[Area] Magistratura democratica Newsletter 20

Magistratura democratica md a magistraturademocratica.it
Mar 19 Ott 2021 20:00:14 CEST


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[Magistratura Democratica]

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19 ottobre 2021

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Cari lettori,

questa newsletter è dedicata a Parole di giustizia, il festival itinerante che, dal 22 al 24 ottobre, animerà le città di Pesaro e Urbino. Pietra angolare di questa edizione è la percezione di in-sicurezza che attraversa la società. Dibattiti, tavole rotonde, lezioni magistrali ed interviste sono tutte descritte nel programma, assieme agli ospiti che prenderanno parte all'appuntamento.

Nell’articolo di Livio Pepino e Stefano Musolino, poi, stanno la traccia, il senso e le "ambizioni" di Parole di Giustizia: promuovere l’incontro tra i vari saperi, per la migliore tutela dei diritti fondamentali.

Chiude la newsletter un articolo di Andrea Natale, che della "vicenda Lucano" offre alcuni spunti di riflessione: dalla critica ai provvedimenti giudiziari, alla comunicazione istituzionale; dal "senso" della pena, alle "sensibilità" culturali dei magistrati.

L'appuntamento con la newsletter MD, salvo eccezioni, è ogni martedì, alle ore 20

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Il festival #1
Un confronto su società e in-sicurezza

L'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e la tutela dei diritti di tutti sono il banco di prova delle democrazie contemporanee. Ciò sta scritto nelle Costituzioni del Novecento (a cominciare da quella del nostro Paese) ma spesso – troppo spesso – resta un obiettivo irrealizzato. Così la giustizia sembra talvolta ridursi, da orizzonte di vita decorosa e serena per tutti, a insieme di procedure per risolvere controversie e conflitti.
In questo contesto è nata l’idea di un appuntamento annuale teso a recuperare la consapevolezza del carattere etico e politico oltre (e prima) che tecnico della questione giustizia. Un appuntamento che, dopo nove edizioni a La Spezia, quest’anno si trasferisce a Urbino e a Pesaro, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Urbino "Carlo Bo", l’Associazione studi giuridici "Giuseppe Borrè" e Magistratura democratica, con il coinvolgimento dell’Ordine degli avvocati di Pesaro e di Urbino e di tre istituti superiori: l’istituto Raffaello di Urbino, i licei Mamiani e Marconi di Pesaro.
Al centro della riflessione di questa edizione di Parole di giustizia è il senso di in-sicurezza che attraversa la società. Magistrati, avvocati, docenti universitari, giornalisti ed esperti di comunicazione – attraverso dibattiti, lezioni magistrali e interviste – ne analizzeranno sia le ragioni sia gli effetti sulla politica, sui diritti, sulla legislazione, sul modo di amministrare la giustizia.
Il festival Parole di Giustizia 2021 si aprirà a Urbino venerdì 22 ottobre, a Palazzo Battiferri con la lectio magistralis di Ilvo Diamanti e si concluderà domenica 24 ottobre a Palazzo ducale con quella di Tomaso Montanari. Sabato 23 ottobre si trasferirà a Pesaro e vedrà protagonisti, tra gli altri, Vera Gheno, Donatella Di Cesare, Yvan Sagnet, Umberto Ambrosoli.

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Il festival #2
Parole di giustizia: il programma

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Cambiano i luoghi – da La Spezia a Pesaro e a Urbino – ma non cambia il modo di attraversarli: Parole di Giustizia rimane fedele alla sua natura di festival itinerante!
Nessun evento in contemporanea, in modo tale che ogni partecipante potrà assistere a tutti gli appuntamenti del programma spostandosi da un luogo all’altro e, nel tempo del cammino, condividere, discutere, litigare, interrogarsi su ciò che si è appena ascoltato o che andrà ad ascoltare. E, nel frattempo, abitare le città.
Il tema di fondo di questa edizione, promossa dall’Associazione studi giuridici 'Giuseppe Borrè' insieme al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Urbino 'Carlo Bo' e a Magistratura democratica, sfida i luoghi comuni di una parola d’ordine contemporanea: sicurezza.
Ne parleranno i protagonisti che trovate indicati nel programma, in una prospettiva caleidoscopica che mette assieme i vocabolari di arte e statistica, sociologia e diritto, linguistica e comunicazione, filosofia e impegno militante.
Il filo del discorso si dipanerà tra aule universitarie e scolastiche, per poi ritrovarsi, domenica 24 ottobre, nel Palazzo Ducale di Urbino.
Parole di Giustizia, sarà un festival irrequieto, come irrequieto dovrebbe sempre essere il pensiero, guidato da un’ambizione: discutere di giustizia con i cittadini e non per i cittadini.
Una ricerca da fare insieme, senza presunzioni, certezze, etichette.
Meglio di noi l’ha detto Gianni Rodari:

Abbiamo parole per vendere,
parole per comprare,
parole per fare parole.
Andiamo a cercare insieme
le parole per pensare.

Buona partecipazione a tutti quelli che vorranno essere con noi, prenotandosi ainfo a paroledigiustizia.it, o che vorranno seguirci da lontano, collegandosi al canale YouTube di Parole di giustizia:
https://www.youtube.com./channel/UCH5cQ8yPRG6rQuCf6BOUeWA
oppure alla pagina Facebook di Parole di giustizia:
https://www.facebook.com/paroledigiustizia

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Il festival #3
I saperi a tutela dei diritti fondamentali

L’uguaglianza delle persone davanti alla legge e la tutela dei diritti sono il banco di prova delle democrazie contemporanee. Ciò sta scritto nelle Costituzioni del Novecento (a cominciare da quella del nostro Paese) ma spesso – troppo spesso – resta un obiettivo irrealizzato. Così la giustizia sembra talvolta ridursi, da orizzonte di una vita decorosa e serena per tutti, a insieme di procedure per risolvere controversie e conflitti. Con conseguenze assai gravi sulla politica, sulla giurisdizione e, soprattutto, sulle condizioni delle persone.
Lo ha affermato di recente, parlando a un pubblico di giuristi in occasione del XX congresso della Associazione internazionale di diritto penale, papa Francesco: «Oggi, alcuni settori economici esercitano più potere che gli stessi Stati: una realtà che risulta ancora più evidente in tempi di globalizzazione del capitale speculativo. Il principio di massimizzazione del profitto, isolato da ogni altra considerazione, conduce a un modello di esclusione – automatico! – che infierisce con violenza su coloro che patiscono nel presente i suoi costi sociali ed economici, mentre si condannano le generazioni future a pagarne i costi ambientali. La prima cosa che dovrebbero chiedersi i giuristi oggi è che cosa poter fare con il proprio sapere per contrastare questo fenomeno, che mette a rischio le istituzioni democratiche e lo stesso sviluppo dell’umanità».
In questo contesto ha fatto irruzione un fenomeno devastante per il sistema dei diritti: il cosiddetto populismo, caratterizzato, tra l’altro, da un diffuso «scontento verso le procedure della democrazia, considerate troppo lente, macchinose e distanti dalla volontà del popolo con l’enfatizzazione del ruolo di capi politici, diretti interpreti della volontà dei cittadini» (Nello Rossi). Ciò ha avuto pesanti ricadute anche nel settore giustizia, acuendo anomalie preesistenti come l’uso spregiudicato di leggi “manifesto” per lanciare messaggi culturali più che per regolamentare razionalmente fenomeni e situazioni, il ricorso all’aumento delle pene edittali a fronte di ogni (asserita) emergenza, la produzione di norme volutamente vaghe e indeterminate. Non solo ma – fatto ancor più grave – ha alimentato l’insofferenza nei confronti delle regole e delle garanzie e la diffidenza verso i magistrati (ritenuti non legittimati dalla volontà del popolo) e i giuristi in genere sino a far vacillare l’aurea massima del garantismo secondo cui «deve poter esserci un giudice indipendente che interviene a riparare i torti subiti, a tutelare il singolo anche se la maggior parte o persino la totalità degli altri si schierano contro di lui, ad assolvere in mancanza di prove quando l’opinione comune vorrebbe la condanna o a condannare in presenza di prove quando la medesima opinione vorrebbe l’assoluzione» (Luigi Ferrajoli).
