[Area] Perché non abbiamo votato il documento del CDC ANM sulle modifiche costituzionali
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Lun 11 Set 2023 20:09:26 CEST
LA RESTAURAZIONE MASCHERATA, L’ANM, MAGISTRATURA DEMOCRATICA
L'ANM ha mosso i primi passi contro la riforma costituzionale all'esame
del parlamento - più una restaurazione che una riforma - venti giorni
fa, quando MD ha chiesto agli altri gruppi di discutere al CDC del 9
settembre le iniziative dell'ANM sul punto.
Le iniziative, appunto, perché un documento di contrarietà al contenuto
dei testi in discussione era già stato approvato mesi prima
all'unanimità.
Sono arrivati due documenti (MD ed MI) in cui la differenza principale
era l'indicazione di proposte operative specifiche e articolate solo nel
documento di MD: un gruppo di lavoro che coordinasse gli interventi; che
curasse la raccolta di materiali di supporto al dibattito; che li
ordinasse in maniera da consentirne il rapido reperimento (a secondo del
tema da trattare); infine un forte investimento sulla "comunicazione
efficace".
Il nostro gruppo, avendo registrato contrarietà più o meno decise al
percorso proposto nel documento, ha tentato di pervenire comunque a un
documento unitario, riducendo di molto le proposte e chiedendo che
perlomeno fossero indicate alcune persone che predisponessero un
programma di lavoro da sottoporre al prossimo CDC.
È prevalsa la risposta negativa, e il CDC ha licenziato un testo in cui
si invitano i magistrati a partecipare ai dibattiti, le GES a
organizzarli, mentre le commissioni dovrebbero predisporre schede
informative.
Un mandato talmente generico da risultare superfluo e inefficace, anche
alla luce dello scarso frutto che ha avuto il mandato dell'ultima
assemblea generale, i cui contenuti sono ampiamente sovrapponibili a
quelli deliberati sabato scorso.
Ecco perché non abbiamo votato quel documento: volevamo evidenziarne la
totale genericità e nello stesso tempo stimolare gli altri gruppi a
rivedere le proprie posizioni, convergendo sulla previsione di azioni
incisive ed efficaci da parte dell'ANM.
Questa la cronaca breve. Chi volesse approfondire può proseguire la
lettura.
_Silvia Albano, Stefano Celli, Domenico Santoro_
Qualche dettaglio in più
MD, venti giorni fa, ha chiesto agli altri gruppi (da sola non ha i
numeri sufficienti per chiedere l'inserimento di un punto all'o.d.g.) di
discutere le iniziative dell'ANM a proposito delle riforme
costituzionali presentate in parlamento; ha preparato un documento in
cui:
* a)Venivano evidenziate le criticità esprimendo la propria totale
contrarietà ai disegni di legge.
* b)Si proponevano alcune iniziative in vista della discussione
parlamentare (e non solo), nonché dell'auspicabile passaggio
referendario.
Le proposte, sinteticamente, erano:
1) Raccogliere i materiali già esistenti relativi ai principi
costituzionali vigenti, alla loro portata, alle loro implicazioni;
2) Indicizzare i materiali e inserirli in un sistema che ne
consenta agile individuazione e accesso, mettendoli poi a disposizione
su una piattaforma accessibile agli associati e al pubblico;
3) Individuare per ciascun distretto uno o più referenti, per
facilitare il collegamento fra la base degli associati e la commissione;
4) Costituire il supporto tecnico della GEC e del CDC in
vista della partecipazione al dibattito pubblico;
5) Individuare modelli di comunicazione, anche tramite
messaggi brevi ed efficaci, che possano illustrare efficacemente le
critiche svolte ai disegni di modifica costituzionale.
È chiara la posizione del gruppo sulla riforma, ma siccome circolano
letture non propriamente corrette e soprattutto non propriamente
complete, vale la pena precisare alcuni passaggi.
