[Area] Magistratura democratica Newsletter 7

Magistratura democratica md a magistraturademocratica.it
Mar 29 Giu 2021 20:00:56 CEST


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Cari lettori,

questa newsletter si apre con il documento del Gruppo Lavoro di Magistratura democratica.
 
Anche tutti gli altri contenuti sono collegati al XXIII congresso nazionale di Magistratura democratica, a partire dall'anteprima: il dialogo sulle questioni più attuali, legate alla giustizia, tra Mariarosaria Giglielmi, la segretaria generale di Md, e Gad Lerner, il noto giornalista. L'appuntamento è sulla pagina Facebook di Md, alle ore 18 di martedì 6 luglio. 
 
A seguire, un approfondimento su alcuni dei temi oggetto del dibattito congressuale. Si parte con Letizio Magliaro, che coordina una sessione sulle riforme “annunciate” e "desiderate" del Csm e dell’ordinamento giudiziario, del diritto e del processo penale.
Quindi, Elena Riva Crugnola analizza le novità previste per il processo civile. Infine, Valeria Piccone ci parla di un'Europa che sembra indirizzata verso una maggiore integrazione, e delle sue sfide tra attuazione del Pilastro sociale, progressiva riduzione delle diseguaglianze e rule of law.
 
In calce il programma del congresso, che si svolgerà a Firenze dal 9 all'11 luglio. Eventuali aggiornamenti sul sito:  www.magistraturademocratica.it. 
 
 
L'appuntamento con la newsletter Md, salvo eccezioni, è ogni martedì, alle ore 20
 
      
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Congresso Md / Il documento
"Nati nel lavoro"   


 
«Il clima delle fabbriche, dei posti di lavoro non dovrà essere solo quello di un complesso di macchine e di interessi egoistici, ma quello di una comunità di persone, di uomini a cui deve essere riconosciuta la tutela della loro libertà e dignità, quali portatori di sentimenti e di ideali, nella certezza e nella sicurezza del lavoro... Compiamo oggi, onorevoli colleghi, un atto di omaggio verso i lavoratori che hanno riscattato con la Resistenza il nostro paese, a quanti si sono immolati sull'altare del sacrificio nelle lotte del lavoro, ai quali va, nel momento in cui ci apprestiamo a votare a favore di questo disegno di legge, il nostro pensiero grato e riverente».
 
Lavori parlamentari della L. 300/1970; dichiarazione di voto dell’On. Lobianco (DC), il 14.5.1970 alla Camera dei Deputati
 
