[Area] R: Ris: [Nuovarea] AreaDG su libro intervista Sallusti - Palamara

Marco Imperato marco.imperato a giustizia.it
Mer 10 Feb 2021 16:05:21 CET


Sono d’accordo con Nappi. 

Il punto è allora cosa fare dopo.

Ho letto in effetti sincere (per quanto generiche) formule di assunzione di responsabilità, dibattiti a profusione, chiarimenti, distinguo, riflessioni, voci indignate, ecc…

 

E quindi???

 

Occorrono gesti e scelte concrete che diano il segno della volontà di cambiamento o quanto meno la speranza di un serio impegno affinché il futuro sia diverso.

 

Io ho già indicato sino alla noia questo segnale potrebbe essere dato domani mattina impegnandoci, intanto come gruppo, a rispettare alcuni vincoli di incompatibilità tra CSM, incarichi nella giunta ANM, incarichi direttivi e incarichi fuori ruolo di vertice, al fine di dimostrare che

a)     Si cerca di scongiurare commistioni e logiche di scambio o di vasi comunicanti

b)     Il gruppo non solo non vuole essere usato come trampolino e leva per la carriera, ma anzi costringe gli aderenti a un particolare impegno di self restraint

c)      Traduciamo in modo concreto il fatto che crediamo che tutti i magistrati siano uguali e si distinguano solo per funzione

d)     Aumentiamo il ricambio della “classe dirigente” ed evitiamo che si crei una sotto categoria di magistrati che pian piano escono dalla giurisdizione per costruirsi una carriera di altro tipo dalla quale possono non uscire più

e)     Diamo questo segnale senza attendere la politica (Che non è capace di riforme tempestivi e utili ma solo emergenziali e punitive)

f)      Recuperiamo credibilità verso i colleghi delusi e disillusi e diffidenti, togliendo argomenti pretestuosi ai demagoghi delle liste

 

Una possibile formulazione la trovate qui di seguito al testo ed è quella predisposta da un gruppo di lavoro dell’Anm Emilia Romagna scaturito da una mia sollecitazione e a cui hanno partecipato rappresentanti di tutti i gruppi.

 

Nessun giudizio negativo verso questi incarichi, ANZI! L’autogoverno, l’associazionismo e gli incarichi dirigenziali sono preziosi, necessari e rappresentano una legittima ambizione.

 

Da oltre un anno dico che se qualcuno ha proposte e idee concrete migliori e diverse e che possano essere riconosciuti come segnale di discontinuità sarò ben lieto di aderire… 

Ancora aspetto, mentre le nostre discussioni suonano sempre più simili all’orchestra sul ponte del Titanic.

 

Marco Imperato

 

PS. ecco le proposte di quel gruppo di lavoro:

 

1) per le candidature al C.S.M.

1a) la preclusione in capo al Presidente e Segretario della A.N.M. nel corso del loro mandato e per due anni dalla cessazione del mandato: al fine di evitare che la nomina ai vertici associativi sia strumentale rispetto a successive candidature  al massimo organo di autogoverno assicurando al contempo stabilità e continuità agli organo associativi; 

- la preclusione per tutti i componenti del C.d.c. nel corso del loro mandato: la ratio della preclusione è la stessa seppur contenuta rispetto a quella precedente in ragione della veste associativa ricoperta; 

- la preclusione per Segretari e Presidenti dei gruppi associativi durante il mandato e per due anni dalla cessazione del mandato: anche in tal caso la previsione intende impedire che la “carriera” all’interno del gruppo di appartenenza sia “sfruttato” dal singolo per candidarsi al C.S.M. favorendo quel fenomeno degenerativo denominato correntismo; 

- una preclusione per tutti i componenti del Comitato Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura nel corso del loro mandato. Si prende atto che il disegno di legge all’art. 39 prevede che :“non possono essere candidati al CSM coloro che fanno parte della scuola superiore della magistratura o che ne hanno fatto parte alla scuola superiore della magistratura degli ultimi 4 anni”. 

