<html><head><meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /></head><body style='font-size: 10pt'>
<div class="v1pre" style="text-align: justify;"><strong>Il fine vita e il legislatore pensante</strong><br /><strong>1. Il punto di vista dei penalisti </strong><br /><br />Considerazioni di <strong>Beatrice Magro e Stefano Canestrari</strong><br />Introduzione di<strong> Vincenzo Militello</strong><br />Le questioni che ruotano intorno al trattamento del fine vita sono talmente complesse e correlate a presupposti ideali e giuridici differenti da aver indotto una struttura aperta della tavola di domande sottoposta a due penalisti che da anni ne seguono attivamente l’evoluzione. Lo spunto di partenza comune è la riflessione sul particolare percorso segnato nel nostro ordinamento dalla crisi del rigido quadro di tutela assoluta della vita, scolpito nel codice del 1930 e progressivamente incrinato dapprima dalla giurisprudenza ordinaria e da ultimo da quella costituzionale, nella prolungata situazione di stallo del legislatore rispetto alle possibili alternative da percorrere e comporre.<br /><br />Mentre nell’approccio di Stefano Canestrari, anche alla luce della sua pluriennale esperienza in seno al Comitato Nazionale per la Bioetica, l’attenzione è rivolta innanzitutto al distinguo tra un futuro intervento volto a regolamentare l’aiuto medico a morire e la disciplina prevista nella legge n. 219 del 2017, della quale si chiede fermamente di perseguire un’attuazione integrale in tutto il territorio nazionale; le considerazioni di Beatrice Magro si orientano essenzialmente a favore di un ampliamento del diritto a morire da riconoscere al singolo, fermandosi solo fino al limite di trasformarlo in una pretesa di intervento da parte dello stato per garantirne l’attuazione.</div>
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<div class="v1pre" style="text-align: justify;"><strong>https://www.giustiziainsieme.it/it/diritto-processo-penale/1578-il-fine-vita-e-il-legislatore-pensante-i-punti-di-vista-dei-penalisti</strong></div>
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