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<p style="text-align: center;"><img src="cid:16864342356484f1bbd7be9779402549@magistraturademocratica.it" width="359" height="150" /></p>
<p style="text-align: center;"><span style="color: #ba372a; font-size: 18pt;">Un grave episodio</span></p>
<p style="text-align: justify;"><br />Siamo rimasti sgomenti nell’apprendere che, nel corso di un incontro di formazione dedicato ai magistrati ordinari in tirocinio organizzato dalla Scuola superiore della Magistratura, un docente ha indirizzato, a margine dello svolgimento della propria relazione, messaggi sgradevoli ad un altro relatore, abbandonandosi, tra l’altro, a commenti sessisti sull’avvenenza delle colleghe che assistevano, in presenza, alla lezione.</p>
<p style="text-align: justify;"><br />Ancora più sgomenti ci ha lasciati il fatto che il relatore – quando gli è stata contestata da una collega tale grave scorrettezza, emersa per un banale infortunio telematico (la condivisione dello schermo con la platea telematica) – ha provato a giustificarsi in modo del tutto inappropriato, dopo avere rivolto le doverose scuse ai magistrati in tirocinio: da un lato, evocando impropriamente un preteso registro ironico da lui utilizzato e, dall’altro lato, provando a trovare giustificazione delle sue “comunicazioni” nel disappunto che aveva coltivato a seguito della scarsa attenzione dell’uditorio.</p>
<p style="text-align: justify;"><br />Rispetto a tale episodio - che per l’ennesima volta rappresenta quanto sia difficile emanciparsi da un linguaggio e una cultura improntata a greve sessismo - esprimiamo la più ferma condanna, ricordando al contempo che la lotta contro il sessismo e i comportamenti sessisti costituisce, secondo la Raccomandazione CM/Rec(2019)1 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulla prevenzione e la lotta contro il sessismo, uno strumento essenziale per garantire la parità di genere e la tutela dei diritti, oltre che per prevenire le discriminazioni basate sul sesso e/o sul genere.</p>
<p style="text-align: justify;"><br />Un grave episodio, per giunta, che per l’ennesima volta fa emergere l’istintiva formulazione di “difese” che mirano a colpevolizzare le persone offese.</p>
<p style="text-align: justify;"><br />Siamo consapevoli che non si può ascrivere alla Scuola superiore della Magistratura la responsabilità di comportamenti individuali. Ci sono sempre, purtroppo, persone che dimenticano che essere chiamati a collaborare alla formazione di magistrati è – prima ancora che un onore – una responsabilità enorme.</p>
<p style="text-align: justify;"><br />Ma siamo altrettanto certi che la Scuola superiore della Magistratura farà quanto nelle sue possibilità per rimediare a questo grave infortunio.</p>
<p style="text-align: justify;"><br />Emerge però un dato che, forse, merita una riflessione per il futuro. Il grave episodio è avvenuto in un incontro di formazione a distanza, per via telematica. Questa modalità formativa, talora, è una necessità.</p>
<p style="text-align: justify;"><br />Ma è una modalità formativa che ha costi evidenti. Essa determina una distanza non solo geografica, ma anche “emotiva” tra formatori e discenti. E questo episodio lo disvela in tutta la sua drammatica evidenza.</p>
<p style="text-align: justify;"><br />In un’epoca storica in cui sempre più le persone faticano a “vedere” le persone, ad incontrarne l’umanità, a riconoscerne il valore, crediamo che questa modalità formativa – soprattutto negli incontri di formazione iniziale – debba essere oggetto di profonda rimeditazione.</p>
<p style="text-align: right;"><br /><em>L’Esecutivo di Magistratura democratica</em></p>
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