[Area] [Mailinglist-anm] R: Falcone e quella notte al Consiglio Superiore della Magistratura (primo capitolo)

Enrico Luigi Tito Cieri enrico.cieri a giustizia.it
Lun 6 Lug 2020 14:32:37 CEST


Il 19 gennaio 1988 il CSM votò 10 voti a favore di Giovanni Falcone, 14 a favore di Antonino Meli.

A favore di Meli votarono Agnoli, Borrè, Buonajuto, Cariti di Persia, Geraci, Lapenta, Letizia, Maddalena, Marconi, Morozzo della Rocca, Paciotti, Suraci, e Tatozzi.

A favore di Falcone Abbate, Brutti, Calogero, Caselli, Contri, D’Ambrosio, Gomez d’Ayala, Racheli, Smuraglia, Ziccone.

Astenuti: Lombardi, Mirabelli, Papa, Pennacchini, Sgroi.

Come disse in seguito Borsellino, “il CSM mi fece un bel regalo di compleanno…”

Prima della riunione del plenum il consigliere laico della Dc, Nicola Lapenta, aveva inviato ai consiglieri una lettera per invitarli a votare compatti sulla delicata nomina.
Ecco il testo del documento: Carissimo, mi domando se la designazione del consigliere istruttore al tribunale di Palermo che il Csm si accinge a deliberare quasi in coincidenza con gli ultimi drammatici episodi di criminalità mafiosa, non ci faccia carico di dare, come istituzione, una risposta che confermi e rinnovi la volontà di continuare la lotta senza soste e senza incertezze. Mi compiaccio poi, prosegue Lapenta, che il Parlamento si accinga a rieleggere la Commissione Antimafia della quale ebbi l' onore di essere il primo presidente. Nell' ottica di una rinnovata fermezza a continuare la battaglia contro la neoplasia mafiosa, la designazione di Giovanni Falcone assumerebbe un preciso significato e non avrebbe bisogno di motivazioni. Però, perché la deroga alle regole che ci siamo date trovi in una scelta istituzionale la sua giustificazione, dovrà avere il supporto dell' unanimità. Il relatore Marconi (Unità per la Costituzione) ha sostenuto, in apertura di riunione, la decisione della commissione (3 voti contro 2), che riguardava la nomina di Antonino Meli. La relazione dopo aver analizzato l' attività di Meli afferma che a fronte del quadro professionale e sulla premessa del possesso sicuro, da parte del predetto, di quei requisiti di indipendenza e refrattarietà ad ogni condizionamento coessenziali alla funzione giudiziaria come voluta dal Costituente, deve ritenersi idoneo alla nomina. Nei confronti di Falcone, la relazione afferma che, se innegabili e particolarissimi sono i meriti acquisiti nella gestione razionale, intelligente ed efficace, animata da una visione culturale profonda del fenomeno criminale e da un coraggio e un' abnegazione a livelli elevatissimi, tuttavia queste notazioni non possono essere invocate per determinare uno scavalco di sedici anni circa di anzianità. In favore di Falcone si sono schierati Abbate e D' Ambrosio, appartenenti anche loro a Unità per la Costituzione. Contro la relazione ha parlato lungamente Massimo Brutti, membro laico del Pci. In particolare ha messo in evidenza il carattere di Antonino Meli, ritenuto non proprio sereno forse privo di quel necessario autocontrollo in quanto ha più volte investito il Csm per le sue rivalità con il procuratore capo di Caltanissetta, Patané. A Palermo c' é bisogno, ha detto tra l' altro Brutti, di un magistrato freddo, lucido e sereno che sappia dirigere un ufficio di eccezionale importanza. Il consigliere di Magistratura Democratica, Giancarlo Caselli, ha fatto presente al Csm che Falcone era da preferirsi a Meli, in quanto la sua nomina avrebbe costituito un salto di qualità culturale contro la mafia e avrebbe dato più prestigio alla magistratura che negli anni passati aveva forse peccato d' efficienza in Sicilia. Ma gli altri due consiglieri di Md, Borré e Elena Paciotti si sono schierati a favore di Meli.

