<html xmlns:v="urn:schemas-microsoft-com:vml" xmlns:o="urn:schemas-microsoft-com:office:office" xmlns:w="urn:schemas-microsoft-com:office:word" xmlns:m="http://schemas.microsoft.com/office/2004/12/omml" xmlns="http://www.w3.org/TR/REC-html40"><head><meta http-equiv=Content-Type content="text/html; charset=utf-8"><meta name=Generator content="Microsoft Word 14 (filtered medium)"><style><!--
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Se, quindi, l’affermazione del principio di libera espressione del pensiero impone di accettare critiche, di qualsivoglia natura, anche nella forma della irrisione, rispetto alle costruzioni ideologiche (e relativi dogmi), questo dovrebbe essere ammesso anche relativamente alle forme nelle quali si esprimono le religioni organizzate. Non c’è alcun motivo, quindi, di assegnare ai sistemi religiosi un regime particolare e privilegiato rispetto ai sistemi ideologici. Se si vuole mantenere il principio della libertà di pensiero occorre pertanto cambiare prospettiva. Le persone sono da rispettare perché titolari di precisi diritti umani, non i loro pensieri, perché i pensieri, di per sé stessi, non sono titolari di diritti.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Appare quindi arbitrario pensare che non si possa sottoporre a critica un sistema religioso perché in tal modo si offendono i sentimenti di chi aderisce a tale sistema e, viceversa, debba essere consentito criticare un sistema ideologico senza preoccuparsi di offendere il sentimento ideologico dei relativi portatori: non c’è alcun motivo di privilegiare l’uno rispetto all’altro. Le religioni, così come le ideologie, sono fenomeni naturali e, a ben vedere, originano dalle stesse dinamiche di quella che è stata definita “psicologia popolare” (Dennett). Personalmente trovo che la distinzione tra laicismo e laicità non abbia ragion d’essere. Si tratta di una distinzione che, a ben vedere, è stata ideata in ambiti confessionali ed è proprio funzionale ad una esigenza di tutela privilegiata del sentimento religioso. Laicità e laicismo sono in realtà sinonimi ed esprimono posizioni di pensiero che prescindono da una dimensione metafisica che, in quanto del tutto soggettiva, non dovrebbe avere impatto generale sulla società in quanto tradotto in norme giuridiche.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Si distingue laicità e laicismo, nella sostanza, così come si distingue la moderazione religiosa dal fondamentalismo. In realtà, così come laicismo e laicità sono la stessa cosa, anche moderazione religiosa e fondamentalismo sono la stessa cosa.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Se si vuole abbracciare l'idea che ognuna delle nostre religioni rappresenti la parola infallibile dell'"unico vero Dio" bisogna ammettere di non avere alcuna conoscenza enciclopedica della storia, della mitologia e persino dell'arte: le credenze, i rituali e l'iconografia delle varie religioni, infatti, testimoniano una contaminazione reciproca che affonda le radici nei secoli. A prescindere dalla loro origine, le dottrine alla base delle religioni moderne non sono più difendibili di quelle che, per mancanza di adepti, finirono nel dimenticatoio della mitologia millenni or sono. Le prove in grado di giustificare l'esistenza effettiva di Jahvè e di Satana non sono più convincenti di quelle che volevano Zeus appollaiato in cima a una montagna e Poseidone ad agitare i mari.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Molti credono che la Bibbia sia letteralmente la parola inconfutabile del Creatore dell'universo, che sia la parola "ispirata" da quest'ultimo - altrettanto infallibile - anche se alcuni dei suoi passi devono essere interpretati simbolicamente perché emerga la verità che vi è contenuta. Pochi religiosi si spingono a mettere in dubbio che un Dio in carne e ossa, nella sua infinita saggezza, abbia scritto o “ispirato” quel testo o, analogamente, abbia creato la Terra con le sue 250.000 specie di scarafaggi. Molti credono che Dio abbia guidato la creazione nel corso di milioni di anni e ciò significa che collocano il Big Bang 2.500 anni dopo che i babilonesi e i sumeri avevano imparato a preparare la birra. Molti credono che un libro privo tanto di unità stilistica quanto di coerenza interna sia stato scritto da una divinità onnisciente, onnipotente e onnipresente. Se si interpellassero gli indù, i musulmani e gli ebrei di tutto il mondo sicuramente si otterrebbero risultati analoghi. Ciò rivela che il genere umano, nel corso del suo sviluppo, è stato inebriato quasi completamente dai suoi miti. Come è potuto accadere che in questo ambito particolare della nostra vita ci siamo convinti che le nostre credenze sul mondo possano fluttuare liberamente senza prove concrete e senza fare appello alla ragione?