Anche MI, che pure non aveva sottoscritto la richiesta di trattare il
punto, ha presentato un documento, in cui si esprimevano chiare critiche
sulla riforma.
Area ha quindi chiesto di aggiungere una parte "propositiva" che
tuttavia ci è sembrata generica e poco incisiva. L'invito a partecipare
al dibattito, a organizzare iniziative sul territorio, la promozione di
"ogni forma di comunicazione", sono ovviamente iniziative positive, ma,
appunto, si tratta di inviti generici, che non spostano la sostanza
politica. La nostra idea era di fornire a tutti i magistrati, alle GES e
anche ai cittadini gli strumenti concreti per comprendere le criticità e
soprattutto saperle comunicare efficacemente.
Abbiamo provato a trovare un punto di incontro, presentando un semplice
emendamento aggiuntivo al documento di MI, con la parte propositiva
ridotta a due punti:
1) individuazione di un nucleo di persone che predisponessero
un programma delle iniziative concrete (una banca dati ordinata, in
primo luogo, per poter attingere facilmente ai documenti, agli
interventi, ai materiali audiovisivi);
2) impegno concreto sulla strategia comunicativa.
Visti i tentennamenti abbiamo ulteriormente ridotto. Anziché un gruppo
di lavoro ex novo, abbiamo proposto di investire le due commissioni
competenti ("ordinamento giudiziario" e "diritto e procedura penale")
nella persona dei presidenti e coordinatori.
Abbiamo anche rinunciato al punto 2), viste le assicurazioni, pur
informali, della GEC che la questione sarebbe stata affrontata comunque
a breve.
Il nostro concreto timore era (ed è) che senza l'indicazione di un
programma, senza l'individuazione di un nome, anzi dei nomi che si
sarebbero occupati di preparare i materiali, di individuare le
strategie, tutto sarebbe rimasto affidato all'iniziativa dei singoli.
Nulla di male, ma allora qual è il compito dell'ANM? Se basta
l'iniziativa dei singoli, non è neppure necessario criticare la riforma,
tanto su questo i magistrati sono tutti d'accordo.
Nonostante le precedenti assicurazioni da parte dei rappresentanti di
altri gruppi del voto a favore dell'emendamento da noi proposto, proprio
per arrivare a un documento unitario (che però i 101 non avrebbero
votato perché conteneva una esplicita contrarietà al sorteggio per
l'elezione dei componenti togati), è stato bocciato.
Ci siamo trovati quindi con un documento con affermazioni in massima
parte condivisibili, ma praticamente insignificante sul piano operativo,
perché generico e lasciato all'iniziativa di singoli e della GES.
E questo nonostante la tensione all'unità ci avesse indotto a rinunciare
ai quattro quinti del nostro documento.
La decisione di non votare il documento è dunque frutto da un lato del
giudizio di insufficienza, dall'altro dalla necessità di stimolare
l'ANM, per il futuro, a non accontentarsi di deliberati generici. Anche
perché la nostra posizione non si contrapponeva alle altre, la modalità
da noi indicata non aveva assolutamente la pretesa dell'esclusività,
tanto che il nostro emendamento si aggiungeva a quello di Area e avremmo
accolto volentieri proposte concrete alternative o aggiuntive alla
nostra.
Si è parlato di schede da predisporre ma non si è capito chi se ne farà
carico; si è parlato di convegni, ma in maniera estremamente generica.
Ovvio che non si poteva in un deliberato scendere troppo nel
particolare, ma è proprio questo il motivo per il quale avevamo pensato
a un gruppo di lavoro autonomo (prima ipotesi), o a utilizzare le due
commissioni esistenti (seconda ipotesi), per investire persone con un
nome e un cognome del compito, intanto, di predisporre un programma del
lavoro da fare.
Lavoro che sarà lungo, sarà complicato, presuppone impegno, risorse
anche finanziarie. Tutte cose di cui non si parla nel deliberato. E alla
obiezione sul punto è stato risposto qualcosa come "chiunque può venire
qui e proporre". Beh, ci mancherebbe altro! Solo che noi siamo andati lì
e abbiamo proposto: e la risposta è stata "no".
