[Area] Report - La Casa Circondariale di Torino "Lorusso e Cutugno"

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Mar 4 Lug 2023 09:58:51 CEST



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La Casa Circondariale di Torino "Lorusso e Cutugno"

"Il primo diritto che l'umanità deve garantire è l'appartenenza a essa." 
Mauro Palma, Garante Nazionale dei diritti delle persone private della 
libertà personale, presentando la relazione annuale al Parlamento, ha 
così efficacemente descritto il legame tra la funzione emancipatrice 
dell'art. 3 della Costituzione e quella solidaristica e contraria ad 
ogni tipo di emarginazione dell'art. 2.

È stato questo lo sguardo di Magistratura democratica nelle visite a tre 
dei luoghi in cui l'esecuzione della pena detentiva manifesta oggi in 
modo più evidente i limiti di compatibilità con la Carta.

Dopo la Casa Circondariale di Sollicciano e la Casa Circondariale di 
Poggioreale, il 9 giugno scorso un gruppo di magistrati, assieme alla 
Garante del Comune di Torino Monica Gallo, ad Antigone, alla Camera 
Penale di Torino e al presidente di Giuristi Democratici, è entrata 
nella Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno", istituto segnalatosi in 
passato come un ambiente tra i più attenti ai percorsi risocializzanti e 
recentemente assurto alle cronache per denunce di tortura, con 
procedimenti attualmente pendenti dinanzi al Tribunale di Torino a 
carico di 21 appartenenti alla polizia penitenziaria, oltre all'ex 
direttore.

La visita ha interessato alcune sezioni dei padiglioni A, B, C ed F da 
noi indicate ed è stata preceduta da un incontro con la nuova direttrice 
dott.sa Elena Lombardi Vallauri e con la comandante Sarah Brunetti che 
ci hanno accolto e accompagnato mostrando di gradire l'attenzione della 
magistratura per la realtà carceraria torinese. Con lo stesso spirito si 
è, poi, svolto, un incontro con la polizia penitenziaria e gli 
educatori.

Le carenze nella manutenzione dei tre blocchi principali della struttura 
(inaugurata nel 1986), la presenza di numerosi circuiti detentivi e, 
soprattutto, il sovraffollamento costituiscono i punti critici che 
impediscono un uniforme trattamento, rispettoso degli standard minimi 
individuati dalla C.EDU e improntato alla risocializzazione del 
detenuto.

