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<DIV dir=ltr>
<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: 'Calibri'; COLOR: #000000">
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Ho letto con interesse quanto ha
scritto Mario Ardigò.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Intervengo solo su un punto, di
natura storica. Per chi non sia interessato c’è il tasto Canc. </FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Mario Ardigò scrive: “Il forte
clericalismo italiano si deve all'azione politica del Papato romano, che negli
anni '30 si compromise con il fascismo mussoliniano”.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Io non credo che sia stato
così.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Mussolini, appena andato al potere,
assunse provvedimenti molto graditi alla Chiesa, come l’obbligo del crocifisso
nelle scuole e nelle aule giudiziarie. I patti lateranensi del 1929, poi
confermati dalla Costituzione del 1948, furono molto utilizzati dal fascismo per
l’edificazione del consenso sociale. Ed è innegabile che nella penisola il clero
spesso interveniva per aprire\benedire adunate e raduni politici e
militari.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>E però negli anni ‘30 vi furono
forti momenti di contrasto tra Pio XI e il fascismo, su aspetti non banali. Il
più noto ed eclatante fu quello relativo al ruolo dell’Azione cattolica ed alla
possibilità di preservarne azioni e funzioni nell’ambito dello Stato totalitario
che il fascismo stava costruendo. Il contrasto fu forte ed espresso ed arrivò
alla promulgazione nel 1931 di un’enciclica (“Non abbiamo bisogno”), molto dura
non solo nei riguardi della decisione del fascismo di procedere allo
scioglimento dell’azione cattolica ma anche dei presupposti ideologici che ne
erano a fondamento.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Pio XI non era fascista, in alcun
modo, ed anzi <FONT style="size: +0">a</FONT>vversò il nazionalismo
fascista.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Ancor di più, Pio XI fu ostile al
nazismo, come testimonia l’enciclica “Mit brennender sorge” (fatta stampare in
clandestinità e letta dal pulpito in tutte le Chiese tedesche senza informare il
regime, che infatti reagì a modo suo) ed il comportamento tenuto dal Papa quando
Hitler nel 1938 fu a Roma: se ne andò a Castelgandolfo e rifiutò di
incontrarlo.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>La voce di Pio XI fu una delle
poche a levarsi in Italia contro le leggi razziali: “siamo diventati un branco
di pecore stupide, io mi vergogno, ma non come Papa, come italiano. Ah ma io
parlerò, vedrete se parlerò...”, così disse in un incontro privato, mi pare con
un gruppo di suore. Ed in varie occasioni manifestò la sua distanza dal
nazionalismo e dal razzismo del fascismo. Mussolini non lasciò correre la cosa,
tant’è che gli fece giungere, tramite mons. Tarchi Venturi, messaggi di natura
minatoria.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>L’ostilità di Pio XI verso le leggi
razziali non fu un mugugno interiore, visto che, su espressa volontà e richiesta
del Papa, in Vaticano si stava redigendo un’enciclica di contenuto apertamente
antirazzista, tesa a rivendicare l’unità del genere umano. </FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>L’enciclica fu scritta e la sua
bozza la si può oggi leggere. Proprio in quel frangente, mentre quella bozza era
in fase di approfondimento e di revisione, Pio XI morì e Pio XII, il suo
segretario di Stato che gli subentrò, non ritenne di pubblicarla e la lasciò nel
cassetto.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Sui “silenzi di Pio XII”, invece,
molto si potrebbe scrivere ... ma non vado oltre.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5"></FONT><FONT size=5 face=Arial></FONT> </DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Un caro saluto a
tutti.</FONT></DIV>
<DIV><FONT style="size: 5"></FONT><FONT size=5 face=Arial></FONT> </DIV>
<DIV><FONT style="size: 5" size=5 face=Arial>Stefano Calabria</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial></FONT> </DIV>
<DIV
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<DIV style="FONT: 10pt tahoma">
<DIV><FONT size=3 face=Calibri></FONT> </DIV>
<DIV style="BACKGROUND: #f5f5f5">
<DIV style="font-color: black"><B>From:</B> <A title=marioardigo@yahoo.com
href="mailto:marioardigo@yahoo.com">mario ardigo</A> </DIV>
<DIV><B>Sent:</B> Thursday, December 17, 2020 10:01 PM</DIV>
<DIV><B>To:</B> <A title=mario.ardigo@giustizia.it
href="mailto:mario.ardigo@giustizia.it">'Mario Ardigo''</A> ; <A
