[Area] [Nuovarea] R: M. I. sul caso Davigo

Giuseppe Salmè giuseppe.salme a gmail.com
Gio 15 Ott 2020 20:18:54 CEST


Rispondendo ad Aprile, mi stupisco che,  in questa coda di dibattito che
precede l'imminenete decisione sul noto caso, si trlalasci di tenere
presente il disposto dell'art. 104, 3° comma Cost., correttamente attuato
dalla legge ordinaria, che prevede una rappresentanza dei magistrati nel
Csm distinta per categorie.  Cioé la Costituzione disciplina quella che i
costituzionalisti qualificano come rappresentanza di interessi. Mi riesce
difficile capire come chi non facendo parte di alcuna delle categorie e non
potendo rappresentarne gli interessi di nessuna possa essere legittimato a
far parte del Csm.
 Comunque, su una questione che ha molta attinenza alla natura del Csm e
che ha una portata così generale, con effetti anche *de futuro,* non si sia
sentita l'esigenza di garantire il massimo di trasparenza rendendo pubblici
tutti i pareri ufficiali acquisiti.
  Meno male che alla pubblicità e al pluralismo  del dibattito ci pensano
le riviste, garantendo la tribuna anche alle opinioni non condivise dalle
direzioni, in ossequio alla nota opinione volteriana.
G.Salmè

Il giorno gio 15 ott 2020 alle ore 19:04 Mario Montanaro <
mario.montanaro a giustizia.it> ha scritto:

> Nella mail di Pasquale Profiti leggo una serie di affermazioni che o non
> condivido o mi lasciano perplesso. Alcune credo siano assai pericolose per
> lo stesso disegno di AreaDG come Gruppo, soprattutto nel lungo periodo. Per
> questo mi permetto di segnalarle a tutti, anche se probabilmente mi sbaglio
> io e la mia opinione, del tutto personale, è sicuramente “vecchia” e
> superata.
>
>
>
> 1)      I vertici sono un gruppo di colleghi come noi, magari più bravi,
> ma che possono anche sbagliare e pensarla diversamente tra loro.
>
>
>
> Un vertice di un Gruppo non esprime l’opinione dei singoli componenti, e
> tanto meno è la somma algebrica di queste, ma – appunto – la linea del
> Gruppo stesso. L’elaborazione avviene in modo complesso, e non sto qui a
> dilungarmi. L’opinione di un iscritto, invece, è quella solo dell’iscritto,
> e può essere anche diversa da quella del Gruppo (poi, se l’iscritto è
> troppo spesso in disaccordo con il Gruppo, si farà qualche domanda sul suo
> stare in quel Gruppo, credo).
>
>
>
> 2)      Quei comunicati che esprimevano la linea politica, sono modelli
> anacronistici
>
>
>
> Può essere. Ripeto, sicuramente mi sbaglio io, ma mi sfugge come gli
> appartenenti a un Gruppo e gli altri, anche a fini di un’opportuna
> dialettica associativa, possano sapere quale sia la linea del Gruppo se non
> vi è un comunicato. Anche perché l’alternativa all’espressione della linea
> politica di un Gruppo da parte del vertice dello stesso rischia di essere
> la chat ristretta o la cena tra pochi eletti, peggio ancora allargata a non
> si sa chi o la posizione di pochi capi carismatici (ricordiamo il programma
> politico per le ultime elezioni al CSM? Non veniva individuato questo come
> un male da sconfiggere?). Esempi recenti ci portano a dire che non è un
> modello auspicabile. Credo.
>
>
>
> 3)      Il gruppo associativo ha offerto nel caso di specie una preziosa
> occasione di accrescimento culturale con la rivista Questione giustizia,
>
>
>
> Devo essermi perso qualcosa, come spesso mi capita. QG è promossa da
> AreaDG? Pensavo che fosse Giustizia Insieme la rivista promossa da AreaDG,
>
>
>
> 4)      Il comunicato del coordinamento davvero non servirebbe a nessuno.