Il giorno della visita erano presenti 1351 detenuti (di cui 111 donne) a 
fronte di una capienza di 990 posti. Il tasso di affollamento medio, 
pari al 136%, è superiore alla media nazionale del 110,6%, ma il 
confronto diventa ancora più evidente e drammatico se si analizza la 
concreta dislocazione dei detenuti all'interno delle singole sezioni. 
Nelle sezioni con regime aperto (dove lo spazio detentivo è quello della 
intera sezione) si arriva ad un tasso di affollamento anche del 191%, 
nelle sezioni di prima accoglienza (dove il regime è chiuso) del 178%, 
nelle sezioni ordinarie (regime chiuso) anche del 156%.
Il padiglione A ospita il Reparto di osservazione psichiatrica 
"Sestante" (A.T.S.M.), di recente riaperto dopo essere stato 
ristrutturato a seguito delle denunce per la fatiscenza e la contrarietà 
al senso di umanità dei suoi locali e per i trattenimenti superiori al 
periodo di osservazione. L'Articolazione Tutela Salute Mentale ospita 
attualmente 22 detenuti di cui 10 a custodia aperta. Oltre all'A.T.S.M. 
il padiglione è composto da 1 sezione di assistenza intensificata (SAI) 
, 3 a custodia aperta, 1 ordinaria, 1 di alta sicurezza, 1 ordinaria per 
tossicodipendenti. Ospita 242 detenuti su 200 posti con un tasso di 
affollamento del 121%. Oltre alla presenza di ambulatori specialistici, 
i medici di continuità assistenziale sono 21, 18 i medici specialisti 
DSM e SERDAP, 65 gli infermieri, 5 i radiologi, 5 gli psichiatri, 6 gli 
psicologi, 5 i mediatori culturali sanitari.
Il padiglione B è composto da 8 sezioni a custodia aperta (di cui 3 
destinate ai corsi) e 4 di prima accoglienza (di cui una per 
tossicodipendenti). Ospita 400 detenuti su 273 posti con tasso di 
affollamento del 146%.
Il padiglione C è composto da 1 sezione di alta sicurezza, 10 sezioni 
aperte (di cui 4 sex offender) e 1 ordinaria). Ospita 391 detenuti su 
273 posti con un tasso di affollamento del 143%.
Il padiglione D è destinato ai casi in isolamento (volontario e 
disciplinare) e ospita 29 detenuti su 16 posti.
Il padiglione E è una struttura a custodia attenuata separata dai tre 
blocchi principali, suddiviso su due piani ospita 5 sezioni: la Comunità 
"Arcobaleno" maschile e femminile, la sezione del Polo Universitario, la 
sezione per la squadra di rugby, e una sezione per i detenuti in art.21 
esterno. Ha 216 posti disponibili e ospita 83 detenuti tossicodipendenti 
in custodia comunità che seguono un programma di recupero. Attualmente 
la sezione Arcobaleno femminile è interamente dedicata all'ospitalità di 
una sola detenuta transgender.
Il padiglione F è interamente femminile ed è composto da 2 sezioni 
aperte, 1 ordinaria, 1 accoglienza, e un'articolazione mentale. Ospita 
110 detenute su 84 posti con un tasso di affollamento del 130%. Fa parte 
della struttura anche una palazzina ICAM (istituto a custodia attenuata 
per le detenute madri) che ospita una sola detenuta con un bambino.

Le camere di pernottamento sono di 8 mq e ospitano due detenuti, 
all'interno è presente un locale separato e chiuso, destinato a bagno 
(con wc e lavandino, il bidet è presente solo nelle sezioni femminili); 
il bagno non è servito da acqua calda e viene regolarmente utilizzato 
come dispensa per i cibi acquistati in sopravvitto. Ogni camera ha un 
televisore. La presenza del mobilio e di suppellettili rende spesso i mq 
a disposizione degli occupanti a regime chiuso inferiori ai 3 mq 
richiesti dalla C.EDU per non considerare inumano il trattamento. Degna 
di rilievo la circostanza che nelle sezioni chiuse le 4 ore giornaliere 
di socializzazione vengono realizzate associando in una sola cella 
quattro detenuti, così dimezzando lo spazio vitale. Le docce sono comuni 
e spesso presentano problemi di mancanza di acqua calda per problemi di 
manutenzione. Le pareti, soprattutto nei piani alti, presentano segni di 
muffa e infiltrazione di acqua piovana (gli edifici non hanno 
spioventi), l'illuminazione è generalmente artificiale perché le 
finestre sono schermate da grate. Le opere di manutenzione sostenibili 
dall'economato dell'istituto non sono sufficienti a garantire a tutti i 
detenuti uno spazio salubre e decoroso, frequenti sono le 
disinfestazioni da blatte e topi.

L'alto tasso di affollamento, oltre ad incidere sullo spazio minimo 
vitale, condiziona anche i trattamenti individuali e la qualità del 
trattamento risocializzante resta una variabile destinata a 
concretizzarsi solo per una minoranza dei detenuti.
Non è garantita la separazione tra detenuti adulti e giovani adulti 
(l'11% dei detenuti ha meno di venticinque anni), né quella tra detenuti 
in attesa di giudizio (40%) e detenuti cd definitivi (60%), né quella 
tra definitivi con pene brevi e detenuti con pene oltre i cinque anni. 
La promiscuità incide anche sulla collocazione in regime chiuso o 
aperto, atteso che alcuni detenuti stazionano nelle sezioni di prima 
accoglienza (chiuse) in attesa che si liberino posti nelle sezioni 
aperte.
Le attese di allocazione nelle sezioni si trasformano, così, in una 
sorta di isolamento dove le giornate rischiano di passare nel nulla e 
dove trova sovente spazio la depressione e il compimento di atti di 
autolesionismo (il rapporto di Antigone segnala che ben 1100 detenuti 
fanno uso di sedativi e ipnotici). Nel 2022 si sono registrati 4 
suicidi, 35 tentativi di suicidio e 143 gesti autolesivi.