title=area@areaperta.it href="mailto:area@areaperta.it">'area'</A> ; <A
title=pietro.mondaini@giustizia.it
href="mailto:pietro.mondaini@giustizia.it">Pietro Mondaini</A> </DIV>
<DIV><B>Subject:</B> Re: [Area] R: R: QG - Le argomentazioni discutibili dei
laici “soft”, tra etica e diritto</DIV></DIV></DIV>
<DIV> </DIV></DIV>
<DIV
style='FONT-SIZE: small; TEXT-DECORATION: none; FONT-FAMILY: "Calibri"; FONT-WEIGHT: normal; COLOR: #000000; FONT-STYLE: normal; DISPLAY: inline'>
<DIV class=ydp79f949c9yahoo-style-wrap
style="FONT-SIZE: 24px; FONT-FAMILY: verdana, helvetica, sans-serif">
<DIV></DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV dir=ltr data-setdir="false"> Il laicismo è l'avversione per la
dimensione pubblica di una fede. Nella nostra Costituzione repubblicana non c'è,
naturalmente, poiché fu scritta in gran parte da cristiani. C'è, anzi, il
suo opposto, all'art.19. </DIV>
<DIV dir=ltr data-setdir="false">Il sacro è stato certamente connaturato alle
religioni, ma non solo ad esse. </DIV>
<DIV dir=ltr data-setdir="false">Il cristianesimo fu all'esordio potentemente
desacralizzante. Fu infatti accusato di ateismo. Gli storici dell'arte lamentano
le tremende distruzioni desacralizzanti che i primi cristiani provocarono al
patrimonio artistico antico, in particolare tagliando le teste delle statue
degli dei, un po' al modo degli attuali talebani. Costituitosi in religione e
divenuto l'ideologia politica dell'Impero romano recuperò elementi sacrali e
l'antico teismo, che vennero ritualizzati nelle liturgie bizantine, le quali
fecero scuola anche nell'Europa occidentale. Sono il modello di ogni splendore
liturgico cristiano. Ma come il religione il cristianesimo si mantiene instabile
nelle sue sacralizzazioni, nonostante l'immane violenza politica impiegata per
affermarle politicamente. Valdo di Lione e Francesco d'Assisi possono
considerarsi esponenti di correnti desacralizzanti. Il Papato romano come
istituzione è invece pervaso di rilevanti elementi sacralizzanti,
così come il culto delle reliquie e la spiritualità visionarie e dei santuari.
Le monarchie europee furono, e quelle residue sono, fortemente sacralizzate
secondo la religione cristiana. Il modello dello stato laico ma non laicista è
quello degli Stati Uniti d'America. Il modello francese è laicista perché
avversa la dimensione pubblica della fede. Quello italiano è laico, ma pervaso
di clerico-fascismo. Il forte clericalismo italiano si deve all'azione politica
del Papato romano, che negli anni '30 si compromise con il fascismo
mussoliniano. In Italia il problema non è il laicismo, politicamente
minoritario, ma il persistere del clerico-fascismo, che si avverte nella confusa
neo-ideologia sovranista corrente. </DIV>
<DIV dir=ltr data-setdir="false">Non si può essere <I>moderatamente
</I>cristiani. Al centro della fede cristiana c'è infatti l'<I>agàpe</I> che è
una forma di convivenza solidale, benevola e misericordiosa che si espande in
tutte le direzioni, non il fondamentalismo teistico, liturgico o dottrinale. Il
fondamento <I>è </I>agàpe, è scritto. L'<I>agàpe </I>è universalizzante, supera
ogni legge, è ciò che resta e che è più grande. Il cristiano non è un
<I>credente</I>, in realtà, ma un <I>praticante</I> e ciò che pratica (o
dovrebbe) è l'agàpe. Il problema del teismo rimane sullo sfondo e il cristiano è
uno che dice: <I>Dio nessuno l'ha mai visto, </I>e questo nonostante la
formulazione dottrinaria teistica del suo <I>Credo</I>, risalente a teologi di
corte del Quarto/Quinto secolo. E ciò, sul punto, <I>Dio nessuno l'ha mai
visto, </I>conclude il discorso. Come religione, poi, la spiritualità cristiana
è certamente pervasa di teismo. Ma i grandi maestri di spiritualità, come
Giovanni della Croce e Ignazio di Lojola insegnano a farne a meno. La fede
cristiana è un salto nel buio, scrisse Rahner. E' uno che urla nella notte e
nessuno risponde (dal film <I>Il Settimo sigillo </I>di Bergman).</DIV>
<DIV dir=ltr data-setdir="false"> Con l'Islam europeo la faccenda è
completamente diversa. La fede religiosa c'entra poco. Esso si connota come un
movimento resistenziale politico. C'entra poco la questione del
soprannaturale, su cui si affannano i laicisti. E' anzitutto un movimento
politico e la sua sacralizzazione, anche liturgica e di
abbigliamento, è una forma di resistenza. A chi? A noi europei di
più antica stirpe, che in realtà, Italia a parte e forse anche Polonia a parte,
il cristianesimo l'abbiamo in gran parte abbandonato come religione, in Europa
la <I>pratica </I>è del 5% circa se ben ricordo, anche se il nostro
costituzionalismo ne è ancora pervaso, benché se ne sia persa consapevolezza.