L’effetto è evidente: nella prospettiva del populismo «il pubblico ministero o il giudice diventano magistrati di scopo: devono punire, duramente, il guidatore sbadato, per ammonire tutti i guidatori, devono sanzionare il politico o il pubblico funzionario accusati di malversazione perché rientrano nel tipo d’autore che il populismo ha configurato, devono sempre e comunque assolvere il cittadino che ha ucciso il ladro. L’alleanza con il Giudiziario è una componente essenziale di questo populismo, perché attraverso il Giudiziario il nemico può essere individuato, segnalato alla pubblica opinione e punito» (Luciano Violante). Ciò – superfluo dirlo – ha condizionato e condiziona la giurisdizione, nonostante alcune significative resistenze in settori della magistratura. Che fare, in questo clima, per inverare un ruolo dei giuristi e della giurisdizione di effettiva tutela dei diritti fondamentali? Inutile auspicare un cambio d’indirizzo della politica, tanto necessario quanto, nei tempi brevi, irrealistico. E non basta il richiamo ai valori costituzionali e alla necessità di una loro applicazione rigorosa: richiamo sacrosanto, ovviamente, ma da solo destinato a soccombere di fronte ai continui attacchi, diretti e indiretti. Occorre un salto di qualità: l’apertura, nel mondo dei giuristi, di una fase nuova, all’altezza di quella che caratterizzò la stagione a cavallo degli anni Settanta e del “disgelo costituzionale”.
Si colloca qui il progetto di “Parole di giustizia” promosso dall’Associazione studi giuridici Giuseppe Borrè, approdato quest’anno a Urbino e a Pesaro, grazie alla sensibilità e lungimiranza del Dipartimento di giurisprudenza dell’Università degli studi Carlo Bo e alla collaborazione di Magistratura democratica e dell’Ordine degli avvocati di Pesaro: un appuntamento annuale teso a recuperare la consapevolezza del carattere etico e politico oltre (e prima) che tecnico della questione giustizia. Un appuntamento che coinvolge magistrati, avvocati, docenti universitari, giornalisti ed esperti di comunicazione in dibattiti, dialoghi, lezioni magistrali e interviste che intendono portare i temi della giustizia tra chi ne è destinatario, a cominciare dai cittadini e dalle cittadine, dagli studenti e dalle studentesse.
Si parlerà, quest’anno, come dice il titolo (In-sicurezza. Giustizia, diritti, informazione) di vita delle persone, di sicurezza, di paure. «Vivere bene», in una integrazione rassicurante con chi ci sta accanto e al riparo da aggressioni alla propria incolumità, ai propri affetti e ai propri beni, è la sacrosanta aspirazione di tutti. I Costituenti americani del Settecento la chiamarono «diritto alla felicità». Nella seconda metà del secolo scorso le grandi Costituzioni contemporanee hanno individuato nella giustizia sociale lo strumento per raggiungere quell’obiettivo. Ma oggi il diritto alla felicità sembra soppiantato dalla paura diffusa e dall’intolleranza e lo Stato sociale si trasforma sempre più in Stato penale. All’analisi di questo arcipelago e dei suoi effetti sui diritti, sulla politica, sulla legislazione, sul modo di amministrare la giustizia è dedicata questa edizione di “Parole di giustizia”.

Articolo di Livio Pepino, presidente associazione studi giuridici “Giuseppe Borrè” e Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, pubblicato da Il Dubbio di lunedì 18 ottobre

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Alcune riflessioni sparse a partire
dalla cosidetta "vicenda Lucano"

La sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale di Locri nei confronti di Domenico Lucano ed altri imputati ha sollevato forti reazioni nell’opinione pubblica, cui hanno fatto seguito variegate prese di posizione da parte di singoli magistrati e della magistratura associata: è l’occasione per svolgere alcune riflessioni in ordine sparso su critica ai provvedimenti giudiziari, comunicazione istituzionale, sensibilità culturali dei magistrati, senso della sanzione penale. Senza certezze precostituite, ma proponendo un punto di vista. (...)

Link per il testo completo:
https://www.questionegiustizia.it/articolo/alcune-riflessioni-sparse-a-partire-dalla-cd-vicenda-lucano

Articolo di Andrea Natale, giudice del Tribunale di Torino, pubblicato da Questione Giustizialunedì 18 ottobre

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