[Area] R: R: R: Davigo e dintorni

Francesco Maria Arcangelo Caruso francesco.caruso a giustizia.it
Mar 20 Ott 2020 12:00:40 CEST


Ottimo argomento, caro Ubaldo.
La Costituzione stabilisce che  due terzi dei componenti del CSM siano eletti dai magistrati tra i magistrati,  non che i non più magistrati non ne possano fare parte.
Ma soprattutto la Costituzione non pone alcuna preclusione all’elettorato passivo mentre in questo modo si dice che chi è in servizio fino all’età pensionabile  può fare tutto ma non il consigliere perché compiuti perché negli ultimi quattro anni  non potrebbe di fatto candidarsi, non potendo onorare   il mandato conferitogli dagli elettori di fare parte del Consiglio per i  quattro anni stabiliti dalla  Costituzione.
E’ una decisione che fa risaltare il potente corporativismo che impera tra i magistrati in servizio che impedisce loro  anche solo di pensare che la sola garanzia  ( molto ampia) che la Costituzione assicura è che due terzi dei componenti siano eletti dai magistrati tra i magistrati in servizio,  tra cui  anche i prossimi a pensione.
Si è persa l’occasione per pensare a un CSM composto da magistrati non legati ai contingenti legami con le dinamiche associative, a un CSM composto da persone elette e selezionate dai magistrati stessi per la fiducia che in esse ripongono ma che per la loro condizione  di età possono davvero svolgere il loro incarico senza speranza e senza timore.
Francesco Caruso

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di u.nannucci a alice.it
Inviato: martedì 20 ottobre 2020 11:38
A: Francesco Pinto <francesco.pinto01 a giustizia.it>; Enrico Luigi Tito Cieri <enrico.cieri a giustizia.it>; Stefano Celli <stefano.celli a giustizia.it>
Cc: AreAperta <area a areaperta.it>
Oggetto: [Area] R: R: Davigo e dintorni

r
trovo affatto aberrante la discussione sulla permanenza o meno di Piercamillo Davigo nel CSM pur avendo raggiunto l'età del pensionamento. Se questo limite comportasse la decadenza dal ruolo di componente del CSM, non sarebbero eleggibili di fatto e di diritto tutti i magistrati che entro 4 anni dalla elezione raggiungessero il limite di età oltre il quale cessano le funzioni giurisdizionali. Se si ammettesse che allo scadere del 70° anno si decade dalle funzioni del CSM, questo organo verrebbe a trovarsi amputato automaticamente  di uno, o due, o più componenti, così da trovarsi nell'impossibilità di operare per l'illegittimità della composizione.
trovo quindi che chi solleva la questione, o non ha  ben valutato gli effetti della proposta, o ha inteso di espellere dsl Consiglio un magistrato non gradito.
ubaldo nannucci

----Messaggio originale----
Da: francesco.pinto01 a giustizia.it<mailto:francesco.pinto01 a giustizia.it>
Data: 20-ott-2020 9.48
A: "Enrico Luigi Tito Cieri"<enrico.cieri a giustizia.it<mailto:enrico.cieri a giustizia.it>>, "Stefano Celli"<stefano.celli a giustizia.it<mailto:stefano.celli a giustizia.it>>
Cc: "AreAperta"<area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>>
Ogg: [Area] R: Davigo e dintorni
Anche io ,per evidenti limiti personali,non ho mai capito le ragioni dell’astensione soprattutto quando si sostiene che le questioni da decidere sono eminentemente di natura tecnico giuridica… abbiamo scelto un mestiere difficile proprio perché ci costringe a decidere e purtroppo non ci è consentito l’evangelico “nolite iudicare” o il più laico “non liquet”.Francesco Pinto

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Enrico Luigi Tito Cieri
Inviato: martedì 20 ottobre 2020 07:45
A: Stefano Celli
Cc: AreAperta
Oggetto: Re: [Area] Davigo e dintorni