Resistenza, dicevo, contro noi europei che colonizzammo le nazioni islamiche
umiliandole duramente, e tuttora pretenderemo di farlo con i migranti che ci
arrivano da quelle popolazioni. Ma in particolare in Francia. Le periferie
disperate delle città francesi sono in gran parte abitate da ex colonizzati che
si trovano in condizioni di emarginazione. Ad essi ancora la Francia oppone una
propria mitologia imperiale. In Italia questo non c'è. In Irlanda del Nord
si è avuto qualcosa di simile tra i cattolici: lì il confessionalismo
cattolici ha avuto ed ha ancora caratteri resistenziali contro la mitologia
imperiale britannica, colorata di anglicanesimo. Da quelle parti gli orangisti
irridevano i cattolici un po' come si è fatto con l'Islam, e corse del sangue,
tra cristiani. Nei durissimi anni '70, l'epoca dei <I>Troubles </I>nel nord, mi
stupii però di trovare a Dublino, nel sud, una situazione assolutamente
tranquilla tra protestanti e cattolici, a riprova che il problema non era
religioso, ma politico. </DIV>
<DIV dir=ltr data-setdir="false"> Senza dubbio l'Islam europeo perderà i
connotati sacralizzanti che ha in Africa e in Asia. E' un processo culturale
sicuro, fatale, ma ci vorrà tempo e soprattutto esso verrà favorito dalla
progressiva integrazione sociale degli immigrati. Essa richiede l'abbandono di
costumi aggressivi di irrisione e di deliberata blasfemia, che si abbattono,
badate bene, non sui dominatori della società francese, ma sugli emarginati. Mi
pare che sia dura da ottenere, proprio come appare, ad esempio,
l'abbandono dell'abitudine di umiliare, anche irridendoli, gli omosessuali.
</DIV>
<DIV dir=ltr data-setdir="false">Mario Ardigò</DIV></DIV>
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<DIV
style="FONT-SIZE: 13px; FONT-FAMILY: 'Helvetica Neue', helvetica, arial, sans-serif; COLOR: #26282a">
<DIV>Il giovedì 17 dicembre 2020, 11:59:12 CET, Pietro Mondaini
<pietro.mondaini@giustizia.it> ha scritto: </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
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<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">L’articolo mi
sembra condivisibile. La sacralità è per il vero veicolata dalla religione nella
dimensione pubblica, senza la quale potrebbe darsi solo un’indistinta
spiritualità, che può ben prescindere da dogmi e regole più o meno diffusi e
che, come dimostrano le filosofie orientali, può essere esercitata semplicemente
con l’acquisizione di specifiche e consolidate “tecniche” di meditazione
individuale. Quando assume la forma della religione organizzata non può che
porsi sullo stesso piano delle ideologie perché incide nelle società.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">In questa ottica
non c’è differenza tra religione e ideologie e il concetto di sacro può
egualmente attagliarsi ad entrambe tali categorie. Se, quindi, l’affermazione
del principio di libera espressione del pensiero impone di accettare critiche,
di qualsivoglia natura, anche nella forma della irrisione, rispetto alle
costruzioni ideologiche (e relativi dogmi), questo dovrebbe essere ammesso anche
relativamente alle forme nelle quali si esprimono le religioni organizzate. Non
c’è alcun motivo, quindi, di assegnare ai sistemi religiosi un regime
particolare e privilegiato rispetto ai sistemi ideologici. Se si vuole mantenere
il principio della libertà di pensiero occorre pertanto cambiare prospettiva. Le
persone sono da rispettare perché titolari di precisi diritti umani, non i loro
pensieri, perché i pensieri, di per sé stessi, non sono titolari di
diritti.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Appare quindi
arbitrario pensare che non si possa sottoporre a critica un sistema religioso
perché in tal modo si offendono i sentimenti di chi aderisce a tale sistema e,
viceversa, debba essere consentito criticare un sistema ideologico senza
preoccuparsi di offendere il sentimento ideologico dei relativi portatori: non
c’è alcun motivo di privilegiare l’uno rispetto all’altro. Le religioni, così
come le ideologie, sono fenomeni naturali e, a ben vedere, originano dalle
stesse dinamiche di quella che è stata definita “psicologia popolare” (Dennett).
