[Area] R: [Nuovarea] R: M. I. sul caso Davigo

Dott. Marco Patarnello marco.patarnello a giustizia.it
Ven 16 Ott 2020 11:02:20 CEST


Premetto che apprezzo la scelta di un iscritto a questa lista che si sente
“ospite” perché è di altro gruppo di intervenire e dire la sua anche su un
tema senza dubbio importante e politicamente delicato come questo. Spero
anzi che se desidera ritornare sul punto in replica si senta libero di
farlo. 

Detto questo dissento profondamente dalle considerazioni del collega Umberto
Monti. E’ un approccio che mi disorienta sinceramente. 

Non tanto nel merito tecnico-giuridico del suo pensiero, quanto nello
spirito e nelle motivazioni che l’accompagnano e che poi, in fondo,
assomigliano molto ad una parte dello spirito e delle motivazioni che si
osservano nel comunicato di A&I. 

Sul piano tecnico sono consapevole che ci sono argomenti da spendere anche
in favore della tesi della permanenza. La considero una tesi sbagliata e del
tutto lontana dal disegno costituzionale dell’organo, ma capisco che possa
essere sostenuta, soprattutto rispetto ad un approccio superficiale (sia
detto con tutto il rispetto) al tema (ed infatti sono molto colpito
dall’intervento e dal pensiero di Ercole Aprile, che stimo e che considero
anche un ottimo giurista, con grandi competenze sul csm). La disposizione
del 104 comma 6 letta isolatamente può apparire un argomento forte,
addirittura insuperabile se si considera l’assenza di una norma sulla
decadenza e la stretta interpretazione che caratterizza questa materia. Ma
l’impianto stesso del csm è costruito tutto attorno ruolo di magistrato ed
alla appartenenza ad una specifica delle categorie che lo caratterizzano. E’
il medesimo 104 comma 3 cost. a farlo. Consentire la rottura di questo
legame per pensionamento o addirittura per dimissioni è un grosso errore.
Oltre tutto mettere al centro di tutto la norma sulla durata quadriennale
del mandato apre la strada ad altri ulteriori strappi, con riferimento al
mandato di chi subentra in corso di consiliatura. A mio avviso la norma
sulla decadenza manca semplicemente perché tutto l’impianto è costruito
intorno al ruolo di magistrato ed alla sua permanenza. Ma non aggiungerò
altro ai qualificati argomenti spesi molto meglio di quanto potrei fare io
da chi ha scritto sul punto: tutto è sostenibile in diritto e questo tema
non fa eccezione alla regola.

Ciò che trovo proprio incomprensibile e trattare questo tema come se il
punto fosse se Davigo deve restare o andar via dal consiglio. Questo
approccio davvero mi lascia basito. Il collega ha senza dubbio molti meriti
e molte qualità. E’ stato votato da moltissimi magistrati. Avrà anche subito
dei torti nel passato dal csm, come ricorda A&I (ma chi non ne ha mai
subiti?). Potrei dire di essere persino contento che in consiglio sieda un
collega come lui, sebbene dissenta da alcuni dei suoi modi di vedere le
cose. 

Ma il tema, caro Umberto, non è questo. Il tema riveste un carattere ed una
scelta generale, che va ben oltre le persone che oggi ne sono coinvolte.
Riguarda esattamente il csm, la sua funzione, il suo disegno costituzionale,
il suo grado di rappresentatività. Non sto dicendo (e credo che nessuno lo
abbia detto, almeno degli interventi più qualificanti) che è in pericolo la
democrazia o che se si afferma che il componente togato del csm resta in
carica quattro anni anche se cessa di appartenere all’ordine giudiziario
diventiamo tutti dipendenti ed eterodiretti, ma il tema è il csm, il suo
assetto, il suo livello di rappresentatività della magistratura o comunque
il suo modo di interpretare questa rappresentatività. Non il compleanno di
Davigo e cosa farà da grande.

Almeno a me sembra così.

Comunque un caro saluto

Marco Patarnello   

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Umberto Gioele
Monti
Inviato: venerdì 16 ottobre 2020 00:13
A: area
Oggetto: Re: [Area] [Nuovarea] R: M. I. sul caso Davigo

 

in punta di piedi ... da ospite in questa lista e con l'aggravante di essere
di a&i ....

 

 art. 104 Cost .... gli ultimi due commi ....  e la questione se un
consigliere togato che va in pensione possa rimanere altri due anni  dopo la
pensione o meno ..... su quella che a me sembra una interpretazione  serena
e immediata di quei due ultimi commi  si è sviluppata una attenzione minuta
e appasionata di MD, di MI, delle camere penali, di Flick e tanti altri con
interpretazioni che rinvendicano l'essere "solo e rigorsamente tecniche" e
tutte all'unisono tese per la decadenza di Davigo ...... (questione
evidentemente centrale sui temi della giustizia e del CSM , mica altro .....
) 

 

già questa iperattezione mi pare strana , come se la magistratura non avesse
altri temi su cui appassionarsi .... poi i controargomenti  svluppati (anche
su QG) a me sembrano convincenti  ma non è questo il punto .....