Semplicemente, non ho capito le ragioni del voto e dell’astensione dei Consiglieri di Area: capisco le ragioni tecnico giuridiche - era Satta a ricordarci che la forza del diritto è nella pluralità delle opinioni- ma quella loro opinabilità (dopo il parere dell’Avvocatura di Stato e quella sentenza del Consiglio di Stato) avrebbe potuto determinare una spaccatura del CSM e un voto contrario al Vice Presidente, al Presidente dell Cassazione ed al PG? E poi anche una spaccatura interna?
Enrico Cieri (IPhone)

Il giorno 19 ott 2020, alle ore 15:08, Stefano Celli <stefano.celli a giustizia.it<mailto:stefano.celli a giustizia.it>> ha scritto:

In effetti siamo alla definizione (se ben ricordo questo pomeriggio).
E capisco bene che ormai gli argomenti, anzi, le argomentazioni, siano più vicine all'esercizio retorico, in senso buono, perché è lecito presumere che chi dovrà decidere ormai si sia fatta la sua idea.
Mi perdonerete, dunque, due colpe. La prima è di non essere intervenuto personalmente; la seconda è che vorrei partire dal Diario del Consiglio (l'ultimo) per stimolare la discussione su un punto che mi pare importante.
Sulla prima colpa ho una (non so quanto valida) giustificazione. Non mi convinceva (proprio tenendo presente la sentenza Borraccetti -  che è uscito peraltro dall'ordine giudiziario il 2 gennaio 2015 e ha fatto il consigliere fino a settembre 2014) che Davigo potesse rimanere da dopodomani, gliel'ho detto quando è venuto a Rimini in campagna elettorale, l'ho sentito sostenere nel corso della campagna elettorale in più di un'occasione, continuano a non convincermi i pur apprezzabili argomenti; e la discussione non mi ha fatto cambiare idea. Per di più chi è giunto alla stessa conclusione diceva meglio e più di me, per cui non ho trovato un valido motivo per pubblicizzare il mio pensiero.

Sulla seconda colpa (che consiste nel fatto di avervi attratto - spero - con l'oggetto della mail da cui mi allontano) mi interessa capire meglio, dal Gruppo consiliare, il riferimento agli argomenti "tecnico-giuridici".
Non perché ci dicano quali sono, ché sono stati spiegati benissimo, ma perché ci chiariscano per quale motivo c'è stata la necessità di sottolineare questo dato (la frase era "Si tratta di una pratica che va valutata esclusivamente sul piano tecnico-giuridico")
Letta così, e visto anche l'uso dell'avverbio "esclusivamente", mi resta un senso di incertezza e incompiutezza. Perché se è innegabile che tutte le pratiche, del consiglio e del nostro lavoro quotidiano, vanno valutate partendo dal dato tecnico giuridico (dato il mestiere che facciamo), mi sfugge perché in questa pratica mancherebbe un tasso di discrezionalità, e quindi di valutazione politica. Non foss'altro che per la pluralità delle fonti interessate e invocate, di grado diverso. E alla fine, scusate, per il semplice fatto che nessuno fra i sostenitori delle due tesi utilizza argomenti sganciati dai dati tecnici e giuridici.
Escluso che l'intento dei consiglieri sia di collocarsi sulla linea del magistrato mero interprete tecnico giuridico (quindi vicini alla linea di MI, tanto per capirsi, come ribadita nell'ultimo documento pubblico), mi preoccupo più del futuro e un po' anche del presente.
Del presente perché vorrei comprendere se questa scelta di limitarsi al profilo tecnico sia eccezionale, o meglio esclusivamente relativa a questa pratica. Nel qual caso sarebbe interessante capirne le motivazioni . Ogni regola patisce eccezioni, ma è utile spiegarne i motivi.
Del futuro perché (quale che sia la risposta, se ci sarà, alla domanda implicita appena posta) vorrei comprendere se invece ci sia un orientamento che intende privilegiare le scelte della componente consiliare esclusivamente su basi tecnico giuridiche.
Questo perché, dato per scontato che alcune pratiche, immagino, hanno un tasso di discrezionalità molto basso o tendente allo zero, molte decisioni risentono inevitabilmente, come tutta l'attività interpretativa, di orientamenti, scelte, opzioni culturali e non.
Che poi è il motivo per il quale i magistrati e gli altri membri del CSM (tranne tre) vengono eletti.
Che ne dite?

stefano celli
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