<div dir="ltr"><br><div><div style="text-align:center"><img src="cid:ii_kek4g5430" alt="AreaDG.jpg" width="410" height="163"><br></div></div><div><p class="MsoNormal" align="center" style="text-align:center;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><b><i><span style="font-size:15pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">AreaDG
sulla riduzione del numero dei parlamentari</span></i></b></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><span style="font-size:14pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">A breve i cittadini italiani saranno
chiamati a pronunciarsi con
referendum confermativo sulla legge di revisione costituzionale dal titolo
:” Modifiche agli artt. 56,57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione
del numero dei parlamentari “. La legge n. 249/2019 prevede un drastico taglio,
pari a 36,5%, dei componenti di Camera e
Senato, che passano rispettivamente da
630 a 400, da 315 a 200, fissa a cinque
il numero dei senatori a vita, riduce da 6 a 4 il numero dei senatori
eleggibili nella circoscrizione Estero, abbassa a 3 il numero di minimo di senatori assegnato ad ogni regione,
con l’eccezione del Molise e Valle d’Aosta per le quali il numero minimo di
senatori è fissato rispettivamente a 2 ed 1,
mentre le province autonome di Trento e Bolzano sono equiparate alle
regioni e per esse il numero minimo è fissato a 3 per ciascuna provincia. Si tratta di un referendum confermativo per
il quale non è previsto un quorum: a prescindere dalla partecipazione al voto,
se dovessero prevalere i “SI” , con le prossime elezioni, le rappresentanze
parlamentari saranno ridotte di oltre un terzo e ciò in assenza della riforma della legge
elettorale.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><span style="font-size:14pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">Secondo i sostenitori della legge,
questa dovrebbe portare tre risultati : allineare il numero dei nostri
rappresentati in Parlamento alle medie degli altri Parlamenti, in particolare di quelli europei,
sull’assunto che quello italiano sia eccessivo; ridurre i costi della politica
e assicurare maggiore efficienza al nostro Parlamento. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><span style="font-size:14pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">Ma molti autorevoli
costituzionalisti hanno assunto
posizioni fortemente critiche, osservando che si tratta di una riforma che non realizza gli
obiettivi prefissati e che rischia, invece, di produrre effetti distorsivi sulla qualità della nostra democrazia. La
riforma, comportando un taglio lineare di oltre un terzo dei parlamentari, non assicura un recupero di efficienza del
Parlamento, specie in assenza di riforma
dei Regolamenti parlamentari e delle procedure di approvazione delle
leggi; determinerà, invece, un sensibile
rallentamento, se non la paralisi, del lavoro parlamentare e delle Commissioni,
aggravandone l’inefficienza. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><span style="font-size:14pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">Quanto ai costi, affrontando il tema
senza inseguire le spinte populiste dell’antipolitica, si deve riconoscere che
la democrazia ha esborsi che occorre sostenere per assicurare il funzionamento
delle istituzioni repubblicane, dalle quali dipende la garanzia delle libertà
fondamentali, il cui valore non è comparabile con il declamato risparmio. Sul
quale, peraltro, nessuno è stato in grado, finora, di fornire dati affidabili:
i sostenitori della legge parlano di un risparmio di 500 milioni a legislatura,
i detrattori la stimano in cinquantamilioni o poco più. Nessuno è in grado di
fornire dati certi e verificabili. Quale che
sia l’entità del risparmio, esso non inciderà realmente sui costi del
Parlamento, e quindi sulle uscite dello Stato. Il taglio ridurrà solo le
indennità di mandato ma non le spese, certo più cospicue, di funzionamento
delle camere; soprattutto non inciderà sui costi realmente inutili della
politica, sugli enti superflui, sulle spese fuori controllo, sugli sprechi e
sui privilegi, sulle pratiche degenerative ed illegali. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><span style="font-size:14pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">Quanto all’allineamento del numero
dei nostri parlamentari alle medie di quelli europei, le comparazioni hanno
dimostrato che l’argomento è suggestivo e demagogico; certo è che, invece, se
la riforma andrà a regime l’Italia sarà tra i paesi europei con il minor numero di
rappresentanti eletti in Parlamento. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><span style="font-size:14pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">Occorre allora, molto seriamente,
domandarsi se un risparmio di spesa
incerto, e scarsamente incidente sui
costi della politica, costituisca un vantaggio tanto significativo da
giustificare gli effetti distorsivi che
la riforma rischia di determinare sulla
democrazia, sulla rappresentanza politica e sul pluralismo. Effetti che
rischiano di aggravarsi in assenza della riforma della legge elettorale,
aumentando la distanza tra la politica e i cittadini elettori; perché in
presenza della legge elettorale attuale,
nelle quale la composizione delle liste è decisa delle segreterie dei partiti, la riduzione
del numero degli eleggibili accresce il ruolo di queste ultime, che finiranno
con l’occupare ogni spazio di rappresentanza, e determina una marcata marginalizzazione
delle minoranze, se non la loro espulsione dal Parlamento. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><span style="font-size:14pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">Né potranno trovare adeguata
rappresentanza tutte le differenti realtà territoriali del nostro Paese, perché
la riforma penalizza i territori più fragili che non potranno più portare in
Parlamento le loro istanze e bisogni, ma anche la ricchezza di idee e visioni
che le periferie del nostro Paese spesso sono capaci di esprimere. Ciò si
inserirebbe in un quadro istituzionale che già registra un progressivo e
preoccupante svilimento del ruolo del Parlamento rispetto al Governo, attuato
attraverso l’irrigidimento della disciplina di partito, fino alla sostanziale
imposizione del vincolo di mandato, il costante ricorso alla decretazione
d’urgenza, alla legge delega ed al voto di fiducia, il sistematico
accantonamento delle proposte di legge di iniziativa parlamentare per dare
corso più rapido a quelle governative. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;line-height:normal;margin:0cm 0cm 10pt;font-size:11pt;font-family:Calibri,sans-serif"><span style="font-size:14pt;font-family:"Baskerville Old Face",serif">Il risultato sarà un Parlamento meno
rappresentativo, meno efficiente, meno pluralista, perché privo dei
contributi di tanti territori e delle
minoranze, e omologato alla direttive del Governo. Un <i>vulnus</i> per la democrazia rappresentativa voluta dalla Costituzione
che rischia di aggravare la crisi di credibilità nella quale da tempo versano
le istituzioni del nostro Parlamento, sempre più distanti dai cittadini.</span></p>
<span style="font-size:14pt;line-height:115%;font-family:"Baskerville Old Face",serif">Il
Coordinamento nazionale di AreaDG</span> <br></div></div>