[Area] Magistratura democratica Newsletter 8

Magistratura democratica md a magistraturademocratica.it
Mar 6 Lug 2021 20:00:11 CEST


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Cari lettori,

questa newsletter si occupa in particolare del XXIII congresso nazionale di Magistratura democratica, che si svolgerà a Firenze dal 9 all'11 luglio. Il programma completo è visibile in calce (eventuali aggiornamenti su www.magistraturademocratica.it).
 
Intanto, possiamo annunciare un originale fuori-programma: nel corso dei tre giorni verrà allestito un "set" al palazzo dei congressi, dove ospiti e delegati, oltre a seguire i lavori, potranno esprimere un loro pensiero su valore storico, significato attuale, linguaggio di norme o principi della Costituzione. Le riprese comporranno un mosaico di idee che verrà presentato alla chiusura del congresso.
 
In apertura, stralci della relazione congressuale della segretaria generale Mariarosaria Guglielmi, pubblicata integralmente sulle pagine web di Md e di Questione Giustizia. C'è poi la notizia del suo atteso confronto con Gad Lerner, che compare sulla pagina Facebook di Magistratura democratica e nel sito di Radio Radicale. 
 
A seguire, le riflessioni di Silvia Albano su una questione cruciale, oggetto della sessione congressuale che lei stessa coordina, dal titolo I giudici, la città: democrazia, giustizia, etica.
 
Quindi, un approfondimento su aspetti di respiro continentale, attraverso l'intervento del magistrato portoghese Filipe Marques, presidente di Medel (Magistrats europeéns pour la démocratie et les libertés) e quello di Gualtiero Michelini, uno dei coordinatori della conferenza congressuale di Medel sul futuro dell'Europa tra Rule of Law e Pilastro sociale, alla quale partecipa lo stesso Marques.
 
Infine, una sintesi del webinar di Silp Cgil dedicato agli aspetti sociali della pandemia, al quale ha partecipato Giuseppe Battarino, giudice del Tribunale di Varese.
  
L'appuntamento con la newsletter Md, salvo eccezioni, è ogni martedì, alle ore 20
      
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Congresso Md / Relazione di Mariarosaria Guglielmi
La giurisdizione, vera posta in gioco   

 
(...) Celebriamo il nostro XXIII congresso nel pieno di una difficile stagione per la magistratura e per la giurisdizione.
 
La crisi innescata dallo scandalo delle nomine e dalle gravissime cadute etiche svelate dall’inchiesta di Perugia ha mostrato in questi mesi pericolosi segnali di avvitamento intorno ad un intreccio, sempre più inestricabile, fra cause irrisolte delle degenerazioni e delle cadute; analisi incompiute e letture strumentali; proposte di cure sbagliate, tentativi di rinnovamento di facciata e progetti concretissimi, capaci di travolgere l’assetto costituzionale voluto a tutela di una giurisdizione indipendente.
Dopo l’iniziale rivolta, e la richiesta di una forte reazione allo scandalo appena esploso venuta dalle assemblee autoconvocate, la magistratura appare immobile, percorsa da divisioni e contrapposizioni al suo interno, incapace di dare segnali riconoscibili di una svolta unitaria verso il necessario cambiamento. Fra tentativi di letture consolatorie, distinguo di breve respiro, e spinte antisistema, nel dibattito interno è mancata un’analisi condivisa e un’assunzione di responsabilità collettiva rispetto alla necessità di affrontare i tanti nodi venuti al pettine. E da questo obiettivo ci allontanano anche le letture in apparenza più radicali, che accomunano indiscriminatamente nella riprovazione singoli, gruppi, protagonisti delle diverse stagioni dell’autogoverno e dell’associazionismo.
Nel nostro dibattito e nella sua rappresentazione esterna, abbiamo visto prendere sempre più corpo un modello di magistratura fatta di singoli, indipendenti perché estranei alle esperienze collettive: una nuova dimensione di individualismo difensivo, e di protagonismo di quanti si propongono come la parte sana di un corpo malato, in grado di riscattarne l’immagine perché, da sempre, soli, estranei ad ogni esperienza di aggregazione e alle inevitabili contaminazioni che da queste derivano.
La magistratura di questa stagione di crisi sembra aver smarrito la sua identità di soggetto collettivo e non riesce a ritrovarla nei luoghi dove in origine si è costruita: nell’esperienza associativa e nell’autogoverno, luoghi dove si è espresso l’impegno comune e l’assunzione di responsabilità per una magistratura all’altezza del suo ruolo; luoghi di confronto, dove il pluralismo delle idee ha operato da controspinta alla chiusura corporativa. In questi luoghi avremmo dovuto ritrovare la spinta a far ripartire una riflessione sui cambiamenti culturali subiti per effetto di nuove forme di carrierismo e di corporativismo, e sulle ragioni ed effetti della crisi che ha investito il nostro sistema di rappresentanza. E in questa lunga, difficile stagione si è aperto un fronte ancora più preoccupante: la frequenza di indagini per fatti gravi e gravissimi, che coinvolgono giudici e pubblici ministeri, esige risposte immediate agli inquietanti interrogativi sull’attualità, gravità ed ampiezza della nuova questione morale.
Risposte che non si esauriscono nelle sanzioni penali e disciplinari: non possiamo più rinviare una riflessione sugli scenari che si intravedono dietro inchieste, arresti, contesti ambientali nei quali fatti e condotte si collocano, e sulla necessità di fare luce su tutte le zone d’ombra dove si annidano i fattori di degenerazione.
Abbiamo scelto come tema centrale di riflessione del congresso il rapporto fra magistratura e democrazia: in questo rapporto pensiamo che si possa trovare una chiave di lettura di tanti aspetti della crisi, dei suoi effetti e dei suoi risvolti sulla legittimazione democratica della magistratura. (...)
 