 

a me pare davvero fuori .... molto fuori dal senso delle proporzioni
chiamare in causa -nel caso in cui non dovesse essere dichiarata la
decadenza di Davigo- "“l’assetto della magistratura come ordine autonomo e
indipendente da ogni altro potere”  (aticolo su QG del presidente di MD)  o
il calpestare “i principi fondamentali dell’autogoverno” (comunicato di MI)
...... 

 

maddai !!!! 

 

accidenti !!! davvero su questo si gioca la credibilità e autorevolezza e
indipendenza della magistratura !! messe a rischio e vulnerate dalla
eventuale (e a quanto sembra da molti non gradita)  decisione del CSM  di
non dichiarare la decadenza di Davigo ...???

 

eppure -per chi sostiene con tanta passione la necessaria decadenza di un
consigliere del CSM al momento della pensiione- si tratterebbe solo di
decisione strettamente tecnica ......e su una questione in fin dei conti
marginale ..... 

 

certo il CSM -specie dopo il minuzioso ed evidentemente necessario
esercizio interpretativo - potrà decidere in un senso o nell'altro ...... io
sono convinto della doverosità e correttezza  di una decisione che  faccia
restare Davigo al suo posto fino al termine dei quattro anni come a me
sembra voglia ed esiga l'art. 104 Cost. 

ma se ciò non accadesse resterei deluso, riterrei sbagliata la decisione del
CSM , ma non griderei ne ora nè dopo a violazioni dell'assetto
costitizionale della magistratura !! 

come invece -del tutto fuori dalle righe a mio parere- si sta facendo  per
l'ipotesi che Davigo resti al suo posto ....

 

 

 

umberto monti 

 

 

 

  _____  

Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Giuseppe Salmè
<giuseppe.salme a gmail.com>
Inviato: giovedì 15 ottobre 2020 20:18
A: area
Oggetto: Re: [Area] [Nuovarea] R: M. I. sul caso Davigo 

 

Rispondendo ad Aprile, mi stupisco che,  in questa coda di dibattito che
precede l'imminenete decisione sul noto caso, si trlalasci di tenere
presente il disposto dell'art. 104, 3° comma Cost., correttamente attuato
dalla legge ordinaria, che prevede una rappresentanza dei magistrati nel Csm
distinta per categorie.  Cioé la Costituzione disciplina quella che i
costituzionalisti qualificano come rappresentanza di interessi. Mi riesce
difficile capire come chi non facendo parte di alcuna delle categorie e non
potendo rappresentarne gli interessi di nessuna possa essere legittimato a
far parte del Csm. 

 Comunque, su una questione che ha molta attinenza alla natura del Csm e che
ha una portata così generale, con effetti anche de futuro, non si sia
sentita l'esigenza di garantire il massimo di trasparenza rendendo pubblici
tutti i pareri ufficiali acquisiti.

  Meno male che alla pubblicità e al pluralismo  del dibattito ci pensano le
riviste, garantendo la tribuna anche alle opinioni non condivise dalle
direzioni, in ossequio alla nota opinione volteriana.

G.Salmè 

 

Il giorno gio 15 ott 2020 alle ore 19:04 Mario Montanaro
<mario.montanaro a giustizia.it> ha scritto:

Nella mail di Pasquale Profiti leggo una serie di affermazioni che o non
condivido o mi lasciano perplesso. Alcune credo siano assai pericolose per
lo stesso disegno di AreaDG come Gruppo, soprattutto nel lungo periodo. Per
questo mi permetto di segnalarle a tutti, anche se probabilmente mi sbaglio
io e la mia opinione, del tutto personale, è sicuramente “vecchia” e
superata. 

 

1)      I vertici sono un gruppo di colleghi come noi, magari più bravi, ma
che possono anche sbagliare e pensarla diversamente tra loro.

 

Un vertice di un Gruppo non esprime l’opinione dei singoli componenti, e
tanto meno è la somma algebrica di queste, ma – appunto – la linea del
Gruppo stesso. L’elaborazione avviene in modo complesso, e non sto qui a
dilungarmi. L’opinione di un iscritto, invece, è quella solo dell’iscritto,
e può essere anche diversa da quella del Gruppo (poi, se l’iscritto è troppo
spesso in disaccordo con il Gruppo, si farà qualche domanda sul suo stare in
quel Gruppo, credo). 