Personalmente trovo che la distinzione tra laicismo e laicità non abbia ragion
d’essere. Si tratta di una distinzione che, a ben vedere, è stata ideata in
ambiti confessionali ed è proprio funzionale ad una esigenza di tutela
privilegiata del sentimento religioso. Laicità e laicismo sono in realtà
sinonimi ed esprimono posizioni di pensiero che prescindono da una dimensione
metafisica che, in quanto del tutto soggettiva, non dovrebbe avere impatto
generale sulla società in quanto tradotto in norme giuridiche.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Si distingue
laicità e laicismo, nella sostanza, così come si distingue la moderazione
religiosa dal fondamentalismo. In realtà, così come laicismo e laicità sono la
stessa cosa, anche moderazione religiosa e fondamentalismo sono la stessa
cosa.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Se si vuole
abbracciare l'idea che ognuna delle nostre religioni rappresenti la parola
infallibile dell'"unico vero Dio" bisogna ammettere di non avere alcuna
conoscenza enciclopedica della storia, della mitologia e persino dell'arte: le
credenze, i rituali e l'iconografia delle varie religioni, infatti,
testimoniano una contaminazione reciproca che affonda le radici nei secoli.
A prescindere dalla loro origine, le dottrine alla base delle religioni
moderne non sono più difendibili di quelle che, per mancanza di adepti,
finirono nel dimenticatoio della mitologia millenni or sono. Le prove in
grado di giustificare l'esistenza effettiva di Jahvè e di Satana non sono più
convincenti di quelle che volevano Zeus appollaiato in cima a una montagna e
Poseidone ad agitare i mari.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Molti credono che
la Bibbia sia letteralmente la parola inconfutabile del Creatore dell'universo,
che sia la parola "ispirata" da quest'ultimo - altrettanto infallibile - anche
se alcuni dei suoi passi devono essere interpretati simbolicamente perché emerga
la verità che vi è contenuta. Pochi religiosi si spingono a mettere in dubbio
che un Dio in carne e ossa, nella sua infinita saggezza, abbia scritto o
“ispirato” quel testo o, analogamente, abbia creato la Terra con le sue
250.000 specie di scarafaggi. Molti credono che Dio abbia guidato la creazione
nel corso di milioni di anni e ciò significa che collocano il Big Bang 2.500
anni dopo che i babilonesi e i sumeri avevano imparato a preparare la birra.
Molti credono che un libro privo tanto di unità stilistica quanto di coerenza
interna sia stato scritto da una divinità onnisciente, onnipotente e
onnipresente. Se si interpellassero gli indù, i musulmani e gli ebrei di tutto
il mondo sicuramente si otterrebbero risultati analoghi. Ciò rivela che il
genere umano, nel corso del suo sviluppo, è stato inebriato quasi completamente
dai suoi miti. Come è potuto accadere che in questo ambito particolare della
nostra vita ci siamo convinti che le nostre credenze sul mondo possano fluttuare
liberamente senza prove concrete e senza fare appello alla ragione?</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">È proprio sullo
sfondo di questo scenario cognitivo piuttosto sorprendente che dobbiamo decidere
cosa significhi essere religiosi moderati nel XXI secolo. I moderati di ogni
fede, per poter vivere serenamente nel mondo moderno, sono tenuti a interpretare
in modo non rigido (o semplicemente a ignorare) molte delle regole che queste
prescrivono. Indubbiamente in questo caso entra in gioco un'oscura verità
economica: sembra che le società tendano a diventare notevolmente meno
produttive quando un numero elevato di persone smette di fabbricare oggetti
e inizia a uccidere clienti e creditori eretici. In primo luogo va
osservato che il rifiuto di un'interpretazione letterale delle scritture da
parte dei moderati non deriva da indicazioni contenute nelle scritture
stesse, ma piuttosto da sviluppi culturali che hanno reso difficile
accettare la parola divina in molti suoi precetti. La moderazione
religiosa, poi, è ulteriormente rafforzata dal fatto che la maggioranza dei
cristiani non legge la Bibbia nella sua interezza e di conseguenza non ha idea
della veemenza con cui il Dio di Abramo vuole che l'eresia venga sradicata. Se