La vera posta in gioco di una crisi che, fra immobilismo interno e attacchi dall’esterno, oggi non trova una via d’uscita, è diventata la giurisdizione. Le analisi più tranchant sulle dimensioni e l’irreversibilità della crisi hanno sempre più guadagnato spazio nel dibattito interno, e oggi dominano quello pubblico e mediatico, con sorprendente seguito anche fra autorevoli osservatori ed opinionisti. In queste analisi non serve capire e discernere vicende e cause. E non c’è memoria storica dell’esperienza dell’autogoverno e dell’associazionismo e del ruolo che hanno avuto. La cura proposta è radicale: la torsione dell’attuale assetto costituzionale, che ha garantito l’indipendenza della magistratura per tutelare una giurisdizione indipendente. La giurisdizione è l’obiettivo, dichiarato, di chi teorizza l’esistenza di un sistema e in questa chiave riscrive anche la storia di indagini e processi: la degenerazione avrebbe colpito la magistratura anche nell’esercizio delle sue funzioni; oggi, come in passato, le motivazioni di indagini e sentenze andrebbero ricercate nelle finalità politiche della parte più ideologizzata dei giudici e dei pubblici ministeri. (...)
 
Noi non ci attendiamo analisi e cure pietose. Non confidiamo nella nottata che prima o poi passerà. E non vogliamo capri espiatori. L’assunzione di responsabilità da parte della magistratura deve essere piena. E ci riguarda in via diretta, come magistrati che rivendicano il valore dell’associazionismo, della rappresentanza, dell’autogoverno. All’esplosione dello scandalo immediata e ferma è stata la reazione dell’Anm, con la richiesta di dimissioni per tutti coloro che erano stati interessati dalle vicende dello scandalo e sulla stessa linea di fermezza si è mosso al suo interno il gruppo di Unicost.
Ma colpe e condotte dei singoli non spiegano il grumo di problemi svelato dalla crisi. E se oggi ci aspettiamo che le buone riforme facciano la loro parte, intervenendo dove quelle cattive e pessime hanno contribuito a portare distorsioni (mi riferisco in particolare all’attuale legge elettorale per il Csm), pensiamo che il rinnovamento etico e culturale, più profondo e duraturo, non possa che partire dalla magistratura e dai gruppi. Il necessario percorso di riflessione richiede un’analisi di ciò che ha contribuito a svilire il senso dell’impegno associativo, e che ha fatto recedere le ragioni ideali, quale spinta ad aggregarsi, rispetto ad interessi e obiettivi individuali. (...)
 