Enrico Cieri (ipad)

Il giorno 6 lug 2020, alle ore 13:47, Valter Giovannini <valter.giovannini a giustizia.it> ha scritto:


Grazie intervista molto interessante. All’epoca ero un giovane Pubblico Ministero che lavorava al nord e non ricordo con precisione le singole espressioni di voto dei componenti del CSM.
Dove si possono trovare? Grazie
Valter Giovannini

Da: Giustizia Insieme [mailto:redazione a giustiziainsieme.it]
Inviato: lunedì 6 luglio 2020 12:08
A: Area <area a areaperta.it>; europa a magistraturademocratica.it; Mailinglist Anm <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>; Movgiust <movgiust a yahoogroups.com>; Nuovarea <nuovarea a nuovarea.it>
Oggetto: [Mailinglist-anm] Falcone e quella notte al Consiglio Superiore della Magistratura (primo capitolo)

Falcone e quella notte al Consiglio Superiore della Magistratura (primo capitolo)

Intervista di Paola Filippi e Roberto Conti a Carlo Smuraglia

Il Presidente emerito della Corte costituzionale Gaetano Silvestri, già componente laico del CSM, in un suo recente saggio dedicato all’analisi delle non commendevoli vicende che attualmente agitano il mondo giudiziario (Notte e nebbia nella magistratura italiana, QG,12 giugno 2020), ha osservato che la vicenda  della mancata nomina di Giovanni Falcone alla funzione di Consigliere Istruttore del Tribunale di Palermo assume ancora oggi un valore emblematico rispetto alle difficoltà mostrate dal governo autonomo della magistratura sul tema della c.d. anzianità senza demerito degli aspiranti a ricoprire  incarichi direttivi o semi-direttivi. Essa, a ben considerare, offre ulteriori e forse ancora maggiori punti di riflessione che riguardano da vicino il rapporto dei magistrati con le correnti, con l'opinione pubblica, la politica ed il CSM.
Giustizia Insieme intende tornare su quella vicenda per farne memoria, soprattutto a beneficio dei tanti che non vissero direttamente quella stagione ed il clima avvelenato che ne seguì, vuoi perché lontani da quella che viene considerata secondo un ben sperimentato stereotipo terra di mafia, vuoi perché non ancora entrati all’interno dell’ordine giudiziario.
Ciò ha inteso fare attraverso alcuni dei protagonisti che contribuirono direttamente a scrivere le note di quella notte del 19 gennaio 1998 consumata all'interno del plenum del CSM.

Carlo Smuraglia, Stefano Racheli, Marcello Maddalena e Vito D’ambrosio, membri alcuni togati (D’Ambrosio, Racheli e Maddalena), alcuni laici (Smuraglia) del CSM che si occupò di quella  pratica, hanno accettato di rileggere quegli avvenimenti a distanza di oltre trentadue anni.
Una rilettura certamente mediata, per un verso, dall’esperienza maturata dai protagonisti nel corso degli anni passati al Consiglio Superiore  della magistratura e, per altro verso, da quanto emerso rispetto alla gestione del goberno autonomo in tempi recenti.
La drammaticità di quella vicenda sembra dunque legarsi a doppia mandata all’attuale contesto storico che sta attraversando la magistratura italiana.
I contributi che seguono, nella prospettiva che ha animato la Rivista non intendono, dunque, offrire verità ma semmai stimolare la riflessione, aprire gli occhi ai tanti che non vissero quell’episodio e quell’epoca assolutamente straordinaria per tutto il Paese.

La spaccatura che si profilò all'interno dei gruppi presenti in Consiglio e delle scelte che i singoli consiglieri ebbero ad esprimere votando a favore o contro la proposta di nomina del Consigliere Istruttore Antonino Meli pongono, in definitiva, interrogativi più che mai attuali, occorrendo riflettere su quanto nelle determinazioni assunte dal singolo consigliere del CSM debba essere mutuato dall'appartenenza al gruppo e quanto, invece, debba liberamente ed autonomamente attingere al foro interno del consigliere, allentando il vincolo "culturale" con la corrente quando si tratta di adottare decisioni che riguardano gli uffici giudiziari ed i loro dirigenti.

Gli intervistati hanno mostrato tutti in dose elevata la capacità di approfondire in modo costruttivo  quell'episodio  e per questo va a loro un particolare senso di gratitudine.
In calce ad ognuna delle quattro interviste che saranno pubblicate in successione abbiamo riportato, oltre al verbale consiliare del 19 gennaio 1988 tratto dalla pubblicazione che il CSM ha dedicato alla memoria di Falcone, alcuni documenti storici che Giovanni Paparcuri, testimone vivente delle stragi mafiose e custode delle memorie raccolte nel museo “Falcone Borsellino” ha gentilmente messo a disposizione della Rivista. Documenti che offrono, in cifra, l’immagine dell’uomo e del magistrato Falcone e del contesto nel quale Egli operò.

La prima intervista è del Prof.Carlo Smuraglia, già  senatore e presidente della commissione Lavoro del Senato, membro laico del CSM e Presidente emerito Nazionale dell'ANPI.

https://www.giustiziainsieme.it/it/le-interviste-di-giustizia-insieme/1202-falcone-e-quella-notte-al-consiglio-superiore-della-magistratura-c-smuraglia


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