La lettura dei documenti renderà tutto più chiaro: soprattutto nessuno
potrà sostenere che il gruppo al CDC condivida una virgola della
riforma. Il testo del nostro documento era anche stato pensato per poter
arrivare a una votazione unanime anche da parte degli eletti nella Lista
101, tanto più importante dopo le dichiarazioni del consigliere Mirenda
di non contrarietà ai disegni di legge costituzionale.
Tuttavia, pensiamo che a fronte di un attacco al cuore della
giurisdizione oltre a dire "non sono d'accordo", occorra anche
rispondere alla domanda fondamentale e cioè "che fare?"; non è possibile
limitarsi ad approvare un documento che si fermi alla critica della
riforma, come del resto avevamo già fatto approvando un documento
all'unanimità alcuni mesi fa.
Speriamo di esserci sbagliati e che 100 iniziative fioriranno.
Vedremo, per fortuna abbiamo ancora un po' di tempo.
(_Silvia Albano, Stefano Celli, Domenico Santoro_)
_Qui di seguito i documenti di cui è cenno nel resoconto, poiché molte
mailing list non tollerano gli allegati_
Documento proposto da MD
Una truffa delle etichette
La magistratura ha il dovere di esprimere il proprio punto di vita sui
disegni di legge costituzionale all'esame del parlamento.
In primo luogo perché su tutte le riforme che riguardino un istituzione,
un gruppo organizzato, una categoria professionale, gli interessati
esprimono il proprio punto di vista.
In secondo luogo perché le riforme ordinamentali che, come questa,
costituiscono una radicale revisione degli assetti costituzionali con
particolare riferimento alla divi, ha naturale e temiamo volute ricadute
sulla tutela dei diritti, sull'azione repressiva, sulle limitazioni
della libertà.
Il dovere dei magistrati è dunque duplice, perché non si tratta di
tutelare la propria professionalità, si tratta di informare i cittadini
e lo stesso parlamento delle ricadute che le riforme avranno sui
cittadini, sulla loro vita, sulle loro libertà, sui loro diritti.
La magistratura associata deve quindi indicare da subito, anche come
contributo al dibattito che, come per tutte le leggi, ancor più per
quelle che modificano la Carta, deve svolgersi a tutti i livelli e non
può essere confinato a quello parlamentare. Il confronto parlamentare è,
ovviamente, necessario, ma non può dirsi sufficiente, specie in una
democrazia matura e moderna e in un ordinamento che prevede fra i propri
principi fondamentali il contributo dei cittadini allo svolgersi della
vita politica, come singoli e nelle formazioni sociali.
Le criticità del disegno di modifica sono numerose: e mentre per alcune
è necessario un ragionamento approfondito, tecnico, in quanto tale di
difficile introduzione in questa sede, per altre sono sufficienti alcune
semplici considerazioni.
Le modifiche relative al Consiglio superiore della Magistratura.
Le proposte di legge prevedono lo spezzettamento del Consiglio Superiore
della Magistratura, che ora è l'esempio evidente e sigillo dell'unicità
della giurisdizione, in cui si riconosce qualunque magistrato,
indipendentemente dalla funzione esercitata, perché è consapevole del
fine pubblico e non personale o settoriale che la anima. Già solo questo
basterebbe per denunciare l'allontanamento del pubblico ministero dalla
giurisdizione, dal suo ruolo pubblico di ricercatore della verità
processuale, e non di un colpevole.