Mariarosaria Guglielmi, segretaria generale di Magistratura democratica 
 
Link alla relazione completa:
https://www.magistraturademocratica.it/congresso/articolo/nm60d59bae2b0302-72196018  
Da segnalare, inoltre, l'articolo: Riforma giustizia, Guglielmi: "Le toghe italiane rischiano l'effetto museruola", di Liana Milella. Sulla Repubblica on-line, 30 giugno
      
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Congresso Md / Anteprima
Il dialogo tra Guglielmi e Lerner   


Il congresso nazionale di Md è iniziato idealmente con un evento: il dialogo tra la segretaria generale di Magistratura democratica Mariarosaria Guglielmi e il giornalista Gad Lerner su temi centrali, a partire della questione democratica e da quella morale. Compare nella pagina Facebook di Magistratura democratica e nel sito di Radio Radicale al link: 
https://www.radioradicale.it/scheda/641876/mariarosaria-guglielmi-dialoga-con-gad-lerner
       
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Congresso Md / Democrazia e questione morale
I giudici e la polis, cuore del dibattito   


 
Al congresso  di Firenze continuerà la riflessione avviata da Magistratura Democratica per individuare le cause della caduta etica che la “vicenda Palamara” ha portato all’evidenza, e cercare di trovare delle risposte.
 
Siamo profondamente convinti che questa riflessione non possa svolgersi solo all’interno della magistratura, ma debba coinvolgere gli interlocutori esterni più sensibili e consapevoli in ordine al ruolo svolto dall’associazionismo giudiziario per la realizzazione di un ordine giudiziario davvero indipendente, di una giurisprudenza di qualità in grado di evolversi in funzione dell’inveramento dei diritti sanciti dalla Carta Costituzionale. E di quanto sia prezioso il pluralismo culturale della magistratura.
Ciò che è venuto alla luce ha disvelato la degenerazione dell’associazionismo giudiziario che ha riguardato – anche se in modo certamente diverso - tutti i gruppi associativi: canali di decisione paralleli rispetto a quelli democraticamente eletti, consolidamento di posizioni di potere personale attraverso un sistema di vere e proprie clientele, l’emergere di veri e propri apparati di potere su base territoriale.
È emersa insomma una gigantesca questione democratica: l’associazionismo, da strumento di elaborazione ideale e partecipazione democratica alle scelte anche dell’autogoverno, è divenuto strumento per consolidare posizioni di potere e politiche spartitorie senza alcuna base ideale, svuotando di senso lo stesso concetto di rappresentanza. Tutto ciò con la complicità di settori importanti della politica dei partiti, che hanno favorito e sono stati parte di questo sistema.
È di tutta evidenza, quindi, che non sarà solo con i procedimenti disciplinari che questa crisi potrà essere risolta. Essa partecipa della più generale crisi della democrazia rappresentativa e della perdita di ruolo dei “corpi intermedi” che ha investito non solo il nostro paese, ma anche il panorama europeo.
Tale crisi e la consapevolezza della necessità in un sistema democratico che non voglia diventare ostaggio della “tirannia della maggioranza”, dell’esistenza di un ordine giudiziario indipendente che goda non del consenso, ma della fiducia dei cittadini, chiede a noi di confrontarci con la “polis”, ma chiede anche alla “polis” di farsi carico di questa necessità, per ricostruire insieme un ordine democratico all’altezza delle sfide di questo tempo.

Silvia Albano, giudice del Tribunale di Roma.
Al congresso coordina la sessione:  I giudici, la città: democrazia, giustizia, etica
      
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Congresso Md / La conferenza di Medel / 1
Europa: la crisi e le sfide del futuro   


 
Come già sottolineato da Valeria Piccone nella newsletter del 29 giugno, i tempi che l'Unione europea sta vivendo sono tempi di crisi, ma anche di sfide che senza dubbio determineranno il suo futuro.
 