L'alto tasso di affollamento incide sul percorso trattamentale 
soprattutto sulla praticabilità del lavoro (bene cardine della 
risocializzazione assieme all'istruzione), e questo accade anche in una 
realtà storicamente attenta al lavoro, dove sono presenti all'interno 
del carcere, oltre ai servizi per l'amministrazione, una falegnameria 
industriale, una torrefazione del caffè, una serra, una stireria e 
lavanderia, laboratori informatici, una serigrafia, un panificio e, 
presso il padiglione femminile, un laboratorio di packaging e una 
sartoria. Solo 50 detenuti (pari al 3,7%) lavorano all'esterno, mentre i 
lavori interni interessano circa il 30% dei detenuti. Solo il 17% segue 
corsi di formazione professionale.

L'alto tasso di affollamento incide, infine, sul lavoro di presa in 
carico e di osservazione esercitato in concreto da educatori e personale 
della polizia penitenziaria. A ciò si aggiunge che il 46,83% dei 
detenuti sono stranieri (le nazionalità e/o i gruppi linguistici sono 
40) a fronte di un tasso medio nazionale del 31,3%, e i mediatori 
linguistici assunti sono 2 (altri mediatori sono sovvenzionati 
dall'Ufficio Stranieri del Comune di Torino tramite l'Ufficio Garante).

Gli educatori in forza all'istituto sono attualmente 16 (con un rapporto 
di 1 ogni 84 detenuti), a questi si aggiungono 50 volontari.
La forza organica della polizia penitenziaria è di 723 effettivi (662 
erano i presenti il giorno della visita) su una pianta organica di 870 e 
si traduce in un rapporto in concreto all'interno delle sezioni anche di 
1 per 46 detenuti. Come ci è stato segnalato anche nelle visite a 
Sollicciano e Poggioreale questo significa far gravare sul personale di 
polizia penitenziaria compiti di supplenza (in ascolto e mediazione) che 
vanno oltre la specifica formazione e che fanno perno solo sulla 
sensibilità individuale, ma inevitabilmente gravano sulle energie e la 
sostenibilità dei carichi emotivi. I casi di uso abusivo della forza e 
tortura su cui si è indagato e che sono sub iudice non trovano in 
assoluto, qui come altrove, alcuna giustificazione. E' certo, però, che 
le deviazioni vanno circoscritte e inquadrate in un contesto nel quale 
la polizia penitenziaria si adopera, con personale numericamente non 
adeguato, in turni di servizio serrati svolti in condizioni di costante 
concentrazione e si trova sovente a risolvere (letteralmente) da sola 
emergenze che richiederebbero supporto specialistico e che, per questo, 
sono destinate ad aumentare il carico di stress individuale.

Anche nella Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno", come nel resto delle 
carceri italiane il sovraffollamento trova ragione non nell'aumento 
della criminalità, ma nella risposta panpenalistica che il legislatore 
ha da anni dato ai conflitti sociali e alle devianze, e alla perdurante 
centralità della pena detentiva.

