[Area] Davigo e dintorni
Stefano Celli
stefano.celli a giustizia.it
Lun 19 Ott 2020 14:56:55 CEST
In effetti siamo alla definizione (se ben ricordo questo pomeriggio).
E capisco bene che ormai gli argomenti, anzi, le argomentazioni, siano
più vicine all'esercizio retorico, in senso buono, perché è lecito
presumere che chi dovrà decidere ormai si sia fatta la sua idea.
Mi perdonerete, dunque, due colpe. La prima è di non essere intervenuto
personalmente; la seconda è che vorrei partire dal Diario del Consiglio
(l'ultimo) per stimolare la discussione su un punto che mi pare importante.
Sulla prima colpa ho una (non so quanto valida) giustificazione. Non mi
convinceva (proprio tenendo presente la sentenza Borraccetti - che è
uscito peraltro dall'ordine giudiziario il 2 gennaio 2015 e ha fatto il
consigliere fino a settembre 2014) che Davigo potesse rimanere da
dopodomani, gliel'ho detto quando è venuto a Rimini in campagna
elettorale, l'ho sentito sostenere nel corso della campagna elettorale
in più di un'occasione, continuano a non convincermi i pur apprezzabili
argomenti; e la discussione non mi ha fatto cambiare idea. Per di più
chi è giunto alla stessa conclusione diceva meglio e più di me, per cui
non ho trovato un valido motivo per pubblicizzare il mio pensiero.
Sulla seconda colpa (che consiste nel fatto di avervi attratto - spero -
con l'oggetto della mail da cui mi allontano) mi interessa capire
meglio, dal Gruppo consiliare, il riferimento agli argomenti
"tecnico-giuridici".
Non perché ci dicano quali sono, ché sono stati spiegati benissimo, ma
perché ci chiariscano per quale motivo c'è stata la necessità di
sottolineare questo dato (la frase era "Si tratta di una pratica che va
valutata esclusivamente sul piano tecnico-giuridico")
Letta così, e visto anche l'uso dell'avverbio "esclusivamente", mi resta
un senso di incertezza e incompiutezza. Perché se è innegabile che tutte
le pratiche, del consiglio e del nostro lavoro quotidiano, vanno
valutate*partendo*dal dato tecnico giuridico (dato il mestiere che
facciamo), mi sfugge perché in questa pratica mancherebbe un tasso di
discrezionalità, e quindi di valutazione politica. Non foss'altro che
per la pluralità delle fonti interessate e invocate, di grado diverso. E
alla fine, scusate, per il semplice fatto che nessuno fra i sostenitori
delle due tesi utilizza argomenti sganciati dai dati tecnici e giuridici.
Escluso che l'intento dei consiglieri sia di collocarsi sulla linea del
magistrato mero interprete tecnico giuridico (quindi vicini alla linea
di MI, tanto per capirsi, come ribadita nell'ultimo documento pubblico),
mi preoccupo più del futuro e un po' anche del presente.
Del presente perché vorrei comprendere se questa scelta di limitarsi al
profilo tecnico sia eccezionale, o meglio esclusivamente relativa a
questa pratica. Nel qual caso sarebbe interessante capirne le
motivazioni . Ogni regola patisce eccezioni, ma è utile spiegarne i motivi.
Del futuro perché (quale che sia la risposta, se ci sarà, alla
domanda implicita appena posta) vorrei comprendere se invece ci sia un
orientamento che intende privilegiare le scelte della componente
consiliare esclusivamente su basi tecnico giuridiche.
Questo perché, dato per scontato che alcune pratiche, immagino, hanno un
tasso di discrezionalità molto basso o tendente allo zero, molte
decisioni risentono inevitabilmente, come tutta l'attività
interpretativa, di orientamenti, scelte, opzioni culturali e non.
Che poi è il motivo per il quale i magistrati e gli altri membri del CSM
(tranne tre) vengono eletti.
Che ne dite?
stefano celli
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