[Area] Da Altalex: Uffici giudiziari e intelligenza artificiale:nuove progettualità.

Claudio Castelli claudio.castelli a giustizia.it
Mar 19 Gen 2021 08:21:48 CET


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enza-artificiale-nuove-progettualita

Uffici giudiziari e intelligenza artificiale: nuove progettualità.

di Claudio Castelli

La lunga fase di lock down e di sospensione dell’attività giudiziaria
avutasi nella primavera dell’anno passato e le difficoltà della ripresa a
partire da maggio hanno avuto un lato positivo: dimostrare l’arretratezza
tecnologica e culturale del nostro sistema e di tutti noi (salvo qualche
luminosa eccezione). Questo ha costretto il Ministero ad una drammatica ed
apprezzabile accelerazione con l’introduzione di sistemi di collegamento da
remoto, con l’accesso ai registri informatici e con l’attuazione di primi
pezzi di Processo Penale Telematico (l’utilizzo della PEC, il Portale).

Ma la sensazione che abbiamo sempre più è di rincorrere e di essere sempre
più lenti rispetto alle necessità di modernizzazione che ha la giustizia e
più in generale il nostro Paese.

Ricordiamo che il Processo Civile Telematico, ancora perfettamente
funzionante, è stato ideato nei primi anni del 2000 e la sua struttura (pur
soggetta a costanti aggiornamenti) è sostanzialmente la medesima di allora
basandosi su atti sostanzialmente dematerializzati e non nativi digitali.

Che il gestore documentale del penale (il TIAP) è un sistema ideato a Roma
nel 2003 – 2005 e si basa anch’esso sulla dematerializzazione e non sulla
produzione di atti nativi digitali.

Che la PEC è un sistema superato e che dovrebbe essere sostituito con
portale e upload.

Che la banca dati dei provvedimenti è lontana dall’essere realizzata
continuando a seguire progetti (uno del CSM ed uno del Ministero) parziali e
ormai superati.

Che la tenuta dei server e la continuità della rete giustizia sono sempre
più in crisi con frequenti blocchi.

Che l’assistenza informatica, sostanzialmente esternalizzata da anni, è
sempre più insufficiente rispetto alle necessità e lontana dagli operatori,
oltre che segnata da enormi differenze sul territorio.

Probabilmente il Ministero che a differenza di anni passati, almeno dal
2015, vanta investimenti significativi, ha progetti e bandi sulla
reingegnerizzazione dei sistemi e sulla realizzazione del portale, ma si
tratta di iniziative che mancano totalmente di trasparenza e di informazione
e che vengono realizzate senza più coltivare quella preziosa interlocuzione
con gli uffici giudiziari e con l’avvocatura che è stata una delle carte
vincenti nella realizzazione del PCT.

Non sappiamo quali sono le priorità del Ministero, quali i progetti, quali i
tempi, a conferma di una lontananza negativa e pericolosa. In parte ciò
deriva da una politica di comunicazione del Ministero che riguarda più il
Ministro pro tempore che la struttura e la sua realizzazione. In parte
deriva dalla debolezza della DGSIA, sia per una cronica e sempre più
evidente carenza strutturale, sia perché storicamente subisce le scelte
politiche senza alcun coordinamento.

La debolezza ed insufficienza della DGSIA appare particolarmente forte in
questo periodo se si pensa che per la prima volta c’è stato uno sciopero che
ha visto l’adesione del 65 % degli addetti a DGSIA e CISIA e che mancano sia
un rapporto con gli uffici giudiziari e l’avvocatura sia la presenza di
punti di riferimento cui rappresentare problemi e necessità (l’abbandono di
alcuni dei protagonisti delle passate feconde stagioni suona come ulteriore
campanello di allarme). 

Questa debolezza apre diversi problemi: il rischio di rimanere in balia del
fornitore dei sistemi informatici,  il pericolo che riprenda vigore la
tentazione già sventata in passato di ricomprendere anche l’informatica
giudiziaria nell’ambito di altre agenzie informatiche pubbliche. Questo
passaggio francamente spaventa perché società ignare delle specificità
dell’attività giudiziaria e delle necessità di avvocatura e utenza
rischierebbe di realizzare sistemi lontani dalle reali esigenze e senza
neppure avere la possibilità di avere una rapida interlocuzione con avvocati
e uffici giudiziari. Il rischio complessivo è quello di un dominio delle
esigenze dell’economia e non della giustizia e di aprire sempre più spazi a
iniziative private in tema di programmi, banche dati, applicazioni che come
tali inevitabilmente non hanno un respiro generale e sono ispirate da
ragioni di business e di profitto. Una prospettiva quanto mai attuale con il
prossimo arrivo di app di società private che tendono a sostituire la
consulenza legale e le banche dati giurisprudenziali.