>
>
>
> Premesso che – sempre secondo me – un comunicato adesso, giunti ormai alla
> vigilia del voto in Consiglio, sarebbe inopportuno e tardivo, non credo che
> qualche tempo fa sarebbe stato inutile. Per esempio, io – che sono iscritto
> ad AreaDG – ho appreso solo da indiscrezioni di stampa di come i nostri
> consiglieri si accingerebbero a votare. Poi, non è detto che accada questo,
> peraltro il voto sarà segreto, verosimilmente. Ma io avrei preferito
> conoscere l’orientamento del mio Gruppo dal suo Coordinamento e che questo
> orientamento fosse stato elaborato in un confronto anche con i consiglieri
> eletti nella lista di AreaDG, liberi poi di votare in segreto secondo la
> loro personale coscienza (ovviamente).
>
>
>
> Insomma, questa idea del Gruppo come unione di espressioni individuali,
> tutte non solo parimenti legittime ma tutte esprimenti la linea del Gruppo
> stesso, nell’ambito di un comune sentire (che però non mi è chiaro,
> francamente, e rischia di ridursi alla mera appartenenza), credo che sia il
> male della politica oggi (peraltro, i politologi dicono che è in fase di
> superamento già, per fortuna) e credo che rischi di diventarlo
> dell’associazionismo giudiziario. Peraltro, non mi sembra che sia così per
> AreaDG (e per nessun altro Gruppo, oggi), perché una linea c’è eccome e,
> però, appare stabilita a un livello non esplicito, ma di volta in volta
> chiaramente individuabile ex post. E non mi sembra un modello
> democraticamente accettabile e politicamente efficace. Esplicitarla
> gioverebbe anche ad evitare retropensieri e gravi scollamenti in atto, a
> prescindere dai brillanti risultati elettorali, innegabili.
>
>
>
> Un caro saluto a tutti. E mi scuso con Pasquale Profiti: non c’è alcun
> intento polemico e la sua mail è solo uno spunto per riflessioni più
> generali.
>
>
>
> mario montanaro
>
>
>
> *Da:* Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] *Per conto di *Pasquale
> Profiti
> *Inviato:* giovedì 15 ottobre 2020 18:01
> *A:* nuovarea
> *Oggetto:* Re: [Nuovarea] M. I. sul caso Davigo
>
>
>
> A memoria non ricordo di avere avuto un'opinione contraria a quella di
> Marco Patarnello; è forse l'eccezionalità dell'evento che mi spinge ad
> intervenire, questa volta che non la penso come lui, non sulla permanenza
> di DAVIGO, ma sulla necessità di un comunicato del coordinamento.
>
> I comunicati dei vertici associativi  ("i gruppi dirigenti" si diceva un
> tempo, oggi vanno di moda i coordinamenti), su una questione
> giuridico-costituzionale importantissima, ma sulla quale tutti, chi più chi
> meno, ha le capacità di leggere le opinioni e farsi una propria idea,
> lasciano al giorno d'oggi il tempo che trovano; spesso nella loro forma
> stantia e pretenziosa sono controproducenti. I vertici sono un gruppo di
> colleghi come noi, magari più bravi, ma che possono anche sbagliare e
> pensarla diversamente tra loro.
>
> Quei comunicati che esprimevano la linea politica, sono modelli
> anacronistici. Sul caso DAVIGO si sono scritti e letti su tutte le liste
> fiume di parole, da giuristi eccelsi e meno.
>
> Il gruppo associativo ha offerto nel caso di specie una preziosa occasione
> di accrescimento culturale con la rivista Questione giustizia, dove con
> intelligenza e saggezza sono stati esposti punti di vista differenti.
>
> Area sei anche tu, Marco, mi verrebbe da dire, con i tuoi interventi qui
> ed in altre sedi.
>
> A questo punto spetta al CSM decidere. Il comunicato del coordinamento
> davvero non servirebbe a nessuno. Potrebbe essere utile, in altre
> occasioni, che il coordinamento lanciasse per tempo una discussione in
> lista e poi offrisse a tutti una sintesi del dibattito interno tra i suoi
> associati, magari, questo sì, offrendo una sua visione. Era quello che, ad
> esempio, mi sarebbe piaciuto avvenisse sul referendum costituzionale,
> piuttosto che il solito comunicato.
>
> Come sempre tutto opinabile, soprattutto ciò che scrivo io.
