[Area] AreaDG : G8 Genova vent’anni dopo

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Dom 18 Lug 2021 13:19:36 CEST


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*AreaDG : G8 Genova vent’anni dopo*

Vent’anni dopo le violenze e le torture perpetrate da appartenenti alle
forze dell’ordine all’interno della scuola Diaz e nella caserma di
Bolzaneto, la CEDU ha rigettato i ricorsi presentati da alcuni dei
responsabili dell’irruzione alla scuola Diaz che per quei gravissimi fatti
furono condannati.

E’ l’ulteriore e forse definitivo tassello di un difficile percorso
giudiziario che ha consentito di accertare soltanto alcuni, purtroppo, dei
molti responsabili per le brutali e gratuite violenze perpetrate contro
persone innocenti ed inermi proprio da coloro che istituzionalmente sono
preposti a tutelare la vita, la salute e la dignità dei cittadini e
assicurare le condizioni per l’esercizio delle libertà democratiche.

Un’azione giudiziaria che, al di là delle responsabilità penali e delle
condanne, grazie alle testimonianze delle vittime, del personale medico e
paramedico e dei giornalisti, ha consentito alla magistratura italiana,
attraverso l’esercizio indipendente ed autonomo della giurisdizione, di
accertare la verità di quanto accadde e a contribuire a far luce su una
delle pagine più buie della storia della Repubblica. La quale non può
essere rassegnata alla memoria collettiva, liquidandola come il risultato
di una insana iniziativa autonoma e incontrollata delle solite “poche mele
marce”.  Intanto, perché queste non erano affatto poche e non allignavano
in un sol corpo di polizia, così da rendere evidente che quei fatti
avvennero perché organizzati, programmati e gestiti ai vari livelli della
catena di comando. Ma perché v’è un piano ulteriore di responsabilità,
quello politico dei vertici delle istituzioni coinvolte, che non hanno mai
fatto ammenda, non hanno mai fatto autocritica anche solo per i molti
errori che furono commessi e, soprattutto, non hanno mai chiesto scusa alle
vittime delle violenze e delle torture. Diaz e Bolzaneto furono l’epilogo
della decisione che fu assunta dai vertici delle istituzioni preposte alla
gestione dell’ordine pubblico di far ricorso ad un uso della violenza in
funzione della repressione del dissenso e dell’esercizio delle libertà
democratiche: della libertà di pensiero e di manifestare, affermando
pubblicamente un’idea ed una visione del mondo contrastante con quella che
il vertice del G8 incarnava.

Questa violenza fu la cifra che segnò l’intera gestione dell’ordine
pubblico in quella particolare stagione, dal G8 di Genova al Global Forum
che si tenne a Napoli qualche mese dopo ed in altri eventi, e proprio
perché pregiudizialmente orientato in funzione di un obiettivo sbagliato,
quello della repressione del dissenso e delle libertà democratiche, ha
finito per accanirsi contro chi quelle libertà legittimamente pretendeva di
agire, trascurando invece quello a cui le forze dell’ordine erano e sono
istituzionalmente preposte.

Il risultato è stato quello di una fallimentare gestione dell’ordine
pubblico: quei giorni, estremamente tragici per i tanti eventi che
occorsero, furono caratterizzati dall’assenza di una seria ed efficace
azione di controllo e di contrasto nei confronti dei tanti violenti,
comportò che quei gruppi di black-bloc costituiti da infiltrati e
provocatori, misero, praticamente indisturbati, a ferro e fuoco le zone
rosse e l’intera città di Genova.

Ma è stato fallimentare per la democrazia, perché quell’uso politico della
violenza ha frapposto in quel contesto una drammatica frattura tra i
cittadini, i loro diritti e le loro libertà, e le forze dell’ordine. Queste
ultime costituiscono una parte essenziale delle istituzioni del Paese e
fondamentale è l’azione che quotidianamente, con disciplina ed onore, gli
appartenenti alle forze di polizia assolvono, garantendo la sicurezza delle
persone e delle comunità, la tenuta democratica a presidio dei valori
fondanti dello Stato e del patto sociale su cui esso si è costruito.

E’ perciò indispensabile che la politica e tutte le istituzioni,  che a
diversi livelli sono titolari di poteri decisionali per la tutela
dell’ordine e della sicurezza pubblica, investano sempre gli appartenenti
alla forze dell’ordine di un mandato chiaro, scevro da ogni ambiguità, in
ordine all’uso legittimo della forza, delle sue finalità e obiettivi, come
dei suoi limiti, anzitutto nei riguardi delle persone che per ragioni di
giustizia sono private della loro libertà, che rispecchi l’importante ed
elevato compito che essi  sono chiamati ad assolvere, rendendoli, anche
attraverso un’azione culturale e di formazione permanente, sempre più
consapevoli interpreti del processo democratico.

Il Coordinamento nazionale di AreaDG.
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