 
L’emergenza sanitaria che viviamo ha riscritto i tempi e le priorità delle nostre vite, rimettendo al centro l’essenziale: la salute pubblica e il lavoro, il lavoro di chi salva le persone e di chi comunque se ne prende cura, uomini e donne che hanno continuato ad attraversare le nostre città, per il resto deserte, per lavorare negli ospedali, nelle fabbriche, nelle aziende agricole, nei supermercati, per consegnare beni essenziali che non credevamo avrebbero potuto mai mancarci. A loro oggi va il nostro “pensiero grato e riverente”.
Ma la pandemia ha mostrato con particolare evidenza anche l’estrema fragilità del lavoro, legata essenzialmente alla sua precarietà, che riguarda soprattutto giovani e donne mentre, non appena le ordinarie attività produttive sono riprese, è ripresa anche la drammatica sequenza delle morti operaie.
Nessuno di questi mali è nuovo. Al contrario precarietà e insicurezza sono prodotti di una lunga stagione, di un modello di sviluppo che, nel nostro paese, ha visto nella riduzione del costo del lavoro il principale strumento di competitività delle imprese, perseguito innanzi tutto spostando il rischio derivante dalla variabilità della domanda su attori sempre più periferici di lunghe filiere produttive, fino a scaricarne il peso sui lavoratori. Che lo sopportano con la precarietà dei loro contratti, con l’insufficienza di retribuzioni che non garantiscono vite dignitose, con la nocività di ambienti di lavoro in cui spesso operano, insieme a loro, esposti agli stessi rischi, i loro datori di lavoro, piccoli imprenditori le cui sorti pure dipendono da lontane committenze, solo un po’ meno poveri dei loro dipendenti.
Queste trasformazioni sono state negli anni accompagnate e anzi sostenute da una legislazione che ha ridotto le tutele dei lavoratori all’interno del rapporto e limitato le risorse assegnate agli organi chiamati a verificare il rispetto di quelle rimaste.
Una legislazione - occorre ricordare - sostenuta dal consenso della grande maggioranza dei partiti e dell'informazione mainstream, oltre che da molti cultori della materia, tutti concordi nel presentarla come inevitabile ammodernamento dei rapporti di lavoro, richiesto dai nuovi modelli economici e sociali affermatisi e funzionale all'incremento dell'occupazione oltre che alla conquista di nuovi spazi di libertà individuale per i lavoratori. Previsioni tutte puntualmente e tragicamente smentite come era facile prevedere e come è stato inutilmente previsto.
Gli effetti di simili scelte sono visibili anche nelle nostre aule, di giudici del lavoro, in primo luogo nella drastica riduzione del contenzioso, che non è una buona notizia, perché segue, non alla soddisfazione, ma alla riduzione dei diritti.
Al contrario proprio il lavoro precario, il lavoro povero e insicuro avrebbe più bisogno del processo e del giudice del lavoro pensato dal legislatore del 1973: un processo tra parti disuguali (anche rispetto alla possibilità di sostenerne i costi e i tempi e alla disponibilità dei mezzi di prova) davanti a un giudice chiamato, se non ad eliminare, ad attenuare quella diseguaglianza almeno nel processo, innanzitutto accertando la verità dei fatti, che è il primo atto di giustizia.
Le trasformazioni del lavoro, delle organizzazioni produttive, le inedite forme di subordinazione, infatti, avrebbero bisogno di un processo che le rappresentasse fedelmente, di un giudice disponibile e interessato a comprenderle nella loro materialità per poi ricondurle nelle forme della legge.
Non è il ruolo che il legislatore di questi anni ha voluto assegnare al giudice del lavoro, di cui ha inteso marginalizzare la funzione e la discrezionalità, sottraendogli il sindacato sulle scelte decisive del rapporto (a partire da quella relativa alla sua conservazione a fronte di un licenziamento illegittimo). Tendenza che pure, da ultimo, ha trovato un fondamentale argine nella giurisprudenza costituzionale.
A questa marginalizzazione ha, però, concorso anche la magistratura del lavoro, dismettendo per lo più la funzione attiva che pure la legge processuale continua ad attribuirgli, scambiando molto spesso l’imparzialità con l’indifferenza rispetto all’esito del processo e ai diritti che esso coinvolge, rinunciando a capire il mondo di fuori e affidandosi invece alle regole formali di giudizio. Ma il mondo di fuori, le vite degli altri, le loro tragedie talvolta, non possono essere estranei al processo ed alcuni eventi, occorsi nei giorni in cui si svolge questo congresso, ci hanno costretto di nuovo a guardare alla prima di queste tragedie, quella delle morti sul lavoro. Chi ha responsabilità istituzionali, come i magistrati, non può occuparsi di queste morti limitandosi a commentarle. Altro è il nostro dovere.
Ci spetta innanzi tutto avere consapevolezza dello scarto sensibile che sempre esiste nel mondo del lavoro tra le norme e la realtà (come dimostrano le altissime percentuali di illegalità diffuse dall’INL nei suoi rapporti annuali) ed è compito anche della magistratura agire per garantire effettività ai principi, rafforzare le politiche pubbliche di tutela del lavoro, essere consapevole che la vera prevenzione della salute si attua dando dignità e valore a chi lavora. Assicurando il rispetto di orari, riposi, salari, formazione, professionalità, stabilità nell’impiego, rappresentanza sindacale, perché la giustiziabilità dei diritti è la necessaria precondizione per un lavoro sicuro e dignitoso e perché i diritti del lavoro si tengono assieme tutti e nessuno è più dipendente da tutti gli altri diritti di quello alla salute.
Serve allora una giustizia più attenta alle ragioni di chi lavora e che intervenga per tempo. Non solo dopo l’ennesima tragedia che fa notizia, ma soprattutto in via preventiva: sulle modalità del lavoro, sulle catene illecite di appalti, sulle condizioni di igiene, sugli orari di lavoro non rispettati che aumentano i rischi per l’incolumità dei lavoratori e che, in primo luogo garantisca loro accesso davanti ad essa.
Dare risorse ed efficienza alla Giustizia, come sempre si reclama, è necessario ma da solo non basta se nel processo non c’è un giudice capace di ascoltare, disponibile a cercare.
Questo è quello che sempre dovremmo fare, che ora soprattutto dobbiamo fare, nel lavoro quotidiano, negli uffici, tornando a orientare la giurisprudenza verso la tutela effettiva dei diritti. Che è quello per cui Md è nata.
 
