<html>
<head>
<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8">
</head>
<body>
<p>Il codice Rocco aveva un grosso difetto : consentiva di definire
i processi in tempi brevi, perchè prevedeva una trattazione
scritta, e non orale. Questo me lo hanno confermato tutti i
magistrati che hanno avuto occasione di utilizzarlo. Non poteva
reggere a lungo. Dopo il cosiddetto caso Tortora si è voluto a
tutti i costi distruggere quello che funzionava, in nome di
principi astratti ( ma introdotti per ragioni purtroppo molto,
molto concrete, in relazione a vicende particolari ) che poi sono
confluiti pure nella Costituzione e che contrastano l'uno con
l'altro. Non ha infatti senso prevedere la ragionevole durata del
processo e poi imporre quello del contraddittorio. L'eterna
schizofrenia italiota si sublima, come sempre, nei principi, nei
valori. Tutti sacri, tutti intoccabili. Anche e soprattutto quando
sono dannosi.</p>
<p>FELICE PIZZI ( Giudice del Tribunale di Napoli )<br>
</p>
<p><br>
</p>
<div class="moz-cite-prefix">Il 19/02/2022 14:12, Umberto Gioele
Monti ha scritto:<br>
</div>
<blockquote type="cite" cite="mid:1645276366346.96852@giustizia.it">
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<p>ringrazio Edmondo per l'inoltro ...</p>
<p><br>
</p>
<p>Coppi da applausi scroscianti ... e con spunti di riflessioni
a mio parere importanti anche per noi magistrati e per le
posizioni che abbiamo avuto e che dovremmo avere
<br>
</p>
<p><br>
</p>
<p>a volte , specie da ultimo, timidezze tra noi se non franche
aperture sulla separazione carriere .... secondo una sorta di
"assuefazione" al tema ossessivamente e strumentalmente
ripetuto, ( e senza prendere atto -come ben rileva Coppi - che
questo è l'ultimo dei problemi :<em> "quando potremo permetterci
il lusso di discuterne vorrà dire che tutti i problemi della
giustizia sono stati risolti"</em>) senza percepire
le implicazioni di fondo sul piano delle garanzie
costituzionali dei principi di uguaglianza di ciascuno davanti
la legge e di tutela equanime dei diritti e anzi quasi in certi
casi "auspicando" o tollerando l'idea di una discrezionalità
della azione penale per risolvere i problemi della
giustizia (lasciando indifferente e sullo sfondo il passaggio
successivo del controllo politico della azione penale) e in
certi casi anche "disegnandone" i presupposti (come la
previsione dei criteri per i criteri di priorità per le procure
o gli applausi per le vaghe innovazioni come la particolare
tenuità del fatto che o sono irrilevanti sul piano degli effetti
deflattivi o anticipano una discrezionalità nell'esercizio
della azione penale per la quale occorre poi una responsabilità
politica;
</p>
<p><br>
</p>
<p>come per i criteri di priorità: se si vuole che -pur tra mille
priorità definite espressamente tali dalla legge (codice
rosso; 132 bis att. cpp ...) o univocamente desumibili dal
sistema ( pene edittali, presenza di misurte cautelari
....) - le procure definiscano ulteriori specifici criteri di
priorità ex ante (e non ex post per governare situazioni di
sofferenza o di accumulo ingestibile di arretrato: e qui , e qui
solo sono auspicabili e necessari criteri di priorità specifici
stabiliti per Ufficio Giudiziario) , magari coordinandole a
livello distrettuale con il contributo/interlocuzione della
avvocatura, beh a questo punto come meravigliarsi che i
criteri di priorità vengano stabiliti a livello politico e con
una responsabilità politica ?? </p>
<p><br>
</p>
<p>E il prof Coppi nell'ultimo passaggio della sua intervista
affronta un tema da cui la magistratura si è quasi sempre
tenuta lontana:</p>
<p> se lo "strumento" funzionale al raggiungimento di uno scopo
sostanziale non funziona si dovrebbe pensare a cambiare lo
strumento e ad adattarlo allo scopo, non -paradossalmente il
contrario.</p>
<p>Se il processo penale non funziona si dovrebbe seriamente
pensare a cambiarlo nei suoi snodi di fondo e non a cambiare i
diritti sostanziali adattandoli ed erodendoli cercando di
creare le condizioni per far funzionare decentemente il
processo.</p>
<p>E cos' in funzione del codice di procedura lento e
farraginoso si sono operate e si continuando a invocare
depenalizzazioni (e temo siamo arrivati al limite massimo ....)
