nel suo lavoro critico e
autocritico. Non guarderemo soltanto all’esterno, ma anche al nostro
interno, dentro la nostra storia. Per setacciare il meglio e per capire
dove, invece, anche la magistratura progressista ha iniziato a smettere di
essere fedele alla sua promessa.

In quest’ottica, vogliamo aprire confronto – nei seminari telematici del 3 e
del 6 giugno, i cui dettagli saranno comunicati a breve – sui temi in
relazione ai quali riteniamo sia più urgente, oggi, arrivare a formulare
proposte:

1)  ruolo della dirigenza e conformità delle funzioni direttive all’assetto
costituzionale della magistratura, differenziata al suo interno solo per
funzioni, e alle garanzie interne di autonomia e indipendenza della
giurisdizione; verifiche intermedie e temporaneità effettiva degli incarichi
direttivi; valutazioni di professionalità e meccanismi di “raffreddamento
della carriera”; verifica e censimento degli incarichi amministrativi fuori
ruolo, ai fini di un loro ridimensionamento;

2) riforma del sistema elettorale del CSM, in grado di valorizzare il
pluralismo culturale e, al contempo, di garantire ai magistrati-elettori il
potere di scegliere i propri rappresentanti. 

Roma, 28 maggio 2020.

 

L’Esecutivo di Magistratura democratica

 

 

--

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