Il Gruppo Lavoro di Magistratura Democratica
 
       
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Congresso Md / Riforme "annunciate" e "pensate" / 1
La sfida: processi celeri e credibilità   


 
Due necessità, distinte, ma con punti in comune, spingono questa annunciata stagione di riforme che interessano la magistratura: l’esigenza di rendere più efficiente la risposta giudiziaria e quella di restituire credibilità alla magistratura.
 
La richiesta di un miglior governo della macchina giudiziaria si traduce, di fatto, nella necessità di accorciare i tempi dei processi. In tema di giustizia civile questa domanda è strettamente collegata all’erogazione e all’utilizzo di fondi europei da utilizzare per il Piano nazionele di ripresa e resilienza: la richiesta che viene dall’Europa è quella di una giustizia che fornisca a possibili investitori certezze nei tempi della risoluzione di eventuali contenziosi. Tuttavia, la necessità di fornire risposte giudiziarie celeri risponde prima di tutto alla previsione costituzionale di celebrare processi “giusti”, che non si protraggano dunque per tempi insostenibili, conferendo al processo una dimensione “etica” ravvisabile proprio nel rispetto dei soggetti coinvolti e dei loro tempi di vita.
Analogamente, la drammatica caduta di credibilità della magistratura, terribilmente offuscata dalle vicende relative agli accordi spartitori per la nomina dei dirigenti di uffici giudiziari anche di primario interesse nazionale, richiede una risposta in grado di restituire autorevolezza all’operato dei magistrati in qualsiasi ambito, per una difesa della funzione giurisdizionale, posta a tutela dei diritti di tutti.
Si apre uno scenario dove individuare i rimedi alle criticità rilevate: non tutte le ricette possono portare ad effetti positivi, e quelle sbagliate possono uccidere il malato. Pare passare nel dibattito pubblico l’idea che la causa delle inefficienze e soprattutto della perdita di credibilità stia nell’esistenza stessa dei gruppi associativi, delle “correnti”, piuttosto che nei meccanismi che hanno portato alla loro degenerazione, trasformandoli da luoghi ove si confrontano idee e modelli diversi di interpretazione del modello costituzionale, da inverare nel governo della magistratura, ad apparati rivolti soltanto a garantire protezione e vantaggi ai propri aderenti. Sullo sfondo si disegna una magistratura che si definisce “spoliticizzata”, in realtà ostaggio di un'impossibile neutralità, aggredibile da interessi meno dichiarati e più pericolosi.
Dunque, deve aprirsi una riflessione su quali siano gli strumenti più adeguati per rendere più celere la risposta giudiziaria e per restituire credibilità alla magistratura, e la tavola rotonda prevista nel prossimo congresso nazionale di Magistratura democratica vuole offrire un primo contributo in questa direzione.
 
 
Testo di Letizio Magliaro, giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Bologna. Al congresso coordina il dibattito: Le riforme che si annunciano, le riforme che pensiamo (prima sessione). II Consiglio superiore della Magistratura e l’ordinamento giudiziario. Il diritto e il processo penale
 
      
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Congresso Md / Riforme "annunciate" e "pensate" / 2
Cosa accade nella giustizia civile?
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Nel guardare alle riforme “annunciate” in materia di giustizia civile e in particolare agli emendamenti al disegno di legge delega “per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie” e agli artt. 11 e 12 del dl n.80/2021:
 
- per un primo verso si coglie immediatamente il continuo richiamo a valori per così dire numerici ed economici: deflazione del contenzioso, riduzione dei tempi dei processi, risorse degli uffici giudiziari, tutti aspetti senz’altro rilevanti ma che rischiano di porre in secondo piano la centralità della giurisdizione e degli strumenti alternativi quali mezzi di attuazione dei diritti, al servizio della persona e della sua dignità;
 
- per altro verso si è portati a riflettere come ogni riforma sia in sostanza affidata alla lettura che ne daranno gli attori primi, avvocati, giudici, mediatori, funzionari, addetti all’ufficio per il processo, informatici: senza l’impegno di tutti ad una lettura orientata nel senso (non tanto della efficienza “numerica” ma) della efficacia della azione comune a tutela dei diritti, vischiosità procedurali e burocratiche ridurranno comunque la portata di ogni intento riformatore.
 
Gli interventi previsti nel dibattito congressuale rappresenteranno dunque, ciascuno, un focus su alcuni nodi di come le riforme “annunciate” possano essere “pensate”:
 
- quale utilizzo delle risorse che saranno immesse nel sistema giustizia? è possibile pensare a una progettualità elastica ma precisa, rapportata alle caratteristiche dei vari uffici e formulata su basi condivise?
 