, si interviene sui profili dei reati e sulla loro
procedibilità, si disegnano criteri di priorità e margini di
irrilevanza di reati che pongono evidenti piani inclinati
verso al discrezionalità della azione penale e della connessa
dipendenza del PM dall'esecutivo, si sono fatti anche
interventi sulla costituzione in funzione di questo codice di
procedura ...</p>
<p><br>
</p>
<p>Restando in silenzio sui suoi paradossi e lungaggini prive di
senso ma solo in certi casi continuando a muoversi all'interno
dei principi di base (che andrebbero ridiscussi) come per
ulteriori implementazioni dei riti alternativi (senza forse
considerare bene gli equilibri tra vantaggi sul piano della
speditezza e perdite di credibilità per decisioni differenziate
o contrastanti ..... e per la speditezza andrebbe ben valutato
quanti siano i procedimenti con più di un imputato e più di un
reato che si concludono integralmente con il medesimo rito
alternativo o in cui invece non vi sia
disfunzionale frammentazione tra patteggiamenti, abbreviati e
dibattimento ) o limitazioni per le impugnazioni;
</p>
<p>mentre la più banale idea di semplificare il dibattimento e
renderlo meno impermeabile a quanto acquisito in fase di
indagini resta qualcosa di lontanto .</p>
<p><br>
</p>
<p>E invece -con buon senso e efficace semplicità - il Prof Coppi
scopre lo snodo più evidente per contribuire a risolvere la
lentezza .... non ulteriori depenalizzazioni o ulteriori
incentivazioni dei riti alternativi, non discrezionalità azione
penale ....ma il ripensare l'udienza preliminare e (soprattuto,
dico io) il restituire al giudice la conoscenza degli atti delle
indagini preliminari !
</p>
<p>senza badare all'ottuso e paradossale mito del "giudice
ignorante" come momento di garanzia :
<em>" .. restituire al giudice la conoscenza degli atti farebbe
risparmiar tempo. Si potrebbe recuperare quacosa del vecchio
codice. non tutto quello che c'era è fascismo...."<br>
</em></p>
<p><br>
</p>
<p>applausi</p>
<p><br>
</p>
<p>umberto monti<br>
</p>
<p><br>
</p>
<p><br>
</p>
<div style="word-wrap:break-word">
<hr tabindex="-1" style="display:inline-block; width:98%">
<div id="divRplyFwdMsg" dir="ltr"><font style="font-size:11pt"
face="Calibri, sans-serif" color="#000000"><b>Da:</b> Area
<a class="moz-txt-link-rfc2396E" href="mailto:area-bounces@areaperta.it"><area-bounces@areaperta.it></a> per conto di
<a class="moz-txt-link-abbreviated" href="mailto:ed.brutiliberati@gmail.com">ed.brutiliberati@gmail.com</a>
<a class="moz-txt-link-rfc2396E" href="mailto:ed.brutiliberati@gmail.com"><ed.brutiliberati@gmail.com></a><br>
<b>Inviato:</b> sabato 19 febbraio 2022 13:03<br>
<b>A:</b> 'area'<br>
<b>Oggetto:</b> [Area] Referendum giustizia.</font>
<div> </div>
</div>
<div>
<div class="WordSection1">
<p class="MsoNormal"> </p>
<div>
<div style="border:none; border-top:solid #E1E1E1 1.0pt;
padding:3.0pt 0cm 0cm 0cm">
<p class="MsoNormal"><span style=""> </span></p>
</div>
</div>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal">Con un giorno di ritardo allego una
intervista del prof. Avv. Franco Coppi pubblicata su
Corriere della sera ieri 18 febbraio 2022 con il titolo
“Non abrogherei la Severino e non separerei le funzioni.
Csm decida il parlamento”. Ieri nel corso di un
interessante dibattito a Pavia ho appreso che Coppi non è
iscritto alle Camere Penali. Forse la posizione degli
avvocati penalisti non è così monolitica come appare.</p>
<p class="MsoNormal">Edmondo Bruti Liberati</p>
</div>
<div id="DAB4FAD8-2DD7-40BB-A1B8-4E2AA1F9FDF2"><br>
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