E colpisce la sistematica diminuzione dei poteri del CSM, anzi dei CSM,
i quali potranno occuparsi solo di "assunzioni, assegnazioni,
trasferimenti, promozioni, provvedimenti disciplinari". È chiara la
finalità di impedire al Consiglio di esprimere pareri sui disegni di
legge, pareri che notoriamente non sono vincolanti, ma costituiscono
un'importante interlocuzione istituzionale, di cui inutilmente si
priverà il legislatore; e di togliere la possibilità, per il consiglio,
di ergersi a tutela dell'ordine giudiziario quando attacchi
sconsiderati, cui purtroppo abbiamo dovuto assistere sempre più negli
ultimi trent'anni, a singoli magistrati o a interi uffici, minavano la
credibilità di tutto l'ordine giudiziario.
Il CSM, organo di rilevanza costituzionale, diventerebbe l'unica
istituzione repubblicana che non può darsi un regolamento, non può
varare una circolare - strumenti utili anche per orientare gli
interessati e assicurare loro uniformità di trattamento - a differenza
di qualsiasi comune, di qualunque grandezza, o ente pubblico di
qualsivoglia rilevanza.
Il CSM, a differenza di tutti gli organi analoghi che governano le altre
magistrature, sarà a composizione paritaria e anche questo suscita più
di una preoccupazione, perché davvero non si comprenda come possa
definirsi organo di governo autonomo della magistratura quello in cui i
membri togati non siano la maggioranza.
Un pericoloso passo indietro: la modifica dell'articolo 107 costituzione
Sappiamo tutti che uno dei pilastri fondamentali che ha consentito di
trasformare il magistrato da semplice funzionario a garante dei diritti
del cittadino è stato l'articolo 107 cost. Lo stesso che ha imposto di
abolire i concorsi interni, principale strumento tramite il quale la
tutela dei diritti e l'attuazione del principio di uguaglianza veniva
bloccato. Ora si vuole tornare a quel regime, ed è facile comprendere
perché. Come nei primi venti anni di storia della repubblica,
all'esecutivo basterà "convincere" un ristretto numero di magistrati,
quelli apicali, per orientare nei fatti tutto l'ordine giudiziario, che
tornerà ad essere diviso fra magistratura alta, che esercita funzioni
superiori, e bassa.
A prescindere dall'evidente ricaduta sulle aspettative dei magistrati,
il punto è che in questo modo saranno ancora una volta i cittadini, e le
loro aspettative di tutela, a subire il danno di questa "nuova"
impostazione, in realtà vecchissima. E se un giudice libero da
condizionamenti di carriera, un giudice che si distingue dagli altri
solo per la funzione che esercita, non certo per la dignità, il valore,
i riconoscimenti economici e professionali, è stato il cardine per il
riconoscimento e la tutela dei diritti dei soggetti deboli, dei nuovi
diritti, così il nuovo giudice disegnato dalla riforma sarà naturalmente
portato alla conservazione dell'esistente, attento a non discostarsi
dalle idee dominanti, magari mascherando questo atteggiamento con la
semplice "fedeltà alla giurisprudenza".
Un disegno che non è di riforma, ma di vera e propria "restaurazione"
che dobbiamo contrastare e prima ancora denunciare.
Obbligatorietà dell'azione penale.
Se la modifica dell'articolo 107 spiegherà i suoi effetti sul lungo
periodo, sarà invece quasi immediata la ricaduta sul lavoro quotidiano e
sui cittadini della modifica del regime dell'obbligatorietà dell'azione
penale.
Come la norma attuale costituisce attuazione del principio di
uguaglianza, così quello modificato lo nega, perché consente alla
maggioranza politica (quale che sia) di determinare gli obiettivi
dell'azione penale e, si badi bene, anche i "non obiettivi", così
tranquillizzando gli autori di quei reati "non prioritari", i quali
potranno confidare che le indagini, nei loro confronti, neppure
cominceranno.
Anche la distinzione dei poteri, su cui si fondano tutte le democrazie
moderne, viene messa in grave crisi, perché se la maggioranza politica
decide quali illeciti si debbano perseguire e quali no, oppure, il che è
lo stesso, quali perseguire per primi, è evidente che una volta di più
saranno i soggetti deboli a risentirne.
I soggetti lontani dal potere, con scarsa capacità di far valere i
propri diritti, a volte addirittura di riconoscerne l'esistenza.
