[Area] Anm e referendum

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Gio 24 Giu 2021 09:38:04 CEST


 

Per chi fosse interessato allego un mio intervento pubblicato oggi 24 giugno
2021 su Il Dubbio con il titolo “ Negare all’Anm la parola sui referendum: è
questa l’offesa alla Costituzione”

Edmondo Bruti Liberati

 

 

Il Dubbio  24 giugno 2021, pagina 9

lL'ex procuratore di Milano Bruti Liberati interviene sulla polemica
toghe-referendum.

ALTRO CHE ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE: LA VOCE "POLITICA" DELL'ANM
ARRICCHISCE LA DEMOCRAZIA

Negare all'Anm la parola sui referendum: è questa l'offesa alla costituzione
l'ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ricorda come il
coinvolgimento dei magistrati nel dibattito sulla giustizia sia scolpito
nella carta e promosso persino dal Consiglio d'Europa

Edmondo Bruti Liberati 

"Sciogliete l'Anm (come Mussolini) oppure lasciate che faccia politica».
Questa l'efficace sintesi nel titolo dell'articolo del direttore Varì del 22
giugno, che pone la questione in termini chiarissimi: «E ingenuo pensare che
il potere giudiziario e la gestione della giurisdizione possano prescindere
dal contesto politico in cui sono immersi». Non è questione nuova, infatti.
In Italia l'associazionismo dei magistrati ha una lunga storia poiché risale
al 1909 la fondazione dell'Agmi, Associazione generale fra i magistrati
italiani. Nello statuto provvisorio dell'Agmi si proclama: «E escluso ogni
carattere e fine politico». Ma il Ministro della giustizia dell'epoca,
Vittorio Emanuele Orlando, non vede di buon occhio l'iniziativa e in una
intervista propone, con preveggenza, il tema della "politicizzazione": «Una
delle funzioni essenziali del fenomeno associativo sta nella combattività
delle associazioni stesse... Sotto questo aspetto, ella già intende come sia
indifferente la considerazione che una eventuale associazione fra magistrati
si dichiari (e come potrebbe essere diversamente?!) apolitica. Lasciamo
anche stare che tutte le associazioni fra funzionari cominciano col porre
detta affermazione, ma poi nella loro effettiva attività difficilmente visi
mantengono fedeli». 

Ieri una acuta analisi di un grande giurista. Oggi una argomentata posizione
critica espressa dal Presidente dell'Anm sui referendum provoca reazioni
scomposte. L'onorevole Salvini e il Partito radicale invocano nientemeno che
l'intervento del Presidente della Repubblica a "difesa della Costituzione",
dimenticandone due fondamentali principi: "Tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione" (articolo 21); "I cittadini hanno diritto di
associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati
ai singoli dalla legge penale" (articolo 18). Altri politici ed ex politici
hanno invocato direttamente lo "scioglimento dell'Anm".