La Conferenza sul Futuro dell'Europa che ha recentemente iniziato i suoi lavori e il Consiglio Europeo di Porto del maggio 2021, dedicato alle politiche sociali, ci danno segnali incoraggianti di una rifocalizzazione delle politiche che porterebbe a mettere i cittadini e i loro diritti fondamentali al centro delle azioni delle istituzioni dell'Unione e degli Stati membri.
Allo stesso tempo, però, mentre vediamo questi segni di speranza, altri puntano nella direzione opposta. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un forte declino nel rispetto dei principi fondamentali dell'indipendenza del Giudiziario e dello Stato di diritto, raggiungendo livelli che sarebbero sembrati inimmaginabili non molto tempo fa. In Ungheria o Polonia, siamo di fronte ad attacchi deliberati e sistematici, volti alla subordinazione del potere giudiziario all'esecutivo. All'epoca dell'allargamento del 2004, nemmeno il più pessimista avrebbe osato prevedere che 17 anni dopo, uno degli Stati membri dell'Unione Europea (l'Ungheria) sarebbe stato classificato come "autocrazia elettorale" ("Autocratization Turns Viral - Democracy Report 2021", V-Dem Institute at the University of Gothenburg).
La lotta per l'indipendenza del potere giudiziario e la difesa dello Stato di diritto in Europa è stata combattuta su diversi fronti. A livello dell'Unione europea, fino al 2018 tutto era visto come un problema esclusivamente politico, da risolvere all'interno del Consiglio o delle relazioni Commissione/Stati. Una soluzione efficace era praticamente impossibile, a causa dell'unanimità richiesta dall'articolo 7, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea. Tutto è cambiato, però, con la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea nel caso Associação Sindical dos Juízes Portugueses (C-64/16, 27 febbraio 2018, EU:C:2018:117). Si è aperto un nuovo "fronte di battaglia" e la questione ha assunto anche (o essenzialmente) una natura giuridica. Da quella rivoluzionaria decisione, la Corte europea dei Diritti umani ha sviluppato e densificato quello che possiamo addirittura considerare l'embrione della "costituzione giudiziaria" dell'Ue: ha sottolineato l'essenzialità dell'esistenza di regole chiare sulla composizione dei tribunali, sulla nomina, sulla durata del mandato, sui motivi di astensione, sull'impugnazione della nomina e della rimozione dei giudici e sul regime disciplinare cui sono sottoposti (C-216/18, 25 luglio 2018, EU:C:2018: 586); ha densificato il principio di inamovibilità (C-619/18, 24 giugno 2019, EU:C:2019: 531); ha chiarito che il principio del primato del diritto dell'Unione impone ai giudici nazionali di non applicare le disposizioni del diritto nazionale che attribuiscono la competenza a conoscere delle controversie a organi che, per le condizioni oggettive in cui sono stati istituiti, per le loro caratteristiche o per le modalità di nomina dei loro membri sono suscettibili di far sorgere nella mente degli individui dubbi legittimi sulla loro impermeabilità a elementi esterni, in particolare all'influenza diretta o indiretta del potere legislativo ed esecutivo, e sulla loro neutralità (C-585/18, C-624/18 e C-625/18, 19 novembre 2019, EU: C:2019:982); ha affermato che il sistema disciplinare dei giudici nazionali rientra nell'ambito di applicazione del diritto dell'Unione e impone agli Stati membri l'obbligo di assicurare il rispetto del principio di indipendenza (C-791/19 R, 8 aprile 2020, EU:C:2020:277).
Questa battaglia è stata combattuta anche a livello del Consiglio d'Europa. La Corte Europea dei Diritti Umani è stata chiamata sempre più spesso a pronunciarsi sull'indipendenza del Potere Giudiziario e sullo Stato di diritto, avendo già avuto modo di pronunciarsi, tra l'altro, su questioni come la destituzione dei giudici o la composizione e il funzionamento dei Consigli Superiori, stabilendo con la Corte di Giustizia europea quello che l'attuale presidente della Corte europea dei Diritti dell'uomo ha definito "un rapporto simbiotico".
Tuttavia, se questo crescente intervento dei tribunali internazionali ha contribuito a fornire una maggiore protezione ai giudici nazionali contro gli attacchi alla loro indipendenza da parte dei governi dei rispettivi Stati, li ha anche messo (e, di conseguenza, i tribunali nazionali) a maggior rischio di cadere in quello che possiamo definire come la "trappola populista al Potere Giudiziario": il discorso populista radicalizza le posizioni politiche, rendendo il dialogo molto difficile, se non impossibile; il dibattito politico finisce per spostarsi nella sfera giudiziaria; le decisioni dei tribunali, anche se solidamente fondate da un punto di vista giuridico, sono viste come politicizzate, dando ai populisti argomenti per accusare la magistratura di essere parte del "sistema corrotto" che essi sono gli unici in grado di combattere.
Gran parte della sfida starà nel modo in cui il dialogo tra i tribunali avrà luogo. Segnali preoccupanti arrivano dalla Polonia, come la recente decisione del 15 giugno 2021 della (politicamente catturata) Corte Costituzionale polacca. La Corte europea dei Diritti umani, nella sentenza Xero Flor W Polsce sp. z o.o. c. Polonia (Causa n. 4907/18, 7 maggio 2021), ha ritenuto all'unanimità che vi fosse una violazione dell'art. 6 della Corte europea dei Diritti umani perché le regole di indipendenza giudiziaria non furono rispettate nella nomina di alcuni dei giudici del Tribunale polacco. La posizione del Tribunale costituzionale polacco su questa decisione della Corte Europea dei Diritti umani è stata quella di affermare che essa "si basa su argomenti che testimoniano l'ignoranza della Corte sul sistema giuridico polacco, compresi i presupposti costituzionali fondamentali che specificano la posizione, il sistema e il ruolo della corte costituzionale polacca. In questo senso, è stata data senza una base giuridica, andando oltre la giurisdizione della Corte Europea dei Diritti umani, e costituisce un'interferenza illegale nell'ordinamento giuridico interno, in particolare in questioni che non rientrano nella giurisdizione della Corte Europea dei Diritti umani; per queste ragioni, deve essere considerata come una sentenza inesistente (sententia non existens)” (versione inglese disponibile su: https://ruleoflaw.pl/wp-content/uploads/2021/06/20819_P-7_20_eng.pdf).
Rifletteremo insieme su tutti questi temi alla conferenza Medel che si terrà al Congresso Md di Firenze il 9 luglio. Perché, come dicevano i visionari fondatori di Medel nel 1985, solo attraverso il dialogo tra magistrati di diversi paesi si può procedere con sicurezza verso un'Unione Europea più forte, nel rispetto dei diritti delle minoranze e dei più vulnerabili.
 