Non ci nascondiamo che l'ordinamento attuale consenta (e consigli, viste
le risorse limitate) di indicare criteri di priorità. È evidente,
tuttavia, che nel momento in cui questi vengono affidati alla legge
ordinaria, e quindi alle decisioni della maggioranza politica, l'ordine
giudiziario perde la sua indipendenza, e diventa l'esecutore di
direttive politiche: proprio quello che si rimprovera oggi alla
magistratura, da parte di certa cultura sedicente liberale, in realtà
insofferente ai controlli di legalità, specialmente se rivolti a
perseguire la criminalità economica e quella collegata all'azione
amministrativa.
°°°
Il diritto è una scienza pratica, serve per risolvere i problemi,
dirimere i contrasti, proporre soluzioni accettabili.
E la necessità di porre indicazioni pratiche per l'associazione è quanto
mai urgente.
Il dibattito si svilupperà a lungo, anche per i necessari passaggi
parlamentari e auspicabilmente terminerà con il referendum confermativo,
luogo in cui l'azione e il contributo dell'Associazione potrà
apprezzarsi appieno.
È necessario prepararsi da subito alla partecipazione e soprattutto
fornire agli associati e a tutti i cittadini interessati, strumenti che
la facilitino.
I materiali a disposizione non sono molti, ma moltissimi.
Interventi in sede di Assemblea costituente, dibattiti parlamentari,
materiali dei convegni di studio, dottrina, giurisprudenza
costituzionale, fino a singoli interventi di magistrati, professori,
intellettuali su riviste specializzate, quotidiani, dibattiti
televisivi.
Paradossalmente proprio la grande quantità di materiale rischia di
ostacolare l'individuazione di quello utile per ogni singola evenienza,
poiché si tratta di materiali non ordinati organicamente.
Sarà poi utile conservare anche gli interventi nuovi, condividendoli su
una piattaforma accessibile a tutti, cosicché gli stessi abbiano
ulteriore diffusione e possano servire di stimolo alla prosecuzione del
dibattito e dell'illustrazione delle ragioni.
Tutto questo lavoro non può essere lasciato alla buona volontà o
all'iniziativa dei singoli, sia perché il rischio è quello di perdere
argomenti validi, sia perché sarebbe assurdo impiegare le già limitate
energie disponibili (posto che i magistrati hanno già un lavoro da
svolgere, lavoro che assorbe gran parte del tempo a disposizione), per
effettuare una selezione che magari il collega della provincia vicina ha
appena utilmente effettuato.
È quindi utile, anzi fondamentale, che l'ANM compia uno sforzo
organizzativo, e istituisca una commissione temporanea, di cui facciano
parte i membri disponibili del CDC, delle GES, nonché ovviamente
qualunque associato disponibile.
Compito della commissione sarà quindi:
1) Raccogliere i materiali già esistenti relativi ai principi
costituzionali vigenti, alla loro portata, alle loro implicazioni;
2) Indicizzare i materiali e inserirli in un sistema che ne
consenta agile individuazione e accesso, mettendoli poi a disposizione
su una piattaforma accessibile agli associati e al pubblico;
3) Individuare per ciascun distretto uno o più referenti, per
facilitare il collegamento fra la base degli associati e la commissione;
4) Costituire il supporto tecnico della GEC e del CDC in vista
della partecipazione al dibattito pubblico
Questo lavoro non potrà ovviamente essere effettuato integralmente dai
membri della commissione, perché necessità di competenze tecniche,
sicché sarà necessario procedere allo stanziamento di fondi adeguati per
effettuare le operazioni di inserimento dei dati e di ordinamento degli
stessi secondo i criteri sopra indicati.
