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<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8">
</head>
<body>
<p>Ho receduto con convinzione dall'ANM. Con altrettanta convinzione
ho aderito allo sciopero del 16 maggio. Sono abbastanza anziano (
ahimè ), essendo entrato in magistratura nel 1996, ma ho inteso
manifestare comunque la mia disapprovazione nei confronti della
pessima riforma Cartabia. Ho però verificato che anche negli
uffici di merito, in cui io presto servizio, i magistrati più
anziani hanno preferito non scioperare. La divisione esiste, è nei
fatti. Secondo me occorrerebbe prendere atto che questa ed altre
più o meno recenti riforme non dispiacciono affatto alla parte
maggioritaria della magistratura. Perchè la carriera esiste. In
teoria non dovrebbe esserci, in base al dettato costituzionale. Ma
l'ambizione e la vanità costituiscono una spinta troppo forte, cui
la magistratura non è immune. Lo aveva ben chiaro Berlusconi già
nel 2006 : i magistrati non sono diversi dagli altri italiani, ma
solo più inclini alla retorica.</p>
<p>FELICE PIZZI ( Giudice del Tribunale di Napoli )<br>
</p>
<div class="moz-cite-prefix">Il 23/05/2022 10:57, Simone Spina ha
scritto:<br>
</div>
<blockquote type="cite"
cite="mid:9B7DB2C7-D887-46EF-8ED6-761945FE472A@giustizia.it">
<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8">
<span style="background-color: white;">Invio per conto di Rita
Sanlorenzo e Daniele Cappuccio</span>
<div><span style="background-color: rgb(255, 255, 255);"><br>
</span>
<div><span style="text-align: center; background-color: white;
font-size: 12pt;"><img
style="width:4.6562in;height:1.9375in"
id="Immagine_x0020_2"
src="cid:part1.OIokL7H6.WlX46WNW@libero.it" class=""
width="447" height="186"></span><span style="text-align:
center; background-color: white; font-size: 12pt;"> </span></div>
<div><strong style="background-color: white;"><span
style="font-size: 12pt; font-family: Calibri, sans-serif;">Sugli
esiti dello sciopero del 16 maggio</span></strong></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;"><br>
</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;">Apparteniamo a quella minoranza di
magistrati che ha scioperato il 16 maggio scorso negli
Uffici di legittimità. Siamo consapevoli della negatività di
un dato già di per sé non soddisfacente a livello nazionale,
che dovrebbe spingere ognuno di noi, soprattutto se
impegnato a livello associativo, a riflettere sulle ragioni
spese dall’ANM a sostegno della sua proclamazione e, ciò che
più preoccupa, su un esito che mette in pericolo la
rappresentatività di quella che consideriamo la casa comune
di tutti i magistrati. </span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;"><br>
</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;">Pur nella difficoltà di ogni
analisi che si proponga di leggere meglio questo fatto,
respingiamo con forza quelle letture secondo cui esso
evidenzierebbe la presenza di una frattura tra le
magistrature “superiori” (alludendosi, evidentemente, anche
a quella di legittimità) e quelle che operano nei gradi
inferiori, e soprattutto, la sostanziale acquiescenza delle
prime ad una riforma che esalterebbe null’altro che il
carrierismo e la struttura gerarchica dell’ordinamento
giudiziario, contro la visione costituzionale di una
magistratura ove ci si distingue solo per funzioni. </span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;"><br>
</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;">Abbiamo parlato con tanti
colleghi, anche a noi molto vicini idealmente, che non hanno
inteso scioperare ritenendo questa scelta, in un momento di
grave caduta di credibilità della magistratura, un errore,
tale da rendere ancora più difficile il dialogo con la
politica ed il rapporto con la pubblica opinione. Ne abbiamo
colto non certo lo spirito di corporazione, ma la sincera ed
altruistica attenzione alla necessità di denunciare i rischi
della riforma non con gesti radicali a costo della
regolarità del servizio, ma con la capillare mobilitazione
al fine di spiegare perché questa riforma è sbagliata, ed è
inutile ed anzi dannosa ai fini di un recupero di
efficienza.</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;"><br>
</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;">Abbiamo avuto modo soprattutto di
sperimentare che la magistratura della cassazione in larga
parte, e indipendentemente dalle differenti adesioni ideali,
non solo opera giornalmente “in frontiera”, in condizioni di
lavoro estreme, rischiando di essere travolta dai numeri
elevatissimi che è chiamata a fronteggiare, ma ciononostante
continua a vivere la propria funzione secondo un modello di
chiara e convinta ispirazione costituzionale: senza
cedimenti alle suggestioni del potere, senza cessioni
interessate della propria autonomia ai fini di remunerazioni
di carriera, ancora e sempre disposta a difendere
strenuamente la propria indipendenza nel giudicare.</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;"><br>
</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;">Per questo dissentiamo da ogni
lettura che a partire dai dati di adesione allo sciopero
contrappone una magistratura “alta”, non contraria ad una
nuova conformazione verticistica dell’ordinamento, e quelle
magistrature “inferiori” a cui starebbe maggiormente a cuore
la difesa della giurisdizione come potere diffuso,
orizzontale e paritario e come strumento di legalità e di
eguaglianza. Non solo perché questa visione ignora un dato
di realtà, che nasce dalla diretta conoscenza di come si
lavora in Cassazione e dell’ispirazione che muove la maggior
parte delle colleghe e dei colleghi nello svolgimento della
funzione di legittimità: senza alcuna intenzione di ergersi
a giudice della professionalità dei colleghi, ma secondo il
compito di assicurare, pur nelle evidenti difficoltà, quella
nomofilachia che è garanzia di efficienza e di esercizio
democratico della giurisdizione.</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;"><br>
</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: justify;
background-color: white;">In un momento di crisi, anche di
immagine, della magistratura, ci sembra errato porre
l’accento su divisioni che, a nostro avviso, non trovano
riscontro nei fatti, quando mai come ora la magistratura ha
bisogno di restare e di apparire unita intorno alla sua
Associazione.</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: right;
background-color: white;"><br>
</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: right;
background-color: white;"><br>
</span></div>
<div><span style="font-size: 12pt; text-align: right;
background-color: white;"> </span><em
style="font-size: 12pt; text-align: right;"><span
style="font-family:"Calibri",sans-serif">I
Segretari della Sezione Cassazione di Magistratura
democratica</span></em></div>
<div><em style="text-align: right; background-color: white;"><span
style="font-size: 12pt; font-family: Calibri, sans-serif;"><br>
</span></em></div>
<div><em style="text-align: right; background-color: white;"><span
style="font-size: 12pt; font-family: Calibri, sans-serif;">
Daniele Cappuccio e Rita Sanlorenzo </span></em><span
style="text-align: right; background-color: white;
font-size: 12pt;"> </span></div>
</div>
<br>
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