L'associazionismo dei magistrati non solo si fonda su un diritto
fondamentale di libertà dei magistrati, ma è stato anche incoraggiato come
elemento di crescita della coscienza professionale già in un testo adottato
a livello Onu nel 1985. Da ultimo i16 novembre 2020 è stato pubblicato il
parere n. 23 (2020) del CCJE, Consiglio consultivo dei Giudici europei, su
"Il ruolo delle associazioni dei magistrati a sostegno dell'indipendenza
della giustizia" che indica come obbiettivi dell'associazionismo il
«promuovere e difendere l'indipendenza dei giudici e lo Stato di diritto e
proteggere statuto e condizioni adeguate di lavoro dei giudici» (il testo
integrale in versione italiana è pubblicato online su "Questione giustizia"
il 27 novembre 2020). A parte il profilo più strettamente sindacale sulle
condizioni di lavoro, la difesa dell'indipendenza e soprattutto la
promozione dello Stato di diritto proiettano l'azione associativa a pieno
titolo nella politica, certo la politica della giustizia. Dopo la caduta del
muro di Berlino, con riferimento ai Paesi dell'Europa dell'est e come
reazione alle associazioni "ufficiali", "di regime", dei magistrati, si è
molto insistito da parte del Consiglio d'Europa sul concetto di libere
associazioni, aprendo la strada ad una molteplicità di associazioni
nell'ambito di uno stesso Paese e dunque al pluralismo ideologico. In molti
paesi, Francia, Spagna, Belgio, Polonia e Germania, da anni sono attive
diverse associazioni di magistrati. E non è un caso che l'irrigidimento
autoritario che vi è stato in Polonia e in Ungheria ha provocato interventi
limitativi delle libere associazioni di magistrati. La peculiarità italiana
non è l'esistenza di una pluralità di associazioni di magistrati, le
cosiddette "correnti", ma il fatto che l'Italia sia oggi uno dei pochi paesi
in Europa ad avere un'Associazione nazionale di magistrati, che in sostanza
è una federazione di diverse associazioni. I referendum sulla giustizia (o
meglio alcuni) pongono questioni rilevanti sul sistema giudiziario del
nostro paese e in una sana democrazia si deve auspicare che il dibattito si
misuri anche con le osservazioni dell'Anm. Osservazioni di merito e non
contrapposizione politica tout court. L'Anm rivendicò di aver osservato
questo confine nella Relazione di apertura al Congresso nazionale di Venezia
del 2004, nel momento della più forte critica alla "riforma Castelli", e
forse fu proprio questo rigore che valse alle posizioni dell'Anm un ampio
consenso tra i giuristi. 

Ora il presidente Santalucia propone «una ferma reazione» a fronte di una
situazione nella quale «rischia di prendere quota la propensione a valutare
in termini di inadeguata timidezza, se non di inaccettabile gattopardismo,
l'atteggiamento riformatore che non mostra i muscoli del radicalismo
ideologizzante, che non si fa percepire come disposto ad abbattere vecchi
steccati, che poi il più delle volte sono presidi di diretta connessione
costituzionale». Il "giuridichese" non è dei più scorrevoli, ma il senso è
chiaro: il dibattito incorso su riforme delicate e importanti, che devono
maturare sulla sintesi tra posizioni legittimamente diverse, richiede
dialogo e confronto, anziché contrapposizioni frontali. 

Credo sia interesse generale che anche l'Anm si esprima approfonditamente
sui contenuti. E anzitutto necessario un contributo di informazione sui
singoli quesiti, alcuni di ben difficile lettura nella formulazione e nel
risultato che si vorrebbe raggiungere.

Il quesito presentato come "Stop alla legge Severino" potrebbe portare alla
caduta di ogni preclusione per la eleggibilità anche di condannati
definitivi per gravi reati. Scelta tutta politica sulla quale una
associazione di magistrati non ha titolo per intervenire, ma ha titolo per
chiarire le conseguenze. 

È apparentemente semplice e suggestivo nella presentazione quello sulla
carcerazione preventiva: il carcere come extrema ratio. Ma occorre siano
chiare le conseguenze dell'abrogazione di poche righe dell'articolo 274 del
codice di procedura penale: se vi è "solo" il "concreto e attuale pericolo
che questi commetta" delitti "della stessa specie di quello per cui si
procede", non sarà più consentita la custodia cautelare dell'indagato, in
carcere e neppure agli arresti domiciliari. Pensiamo all'arresto in
flagranza di un soggetto con diversi precedenti specifici e con non poche
probabilità che prosegua nella sua attività criminosa. Il Gip convalida
l'arresto e dispone l'immediata scarcerazione, non essendovi questioni di
inquinamento delle prove odi pericolo di fuga per un soggetto che non
avrebbe la possibilità e nemmeno la convenienza di darsi alla latitanza. Il
popolo sovrano deciderà, ma deve essere chiaro su che cosa decide. E poi
sistema elettorale del Csm, separazione delle carriere, responsabilità
civile dei magistrati, ruolo degli avvocati nei Consigli giudiziari. Tutte
questioni di "politica giudiziaria", e in un mondo razionale sarebbe
auspicabile avere tante voci e tra queste anche quella dell'Anm. Altro che
"attentato alla Costituzione".

 



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