Accanto a questa attività occorrerà pensare a strumenti comunicativi
efficienti, a messaggi efficaci, in grado non solo di far conoscere i
veri obiettivi del disegno restauratore, ma anche di far comprendere ai
cittadini le concrete ricadute delle modifiche costituzionali sulla loro
vita sociale, sui loro diritti, sulle loro libertà, ricadute sul breve e
sul lungo periodo. Questo può essere individuato come ulteriore e
fondamentale compito della commissione:
5) Individuare modelli di comunicazione, anche tramite messaggi
brevi ed efficaci, che possano illustrare efficacemente le critiche
svolte ai disegni di modifica costituzionale.
È il punto forse più delicato, perché pochi magistrati sono abituati a
farsi comprendere dal grande pubblico, proprio perché il sapere
giuridico è spesso tecnico, complesso, di non immediata comprensione.
Lo sforzo va fatto, però, perché la posta in gioco è troppo alta.
°°°
Tanto premesso il CDC delibera:
- di istituire una Commissione temporanea di cui facciano parte
almeno tre membri del CDC con funzioni di coordinatori;
- di incaricare la commissione perché effettui le attività di
cui ai punti 1), 2), 3), 4) e 5).
- di dare mandato alla commissione di fornire ogni supporto
all'attività dell'associazione nel suo complesso e dei singoli associati
nel dibattito relativo alle modifiche costituzionali in corso di esame
in Parlamento;
- di prevedere un adeguato stanziamento di fondi per l'attività
della commissione.
Da inoltre mandato alla GEC perché, raccolte le disponibilità personali
e di gruppo all'interno del CDC, nonché attraverso le GES, indichi la
composizione della commissione che sceglierà al suo interno i
coordinatori e provveda a un primo stanziamento per le necessità della
commissione con particolare riferimento ai punti 2) e 5) sopra indicati.
(_documento presentato dal gruppo di Magistratura Democratica in CDC_)
Emendamento presentato da MD che se approvato avrebbe comportato la
rinuncia al documento di cui sopra
Il gruppo di MD propone di aggiungere, in fine al documento di MI, il
seguente emendamento:
Il CDC, al fine di individuare le persone che si faranno carico del
lavoro di raccolta, collaborazione e predisposizione dei materiali, da
mettere a disposizione di tutti i magistrati, nonché di stimolo e
raccordo con le GES, delibera quindi di costituire un gruppo di lavoro
di cui facciano parte i presidenti e i coordinatori delle commissioni
"ordinamento giudiziario" e "penale e procedura penale", con il compito
raccogliere e ordinare il materiale di cui sopra.
Da mandato a tale Gruppo di lavoro di predisporre, entro la prossima
seduta del CDC, una bozza di programma per la concreta raccolta,
ordinamento e predisposizione dei materiali.
Documento presentato da MI con emendamento (ultimo paragrafo) di Area,
approvato senza il voto dei consiglieri di MD
UN CAVALLO DI TROIA
L'ANM esprime grande preoccupazione per i contenuti dei disegni di legge
in discussione dinanzi alla Commissione affari costituzionali della
Camera di deputati che, nel riprodurre fedelmente la proposta di
iniziativa popolare presentata dalle Camere Penali nella XVII
legislatura, rivelano, al di là dei propositi annunciati nelle relazioni
illustrative, l'intento di assoggettare tutti i magistrati, giudici e
pubblici ministeri, al potere politico.
Il disegno di riforma solo apparentemente mostra di voler garantire il
principio costituzionale della terzietà del giudice, ma in realtà si
propone:
- di cambiare la composizione di entrambi i Consigli Superiori della
Magistratura, sia giudicante che requirente, aumentando i membri di
nomina politica sino alla metà;
- di consentire la scelta per sorteggio dei componenti togati;
- di vietare ai consigli superiori della magistratura di aprire pratiche
a tutela dell'indipendenza dei singoli magistrati e di esprimere pareri
sulle riforme in tema di giustizia;
- di abolire l'art. 107, terzo comma, della Costituzione, secondo cui i
magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni;
- di ridurre il principio di obbligatorietà dell'azione penale,
limitandolo ai soli casi e modi previsti dalla legge.
