[Area] Riforme giustizia

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Sab 5 Giu 2021 17:17:32 CEST


Per chi fosse interessato allego mia intervista pubblicata su La Stampa di
oggi 5 giugno 2021

Edmondo Bruti Liberati

 

La Stampa sabato 5 giugno 2021, pagina 7

Intervista a Edmondo Bruti Liberati - "I magistrati non si candidino dove
hanno fatto inchieste" di Paolo Colonnello 

EDMONDO BRUTI LIBERATI L'ex presidente Anm: con carriere separate meno
garanzie del processo "I magistrati non si candidino dove hanno fatto
inchieste" No riforme, no recovery. Sul piatto della bilancia della
giustizia questa volta ci sono ben 2,3 miliardi di euro, che pesano più di
ogni polemica e dei diversi mal di pancia che in questo periodo agitano le
toghe. Eppure in Europa sono stati chiari: i fondi che spettano all'Italia
sono vincolati all'abbattimento di almeno il 25 per cento dei tempi del
processo penale e di almeno il 40 di quello civile. In mezzo ci stanno la
riforma del Csm, di cui si è parlato ieri, la separazione delle carriere
(che vorrebbe tanto Salvini) e il cosiddetto "sliding door", il ritorno alle
funzioni requirenti o giudicanti dei magistrati prestati alla politica o
all'amministrazione pubblica. Il pacchetto Cartabia è complesso e articolato
e archivia la riforma Bonafede. E per capire gli umori della magistratura
non c'è termometro migliore di Edmondo Bruti Liberati, per anni esponente di
spicco dell'Anm, ex procuratore di Milano, ex membro del Csm. Cominciamo
proprio dal senso della riforma: se si sfora dai tempi previsti, il processo
decade. È una scelta e qualcuno deve pur prenderla. Che ne pensa? «E una
riforma che ci voleva. Gli interventi sul processo proposti dalla
Commissione Lattanzi, modificano significativamente la proposta Bonafede:
meno ideologia e propaganda e invece interventi coraggiosi sul processo per
assicurare insieme celerità e garanzie. Meno casi da portare a giudizio e
dunque maggiore celerità per quelli che effettivamente lo meritano». Si
parla molto di prescrizione del processo: esistono tempi ottimali? «Grazie
alla riforma ex Cirielli la prescrizione ha vanificato indagini e processi
anche per reati gravi e anche dopo la pronuncia di primo grado. Il processo
infinito non è la soluzione, ma occorre evitare che la prescrizione sia
agevolmente raggiungibile. Non dobbiamo dimenticare l'ovvio: il difensore ha
il dovere deontologico di avvertire il cliente che una impugnazione
meramente dilatoria con possibilità di successo zero, può far fruttare la
prescrizione. Vi sono diverse proposte per attuare un ragionevole
equilibrio». Nella proposta Lattanzi c'è un passaggio, articolo 3, lettera
h, in cui si dice espressamente che il Parlamento dovrà determinare
periodicamente i criteri per garantire l'azione penale. Si rinuncia
all'obbligatorietà? «È una razionale impostazione della questione delle
priorità dell'azione penale anche sulla base di una relazione presentata dal
Csm. La concreta attuazione a livello locale poi deve essere attuata in
coordinamento con Procura e Tribunale». S'introduce anche il concetto
dell'archiviazione meritata. Che cos'è? «Una misura innovativa per i reati
meno gravi, subordinata a riparazioni verso la vittima o a lavori di
pubblica utilità. L'effetto deflattivo sul dibattimento potrebbe essere
significativo». Veniamo alla riforma del Csm per la parte relativa alle
cosiddette "sliding door" tra politica e magistratura. Che ne pensa? «E un
tema aperto. Il numero di magistrati parlamentari si è molto ridotto. Rimane
a mio avviso centrale piuttosto la candidatura nelle amministrazioni locali.
È consentito ai magistrati candidarsi ed essere eletti nel luogo dove fino
al giorno prima conducevano magari indagini di grande rilievo. Ricordo che
l'Anm già 20 anni fa, quando ero presidente, sollecitò in audizione alla
Commissione giustizia della Camera un incisivo intervento. Non se ne è fatto
nulla e da allora non sono mancati casi che hanno suscitato un giusto
sconcerto. Direi che si tratta di riforma necessaria». La grande "bestia
nera" dei magistrati: la separazione delle carriere. Matteo Salvini l'ha
rilanciata. È davvero ancora un tabù? «La separazione delle carriere viene
proposta da più parti come un toccasana. Ma non incide sulla lentezza dei
giudizi e indebolisce, anziché rafforzare, le garanzie del giusto processo.
Un pm separato dalla magistratura giudicante è inevitabilmente meno forte di
fronte alle prospettazioni della polizia o alle pressioni giustizialiste.
Che sia brandita da chi assume come slogan "legge e ordine" lo capisco:
capisco meno sia acriticamente seguita da altri».

 



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