si legge il Deuteronomio si nota che quel Dio ha le idee ben chiare su cosa fare
se vostro figlio o vostra figlia torna a casa dopo una lezione di yoga
difendendo il culto di Krishna.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Oggigiorno,
l'unico motivo per cui si può essere "moderati" in materia di fede è il fatto di
aver assimilato almeno in parte le conquiste di duemila anni di pensiero: la
democrazia in ambito politico", il progresso scientifico in ogni campo,
l'interesse per i diritti umani, la fine dell'isolamento culturale e
geografico, ecc. Le porte che conducono al di fuori del significato
letterale delle Scritture non si aprono dall'interno.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">La moderazione che
possiamo osservare tra i non fondamentalisti non è in alcun modo indice del
fatto che la fede stessa si sia evoluta. E piuttosto frutto delle molte mazzate
della modernità, che hanno messo in dubbio i dogmi della fede. Non ultimo tra
tali sviluppi l'emergere della tendenza ad avvalorare le prove effettive e a
credere a un concetto nella misura in cui questo possa essere dimostrato.
Persino molti fondamentalisti, da un simile punto di vista, conducono
un'esistenza razionale. Solo che le loro menti sembrano essere state divise a
metà per ospitare le verità scellerate sostenute dalla loro fede. Dite a un
cristiano devoto che sua moglie lo tradisce o che lo yogurt ghiacciato può
rendere invisibile un uomo e anche lui probabilmente ve ne chiederà le
prove come chiunque altro e se ne convincerà nella misura in cui gliele
fornirete. Ditegli che il libro che tiene sul comodino è stato scritto da una
divinità invisibile che lo punirà con le fiamme eterne dell'inferno se non
accetterà la sua incredibile concezione dell'universo, e costui non ne
chiederà alcuna prova o dimostrazione.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">La moderazione
religiosa scaturisce dal semplice fatto che persino l'individuo meno istruito
della nostra società, riguardo a certi argomenti, possiede più conoscenze
di tutte le persone vissute 2.000 anni fa, e molte di queste sono
incompatibili con le Scritture. Avendo una qualche idea delle scoperte
della medicina negli ultimi 100 anni, molti di noi non identificano più le
malattie col peccato e con le possessioni demoniache. Dal momento che conosciamo
le distanze effettive tra i corpi celesti, gran parte di noi (o meglio,
circa la metà di noi) non ritiene credibile l'idea che l'universo sia stato
creato 6.000 anni fa, quando la luce delle stelle era già diretta verso la
Terra. In ultima istanza, tali concessioni alla modernità suggeriscono due
ipotesi: o esiste una effettiva incompatibilità tra ragione e fede, o le nostre
tradizioni religiose in linea di principio sono impenetrabili a nuove forme
di conoscenza. Oggi sembra prevalere l'utilità di ignorare, o "reinterpretare",
alcuni articoli di fede. Chiunque sia stato costretto a volare in una città
lontana per subire un intervento chirurgico ammette, almeno tacitamente, che
abbiamo imparato qualche nozioncina di fisica, geografia, ingegneria e
medicina dai tempi di Mosè.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Anche se la
moderazione religiosa può sembrare una posizione ragionevole da difendere, alla
luce di quello che abbiamo (e di quello che non abbiamo) appreso sull'universo
essa non erge alcuna barriera contro l'estremismo religioso e la violenza
di matrice religiosa. Dal punto di vista di coloro che tentano di vivere
seguendo alla lettera le Scritture, un religioso moderato non è altro che
un fondamentalista mancato. Con tutta probabilità egli è destinato a finire
all'inferno insieme al resto dei miscredenti. La moderazione religiosa solleva
un problema che coinvolge tutti noi: non permette di dire nulla di troppo
critico nei confronti di un'interpretazione puramente letterale delle
Scritture. Non possiamo affermare che i fondamentalisti siano pazzi, poiché
non fanno altro che mettere in pratica la loro libertà di culto. E non possiamo
nemmeno dire che siano in errore in termini religiosi, in quanto, generalmente,
non hanno rivali nella conoscenza delle Scritture. Tutto quello che