 

2) Sui componenti del CSM 

Giusto il principio costituzionale secondo il quale i magistrati si distinguono tra loro solo per funzioni e quindi anche quelli chiamati ad integrare il C.S.M., si chiede che venga rivisto il trattamento economico attualmente in vigore tenendo conto della fascia di professionalità acquisita, integrata con diarie e con tutti i rimborsi necessari allo svolgimento delle funzioni.  

2.2. Il limite minimo di anzianità di servizio per potersi candidare al C.S.M. debba essere di 12 anni di svolgimento effettivo delle funzioni giudiziarie, di cui gli ultimi quattro trascorsi nelle funzioni per cui ci si candida (requirenti o giudicanti).  

2.3. Allo scopo di garantire l’indipendente esercizio del mandato al C.S.M., si ritiene necessario un periodo di rientro nelle funzioni giudiziarie (cosiddetto “bagno di giurisdizione”) e pertanto, al termine dell’incarico, l’Assemblea a maggioranza ritiene che per due anni, decorrenti dall’effettiva ripresa delle funzioni giudiziarie, non potranno avanzare domanda per un posto semidirettivo o direttivo, accettare o richiedere incarichi “fuori ruolo” per qualsiasi incarico di collaborazione diretta con gli uffici ministeriali. 

 

3)     Sui colleghi c.d. “fuori ruolo” 

3.1. Si suggerisce di verificare l’opportunità di diversificare all’interno di quest’ultima categoria, gli incarichi svolti presso organi giudiziari quali la Corte Costituzionale, la Corte di Giustizia Europea e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.  

3.2. Allo scopo di valorizzare l’effettivo svolgimento dell’attività giudiziaria nella progressione in carriera e per ostacolare lo svolgimento di “carriere parallele”, l’Assemblea a maggioranza ritiene che i colleghi c.d. “fuori ruolo”, per un termine di quattro anni dal rientro in servizio, non potranno 

-        candidarsi al C.S.M.; 

-        richiedere incarichi direttivi e semidirettivi;  

-        proporre domanda, in ogni caso, se non abbiano effettivamente svolto funzioni giudiziarie per un numero di anni pari alla legittimazione richiesta per il posto messo a concorso. 

A riguardo il collega Coco RITIENE opportuno differenziare la preclusione temporale: 4 anni per il C.S.M. e 2 anni per incarichi direttivi e semidirettivi.  

 

4)     Sui magistrati che abbiano assunto cariche politiche ed in carichi presso organi politici 

L’art. 33 del disegno di legge prevede il divieto di rientro negli organici della magistratura per chi abbia ricoperto la carica di parlamentare nazionale o europeo, di componenti del governo, il consigliere regionale e provinciale nelle province autonome, di presidente o assessore nelle giunte delle regioni o delle province autonome nonché di Sindaco nei comuni con più di 100.000 abitanti. 

Per superare la problematica costituzionalità di una norma così tassativa, l’Assemblea a maggioranza ritiene che: 

4.1  cessato l’incarico politico, il magistrato non potrà più candidarsi al CSM e non sarà legittimato a chiedere un ruolo direttivo o semidirettivo per 5 anni dalla ripresa delle funzioni giudiziarie;  

4.2  cessato l’incarico politico, il magistrato potrà rientrare solo nelle funzioni giudiziarie collegiali giudicanti.  

 

5)     Sui magistrati candidati ma non eletti alle predette cariche 

Ferma restando l’incompatibilità con il distretto nel quale hanno presentato una propria candidatura, essi non potranno fare istanza per posti direttivi o semidirettivi prima di 5 anni dalla ripresa del servizio. 

 

Marco Imperato

Sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna 

Uff. 051201602 Cel. 3479038361

 

​​​"Si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi ci governa" (E. Flaiano)

“Chi porta il paraocchi, si ricordi che del completo fanno parte il morso e la sferza.” (S. Jerzy Lec)

“L’Italia è così. La commedia o la tragedia. Quasi sempre insieme.” (A. Scurati)

“Some people see things as they are, and say why? I dream things that nevere were and ask why not?” (R.F. Kennedy)

 

