[Area] R: R: [Nuovarea] QG - Tre vecchi errori

Marco Imperato marco.imperato a giustizia.it
Gio 9 Nov 2023 10:10:30 CET


Grazie a Ilio per questa riflessione e per l’auspicio di un confronto costruttivo e non polemico

Sarebbe molto bello immaginare un vero e proprio seminario su questi temi, che faccia partire la riflessione dalla fase universitaria, per passare dalla valorizzazione dei tirocini, puntando anche finalmente su come fare per creare una cultura della giurisdizione maggiormente condivisa con l’avvocatura.

Un percorso universitario che prepari in modo più adeguato alle sfide lavorative e che aiuti a indirizzare e selezionare chi vuole inseguire le professioni di magistrato e avvocato
Creare ponti verso il concorso e la magistratura, valorizzando tirocinio (cui dare dignità anche economica e possibilità di stabilizzazione) e upp
Immaginare un concorso che sia selettivo ma anche capace di non premiare troppo il solo studio astratto a discapito di altre importanti qualità che saranno e sarebbero decisive nel nostro mestiere (capacità organizzativa, capacità relazionali...)
Coniugare la valorizzazione delle energie nuove e giovani con un sapiente utilizzo e scambio con i più esperti
Garantire un affiancamento reale di colleghi esperti nei primi anni di carriera
Garantire l’accessibilità davvero a tutti del concorso (obiettivo che come qualcuno ha già suggerito potrebbe essere percorso dando dignità economica ai tirocini...)

Mi sembra davvero una sfida da Area APERTA

Marco Imperato

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Ilio Mannucci Pacini
Inviato: martedì 7 novembre 2023 13:18
A: area <area a areaperta.it>
Oggetto: [Area] R: [Nuovarea] QG - Tre vecchi errori

Questa lista (intendo areaperta) è l’unico luogo virtuale dove mi posso ancora confrontare con tante idee e tante persone con le quali ho fatto lunghi percorsi di autogoverno, di riflessione collettiva, di azione politica. Come qualcuno saprà, da alcuni anni ho smesso di fare molte delle attività condivise (autogoverno e riflessione collettiva all’interno dei gruppi, men che meno azione politica), il che non significa che tutto questo non continui a farlo in altro modo.
Non mi rassegno però al fatto che quando qualche confronto è possibile (anche in una lista che è praticamente moribonda, dove arrivano solo le comunicazioni), inevitabilmente si attivino i toni polemici dall’una e dall’altra parte (se non si fosse capito, da Area e da MD). Dove sono i torti? Dove le ragioni? Poco importa, certo è che ragionare su magistratura, carriera, accesso polemizzando serve solo a rinfocolare le polemiche.
Allora provo a dire un paio di cose nel merito di quanto scritto nell’articolo e delle osservazioni critiche di Ciccio.
Sono agnostico sulla questione pensionati, non ho pensato al loro utilizzo, sono d’accordo che questa categoria ha necessità di idee ed energie giovani, ma penso che togliere ai non più giovani i ruoli di responsabilità (direttivi, semidirettivi, affini) possa consentire un loro proficuo utilizzo (non so per la Cassazione cosa significhi, è utile avere consiglieri di esperienza? è preferibile avere giovani consiglieri?) Per quanto conta, quando riuscirò a pensionarmi avrei poca voglia di occuparmi allo stesso modo di giurisdizione, ma è questione di gusti personali.
Piu interessanti le considerazioni sull’accesso. Io sono sempre stato contrario al ritorno all’accesso diretto (per ragioni che qui non c’è spazio per ripetere). Ritenevo l’ingresso ad altro titolo negli uffici un modo interessante, oltre che importante e utile per l’ufficio, per cominciare a respirare l’aria della magistratura. L’esperienza UPP mi ha rinsaldato in questa convinzione.
Ma tutto ciò ormai conta poco, perché, come sostenuto dalla maggioranza della magistratura (e in particolare da Area e MD), oggi, appena laureato, un giovane può accedere al concorso e vincerlo.
Però Ciccio, non facciamo solo teoria. L’idea che l’accesso diretto sia democratico perché consente anche a chi appartiene alle classi non abbienti (diciamo, a chi non può essere mantenuto dalla famiglia per due o tre anni dopo la laurea) di vincere subito e cominciare a percepire uno stipendio è ipotesi di scuola priva di concreta realizzabilità.
Faccio un esempio: dei 626 idonei agli orali dell’ultimo concorso, 1 solo è del 1997, 12 quelli del 1996. Un numero più consistente (una sessantina) del 1995, il resto (cioè circa il 90%) dal 1994 a salire. Se penso che la tirocinante che ho in ufficio da un anno è del 1999 e che ha già fatto uno scritto, la mia precedente che ha già concluso da un anno e di scritti ne ha fatti due è del 1997, l’idea che un neolaureato possa vincere il concorso prima di 2/3 anni di studio è quantomeno teorica. Per “tentare” il concorso sono necessari alcuni anni di studio, per lo più a carico della famiglia e con costi per la preparazione esagerati (conosciamo i costi delle scuole private).
Allora, benissimo l’accesso diretto, benissimo avere eliminato l’anno e mezzo di inutile tirocinio (ahime, quanto ci mancano le e i tirocinanti), benissimo consentire (sempre in astratto) di vincere il concorso non appena laureati, ma per raggiungere l’obiettivo indicato da Ciccio (un concorso non classista), forse l’accesso diretto non basta o è, addirittura, inutile.
Forse era necessario pensare a forme di ingresso negli ufficio preparatori al concorso retribuiti (la mia fissa è quella della specializzazione dei medici, con ovvie modifiche temporali, di utilizzo e di formazione), forse valorizzare il percorso degli UPP (che, se sono utilizzati per quello che prescrive la legge, dovrebbero fare attività paragiurisdizionale e il cui accesso potrebbe essere verificato con altri parametri rispetto ai titoli).
Insomma, penso che la battaglia dell’accesso diretto (che io definirei una mera bandiera interclassista) non abbia raggiunto l’obiettivo, che sarebbe stato opportuno valorizzare le esperienze positive (tirocini formativi, da retribuire, UPP, da difendere dagli attacchi dei dirigenti di cancelleria perché colmino i vuoti di organico).
Ci sarebbe anche da valutare il carattere interclassista di facoltà di giurisprudenza aperte illimitatamente (con la conseguente riduzione della qualità della formazione), che quantomeno ha reso più ambite le università private, dove la qualità è conservata grazie alle rette importante che chi può paga.
Poi ci sarebbe da discutere del concorso, della formazione iniziale (che se l’accesso fosse preceduto da un periodo di tirocinio – pagato – negli uffici) potrebbe essere rivisto, di tanto altro...
... ma vi prego, senza polemiche (mi sento un po’ Nanni Moretti in Bianca, che soffriva dei litigi delle coppie che si stavano separando).
Ilio Mannucci Pacini
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