Filipe Marques, giudice in Portogallo, presidente di Medel – Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés. Partecipa alla sessione: Il futuro dell’Europa tra rule of Law e Pilastro sociale
       
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Congresso Md / La conferenza di Medel / 2
L'Unione e lo Stato di diritto
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La pandemia ha dimostrato l’importanza di una strategia comune europea ed è l’occasione per uno straordinario piano di aiuti – NextGenerationEU - che proietta l’Unione verso una nuova dimensione di integrazione, ancorata a profili forti di solidarietà e di apertura al capitolo sociale dell’economia europea.
 

La conferenza sul futuro dell’Unione si è così aperta nel segno della “rivoluzione europea” concepita come opposizione al dispotismo nel Manifesto di Ventotene di Spinelli, Rossi e Colorni di cui celebriamo l’80° anniversario.
Ma mentre ricordiamo che l'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto, assistiamo in più di uno Stato membro a pericolose torsioni dei principi di separazione dei poteri e di indipendenza del giudiziario, che caratterizzano ed attuano lo Stato di diritto e presidiano la tutela dei diritti fondamentali per le persone che abitano l’Unione e contribuiscono al suo sviluppo.
Una prima relazione sullo Stato di diritto nell’Unione europea è stata pubblicata dalla Commissione, e l’edizione 2021 è in preparazione. Le associazioni europee di magistrati, come Medel, hanno portato il loro contributo e le loro valutazioni. I sistemi giudiziari, il quadro anticorruzione, il pluralismo dei media, le questioni istituzionali, nell’Unione in generale ed in ciascuno Stato membro, sono indicatori della salute dello Stato di diritto e del benessere costituzionale delle istituzioni e dei cittadini europei.
Il monitoraggio del rispetto dei principi dello Stato di diritto, collegato ad uno strumento di condizionalità per l’accesso ai fondi europei, è però rimasto neutralizzato in sede di Consiglio europeo, con un compromesso di rinvio, di riferimento alle identità nazionali, di anomalo incrocio tra linee-guida da elaborarsi da parte della Commissione ed eventuali future sentenze della Corte di Giustizia. Insomma, ancora uno stallo tra cooperazione inter-governativa e prospettiva federale o comunque sovra-nazionale, in cui la Corte di Giustizia non si è comunque sinora sottratta (dalla sentenza ASJP, al garantismo operativo sul mandato d’arresto europeo, alle pronunce sulle inquietanti riforme polacche) all’approfondimento del controllo sul rispetto del valori dell’Unione assegnatole dai Trattati letti unitamente alla Carta dei Diritti Fondamentali.
La centralità delle questioni istituzionali di attuazione effettiva dei principi di Rule of Law nei futuri assetti della governance democratica europea verso una integrazione socialmente orientata chiama in causa l’associazionismo giudiziario, nel confronto con la politica, l’accademia e la società civile nel delineare il cammino europeo che desideriamo percorrere.
 