- quale il valore del sistema Adr (la risoluzione alternativa delle controversie)? Si tratta di uno strumento di mera deflazione del contenzioso o può essere pensato quale modalità collaborativa/partecipativa di gestione dei conflitti?
 
- quali le modalità processuali e organizzative per la tutela di diritti che, nella modulazione degli uffici giudiziari e nel sistema statistico, sono “di secondo piano” ma riguardano posizioni fondamentali della persona, come ad esempio in materia di protezione internazionale e di amministrazione di sostegno?
 
 
Testo di Elena Riva Crugnola, giudice della Sezione civile del Tribunale di Milano.  Al congresso coordina il dibattito: Le riforme che si annunciano, le riforme che pensiamo (seconda sessione). Il diritto e il processo civile
 
      
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Congresso Md / L'Europa vista da Medel
Verso un nuovo processo di integrazione   


Il Nexteugeneration è parso un’occasione storica per un salto di qualità del processo di integrazione, che faccia dell’Unione una costellazione istituzionale assimilabile ad una federazione.
 
È chiaro che la gestione della pandemia da parte delle istituzioni europee sarà oggetto di una rinnovata discussione sui confini del “folle volo europeo”, anche in occasione della Conferenza sul futuro dell’Europa che sta muovendo i primi passi.
La straordinaria entità delle risorse stanziate con il Next si avvicina ai 2 mila miliardi di euro, e appare “storica” la decisione di concedere aiuti a fondo perduto come nucleo di un debito comune europeo, adottata attraverso una complicata procedura di approvazione, che in molti punti sfida la lettera e lo spirito dei Trattati. Si è cercato di esaltare il carattere “costituzionale” della decisione con l’aggancio degli aiuti alla clausola dello stato di diritto, saldatura che, purtroppo, è stata in parte dilazionata nel tempo, ma il solo fatto che un aggancio del genere sia stato tentato dimostra che sembrerebbe esserci un prima ed un dopo il 21 luglio 2020.
Di fronte a tali oggettivi segni di svolta, è rimasta forse sotto traccia l’apertura alla dimensione sociale, comunque sottolineata con forza nella Risoluzione del Parlamento europeo del 17.12.2020: “Un’Europa sociale forte per transizioni giuste”.
Non vi è dubbio che i profili di solidarietà e coesione sociale siano quindi prioritari, determinanti e che trovino riscontro immediato nell’allocazione delle risorse non in base alla popolazione degli Stati, ma correlandole alle effettive conseguenze dannose della pandemia (secondo il principio della mutualizzazione paneuropea dei danni) ed anche nell’ampia esigibilità dei progetti più marcatamente a carattere sociale. La pandemia ha dunque aperto un possibile processo di revisione delle regole della governance economica e del ruolo della Banca centrale europea, che dovrebbe essere diretto a superare il dogma dell’austerità.
Accanto alle questioni relative alla progressiva attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali si pone una serie di sfide da scandagliare che, a partire dalla rule of law consentano di comprendere dove sta volgendo l’Europa, anche sulla scorta della Carta dei diritti fondamentali verso una maggiore integrazione e la progressiva e reale riduzione di disuguaglianze. Non possono non ricordarsi la recente Risoluzione del 10.2.2021 sulla “Riduzione delle diseguaglianze con particolare riferimento alla povertà lavorativa” e la consultazione preventiva delle parti sociali per la protezione delle persone al lavoro tramite piattaforme.
Crediamo che queste premesse siano importanti e promettenti, che abbiano delle fondamentali implicazioni anche sul piano istituzionale e costituzionale e che non sia un caso che una nuova ed inedita apertura al capitolo sociale dell’Unione abbia determinato un’utilizzazione meno formalistica e conservatrice delle attuali regole, come nel caso del salario minimo o della decisione di assegnare agli Stati prestiti a fondo perduto.
Sembra l’inizio di un processo ancora inedito, nel quale si muovono attori che certamente remano contro l’innovazione istituzionale, sociale ed ecologica, ma crediamo che i segnali offerti siano troppo significativi per non “prendere sul serio” quanto è stato promesso per costruire la “sostanza” sociale di un’Europa federale. Vogliamo partecipare in modo costruttivo a questo processo, per arricchirlo, per indirizzarlo al meglio, per combattere gli egoismi e la grettezza dei diversi nazionalismi.
Questo il target dell’incontro promosso da Medel in seno al congresso nazionale di Magistratura democratica, con la finalità di fornire una logica di scavo comune delle occasioni che oggi la crisi ha già offerto: gli aspetti istituzionali, normativi e di garanzia dei diritti fondamentali alla luce del social summit del Consiglio di Porto del 7 maggio 2021, incentrato sull’Europa sociale, e della Conferenza sul futuro dell’Europa partita in occasione della festa dell’unificazione continentale del prossimo 9 maggio, che, ci auguriamo, contempli un reale dialogo con la società civile europea.
Luci ed ombre sotto i riflettori ma con la volontà di verificare, attraverso le voci più varie ed autorevoli cosa sta accadendo e dove può andare oggi l’Europa.