>
> Pasquale
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> Il giorno gio 15 ott 2020 alle ore 16:33 Dott. Marco Patarnello <
> marco.patarnello a giustizia.it> ha scritto:
>
> Caso mai fosse sfuggito, allego di seguito il comunicato di M.I. sul caso
> Davigo. Ora sappiamo qual è il pensiero di MI su questo tema. Peraltro un
> pensiero del tutto condivisibile, a mio giudizio.
>
> Oramai a distanza di pochissimi giorni dalla decisione (e dal voto
> associativo), nulla sappiamo, invece, circa il pensiero di Area sul punto.
> A meno che non sia sfuggito a me, in tal caso mi scuso.
>
> Quella che il csm sta per assumere su questa vicenda è una decisione molto
> delicata, che segnerà l’assetto del Consiglio. La vicenda non attiene
> semplicemente alla circostanza -in fondo secondaria- della permanenza o
> meno del consigliere Davigo nel csm per i prossimi due anni (scarsi); non è
> una vicenda politica, ma una questione giuridica delicata che coinvolge la
> “lettura” della disciplina costituzionale sul csm e sulla sua natura e
> funzione. Una lettura che resterà nel tempo, salvo l’eventuale vaglio
> giurisdizionale. Percepisco silenzio e imbarazzo, mentre mi piacerebbe
> percepire la consapevolezza dell’importanza della questione e dei temi
> giuridici e costituzionali in gioco e, se non è troppo, anche cosa pensa
> questo gruppo del merito di questa decisione.
>
> Marco Patarnello
>
>
>
>
>
>
>
> Con riferimento alle prossime decisioni del CSM sull’eventuale cessazione
> dalla carica del cons. Davigo in ragione del suo imminente pensionamento,
> Magistratura Indipendente rileva che si tratta di questione di carattere
> strettamente tecnico e non certamente politico.
>
> Del tutto correttamente, dunque, la questione è stata sinora affrontata in
> base argomenti squisitamente giuridici e non certo correntizi o personali
> (come surrettiziamente e strumentalmente affermato da certi articoli di
> stampa).
>
> E’ sufficiente ricordare, infatti, che l’Avvocatura dello Stato, alla
> quale è stato legittimamente richiesto un parere ex art. 13 del R.D.
> n.1611/1933 -e cioè in funzione consultiva, complementare alla
> rappresentanza in giudizio delle Amministrazioni patrocinate, tra cui
> rientra il CSM-  si è pronunciata, con argomenti tecnici, in senso
> contrario alla permanenza del cons. Davigo nella carica di membro togato
> del Consiglio.
>
> A sua volta, il Consiglio di Stato, giudice naturale sui deliberati del
> CSM, ha già espresso a chiare lettere la propria posizione contraria al
> mantenimento della carica, osservando, in un caso precedente, come il “*fatto
> che il legislatore non abbia espressamente previsto la cessazione
> dall’ordine giudiziario per quiescenza fra le cause di cessazione della
> carica di componente del C.S.M. dipende non già da una ritenuta irrilevanza
> del collocamento a riposo, ma dall’essere addirittura scontato che la
> perdita dello status di magistrato in servizio, comportando il venir meno
> del presupposto stesso della partecipazione all’autogoverno, è ostativa
> alla prosecuzione dell’esercizio delle relative funzioni in seno all’organo
> consiliare*".
>
> Va inoltre considerato che, in caso di permanenza nella carica di un
> consigliere non più appartenente al ruolo organico della magistratura, il
> destino della sezione disciplinare rimarrà incerto, per la composizione
> potenzialmente illegittima o comunque per le sue difficoltà di
> funzionamento, così come potrà essere messa in discussione la legittimità
> dei futuri deliberati, specie se adottati con un solo voto di scarto.
>
>   Da parte nostra siamo consapevoli che il rispetto delle regole è il
> primo pilastro di ogni comunità, e che ciò che potrebbe essere dettato
> dalle convenienze politiche del momento calpesta in realtà i principi
> fondamentali dell’autogoverno.
>
> Ad altri il peso della decisione sul futuro del CSM, decisione della quale
> ci si dovrà assumere la relativa responsabilità davanti all’intera
> magistratura.
>
>
>
> Roma, 15 ottobre 2020
>
>
>
> Magistratura Indipendente
>
> Il Presidente Mariagrazia Arena
>
> Il Segretario Paola D’Ovidio
>
>
>
>
>
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