I timori non sono di perdere potere, ma di consentire la realizzazione di
sistemi che non si confrontano con le problematiche e le esigenze che i
diversi soggetti che operano nella giustizia hanno (magistrati, avvocati,
funzionari, cancellieri, ufficiali giudiziari, professionisti) e che una
volta realizzati si rivelano del tutto disfunzionali e inidonei. Se c’è un
elemento positivo che va rivendicato nella realizzazione del P.C.T. è stata
la costante interlocuzione tra D.G.S.I.A., fornitore, magistrati, avvocati,
cancellerie, tecnici, tra l’altro con una positiva sinergia
pubblico-privato, che ha consentito di indicare le esigenze e di continuare
a realizzare modifiche evolutive e correzioni dei sistemi sulla base delle
esperienze maturate sul campo.

Uno dei terreni su cui più evidente è il ritardo dell’informatica
giudiziaria è quello delle banche dati dei provvedimenti. L’unica vera,
seria e completa banca dati oggi esistente a livello nazionale è quella
della Corte di Cassazione. Quanto alla giurisprudenza di merito (il terreno
più ricco, interessante e fecondo) siamo ancora fermi al D.M.  1 ottobre
2015 e alle delibere del C.S.M. del 31 ottobre 2017 e 9 maggio 2018.
Progetti che nascono già superati perché basati su di una cernita
inevitabilmente soggettiva e parziale dei provvedimenti, quando le
possibilità oggi date dalla tecnologia fanno ritenere che fondamentale
sarebbe la realizzazione di un repository nazionale in cui canalizzare tutti
i provvedimenti adottati da tutti gli uffici giudiziari, e, previa
anonimizzazione, di metterli a disposizione di tutti. Sarà poi tramite
canali di ricerca, parole chiave, algoritmi che da questo enorme giacimento
si potranno estrarre le pronunce che interessano che potranno essere
disponibili per strutture pubbliche e private che potranno in tal modo
svolgere approfondimenti e realizzare servizi anche a pagamento (come app
dedicate a materie o territori). I progetti oggi in campo come quello di
Giustizia Predittiva in corso a Brescia scontano questa mancanza che può
essere colmata solo a livello nazionale. In mancanza viene ad essere
inevitabile muoversi in modalità ancora artigianali ( anche se di alto
livello) con la scelta dei provvedimenti demandata alle sezioni e la loro
elaborazione attraverso competenze giuridiche, nella consapevolezza che
questo lavoro dovrà fare un salto di qualità con la creazione di un archivio
distrettuale, l’estrazione tramite parole chiave e algoritmi e la
elaborazione di abstract in modo automatico, attraverso un processo di
machine learning. 

Le proposte pubblicate per la giustizia nella bozza di Piano Nazionale di
Ripresa e Resilienza circolata a cura della Presidenza del Consiglio dei
Ministri sono sotto questo profilo poco innovative, ancora fondamentalmente
basate su interventi normativi su processo e ordinamento, con progetti sulla
digitalizzazione e sulla trasformazione del sistema allo stato generici.

Probabilmente le proposte in campo vanno molto oltre le scarne pagine della
Presidenza dei Consiglio dei Ministri, ma a questo punto si pongono tre
problemi:

-          La necessità di trasparenza anche per consentire di dare un
contributo, idee e, eventualmente, osservazioni ed evoluzioni.

-          L’apertura di canali di interlocuzione con gli uffici giudiziari
e l’avvocatura che soli possono consentire una verifica, sperimentazione e
correzione dei progetti.

-          Chi gestirà questa enorme mole di progetti stante la debolezza di
una DGSIA che arranca di fronte alle attuali necessità e che andrebbe
fortemente potenziata di professionalità gestionali e tecniche.

Per questo credo che dobbiamo auspicare e far sì che si apra una nuova
stagione di progettualità per gli uffici giudiziari e per l’avvocatura, non
in conflitto, ma come stimolo, supporto e verifica dei progetti
ministeriali, svolgendo sperimentazioni su singoli assi e fornendo per
quanto possibile quelle capacità gestionali e tecniche oggi mancanti.

 

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