[Area] Sul destino dell’Europa – Parte seconda. Intervista di Marco Dell’Utri a Roberta De Monticelli, Donatella Di Cesare, Luisa Passerini e Marina Sereni

Giustizia Insieme redazione a giustiziainsieme.it
Gio 30 Lug 2020 06:08:19 CEST


Sul destino dell'Europa - Parte seconda. Intervista di Marco Dell'Utri a
Roberta De Monticelli, Donatella Di Cesare, Luisa Passerini e Marina
Sereni
 Non più di tre mesi fa, questa rivista ritenne opportuno sollecitare
una riflessione a più voci sul destino dell'Europa.
L'iniziativa, in larga misura, traeva motivo dall'osservazione, in piena
crisi pandemica, dell'ennesima dimostrazione di incapacità, dei diversi
governi europei, di reagire, nei termini di una spontanea solidarietà,
attraverso l'adozione, se non di comuni politiche, di strategie o azioni
coordinate, destinate a far fronte alle nuove e improvvise difficoltà
dei paesi maggiormente colpiti dalla violenza dell'epidemia.
Sembrava, allora, che l'istinto egoistico o conservativo che aveva
accompagnato le reazioni politiche delle classi dirigenti continentali
alla crisi economica del 2008, alle sempre più diffuse insofferenze nei
confronti delle istituzioni europee (fino all'abbandono della Gran
Bretagna) o, ancora, alle vicende dell'immigrazione africana e
mediorientale nei territori europei, fosse tornato a prevalere su
quell'antico disegno di integrazione politica che aveva animato le
visionarie prospettive dei governanti europei usciti dalle macerie della
seconda guerra mondiale.
Una riflessione meno frettolosa, o emotiva, sulle odierne difficoltà del
progetto politico europeo - scrivevamo - avrebbe potuto agevolare una
comprensione più adeguata delle cause del (prefigurabile?) fallimento
del disegno dell'Unione continentale, invitando a ricercarne le
eventuali origini in una più radicale crisi dell'intera cultura o della
civiltà occidentale, presa tra gli istinti predatori o distruttivamente
nichilistici che animano (o rianimano) gli egoismi neocapitalistici, e
le (pur sostenute) declamazioni dei diritti di emancipazione delle
persone e delle comunità politiche.
Su queste premesse, ritenemmo utile sollecitare una riflessione sui
riconoscibili limiti dell'originario progetto eurounitario del secondo
dopoguerra, o sulle eventuali carenze delle classi dirigenti del secondo
Novecento.
Nel quadro del discorso che coinvolge l'impegno culturale del giurista -
provavamo a interrogarci - sembrava non ozioso domandarsi se l'orizzonte
di un nuovo inizio avrebbe potuto individuarsi in un percorso inverso a
quello originariamente avviato negli anni '50: ossia in un cammino che,
lungi dal muovere dall'alto (da una preliminare 'ingegneria' delle
istituzioni del potere), sapesse porre al centro del progetto europeo il
valore 'sovrano' della persona e delle sue prerogative di elaborazione
delle istanze di senso, capaci di valorizzarla fuori da una mortificante
prospettiva politica 'difensiva', ridotta a una mera gestione
amministrativa della sua sola sopravvivenza biologica.
Una prima parte di questa riflessione collettiva è stata pubblicata su
questa rivista domenica 3 maggio 2020
(https://www.giustiziainsieme.it/it/le-interviste-di-giustizia-insieme/1059-sul-destino-dell-europa),
attraverso la proposizione degli interventi di Giuliano Amato, di
Massimo Cacciari, di Virgilio Dastoli e di Walter Veltroni.
A distanza di breve tempo, gli eventi che si sono andati succedendo, di
settimana in settimana, hanno via via incoraggiato, da un lato,
l'adozione di letture più ottimistiche sul senso di realtà del
sentimento eurounitario (l'acquisto di titoli degli Stati membri da
parte della BCE; la predisposizione di una linea di credito agevolata e
senza condizionalità nell'ambito del MES per la spesa sanitaria; la
messa a punto del c.d. SURE per il sostegno dei lavoratori; la proposta
della Commissione Europea per un Recovery Fund, di recente definita in
seno al Consiglio europeo) ma, dall'altro, la riaffermazione di prese di
posizione di segno contrario, inclini a negare alcuna adeguata
giustificazione all'assunzione di politiche di finanziamento o di
sostegno economico ai singoli paesi europei maggiormente colpiti dalle
sopravvenienze, al di fuori dei parametri di equilibrio già negoziati, o
comunque in assenza di adeguate garanzie di corrispettività (la ferma
opposizione dei c.d. 'paesi frugali' al Recovery Fund, la decisione del
Tribunale costituzionale tedesco sulla dimensione dell'acquisto di
titoli degli Stati membri da parte della BCE).
Permane, dunque, la sensazione che le linee del confronto politico, nel
quadro delle istituzioni di vertice dell'Unione, non divergano in
ragione della diversa lettura dei percorsi di realizzazione degli
interessi europei, bensì della stessa configurabilità di un interesse
europeo distinto e assorbente rispetto all'egoistico perseguimento degli
interessi dei singoli attori nazionali.
Nel 'limbo' della condizione attuale - che appare più simile a uno
'stallo', che a una fase di procedimento politico - si collocano le
riflessioni proposte da quattro donne diversamente coinvolte dalle
responsabilità civili e politiche del nostro tempo: Roberta De
Monticelli e Donatella Di Cesare, entrambe impegnate
nell'approfondimento degli studi e nella diffusione del pensiero
filosofico, non solo sul piano accademico, ma anche al più generale
livello del dibattito della società civile; Luisa Passerini, storica
della cultura e studiosa sensibile e attenta alle vicende della storia
europea e, infine, Marina Sereni, politica a tutto tondo, attualmente
responsabile sul piano istituzionale, quale Viceministra degli Affari
Esteri italiani.   
https://www.giustiziainsieme.it/it/le-interviste-di-giustizia-insieme/1264-sul-destino-dell-europa-parte-seconda-intervista-di-marco-dell-utri-a-roberta-de-monticelli-donatella-di-cesare-luisa-passerini-e-marina-sereni
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