<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>È proprio sullo sfondo di questo scenario cognitivo piuttosto sorprendente che dobbiamo decidere cosa significhi essere religiosi moderati nel XXI secolo. I moderati di ogni fede, per poter vivere serenamente nel mondo moderno, sono tenuti a interpretare in modo non rigido (o semplicemente a ignorare) molte delle regole che queste prescrivono. Indubbiamente in questo caso entra in gioco un'oscura verità economica: sembra che le società tendano a diventare notevolmente meno produttive quando un numero elevato di persone smette di fabbricare oggetti e inizia a uccidere clienti e creditori eretici. In primo luogo va osservato che il rifiuto di un'interpretazione letterale delle scritture da parte dei moderati non deriva da indicazioni contenute nelle scritture stesse, ma piuttosto da sviluppi culturali che hanno reso difficile accettare la parola divina in molti suoi precetti. La moderazione religiosa, poi, è ulteriormente rafforzata dal fatto che la maggioranza dei cristiani non legge la Bibbia nella sua interezza e di conseguenza non ha idea della veemenza con cui il Dio di Abramo vuole che l'eresia venga sradicata. Se si legge il Deuteronomio si nota che quel Dio ha le idee ben chiare su cosa fare se vostro figlio o vostra figlia torna a casa dopo una lezione di yoga difendendo il culto di Krishna.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Oggigiorno, l'unico motivo per cui si può essere "moderati" in materia di fede è il fatto di aver assimilato almeno in parte le conquiste di duemila anni di pensiero: la democrazia in ambito politico", il progresso scientifico in ogni campo, l'interesse per i diritti umani, la fine dell'isolamento culturale e geografico, ecc. Le porte che conducono al di fuori del significato letterale delle Scritture non si aprono dall'interno.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>La moderazione che possiamo osservare tra i non fondamentalisti non è in alcun modo indice del fatto che la fede stessa si sia evoluta. E piuttosto frutto delle molte mazzate della modernità, che hanno messo in dubbio i dogmi della fede. Non ultimo tra tali sviluppi l'emergere della tendenza ad avvalorare le prove effettive e a credere a un concetto nella misura in cui questo possa essere dimostrato. Persino molti fondamentalisti, da un simile punto di vista, conducono un'esistenza razionale. Solo che le loro menti sembrano essere state divise a metà per ospitare le verità scellerate sostenute dalla loro fede. Dite a un cristiano devoto che sua moglie lo tradisce o che lo yogurt ghiacciato può rendere invisibile un uomo e anche lui probabilmente ve ne chiederà le prove come chiunque altro e se ne convincerà nella misura in cui gliele fornirete. Ditegli che il libro che tiene sul comodino è stato scritto da una divinità invisibile che lo punirà con le fiamme eterne dell'inferno se non accetterà la sua incredibile concezione dell'universo, e costui non ne chiederà alcuna prova o dimostrazione.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>La moderazione religiosa scaturisce dal semplice fatto che persino l'individuo meno istruito della nostra società, riguardo a certi argomenti, possiede più conoscenze di tutte le persone vissute 2.000 anni fa, e molte di queste sono incompatibili con le Scritture. Avendo una qualche idea delle scoperte della medicina negli ultimi 100 anni, molti di noi non identificano più le malattie col peccato e con le possessioni demoniache. Dal momento che conosciamo le distanze effettive tra i corpi celesti, gran parte di noi (o meglio, circa la metà di noi) non ritiene credibile l'idea che l'universo sia stato creato 6.000 anni fa, quando la luce delle stelle era già diretta verso la Terra. In ultima istanza, tali concessioni alla modernità suggeriscono due ipotesi: o esiste una effettiva incompatibilità tra ragione e fede, o le nostre tradizioni religiose in linea di principio sono impenetrabili a nuove forme di conoscenza. Oggi sembra prevalere l'utilità di ignorare, o "reinterpretare", alcuni articoli di fede. Chiunque sia stato costretto a volare in una città lontana per subire un intervento chirurgico ammette, almeno tacitamente, che abbiamo imparato qualche nozioncina di fisica, geografia, ingegneria e medicina dai tempi di Mosè.