 

2)      Quei comunicati che esprimevano la linea politica, sono modelli
anacronistici

 

Può essere. Ripeto, sicuramente mi sbaglio io, ma mi sfugge come gli
appartenenti a un Gruppo e gli altri, anche a fini di un’opportuna
dialettica associativa, possano sapere quale sia la linea del Gruppo se non
vi è un comunicato. Anche perché l’alternativa all’espressione della linea
politica di un Gruppo da parte del vertice dello stesso rischia di essere la
chat ristretta o la cena tra pochi eletti, peggio ancora allargata a non si
sa chi o la posizione di pochi capi carismatici (ricordiamo il programma
politico per le ultime elezioni al CSM? Non veniva individuato questo come
un male da sconfiggere?). Esempi recenti ci portano a dire che non è un
modello auspicabile. Credo.

 

3)      Il gruppo associativo ha offerto nel caso di specie una preziosa
occasione di accrescimento culturale con la rivista Questione giustizia,

 

Devo essermi perso qualcosa, come spesso mi capita. QG è promossa da AreaDG?
Pensavo che fosse Giustizia Insieme la rivista promossa da AreaDG,

 

4)      Il comunicato del coordinamento davvero non servirebbe a nessuno.

 

Premesso che – sempre secondo me – un comunicato adesso, giunti ormai alla
vigilia del voto in Consiglio, sarebbe inopportuno e tardivo, non credo che
qualche tempo fa sarebbe stato inutile. Per esempio, io – che sono iscritto
ad AreaDG – ho appreso solo da indiscrezioni di stampa di come i nostri
consiglieri si accingerebbero a votare. Poi, non è detto che accada questo,
peraltro il voto sarà segreto, verosimilmente. Ma io avrei preferito
conoscere l’orientamento del mio Gruppo dal suo Coordinamento e che questo
orientamento fosse stato elaborato in un confronto anche con i consiglieri
eletti nella lista di AreaDG, liberi poi di votare in segreto secondo la
loro personale coscienza (ovviamente).

 

Insomma, questa idea del Gruppo come unione di espressioni individuali,
tutte non solo parimenti legittime ma tutte esprimenti la linea del Gruppo
stesso, nell’ambito di un comune sentire (che però non mi è chiaro,
francamente, e rischia di ridursi alla mera appartenenza), credo che sia il
male della politica oggi (peraltro, i politologi dicono che è in fase di
superamento già, per fortuna) e credo che rischi di diventarlo
dell’associazionismo giudiziario. Peraltro, non mi sembra che sia così per
AreaDG (e per nessun altro Gruppo, oggi), perché una linea c’è eccome e,
però, appare stabilita a un livello non esplicito, ma di volta in volta
chiaramente individuabile ex post. E non mi sembra un modello
democraticamente accettabile e politicamente efficace. Esplicitarla
gioverebbe anche ad evitare retropensieri e gravi scollamenti in atto, a
prescindere dai brillanti risultati elettorali, innegabili.

 

Un caro saluto a tutti. E mi scuso con Pasquale Profiti: non c’è alcun
intento polemico e la sua mail è solo uno spunto per riflessioni più
generali.

 

mario montanaro

 

Da: Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] Per conto di Pasquale
Profiti
Inviato: giovedì 15 ottobre 2020 18:01
A: nuovarea
Oggetto: Re: [Nuovarea] M. I. sul caso Davigo

 

A memoria non ricordo di avere avuto un'opinione contraria a quella di Marco
Patarnello; è forse l'eccezionalità dell'evento che mi spinge ad
intervenire, questa volta che non la penso come lui, non sulla permanenza di
DAVIGO, ma sulla necessità di un comunicato del coordinamento.

I comunicati dei vertici associativi  ("i gruppi dirigenti" si diceva un
tempo, oggi vanno di moda i coordinamenti), su una questione
giuridico-costituzionale importantissima, ma sulla quale tutti, chi più chi
meno, ha le capacità di leggere le opinioni e farsi una propria idea,
lasciano al giorno d'oggi il tempo che trovano; spesso nella loro forma
stantia e pretenziosa sono controproducenti. I vertici sono un gruppo di
colleghi come noi, magari più bravi, ma che possono anche sbagliare e
pensarla diversamente tra loro.

Quei comunicati che esprimevano la linea politica, sono modelli
anacronistici. Sul caso DAVIGO si sono scritti e letti su tutte le liste
fiume di parole, da giuristi eccelsi e meno.

Il gruppo associativo ha offerto nel caso di specie una preziosa occasione
di accrescimento culturale con la rivista Questione giustizia, dove con
intelligenza e saggezza sono stati esposti punti di vista differenti. 

Area sei anche tu, Marco, mi verrebbe da dire, con i tuoi interventi qui ed
in altre sedi.