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di nello.nappig101 a alice.it
Inviato: mercoledì 10 febbraio 2021 15:43
A: Gianfranco Gilardi <gianfrancogilardi a gmail.com>; Coordinamento AreaDG <coordinamentoarea a gmail.com>
Cc: <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com> <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>; area <area a areaperta.it>; <nuovarea a nuovarea.it> <nuovarea a nuovarea.it>
Oggetto: [Area] Ris: [Nuovarea] AreaDG su libro intervista Sallusti - Palamara

 

Non so quanto ci sia di vero e quanto di falso nel racconto di Palamara, anche perché non l'ho letto tutto né intendo farlo. Ma il vizio di fondo del libro è di voler far credere che tutti i magistrati sono come il narratore. Non è affatto vero che tutti i magistrati italiani sono come Palamara, ma alcuni si, forse molti; e purtroppo talora, forse frequentemente, li hanno rappresentati tutti. Ecco, se non riconosciamo questo e non ce ne spieghiamo la ragione, non riusciremo a restituire credibilità alla magistratura.
Nello Nappi

Inviato dal mio dispositivo mobile Huawei



-------- Messaggio originale --------
Oggetto: Re: [Area] [Nuovarea] AreaDG su libro intervista Sallusti - Palamara
Da: Gianfranco Gilardi 
A: Coordinamento AreaDG 
CC: "" ,area ,"" 




Ottimo documento!

Gianfranco Gilardi

 

Il giorno mer 10 feb 2021 alle ore 09:44 Coordinamento AreaDG <coordinamentoarea a gmail.com <mailto:coordinamentoarea a gmail.com> > ha scritto:



AreaDG su libro intervista Sallusti - Palamara

 

Da giorni è in atto una campagna di screditamento della magistratura, delle istituzioni giudiziarie e delle più alte cariche istituzionali del Paese, condotta attraverso il libro-intervista di Alessandro Sallusti e Luca Palamara, la cui pubblicazione e i cui contenuti sono stati rilanciati e amplificati attraverso passaggi televisivi e organi di stampa.

Con questa operazione si cerca di accreditare una fantasiosa ricostruzione secondo cui da oltre vent’anni la magistratura progressista, attraverso il controllo delle cariche apicali della magistratura e delle più importanti Procure, e in combutta con l’occulta e sapiente regia della Presidenza della Repubblica e, in particolare, del Presidente Giorgio Napolitano, avrebbe pilotato, condizionato e strumentalizzato a fini politici le iniziative giudiziarie da un lato indirizzandole contro alcuni leader politici, dall’Onorevole Berlusconi, all’Onorevole Renzi e fino, da ultimo, all’Onorevole Salvini, in quanto avversari e invisi al Partito democratico e dall’altro avrebbe agevolato il Governo Prodi, mettendolo al riparo da azioni giudiziarie che ne avrebbero pregiudicato l’immagine.

Un sistema, secondo gli autori, che attraverso il controllo delle nomine avrebbe consentito l’eterodirezione dell’azione giudiziaria e la sua strumentalizzazione a fini politici. L’operazione è condotta attraverso una narrazione capziosa e strumentalmente orientata, intrisa di clamorose falsità – alcune delle quali già documentalmente accertate - mezze verità e reticenze, millanterie, allusioni e accostamenti maliziosi, secondo una tecnica di diffamazione a mezzo stampa ben nota e sanzionata nelle aule giudiziarie, con cui Luca Palamara confessando, con sconcertante disinvoltura, la commissione di gravissime condotte, contrarie a un corretto esercizio delle proprie funzioni, cerca di costruire il teorema che non regge al confronto con la logica e la storia.

Perché nel pretendere di ricostruire secondo una lente deformata la storia giudiziaria italiana degli ultimi vent’anni, il libro intervista prende in considerazione numerose vicende giudiziarie che hanno interessato imputati eccellenti, omettendo di spiegare che quelle inchieste sono state istruite lungo un ampio arco temporale, dalle più diverse procure della Repubblica, nelle quali vi hanno lavorato molti magistrati e sono state decise da altrettante Corti composte da dirigenti e magistrati della più varia ed eterogenea estrazione ed orientamento. Tanto che appare estremamente fantasioso che possano tutti esser stati  condizionati nelle loro determinazioni da un unico manipolatore, fosse anche collocato ai più alti vertici istituzionali.