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Anche se la moderazione religiosa può sembrare una posizione ragionevole da difendere, alla luce di quello che abbiamo (e di quello che non abbiamo) appreso sull'universo essa non erge alcuna barriera contro l'estremismo religioso e la violenza di matrice religiosa. Dal punto di vista di coloro che tentano di vivere seguendo alla lettera le Scritture, un religioso moderato non è altro che un fondamentalista mancato. Con tutta probabilità egli è destinato a finire all'inferno insieme al resto dei miscredenti. La moderazione religiosa solleva un problema che coinvolge tutti noi: non permette di dire nulla di troppo critico nei confronti di un'interpretazione puramente letterale delle Scritture. Non possiamo affermare che i fondamentalisti siano pazzi, poiché non fanno altro che mettere in pratica la loro libertà di culto. E non possiamo nemmeno dire che siano in errore in termini religiosi, in quanto, generalmente, non hanno rivali nella conoscenza delle Scritture. Tutto quello che possiamo dire, da religiosi moderati, è che non ci vanno a genio i costi personali e sociali che dovremmo sostenere abbracciando pienamente le Scritture. Non si tratta di un nuovo genere di fede, né di un nuovo tipo di esegesi delle Scritture. È semplicemente una capitolazione al cospetto di una varietà di interessi eminentemente umani, che in linea di principio non hanno nulla a che vedere con la religione.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>La moderazione religiosa deriva dalla conoscenza "secolare" del mondo e dalla non conoscenza delle Scritture e, in termini religiosi, non si caratterizza per quella "buona fede" che la renderebbe analoga al fondamentalismo.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>I testi stessi non lasciano ombra di dubbio: sono perfetti in ogni loro parte. Alla luce di questi, la moderazione religiosa non sembra altro che il rifiuto di assoggettarsi completamente alla legge di Dio. Scegliendo di non vivere seguendo alla lettera i testi sacri, pur tollerando l'irrazionalità di coloro che lo fanno, i religiosi moderati tradiscono tanto la ragione quanto la fede. A meno che non vengano chiamati in causa i dogmi cardine della fede - per esempio il fatto che sappiamo che Dio esiste, e che sappiamo cosa vuole da noi - i moderati non faranno nulla per sottrarci alle nostre convinzioni.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>L'atteggiamento benevolo di gran parte dei religiosi moderati non implica che la fede religiosa sia qualcosa di più sublime di un disperato matrimonio tra speranza e ignoranza, né ci dispensa dal pagamento di un prezzo terribile per limitare l'influsso della ragione nelle relazioni con gli altri esseri umani. La moderazione religiosa, nella misura in cui rappresenta il tentativo di aggrapparsi a quanto è ancora utilizzabile della religione ortodossa, sbatte la porta in faccia ad approcci più complessi alla spiritualità, all'etica e alla costruzione di comunità coese. Pare che i religiosi moderati credano che ciò di cui abbiamo bisogno non siano un approfondimento e un rinnovamento radicali in questi campi, ma piuttosto un semplice annacquamento della filosofia dell'Età del Ferro e del medioevo islamico. Anziché portare tutta la forza della nostra creatività e razionalità a incidere sui problemi dell'etica, della coesione sociale e persino dell'esperienza spirituale, i moderati ci chiedono semplicemente di allentare i nostri legami con le antiche superstizioni e gli antichi tabù, pur conservando un sistema di credenze che ci è stato tramandato da uomini e donne le cui vite erano semplicemente devastate da un'ignoranza di base sul mondo. In quale altro ambito si accetterebbe una tale subordinazione alla tradizione? La medicina, l'ingegneria? Neppure la politica soffre degli anacronismi che dominano ancora il nostro pensiero in fatto di valori etici ed esperienza spirituale.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Immaginate che sia possibile riportare in vita un cristiano ben istruito del XIV secolo. Quell'uomo si rivelerebbe un perfetto ignorantone in ogni campo, ma non in fatto di fede. Le sue credenze in merito alla geografia, all'astronomia e alla medicina metterebbero in imbarazzo persino un bambino, ma egli saprebbe più o meno tutto quello che c'è da sapere su Dio. Anche se verrebbe ritenuto un idiota perché è convinto che la Terra sia piatta, o che la trapanazione del cranio per la fuoriuscita del Male costituisca un intervento medico saggio, le sue idee religiose anche oggi sarebbero ineccepibili.