Gualtiero Michelini, magistrato applicato alla sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini UE del tribunale di Firenze. Al congresso è uno dei coordinatori della sessione: Il futuro dell’Europa tra rule of Law e Pilastro sociale
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   Webinar Silp Cgil
Aspetti sociali della pandemia  

 
Nel webinar organizzato dal sindacato di polizia Silp Cgil, dal titolo Aspetti sociali della pandemia, si è discusso a più voci sulla complessità delle conseguenze dell’emergenza epidemiologica Covid-19 e delle modalità con cui è stata affrontata.

Daniele Tissone, Segretario generale nazionale Silp-Cgil, ha rilevato come le forze di polizia siano state fortemente impegnate e costrette a pensare nuove modalità operative nell’ambito della sicurezza pubblica; mentre l’attività di polizia giudiziaria si è misurata con fenomeni delicati quali la virtualizzazione dei reati e l’aumento degli episodi di violenza domestica; in prospettiva, una particolare attenzione dovrà essere riservata ai fenomeni illeciti correlati all’accumulo e al trasferimento di ricchezza.
Francisco Mele, psicoterapeuta, ha fornito elementi di analisi della crisi dell’individuo, della società, della famiglia, di cui ancora non possiamo prevedere le conseguenze, e che pone a confronto l’io che ha vissuto il Covd-19 e l’”io relazionale”.
Anna De Santi, Responsabile dell’Unità di neuroscienze sociali del Dipartimento di neuroscienze dell’Istituto Superiore di Sanità, ha parlato dei principali cambiamenti sociali intervenuti dei fattori di stress che hanno impattato sulla popolazione e delle conseguenze in termini di nuove povertà.
Giuseppe Battarino, magistrato, ha esaminato il contesto giuridico e costituzionale in cui si è affrontata l’emergenza epidemiologica, sottolineando come il cosiddetto “distanziamento sociale”, fattore determinante del contenimento dell’epidemia Covid-19, sia stato ottenuto attraverso l’introduzione di regole costituzionalmente compatibili, che hanno ridotto la socialità (fondata sull’articolo 2 della Costituzione) a favore dell’eguaglianza di opportunità (fondata sull’articolo 3 della Costituzione) per i soggetti più esposti al rischio di malattia e morte; quanto ai problemi teorici e pratici sull’applicazione delle norme, ha rinviato ai numerosi articoli apparsi su Questione Giustizia, e in particolare alla trimestrale 2/2020, “Il diritto nell’emergenza”.
Ha concluso il seminario Rossana Dettori, segretaria confederale nazionale Cgil, che ha richiamato l’attenzione sull’aumento dei divari sociali e delle diseguaglianze, nonché sull’essenzialità – disvelata dall’emergenza - dei servizi pubblici e contemporaneamente la loro insufficienza, che il Piano nazionale ripresa e resilienza è chiamato a superare
Dal punto di vista delle forze di polizia, la difesa delle strutture sociali - affrontando l’emergenza senza attivare alcuno stato di eccezione -  e la mancata rottura dell’ordine costituzionale nonostante la straordinarietà della situazione, consentono di guardare al futuro con una esperienza acquisita, considerando che la resistenza e la resilienza della società operano attraverso la difesa delle regole e la consapevole centralità, costituzionalmente orientata, degli apparati della sicurezza pubblica.
 