Testo di Valeria Piccone, consigliere di Cassazione e referente della Rete fra le Corti supreme europee. Al congresso coordina, con Gualtiero Michelini (magistrato applicato alla sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini Ue del tribunale di Firenze) la conferenza di Medel: Il futuro dell’Europa tra rule of Law e Pilastro sociale     
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   Il programma   

 

Venerdì 9 luglio 2021
Ore 9.15 Apertura del congresso a cura della Segreteria della Sezione Toscana di Magistratura democratica
Ore 9.20 Lectio magistralis
La costruzione della democrazia e il ruolo dei giudici Luigi Ferrajoli (emerito di filosofia del diritto, Università Roma Tre)
Ore 10.00 Relazione di Mariarosaria Guglielmi, Segretaria generale di Magistratura democratica
Ore 10.45 Coffee Break
Ore 11.00-13.30 Le riforme che si annunciano, le riforme che pensiamo (prima sessione). Il Consiglio superiore della Magistratura e l’ordinamento giudiziario. Il diritto e il processo penale
Intervengono: Francesca Biondi, professoressa ordinaria di diritto costituzionale; Università di Milano-Statale; Giandomenico Caiazza, avvocato e presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane; Vittorio Manes, professore di diritto penale, Università di Bologna; Ezia Maccora, Tribunale di Milano; Stefano Musolino, Procura della Repubblica di Reggio Calabria; Andrea Natale, Tribunale di Torino
Coordina: Letizio Magliaro, Tribunale di Bologna
Ore 13.30-15.00 sospensione dei lavori
Ore 15.00-17.30 Conferenza di MEDEL – Magistrats europeéns pour la démocratie et les libertés. Il futuro dell’Europa tra rule of Law e Pilastro sociale (con traduzione simultanea)
Intervengono: Pier Virgilio Dastoli, presidente Movimento Europeo-Italia; Sophie in’t Veld, parlamentare europea; Elly Schlein, vicepresidente Regione Emilia- Romagna; Giuseppe Bronzini, presidente di sezione, Corte di Cassazione; Cesare Pinelli, professore ordinario di diritto costituzionale, Università di Roma “La Sapienza”; Nicole Lazzerini, ricercatrice a tempo determinato in diritto dell'Unione europea, Università di Firenze; Gaetano Ruta, procuratore europeo delegato; Filipe Marques, presidente MEDEL; Monica Frąckowiak, giudice a Poznań, Polonia, direttivo MEDEL; Fausta Guarriello, professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università di Chieti-Pescara. Coordinano: Gualtiero Michelini, Tribunale di Firenze; Valeria Piccone, Corte di Cassazione
Ore 17.30-19.00 Dibattito congressuale
 
Sabato 10 luglio 2021
Ore 9.15-10.30 I giudici, la città: democrazia, giustizia, etica
Intervengono: Gaetano Azzariti, professore ordinario di diritto costituzionale, Università di Roma “La Sapienza”; Franco Ippolito, presidente Fondazione Lelio e Lisli Basso;  Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire.
Coordina: Silvia Albano, Tribunale di Roma
Ore 10.30-10.45 Coffee Break
Ore 10.45-13.30 Dibattito congressuale e interventi programmati
Ore 13.30-14.45 sospensione dei lavori
Ore 14.45-16.00 Le riforme che si annunciano, le riforme che pensiamo (seconda sessione). Il diritto e il processo civile
Intervengono: Claudio Castelli, Corte d’Appello di Brescia; Paola Moreschini, avvocata e Osservatorio Giustizia civile, Roma; Matilde Betti, Tribunale di Bologna. Coordina: Elena Riva Crugnola, Tribunale di Milano
Ore 16.00-19.00 Dibattito congressuale e interventi programmati
 
Domenica 11 luglio 2021
Ore 9.30-13.30 Dibattito congressuale
Discussione e approvazione delle mozioni
Elezione dei componenti stabili del Consiglio Nazionale
Chiusura dei lavori congressuali
 
Sono stati invitati la Prof.ssa Marta Cartabia, Ministra della Giustizia, e l’On. David Ermini, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura.           [  ]( # )       [  ]( # )
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