[Area] Se la “criticità” è la libertà

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Gio 13 Lug 2023 12:31:37 CEST



Se la "criticità" è la libertà

La mancata conferma di un magistrato semidirettivo di indiscusse 
capacità professionali

Magistratura democratica ha posto da tempo il tema delle "conferme 
critiche" dei direttivi e semidirettivi, bloccate da anni all'esame 
della V Commissione del CSM.

Uno dei primi procedimenti selezionati ha riguardato Emilio Sirianni, 
presidente della sezione lavoro della Corte di Appello di Catanzaro.

L'esito è stato la non conferma deliberata ieri dal plenum del CSM.

La "criticità" riguardava conversazioni telefoniche private intercorse 
tra Emilio Sirianni e l'ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, 
intercettate nell'ambito di un'indagine a carico quest'ultimo.

In queste conversazioni i due interlocutori si sono scambiati opinioni 
su vari personaggi della vita pubblica, calabrese e nazionale, nonché in 
merito alla vicenda giudiziaria di Lucano. Commenti e critiche avevano 
il tono diretto e chiaro che può caratterizzare un dialogo tra due 
persone che si conoscono da anni, che si stimano e condividono l'ideale, 
forse utopico, di una società migliore.

Due amici che condividono anche la frustrazione del vedere questo ideale 
sempre più reietto e  lontano dalle preoccupazioni politiche e 
istituzionali, e si lasciano quindi andare, nel privato di una 
conversazione amichevole, a uno sfogo anche duro, ma che non era 
destinato a diventare pubblico e lo è divenuto solo a seguito delle 
intercettazioni attivate sull'utenza di Lucano.

Assoluta era la buona fede di Emilio Sirianni e la sua distanza da ogni 
tentativo di influire sull'indagine in corso, peraltro, in un altro 
distretto: infatti, per queste conversazioni, Emilio è stato sottoposto 
a un procedimento penale e a un procedimento disciplinare, anche in sede 
associativa, ed è stato prosciolto in tutte le sedi da ogni addebito.

Del resto, non avrebbe potuto essere altrimenti, come ha ricordato, con 
quella semplicità assoluta che solo la verità può permettersi, Domenica 
Miele nel suo intervento in plenum: _"Dovremmo, di converso, ritenere 
che le espressioni private della sensibilità culturale e dei 
convincimenti ideali siano elementi sufficienti a pregiudicare l'accesso 
o la conferma nelle funzioni semidirettive. Quindi, se così fosse, 
l'autorevolezza culturale e l'indipendenza dovrebbero essere riscontrate 
solo in quei magistrati refrattari, anzi estranei, all'impegno culturale 
e sociale. E quanti degli attuali direttivi e semidirettivi dovrebbero 
non essere confermati nel ruolo ricoperto, se potessimo avere accesso 
alle loro conversazioni private?"_

Ieri, invece, il plenum del CSM ha votato a maggioranza per la non 
conferma del suo incarico semidirettivo, con la significativa astensione 
di AreaDG, fatta eccezione per il relatore della proposta di minoranza, 
volta alla conferma, e per un altro collega dello stesso gruppo di 
AreaDG, ai quali va tutto il nostro apprezzamento.

Per quanto riguarda i consiglieri che si sono astenuti, di fatto così 
favorendo l'approvazione della proposta di maggioranza, non possiamo 
fare a meno di chiederci come ci si possa auto-percepire quale 
riferimento di una magistratura autenticamente progressista e 
democratica, quando si sostiene una delibera che punisce un collega per 
ragioni che nulla hanno a che vedere con le sue capacità professionali e 
organizzative, né con l'equilibrio con cui esercita le proprie funzioni  
  ̶   qualità, nella specie, attestate dal parere positivo unanimemente  
espresso, e successivamente confermato, dal locale Consiglio giudiziario 
  ̶  ma che riguardano, come sorprendentemente motiva la delibera poi 
approvata, _"la capacità di influenzare gli organi politici e la 
pubblica opinione in ragione dell'appartenenza a uno dei gruppi della 
magistratura associata"_.

L'idea del magistrato direttivo che evidentemente sta alla base di chi 
ha sostenuto, con il voto o con l'astensione, questa delibera, sembra 
piuttosto quella che descriveva magistralmente Dante Troisi nel suo 
Diario e che ci fa fare un tuffo indietro di settant'anni: _"Appena 
arriva in ufficio, il presidente si precipita in cancelleria; gli 
tremano le mani mentre fruga nella posta per accertarsi se vi sono 
lettere dei "superiori". Noi attorno gli sorvegliamo il viso e quando un 
afflusso di sangue gli imporpora le guance è segno che non ha trovato 
nulla e tira il fiato; se invece serra le mandibole e le braccia gli si 
irrigidiscono, vediamo le dita stringere la busta con una repulsione a 
stento dominata dalla riverenza: adagio adagio la cava dalle altre e 
dilata le narici come per fiutarne il contenuto. Vive infatti con una 
paura continua non già di non saper fare il giudice, ma di non riuscire 
in qualche cosa gradito al superiore"._

Questa "non conferma" non toglierà quasi nulla a Emilio Sirianni, alla 
sua voglia di combattere le ingiustizie e di stare accanto alle persone 
a cui vuole bene, senza commettere alcun illecito, come gli è stato 
riconosciuto in tutte le sedi. Non è la perdita della "carica" che ci 
preme denunciare: anzi, ci siamo battuti e ci batteremo ancora con più 
forza per un attento vaglio nel merito delle c.d. "conferme bloccate".

Quello che vogliamo denunciare è invece l'enorme pericolo che questo 
precedente va a costituire per la magistratura tutta e per ciascun 
magistrato, e che siamo certi sarà colto dalla stragrande maggioranza 
dei colleghi, indipendentemente dal proprio orientamento culturale e 
politico; si tratta del chiaro segnale trasmesso da questa decisione, 
con essa volendosi spingere i magistrati, dietro minaccia di una 
sanzione, non solo verso il conformismo giudiziario ma anche verso il 
conformismo privato, nelle proprie relazioni e nell'intimo della propria 
coscienza, falcidiando i diritti costituzionali di libertà di pensiero e 
di associazione, che stanno alla base delle libertà che rivendichiamo 
come cittadini e dell'indipendenza che rivendichiamo come giudici e 
pubblici ministeri.

Non può non assalirci il pensiero che Emilio Sirianni sia stato chiamato 
a pagare per le sue visioni della società in generale e per le sue 
opinioni culturali e politiche.

Ma allora, da oggi, ogni magistrato portatore di una sua visione 
culturale e politica, quale che sia, potrà essere chiamato, più o meno 
casualmente, a pagarla.

Se questo surplus di colpa deve scontare Emilio, tutta Magistratura 
democratica è pronta, anzi è orgogliosa, di scontarlo con lui.

Come sarà pronta a difendere la libertà di opinione e di espressione di 
ogni magistrato.

_L'Esecutivo di Magistratura democratica_

Leggi sul sito di Magistratura democratica [1]


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