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Ciò si può spiegare in due modi: o abbiamo raggiunto la perfezione in fatto di comprensione religiosa del mondo già un millennio fa - mentre la nostra conoscenza in tutti gli altri campi era ancora disperatamente indefinita - o la religione, essendo la mera conservazione di un dogma, è un ambito che non ammette il progresso. Molti elementi fanno propendere per la seconda ipotesi.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>Anno dopo anno, le nostre credenze religiose conservano sempre più dati sull'esperienza umana? Se la religione si rivolge veramente alla sfera della conoscenza e dei bisogni dell'uomo, allora deve essere suscettibile di progresso. Le sue dottrine devono diventare sempre più utili, e non il contrario. Come in altri ambiti, nella religione il progresso deve essere oggetto di indagine nel presente, non una semplice ripetizione delle dottrine del passato. Tutto ciò che viene considerato vero oggi dovrebbe essere anche suscettibile di una spiegazione, nonché descrivibile in termini che non costituiscano un totale affronto a tutte le altre conoscenze che abbiamo sul mondo. In quest'ottica, la religione nel suo complesso appare del tutto arretrata. Non è in grado di sopravvivere alle trasformazioni culturali, tecnologiche e persino nel campo dell'etica. Se non la pensiamo così, ci sono poche ragioni di credere che noi riusciremo a sopravviverle.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:14.0pt'>I moderati non vogliono uccidere nessuno nel nome di Dio, ma non vogliono che si esprimano opinioni troppo critiche nei confronti delle persone che credono veramente nel Dio dei loro avi, in quanto la tolleranza è sacra forse più di ogni altra cosa. Parlare apertamente e in modo veritiero della condizione del mondo in cui viviamo - per affermare, per esempio, che la Bibbia e il Corano contengono entrambi, tra le righe, idee contrarie alla vita - è un atto antitetico alla tolleranza (così come viene concepita dai moderati). Tuttavia non possiamo più permetterci il lusso di essere politicamente corretti a tal punto. In ultima analisi, dobbiamo renderci conto di quale prezzo stiamo pagando per preservare l'iconografia della nostra ignoranza.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><o:p> </o:p></p><p class=MsoNormal><span style='color:#1F497D'><o:p> </o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='color:#1F497D'><o:p> </o:p></span></p><div><div style='border:none;border-top:solid #B5C4DF 1.0pt;padding:3.0pt 0cm 0cm 0cm'><p class=MsoNormal><b><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Segoe UI","sans-serif"'>Da:</span></b><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Segoe UI","sans-serif"'> Area [mailto:area-bounces@areaperta.it] <b>Per conto di </b>Mario Ardigo'<br><b>Inviato:</b> giovedì 17 dicembre 2020 09:56<br><b>A:</b> area<br><b>Oggetto:</b> [Area] R: QG - Le argomentazioni discutibili dei laici “soft”, tra etica e diritto<o:p></o:p></span></p></div></div><p class=MsoNormal><o:p> </o:p></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:20.0pt;mso-fareast-language:EN-US'>La laicità è concetto politico. Equivale a <i>secolarizzazione </i> e a <i>desacralizzazione. </i> Significa che nulla deve essere sottratto al dibattito politico, che è quello per il governo della società. <o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:20.0pt;mso-fareast-language:EN-US'> Fino ai primi vent’anni del Novecento la <i>sacralizzazione </i>nei sistemi politici di cultura europea si è fatta prevalentemente su base religiosa. Dal Novecento anche su altre basi ideologiche. Il fascismo italiano, che nacque come anticlericale e antireligioso, impose, ad esempio, una propria sacralizzazione non fondata su una religione. Anche la persona stessa del Mussolini fu sacralizzata. <o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:20.0pt;mso-fareast-language:EN-US'> L’Islam è un complesso di sistemi politici fortemente sacralizzati su base religiosa. E’ veicolato da popolazioni che stanno migrando in Europa. Impatta fortemente con il <i>laicismo </i> francese, che è una diversa forma di sacralizzazione e ha ragioni storiche. La tendenza delle culture europee, che sono ancora egemoni nel mondo, è però verso una progressiva desacralizzazione. In Germania e Italia la desacralizzazione del laicismo è molto evidente, e anche qui ve ne sono ragioni storiche. Le popolazioni islamiche immigrate tra popoli di cultura europea assorbiranno sicuramente nelle loro culture la desacralizzazione: questo è fatale, ma sarà un processo