possiamo dire, da religiosi moderati, è che non ci vanno a genio i costi
personali e sociali che dovremmo sostenere abbracciando pienamente le
Scritture. Non si tratta di un nuovo genere di fede, né di un nuovo tipo di
esegesi delle Scritture. È semplicemente una capitolazione al cospetto di una
varietà di interessi eminentemente umani, che in linea di principio non
hanno nulla a che vedere con la religione.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">La moderazione
religiosa deriva dalla conoscenza "secolare" del mondo e dalla non conoscenza
delle Scritture e, in termini religiosi, non si caratterizza per quella "buona
fede" che la renderebbe analoga al fondamentalismo.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">I testi
stessi non lasciano ombra di dubbio: sono perfetti in ogni loro parte. Alla
luce di questi, la moderazione religiosa non sembra altro che il rifiuto di
assoggettarsi completamente alla legge di Dio. Scegliendo di non vivere seguendo
alla lettera i testi sacri, pur tollerando l'irrazionalità di coloro che lo
fanno, i religiosi moderati tradiscono tanto la ragione quanto la fede. A meno
che non vengano chiamati in causa i dogmi cardine della fede - per esempio il
fatto che sappiamo che Dio esiste, e che sappiamo cosa vuole da noi - i moderati
non faranno nulla per sottrarci alle nostre convinzioni.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">L'atteggiamento
benevolo di gran parte dei religiosi moderati non implica che la fede religiosa
sia qualcosa di più sublime di un disperato matrimonio tra speranza e
ignoranza, né ci dispensa dal pagamento di un prezzo terribile per limitare
l'influsso della ragione nelle relazioni con gli altri esseri umani. La
moderazione religiosa, nella misura in cui rappresenta il tentativo di
aggrapparsi a quanto è ancora utilizzabile della religione ortodossa, sbatte la
porta in faccia ad approcci più complessi alla spiritualità, all'etica e alla
costruzione di comunità coese. Pare che i religiosi moderati credano che ciò di
cui abbiamo bisogno non siano un approfondimento e un rinnovamento radicali
in questi campi, ma piuttosto un semplice annacquamento della filosofia
dell'Età del Ferro e del medioevo islamico. Anziché portare tutta la forza della
nostra creatività e razionalità a incidere sui problemi dell'etica, della
coesione sociale e persino dell'esperienza spirituale, i moderati ci chiedono
semplicemente di allentare i nostri legami con le antiche superstizioni e
gli antichi tabù, pur conservando un sistema di credenze che ci è stato
tramandato da uomini e donne le cui vite erano semplicemente devastate da
un'ignoranza di base sul mondo. In quale altro ambito si accetterebbe una tale
subordinazione alla tradizione? La medicina, l'ingegneria? Neppure la
politica soffre degli anacronismi che dominano ancora il nostro pensiero in
fatto di valori etici ed esperienza spirituale.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Immaginate che sia
possibile riportare in vita un cristiano ben istruito del XIV secolo. Quell'uomo
si rivelerebbe un perfetto ignorantone in ogni campo, ma non in fatto di fede.
Le sue credenze in merito alla geografia, all'astronomia e alla medicina
metterebbero in imbarazzo persino un bambino, ma egli saprebbe più o meno tutto
quello che c'è da sapere su Dio. Anche se verrebbe ritenuto un idiota perché è
convinto che la Terra sia piatta, o che la trapanazione del cranio per la
fuoriuscita del Male costituisca un intervento medico saggio, le sue idee
religiose anche oggi sarebbero ineccepibili.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Ciò si può
spiegare in due modi: o abbiamo raggiunto la perfezione in fatto di comprensione
religiosa del mondo già un millennio fa - mentre la nostra conoscenza in
tutti gli altri campi era ancora disperatamente indefinita - o la religione,
essendo la mera conservazione di un dogma, è un ambito che non ammette il
progresso. Molti elementi fanno propendere per la seconda ipotesi.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">Anno dopo anno, le
nostre credenze religiose conservano sempre più dati sull'esperienza umana?