Il link al webinar Silp Cgil del 30 giugno scorso:
https://www.youtube.com/watch?v=N6ZuZeovozk&t=6s          [  ]( # )
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   Il programma   

 

Venerdì 9 luglio 2021
Ore 9.15 Apertura del congresso a cura della Segreteria della Sezione Toscana di Magistratura democratica
Ore 9.20 Lectio magistralis
La costruzione della democrazia e il ruolo dei giudici Luigi Ferrajoli (emerito di filosofia del diritto, Università Roma Tre)
Ore 10.00 Relazione di Mariarosaria Guglielmi, Segretaria generale di Magistratura democratica
Ore 10.45 Coffee Break
Ore 11.00-13.30 Le riforme che si annunciano, le riforme che pensiamo (prima sessione). Il Consiglio superiore della Magistratura e l’ordinamento giudiziario. Il diritto e il processo penale
Intervengono: Francesca Biondi, professoressa ordinaria di diritto costituzionale; Università di Milano-Statale; Giandomenico Caiazza, avvocato e presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane; Vittorio Manes, professore di diritto penale, Università di Bologna; Ezia Maccora, Tribunale di Milano; Stefano Musolino, Procura della Repubblica di Reggio Calabria; Andrea Natale, Tribunale di Torino
Coordina: Letizio Magliaro, Tribunale di Bologna
Ore 13.30-15.00 sospensione dei lavori
Ore 15.00-17.30 Conferenza di MEDEL – Magistrats europeéns pour la démocratie et les libertés. Il futuro dell’Europa tra rule of Law e Pilastro sociale (con traduzione simultanea)
Intervengono: Pier Virgilio Dastoli, presidente Movimento Europeo-Italia; Sophie in’t Veld, parlamentare europea; Elly Schlein, vicepresidente Regione Emilia- Romagna; Giuseppe Bronzini, presidente di sezione, Corte di Cassazione; Cesare Pinelli, professore ordinario di diritto costituzionale, Università di Roma “La Sapienza”; Nicole Lazzerini, ricercatrice a tempo determinato in diritto dell'Unione europea, Università di Firenze; Gaetano Ruta, procuratore europeo delegato; Filipe Marques, presidente MEDEL; Monica Frąckowiak, giudice a Poznań, Polonia, direttivo MEDEL; Fausta Guarriello, professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università di Chieti-Pescara. Coordinano: Gualtiero Michelini, Tribunale di Firenze; Valeria Piccone, Corte di Cassazione
Ore 17.30-19.00 Dibattito congressuale
 
Sabato 10 luglio 2021
Ore 9.15-10.30 I giudici, la città: democrazia, giustizia, etica
Intervengono: Gaetano Azzariti, professore ordinario di diritto costituzionale, Università di Roma “La Sapienza”; Franco Ippolito, presidente Fondazione Lelio e Lisli Basso;  Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire.
Coordina: Silvia Albano, Tribunale di Roma
Ore 10.30-10.45 Coffee Break
Ore 10.45-13.30 Dibattito congressuale e interventi programmati
Ore 13.30-14.45 sospensione dei lavori
Ore 14.45-16.00 Le riforme che si annunciano, le riforme che pensiamo (seconda sessione). Il diritto e il processo civile
Intervengono: Claudio Castelli, Corte d’Appello di Brescia; Paola Moreschini, avvocata e Osservatorio Giustizia civile, Roma; Matilde Betti, Tribunale di Bologna. Coordina: Elena Riva Crugnola, Tribunale di Milano
Ore 16.00-19.00 Dibattito congressuale e interventi programmati
 
Domenica 11 luglio 2021
Ore 9.30-13.30 Dibattito congressuale
Presiede: Francesco Menditto, Procura della Repubblica di Tivoli
Discussione e approvazione delle mozioni
Elezione dei componenti stabili del Consiglio Nazionale
Chiusura dei lavori congressuali
 
Sono stati invitati la professoressa Marta Cartabia, Ministra della Giustizia, e l’onorevole David Ermini, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
 
Il congresso sarà trasmesso in diretta video sul sito di Radio Radicale, e visibile su www.magistraturademocratica.it  e sulla pagina Facebook di Md           [  ]( # )       [  ]( # )
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MAGISTRATURA DEMOCRATICA
c/o
Associazione Nazionale Magistrati
Palazzo di Giustizia
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CF: 97013890583

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