lungo, sebbene non lunghissimo. L’antropologa Margaret Mead ne studiò a lungo uno simile tra la popolazione dell’isola di Manus, nell’arcipelago della Isole dell’Ammiragliato, al largo della Nuova Guinea, venuta in contatto con culture europee negli anni Venti del Novecento. Il processo era compiuto quando vi ritornò nel ’53, dopo soli venticinque anni. Ne scrisse nel libro <i>Growing up in New Guinea</i>, del 1956, pubblicato da Bompiani nel ’67 e da Garzanti nel 1973, con il titolo <i>Crescita di una comunità primitiva. <o:p></o:p></i></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:20.0pt;mso-fareast-language:EN-US'> Nel frattempo, bisogna capire che l’irrisione della cultura sacralizzata altrui ha una portata politica, non religiosa. Molte popolazioni di cultura islamica sacralizzata che ora danno migranti in Europa sono state a lungo duramente sottomesse dai colonizzatori francesi. Quell’irrisione è vissuta ora come un modo diverso di tentare di sottometterle. Tra loro la sacralizzazione ha dunque portata resistenziale. Bisogna sviluppare una cultura della convivenza che comporti la rinuncia politica a quell’irrisione. Questo asseconderà la desacralizzazione di natura resistenziale. E’ ciò che si sta tentando di ottenere in Italia riguardo agli atteggiamenti verso l’omosessualità.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:20.0pt;mso-fareast-language:EN-US'>Si può vivere senza <i>sacralizzazione</i>? Finora non ci si è riusciti. Anche nelle società democratiche avanzate osserviamo sacralizzazioni. E’ su questa base che, ad esempio, l’Europa ha abolito la pena di morte. Ma potrei portare molti altri esempi di sacralizzazione che nulla hanno a che fare con fedi religiose. <o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:20.0pt;mso-fareast-language:EN-US'> Al centro della <i>sacralizzazione </i> non c’è una fede religiosa ma il <i>sacro</i>. Il <i>sacro </i> è un valore, un oggetto, una persona, un rito, un costume sociale che è sottratto alla libera discussione, che non può essere messo in discussione pena gravi conseguenze: una decisione politica. <o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:20.0pt;mso-fareast-language:EN-US'>Mario Ardigò<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><span style='mso-fareast-language:EN-US'><o:p> </o:p></span></p><p class=MsoNormal><b>Da:</b> Area <area-bounces@areaperta.it> <b>Per conto di </b>Questione Giustizia - Redazione<br><b>Inviato:</b> giovedì 17 dicembre 2020 09:05<br><b>A:</b> area <area@areaperta.it>; europa <europa@magistraturademocratica.it>; Iscritti <Iscritti@magistraturademocratica.it>; mailinglist-anm <mailinglist-anm@associazionemagistrati.com>; nuovarea <nuovarea@nuovarea.it>; penale <penale@magistraturademocratica.it><br><b>Oggetto:</b> [Area] QG - Le argomentazioni discutibili dei laici “soft”, tra etica e diritto<o:p></o:p></p><p class=MsoNormal><o:p> </o:p></p><p class=MsoNormal><span style='font-size:18.0pt;font-family:"Georgia","serif";color:#003366;background:white'>Nel confronto di idee che ha fatto seguito all’orrenda decapitazione dell’insegnante francese Samuel Paty, ha sempre più peso, in Francia come in Italia, la posizione che considera la laicità “alla francese” troppo radicale e provocatoria, e chiede che venga temperata e ridimensionata. Ma il problema che pongono gli interventi francesi e italiani a favore di una laicità </span><em><span style='font-size:18.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";color:#003366;background:white'>soft </span></em><span style='font-size:18.0pt;font-family:"Georgia","serif";color:#003366;background:white'>è che non definiscono in cosa tale laicità meno “aggressiva” dovrebbe consistere e quali misure la realizzerebbero.</span><span style='font-size:12.0pt;font-family:"Arial","sans-serif";color:black;background:white'><br></span><span style='font-size:13.5pt;font-family:"Georgia","serif";color:black;background:white'><br></span><span style='font-size:13.5pt;font-family:"Georgia","serif";color:#003366;background:white'>di Françoise Longy</span><span style='font-size:13.5pt;font-family:"Georgia","serif";color:black;background:white'><br><br></span><span style='font-size:13.5pt;font-family:"Georgia","serif"'><a href="https://www.questionegiustizia.it/articolo/le-argomentazioni-discutibili-dei-laici-soft-tra-etica-e-diritto" target="_blank">https://www.questionegiustizia.it/articolo/le-argomentazioni-discutibili-dei-laici-soft-tra-etica-e-diritto</a><span style='color:#003366;background:white'> </span></span><o:p></o:p></p></div></body></html>