<html><head><meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /></head><body style='font-size: 10pt'>
<p class="text-justify" style="text-align: justify;"><strong>Pena di morte e pena perpetua: e il senso di umanità?</strong></p>
<p class="text-justify">di Davide Galliani </p>
<p class="text-justify">La vita e le opere di Primo Levi parlano molto a chi si occupa delle massime pene. Un solo esempio. Scrive Primo Levi: al pari della felicità perfetta, anche la infelicità perfetta non è realizzabile; questi due stati-limite non sono realizzabili perché la condizione umana è “nemica di ogni infinito”. Ha ragione Primo Levi. Infinitezza e perpetuità implicano l’assenza di limite, sono estranee alla condizione umana. Viene in mente chi si dichiarava contro l’ergastolo, la pena perpetua, perché incapace di immaginarsela. La pena perpetua, infinita, sta fuori dalla immaginazione dell’uomo, sta fuori dalla condizione umana, è inumana: se non possiamo immaginarci una cosa è perché quella cosa sta fuori dal nostro essere umani.</p>
<p><strong>https://www.giustiziainsieme.it/it/giustizia-pene/1520-pena-di-morte-e-pena-perpetua-e-il-senso-di-umanita-di-davide-galliani</strong></p>
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