 

In questo contesto deformato, i magistrati tutti - dirigenti, inquirenti, giudici civili e penali - salvo qualche eccezione faziosamente selezionata, farebbero parte di un sistema che li accomuna nella loro permeabilità alle pressioni politiche esercitate dai partiti della sinistra, nell’essere proni ai loro interessi e disponibili a svendere la funzione, la loro autonomia e indipendenza, non si comprende neppure bene per quale tornaconto.

Il libro e il teorema che con esso si pretende di dimostrare, costituiscono, all’evidenza il punto di convergenza di un coacervo di interessi privati non certo commendevoli.

Quello personale di Luca Palamara rivolto da un lato, a lucrare un ricollocamento in politica come da lui stesso appalesato, dall’altra a screditare tanto la Procura generale, quanto il C.S.M. che ne hanno determinato in sede disciplinare l’espulsione dall’ordine giudiziario e la destituzione, nonché nei confronti degli organi inquirenti e giudicanti competenti nell’ambito delle inchieste che lo vedono tuttora al centro di accuse di corruzione e altri reati.

Ma vi è anche l’oggettivo interesse, convergente, di indagati e imputati, alcuni anche condannati in via definitiva, coinvolti in inchieste giudiziarie di grande risalto mediatico, a riscrivere, mistificandola, la storia giudiziaria del nostro Paese, per accreditare l’idea presso l’opinione pubblica di una azione inquirente etero diretta dalla politica e di una giurisdizione di parte.

A fare le spese dell’intera operazione non sono solo i singoli, i gruppi della magistratura associata e coloro che, specificamente coinvolti, hanno già depositato querele o si apprestano a proporle e a intraprendere azioni in sede civile per le accuse gravemente diffamatorie e calunniose contenute nel libro-intervista, ma l’intera magistratura.

Per perseguire gli interessi personali di chi ha ordito questa operazione, infatti, si delegittima e si disonora l’intero corpo giudiziario, spargendo un discredito che attinge tutti, accomunando la parte sana della magistratura a coloro che hanno strumentalizzato la loro funzione. In tal modo si restituisce una immagine complessiva della magistratura del tutto lontana dalla realtà che rischia di determinare una generalizzata perdita di fiducia agli occhi dell’intera comunità.

 

Certamente esiste ed è sotto gli occhi di tutti una grave caduta etica che ha colpito profondamente l'autogoverno della magistratura piegato, dalle correnti e dai potentati personali che hanno operato in esse, a strumento di clientela e di favoritismo consortile; ma il libro intervista, lasciando sullo sfondo l’inchiesta di Perugia e le vicende connesse e omettendo intenzionalmente la narrazione di fatti che coinvolgevano persone che si è ritenuto conveniente non esporre, non contribuisce minimamente ad individuare le cause, le relative responsabilità ed i necessari indifferibili rimedi. 

Questa narrazione interessata non serve ai magistrati italiani; non serve a migliorare l’autogoverno, non serve al processo di rifondazione etica che, a partire dalla giunta uscente, è stata avviata dall’A.n.m. e viene ora portata avanti con convinzione.

 

L’Associazione nazionale magistrati, i suoi aderenti e i gruppi associativi si sono impegnati in un processo di rinnovamento etico che passa attraverso l’indagine disciplinare ormai avviata, ma impone anche una profonda riflessione sulle cause che quella caduta hanno determinato e sugli strumenti idonei a prevenirla.

 

Tale processo deve proseguire, lungo la strada che la stessa Associazione ha tracciato, per l’accertamento delle violazioni deontologiche, ma anche per contrastare il carrierismo e recuperare il senso e l’orgoglio di essere quel che la nostra Costituzione ci ha reso: semplici magistrati, che si distinguono tra loro solo per funzione, che svolgono in modo autonomo e indipendente il loro lavoro per la tutela dei diritti e delle garanzie dei cittadini, che non si rendono strumento di manipolazione esterna ne vittime di condizionamenti nell'esercizio delle loro funzioni.

Il Coordinamento nazionale di AreaDG. 

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