Riprendendo le parole della Relazione del Garante Nazionale Mauro Palma 
"_È ancora alto il numero di persone ristrette in carcere per scontare 
condanne molto brevi: [su 55195 detenuti] 1478 persone sono oggi in 
carcere per scontare una pena - non un residuo di pena - inferiore a un 
anno, altre 2741 una pena tra uno e due anni. È evidente che una 
struttura complessa quale è quella carceraria non è in grado di 
predisporre per loro alcun progetto di rieducazione perché il tempo 
stesso di conoscenza e valutazione iniziale supera a volte la durata 
della detenzione prevista. Non solo, ma questi brevi segmenti di tempo 
recluso sono destinati a ripetersi in una sorta di serialità che vede 
alternarsi periodi di libertà e periodi di detenzione con un complessivo 
inasprimento della propria marginalità. Inoltre, la riduzione della 
finalità rieducativa a mera enunciazione a cui non corrisponde alcuna 
effettività finisce col proiettare il senso dell'inutilità delle norme, 
proprio nei confronti di persone che, avendole violate, dovrebbero 
essere aiutate a comprenderne il valore. Non solo, ma quell'insieme 
rappresenta quasi plasticamente l'immagine della marginalità sociale che 
oggi abita il carcere"_.
_"L'ordinamento attuale presenta varie possibilità di accesso a misure 
diverse dalla detenzione per pene così brevi: il non accesso a esse è 
indicativo di una complessiva povertà. Povertà di supporto sociale, di 
assistenza legale, spesso di comprensione delle norme stesse; povertà 
anche materiale perché frequentemente l'assenza di una abitazione o la 
sua inadeguatezza sono alla base della riluttanza a concedere queste 
misure a persone che si presentano con tali caratteristiche."_

Ribadiamo, pertanto, la necessità:
a) che vi sia una concreta presa di coscienza all'interno della 
magistratura dei limiti di compatibilità dell'esecuzione della pena 
detentiva con i principi fondamentali della Costituzione;
b) che vengano coinvolti gli enti territoriali e gli enti del terzo 
settore nella costruzione di percorsi che favoriscano l'inclusione 
sociale delle persone condannate
c) che sia resa effettiva una immediata e diffusa applicazione alle pene 
sostitutive attraverso il potenziamento degli uffici di esecuzione 
esterna della pena;
d) che sia avviata una seria politica di investimenti per le strutture 
sanitarie destinate al trattamento esterno dei soggetti psicologicamente 
fragili;
e) che sia ampliato l'uso del braccialetto elettronico come efficace 
forma di cautela alternativa alla custodia cautelare in carcere;
f) che siano implementate le opportunità di lavoro, di studio e di 
formazione professionale all'interno di strutture carcerarie, 
consentendo a tutti i detenuti di accedervi;
g) che sia assicurato un numero adeguato di operatori e funzionari 
giuridico pedagogici e mediatori culturali per assicurare un reale 
accompagnamento nel percorso trattamentale;
h) che sia assicurata una maggiore presenza dei magistrati di 
sorveglianza (primo interlocutore dei detenuti) all'interno delle 
strutture carcerarie, anche attraverso un incremento dell'organico
i) che il carcere resti l'ultima risorsa destinata all'esecuzione delle 
pene più gravi e trovi applicazione solo in strutture che garantiscano 
il rispetto della dignità umana e favoriscano una prospettiva di 
recupero del detenuto;

Torino 9 giugno - 2 luglio 2023

_L'Esecutivo di Magistratura democratica_

_Hanno partecipato: Simone Silvestri (esecutivo di Magistratura 
democratica), Monica Cristina Gallo (Garante dei diritti delle persone 
private della libertà personale Torino), Michele Miravalle, (coord. naz. 
Osservatorio sulle condizioni detentive Ass. Antigone), Iolanda Ghibaudi 
(Associazione Antigone), Elio Sparacino (giudice Tribunale Asti), Giulia 
Casalegno (giudice Tribunale Torino), Fabiola D'Errico (sostituto 
Procura Torino), Giulia Locati, (giudice Tribunale Torino), Nicola 
Tritta (giudice del lavoro Tribunale Torino), Andrea Natale (giudice 
Tribunale Torino, esecutivo Magistratura democratica), Marta Lombardi 
(sostituto procuratore gen. Torino), Roberto Lamacchia (avvocato, 
presidente associazione nazionale Giuristi democratici), Davide Mosso 
(avvocato, Responsabile Commissione carcere Camera Penale Torino), 
Benedetta Perego (avvocato, osservatorio carcere Camera Penale Torino_

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[1] 
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