Se la religione si rivolge veramente alla sfera della conoscenza e dei
bisogni dell'uomo, allora deve essere suscettibile di progresso. Le sue
dottrine devono diventare sempre più utili, e non il contrario. Come in
altri ambiti, nella religione il progresso deve essere oggetto di indagine nel
presente, non una semplice ripetizione delle dottrine del passato. Tutto ciò che
viene considerato vero oggi dovrebbe essere anche suscettibile di una
spiegazione, nonché descrivibile in termini che non costituiscano un totale
affronto a tutte le altre conoscenze che abbiamo sul mondo. In quest'ottica, la
religione nel suo complesso appare del tutto arretrata. Non è in grado di
sopravvivere alle trasformazioni culturali, tecnologiche e persino nel campo
dell'etica. Se non la pensiamo così, ci sono poche ragioni di credere che noi
riusciremo a sopravviverle.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 14pt">I moderati non
vogliono uccidere nessuno nel nome di Dio, ma non vogliono che si esprimano
opinioni troppo critiche nei confronti delle persone che credono veramente nel
Dio dei loro avi, in quanto la tolleranza è sacra forse più di ogni altra cosa.
Parlare apertamente e in modo veritiero della condizione del mondo in cui
viviamo - per affermare, per esempio, che la Bibbia e il Corano contengono
entrambi, tra le righe, idee contrarie alla vita - è un atto antitetico alla
tolleranza (così come viene concepita dai moderati). Tuttavia non possiamo più
permetterci il lusso di essere politicamente corretti a tal punto. In ultima
analisi, dobbiamo renderci conto di quale prezzo stiamo pagando per preservare
l'iconografia della nostra ignoranza.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal> </P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="COLOR: #1f497d"></SPAN> </P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="COLOR: #1f497d"></SPAN> </P>
<DIV id=yiv9668771299yqt15462 class=yiv9668771299yqt2111753112>
<DIV>
<DIV
style="BORDER-TOP: #b5c4df 1pt solid; BORDER-RIGHT: medium none; BORDER-BOTTOM: medium none; PADDING-BOTTOM: 0cm; PADDING-TOP: 3pt; PADDING-LEFT: 0cm; BORDER-LEFT: medium none; PADDING-RIGHT: 0cm">
<P class=yiv9668771299MsoNormal><B><SPAN
style="FONT-SIZE: 10pt">Da:</SPAN></B><SPAN style="FONT-SIZE: 10pt"> Area
[mailto:area-bounces@areaperta.it] <B>Per conto di </B>Mario Ardigo'<BR
clear=none><B>Inviato:</B> giovedì 17 dicembre 2020 09:56<BR
clear=none><B>A:</B> area<BR clear=none><B>Oggetto:</B> [Area] R: QG - Le
argomentazioni discutibili dei laici “soft”, tra etica e
diritto</SPAN></P></DIV></DIV>
<P class=yiv9668771299MsoNormal> </P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 20pt">La laicità è
concetto politico. Equivale a <I>secolarizzazione </I>e a <I>desacralizzazione.
</I>Significa che nulla deve essere sottratto al dibattito politico, che è
quello per il governo della società. </SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 20pt"> Fino ai
primi vent’anni del Novecento la <I>sacralizzazione </I>nei sistemi politici di
cultura europea si è fatta prevalentemente su base religiosa. Dal Novecento
anche su altre basi ideologiche. Il fascismo italiano, che nacque come
anticlericale e antireligioso, impose, ad esempio, una propria
sacralizzazione non fondata su una religione. Anche la persona stessa del
Mussolini fu sacralizzata. </SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 20pt"> L’Islam è
un complesso di sistemi politici fortemente sacralizzati su base religiosa. E’
veicolato da popolazioni che stanno migrando in Europa. Impatta fortemente con
il <I>laicismo </I>francese, che è una diversa forma di sacralizzazione e
ha ragioni storiche. La tendenza delle culture europee, che sono ancora
egemoni nel mondo, è però verso una progressiva desacralizzazione. In
Germania e Italia la desacralizzazione del laicismo è molto evidente, e anche
qui ve ne sono ragioni storiche. Le popolazioni islamiche immigrate tra popoli
di cultura europea assorbiranno sicuramente nelle loro culture la
desacralizzazione: questo è fatale, ma sarà un processo lungo, sebbene non
lunghissimo. L’antropologa Margaret Mead ne studiò a lungo uno simile tra la
popolazione dell’isola di Manus, nell’arcipelago della Isole dell’Ammiragliato,
al largo della Nuova Guinea, venuta in contatto con culture europee negli anni
Venti del Novecento. Il processo era compiuto quando vi ritornò nel ’53, dopo
soli venticinque anni. Ne scrisse nel libro <I>Growing up in New
Guinea</I>, del 1956, pubblicato da Bompiani nel ’67 e da Garzanti nel
1973, con il titolo <I>Crescita di una comunità primitiva. </I></SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 20pt">Nel frattempo,
bisogna capire che l’irrisione della cultura sacralizzata altrui ha una portata
politica, non religiosa. Molte popolazioni di cultura islamica
sacralizzata che ora danno migranti in Europa sono state a lungo duramente
sottomesse dai colonizzatori francesi. Quell’irrisione è vissuta ora come un
modo diverso di tentare di sottometterle. Tra loro la sacralizzazione ha dunque
portata resistenziale. Bisogna sviluppare una cultura della convivenza che
comporti la rinuncia politica a quell’irrisione. Questo asseconderà la
desacralizzazione di natura resistenziale. E’ ciò che si sta tentando di
ottenere in Italia riguardo agli atteggiamenti verso l’omosessualità.</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 20pt">Si può vivere
senza <I>sacralizzazione</I>? Finora non ci si è riusciti. Anche nelle società
democratiche avanzate osserviamo sacralizzazioni. E’ su questa base che, ad
esempio, l’Europa ha abolito la pena di morte. Ma potrei portare molti altri
esempi di sacralizzazione che nulla hanno a che fare con fedi religiose.