Si mostra così di ignorare che il principio costituzionale di parità
delle parti è 'regola generalissima' riferita indistintamente ad "ogni
processo", che non può essere trasfusa però sul piano ordinamentale, nel
quale il pubblico ministero, in quanto "organo di giustizia" che
persegue l'interesse pubblico raccogliendo le prove anche a favore
dell'imputato, non ha un ruolo assimilabile a quello - pure essenziale,
ma diverso - dell'avvocato che difende interessi privati.
Paradossale è poi che le proposte di legge da un lato vietano ai
pubblici ministeri di diventare giudici, ma dall'altro lato ampliano a
dismisura la possibilità di nominare direttamente come giudici "di ogni
grado" gli stessi avvocati, senza passare da un pubblico concorso,
mostrando così che la questione "separazione delle carriere" viene
agitata in modo del tutto strumentale. Difendere una parte privata nel
processo costituisce forse maggiore garanzia di imparzialità che
perseguire interessi pubblici?
Se venissero approvate le proposte di modifica costituzionale, il corpo
della magistratura professionale, ora selezionata per concorso pubblico,
cambierebbe nel tempo la sua fisionomia con l'introduzione della nuova
categoria dei magistrati di nomina politica "ad ogni livello" della
magistratura giudicante.
I disegni di legge ridimensionano fortemente il principio
dell'obbligatorietà dell'azione penale, che si esplicherà nei 'casi e
modi' stabiliti dalla legge; con tali modifiche, la Politica indicherà i
reati da perseguire e quelli da accantonare ed attrarrà nel suo ambito
di influenza l'ufficio del pubblico ministero, il quale fatalmente dovrà
soggiacere ai successivi controlli sull'effettiva osservanza delle
disposizioni impartite dalla maggioranza politica di turno.
Un giudizio decisamente negativo deve esprimersi con riferimento alle
ulteriori modifiche dirette ad ampliare la sfera di influenza della
Politica sul Consiglio superiore della Magistratura, la cui componente
togata non sarebbe più maggioritaria e sarebbe formata da magistrati non
"eletti" ma "sorteggiati", senza dunque adeguate garanzie che la scelta
sia indirizzata sui soggetti più adatti e più capaci, come voluto dai
Padri costituenti.
Inspiegabile, se non con la volontà di rendere la magistratura pavida e
privarla delle sue prerogative di "potere diffuso", è altresì
l'abolizione del terzo comma dell'art. 107 della Costituzione, norma che
svolge un ruolo di architrave del sistema, vietando le gerarchie tra i
magistrati, sia giudici che pubblici ministeri, e garantendone
l'indipendenza anche nei rapporti interni.
Il filo rosso che lega i vari disegni di legge, in definitiva, non è
certo quello di migliorare la rapidità e l'efficacia del sistema penale
e della risposta alle aspettative di ciascuno per una giustizia giusta,
imparziale ed equanime, ma solo di aumentare l'ingerenza della Politica
sulla Magistratura.
Per questo diciamo no a processi riformatori che, in contrasto con i
principi costituzionali e con le direttive sovranazionali, mirano a
ridimensionare il ruolo costituzionale della Magistratura e a gettare le
basi per la sottoposizione del PM al controllo del Governo.
Il cdc invita tutti i magistrati associati a partecipare attivamente al
dibattito pubblico sulla riforma della giustizia e invita le Ges a
promuovere iniziative sul territorio, organizzando convegni aperti alla
società civile e incontri con esponenti del mondo accademico,
dell'avvocatura e dell'informazione. Sollecita le competenti Commissioni
della ANM a predisporre schede tecniche che possano essere di ausilio
anche alle attività di informazione delle Ges. Si impegna a promuovere
ogni altra forma di comunicazione anche attraverso i suoi organi
rappresentativi e si riserva di deliberare tutte le ulteriori iniziative
necessarie a sensibilizzare l'opinione pubblica.
--
Magistratura democratica
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