A questo punto spetta al CSM decidere. Il comunicato del coordinamento
davvero non servirebbe a nessuno. Potrebbe essere utile, in altre occasioni,
che il coordinamento lanciasse per tempo una discussione in lista e poi
offrisse a tutti una sintesi del dibattito interno tra i suoi associati,
magari, questo sì, offrendo una sua visione. Era quello che, ad esempio, mi
sarebbe piaciuto avvenisse sul referendum costituzionale, piuttosto che il
solito comunicato. 

Come sempre tutto opinabile, soprattutto ciò che scrivo io.

Pasquale

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno gio 15 ott 2020 alle ore 16:33 Dott. Marco Patarnello
<marco.patarnello a giustizia.it> ha scritto:

Caso mai fosse sfuggito, allego di seguito il comunicato di M.I. sul caso
Davigo. Ora sappiamo qual è il pensiero di MI su questo tema. Peraltro un
pensiero del tutto condivisibile, a mio giudizio.

Oramai a distanza di pochissimi giorni dalla decisione (e dal voto
associativo), nulla sappiamo, invece, circa il pensiero di Area sul punto. A
meno che non sia sfuggito a me, in tal caso mi scuso.

Quella che il csm sta per assumere su questa vicenda è una decisione molto
delicata, che segnerà l’assetto del Consiglio. La vicenda non attiene
semplicemente alla circostanza -in fondo secondaria- della permanenza o meno
del consigliere Davigo nel csm per i prossimi due anni (scarsi); non è una
vicenda politica, ma una questione giuridica delicata che coinvolge la
“lettura” della disciplina costituzionale sul csm e sulla sua natura e
funzione. Una lettura che resterà nel tempo, salvo l’eventuale vaglio
giurisdizionale. Percepisco silenzio e imbarazzo, mentre mi piacerebbe
percepire la consapevolezza dell’importanza della questione e dei temi
giuridici e costituzionali in gioco e, se non è troppo, anche cosa pensa
questo gruppo del merito di questa decisione. 

Marco Patarnello

 

 

 

Con riferimento alle prossime decisioni del CSM sull’eventuale cessazione
dalla carica del cons. Davigo in ragione del suo imminente pensionamento,
Magistratura Indipendente rileva che si tratta di questione di carattere
strettamente tecnico e non certamente politico. 

Del tutto correttamente, dunque, la questione è stata sinora affrontata in
base argomenti squisitamente giuridici e non certo correntizi o personali
(come surrettiziamente e strumentalmente affermato da certi articoli di
stampa).

E’ sufficiente ricordare, infatti, che l’Avvocatura dello Stato, alla quale
è stato legittimamente richiesto un parere ex art. 13 del R.D. n.1611/1933
-e cioè in funzione consultiva, complementare alla rappresentanza in
giudizio delle Amministrazioni patrocinate, tra cui rientra il CSM-  si è
pronunciata, con argomenti tecnici, in senso contrario alla permanenza del
cons. Davigo nella carica di membro togato del Consiglio.

A sua volta, il Consiglio di Stato, giudice naturale sui deliberati del CSM,
ha già espresso a chiare lettere la propria posizione contraria al
mantenimento della carica, osservando, in un caso precedente, come il “fatto
che il legislatore non abbia espressamente previsto la cessazione
dall’ordine giudiziario per quiescenza fra le cause di cessazione della
carica di componente del C.S.M. dipende non già da una ritenuta irrilevanza
del collocamento a riposo, ma dall’essere addirittura scontato che la
perdita dello status di magistrato in servizio, comportando il venir meno
del presupposto stesso della partecipazione all’autogoverno, è ostativa alla
prosecuzione dell’esercizio delle relative funzioni in seno all’organo
consiliare".

Va inoltre considerato che, in caso di permanenza nella carica di un
consigliere non più appartenente al ruolo organico della magistratura, il
destino della sezione disciplinare rimarrà incerto, per la composizione
potenzialmente illegittima o comunque per le sue difficoltà di
funzionamento, così come potrà essere messa in discussione la legittimità
dei futuri deliberati, specie se adottati con un solo voto di scarto.

  Da parte nostra siamo consapevoli che il rispetto delle regole è il primo
pilastro di ogni comunità, e che ciò che potrebbe essere dettato dalle
convenienze politiche del momento calpesta in realtà i principi fondamentali
dell’autogoverno.

Ad altri il peso della decisione sul futuro del CSM, decisione della quale
ci si dovrà assumere la relativa responsabilità davanti all’intera
magistratura.

 

Roma, 15 ottobre 2020

 

Magistratura Indipendente

Il Presidente Mariagrazia Arena 

Il Segretario Paola D’Ovidio

 

 

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