</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 20pt">Al centro della
<I>sacralizzazione </I>non c’è una fede religiosa ma il <I>sacro</I>. Il
<I>sacro </I> è un valore, un oggetto, una persona, un rito, un costume
sociale che è sottratto alla libera discussione, che non può essere messo in
discussione pena gravi conseguenze: una decisione politica. </SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN style="FONT-SIZE: 20pt">Mario
Ardigò</SPAN></P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN></SPAN> </P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><B>Da:</B> Area
<area-bounces@areaperta.it> <B>Per conto di </B>Questione Giustizia -
Redazione<BR clear=none><B>Inviato:</B> giovedì 17 dicembre 2020 09:05<BR
clear=none><B>A:</B> area <area@areaperta.it>; europa
<europa@magistraturademocratica.it>; Iscritti
<Iscritti@magistraturademocratica.it>; mailinglist-anm
<mailinglist-anm@associazionemagistrati.com>; nuovarea
<nuovarea@nuovarea.it>; penale
<penale@magistraturademocratica.it><BR clear=none><B>Oggetto:</B> [Area]
QG - Le argomentazioni discutibili dei laici “soft”, tra etica e diritto</P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal> </P>
<P class=yiv9668771299MsoNormal><SPAN
style="FONT-SIZE: 18pt; BACKGROUND: white; COLOR: #003366">Nel confronto di idee
che ha fatto seguito all’orrenda decapitazione dell’insegnante francese Samuel
Paty, ha sempre più peso, in Francia come in Italia, la posizione che considera
la laicità “alla francese” troppo radicale e provocatoria, e chiede che venga
temperata e ridimensionata. Ma il problema che pongono gli interventi francesi e
italiani a favore di una laicità </SPAN><EM><SPAN
style="FONT-SIZE: 18pt; BACKGROUND: white; COLOR: #003366">soft
</SPAN></EM><SPAN style="FONT-SIZE: 18pt; BACKGROUND: white; COLOR: #003366">è
che non definiscono in cosa tale laicità meno “aggressiva” dovrebbe consistere e
quali misure la realizzerebbero.</SPAN><SPAN
style="FONT-SIZE: 12pt; BACKGROUND: white; COLOR: black"><BR
clear=none></SPAN><SPAN
style="FONT-SIZE: 13.5pt; BACKGROUND: white; COLOR: black"><BR
clear=none></SPAN><SPAN
style="FONT-SIZE: 13.5pt; BACKGROUND: white; COLOR: #003366">di Françoise
Longy</SPAN><SPAN style="FONT-SIZE: 13.5pt; BACKGROUND: white; COLOR: black"><BR
clear=none><BR clear=none></SPAN><SPAN style="FONT-SIZE: 13.5pt"><A
href="https://www.questionegiustizia.it/articolo/le-argomentazioni-discutibili-dei-laici-soft-tra-etica-e-diritto"
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style="BACKGROUND: white; COLOR: #003366"> </SPAN></SPAN></P></DIV></DIV></DIV></DIV>
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clear=none>Area mailing list<BR clear=none><A href="mailto:Area@areaperta.it"
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target=_blank>http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it</A></DIV></DIV></DIV></DIV>
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<HR>
_______________________________________________<BR>Area mailing
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