[Area] Critiche e linciaggi. In difesa della giurisdizione
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Sab 21 Ott 2023 11:59:04 CEST
Critiche e linciaggi. In difesa della giurisdizione
Continuano e aumentano di intensità gli attacchi rivolti ai giudici
delle sezioni immigrazione dei Tribunali che hanno adottato
provvedimenti, evidentemente sgraditi alla maggioranza di governo,
relativi a migranti tunisini. Benvenute le critiche di merito, che
affinano l'elaborazione giuridica, perché il confronto e la
giurisdizione sono coestensivi. Non così per gli attacchi personali ai
giudici che hanno deciso, dipinti come coloro che ostacolano l'azione
del governo e si rifiutano di applicare le leggi. Gli attacchi si
fondano su fatti estranei alla vicenda processuale: la partecipazione a
manifestazioni di solidarietà, indette da associazioni del più vario
orientamento; alla vita associativa; addirittura l'aver testimoniato in
un processo penale a carico del proprio figlio.
Esponenti politici di primo piano di partiti di governo sono giunti alla
richiesta di dimissioni dei giudici 'sgraditi'. Alcune figure
istituzionali, anche dell'Esecutivo, hanno apertamente sostenuto che la
magistratura deve adeguarsi alla politica del 'governo eletto', con ciò
minando le fondamento del principio democratico della separazione dei
poteri. Separazione che presuppone e comporta che consenso e
giurisdizione viaggino su binari autonomi, perché l'affermazione e la
tutela dei diritti non può dipendere da questa o quella maggioranza
politica. Le vere e proprie aggressioni, provenienti anche da membri
dell'esecutivo, mettono a repentaglio l'esercizio sereno della
giurisdizione non solo da parte di chi ha reso quei provvedimenti, ma di
tutti i magistrati, quale che sia la funzione esercitata, come del resto
i commentatori più attenti hanno già evidenziato.
Si scorge un chiaro legame fra questa strategia e le riforme
costituzionali in discussione che, come abbiamo già denunciato,
stravolgono le fondamenta dello stato di diritto, disegnano un pubblico
ministero privo di reali poteri di indagine, restituiscono un giudice
che non è più soggetto soltanto alla legge ma, come lo vorrebbero già da
ora alcuni esponenti dell'esecutivo, armoniosamente inserito e organico
alle scelte politiche della maggioranza. L'imparzialità e l'indipendenza
non presuppongono che il magistrato viva in una bolla in cui sono
ammessi solo i familiari, i colleghi e qualche amico. Il magistrato è
chiamato a decidere sui diritti e a dirimere i conflitti tra i soggetti
che vivono nella stessa società in cui lui vive. Il cittadino magistrato
pensa, ragiona e vota in base alle proprie convinzioni: la
manifestazione del pensiero non può essergli preclusa, tanto più su temi
generali che coinvolgono la difesa di diritti umani incomprimibili.
Sostenere, invece, che solo chi mantiene la massima riservatezza sui
propri orientamenti culturali, esegetici e finanche politici, possa
dirsi imparziale, significa fingere che esistano magistrati senza idee
e, quel che è peggio, propagandare l'idea falsa che solo chi tace sia
anche imparziale. Prendere la parola e partecipare alle vicende della
società fa parte del nostro dovere di cittadini e di magistrati,
rafforza la nostra presenza nella polis, non può mettere in dubbio la
nostra imparzialità. Indipendenza e imparzialità non sono valori dati o
acquisiti una volta per sempre. Devono essere mantenuti e dimostrati in
ogni singola controversia. E il punto di tenuta, o di caduta, di questi
valori, resta e non può che essere la motivazione del provvedimento.
Un provvedimento corretto, non ispirato dal desiderio di compiacere o
assecondare i desideri di una parte, non diventerà sbagliato se proviene
da un magistrato che abbia reso riconoscibili le idee e i valori che lo
guidano. In queste ultime due settimane tutte le Giunte distrettuali
dell'Anm, nelle quali prevalgono diversi orientamenti, si sono tutte
pronunciate condannando l'aggressione in atto; ai deliberati delle Ges
si stanno aggiungendo pronunce analoghe di numerose assemblee
distrettuali.
L'Anm, però, non può limitarsi a condannare il pur deprecabilissimo
scempio della vita privata e i pesanti attacchi all'indipendenza dei
giudici, che diventano attacchi alla giurisdizione. È compito
dell'Associazione, oltre a manifestare la piena solidarietà con tutti
coloro che sono stati attaccati solo per avere compiuto il proprio
dovere, pronunciando provvedimenti non in linea con le aspettative
dell'Esecutivo, chiedere che l'organo di governo autonomo intervenga
rapidamente a tutela della giurisdizione: il silenzio, i distinguo, i
ritardi, suoneranno come condivisione degli attacchi, e la tutela dei
diritti dei cittadini sarà compromessa.
Per tutte queste ragioni il Comitato direttivo centrale dell'Anm
* condanna gli attacchi degli esponenti governativi alle persone dei
giudici addetti alle sezioni immigrazione;
* afferma che l'esercizio della giurisdizione non può tollerare
intromissioni e critiche rivolte, anziché al merito dei provvedimenti,
alle persone che li hanno redatti, alle loro vite, ai loro familiari;
* ribadisce che ciascun magistrato ha il diritto civile di esprimere
il proprio pensiero e le proprie convinzioni, anche su temi di rilevanza
pubblica;
* ritiene doveroso che il Consiglio superiore della magistratura porti
a termine nel minor tempo possibile la pratica a tutela proposta da
tredici consiglieri il 3 ottobre a seguito degli attacchi diretti a
Iolanda Apostolico
* manda alla giunta esecutiva centrale dell'Anm di indire un'assemblea
generale a Catania su questi temi da tenersi entro il mese di novembre.
_Il Gruppo di Magistratura democratica_
_Leggi sul sito di Magistratura democratica [1]_
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