<html><head><meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /></head><body style='font-size: 12pt; font-family: Georgia,Palatino,serif'>
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<p><img style="display: block; margin-left: auto; margin-right: auto;" src="cid:171818877766697ae95995f081508525@magistraturademocratica.it" width="359" height="150" /></p>
<p style="text-align: center;"><span style="color: #ba372a;"><strong><em>Gruppo lavoro</em></strong></span></p>
<p style="text-align: center;"><span style="color: #ba372a;"><strong>UNO DOPO L’ALTRO</strong></span></p>
<p style="text-align: center;"><span style="color: #ba372a;"><strong>VIVERE E MORIRE DI LAVORO (POVERO). </strong></span></p>
<p style="text-align: center;"><span style="color: #ba372a;"><strong>APPALTI, RETRIBUZIONE COSTITUZIONALE E PARITÀ DI TRATTAMENTO </strong></span></p>
<p><br /></p>
<p>La convenzione in appalto anche di frazioni molto significative dei processi produttivi delle aziende, costituisce una modalità di organizzazione dell’impresa e del lavoro diffusissima in quasi tutti i settori. Talvolta lo strumento è utilizzato in maniera illecita, per nascondere un’interposizione fittizia di manodopera e quindi l’effettiva riferibilità dell’organizzazione del lavoro al committente, ma in molti altri casi la forma giuridica corrisponde alla realtà delle relazioni negoziali ed è quindi certamente in sé lecita.</p>
<p>Ma l’impiego dello strumento giuridico risponde solo in parte a finalità propriamente produttive: in molti casi l’operazione economica di segmentazione, talvolta di disintegrazione del processo produttivo, con l’attribuzione in appalto delle varie fasi, è un fenomeno parassitario, cioè privo di ogni ragione diversa dalla determinazione di ridurre il costo del lavoro.</p>
<p>Per evitare questi fenomeni la legge n. 1369 del 1960 aveva previsto l’obbligo di parità di trattamento tra dipendenti del committente e dipendenti dell’appaltatore. Una previsione che dal 2003 non esiste più nell’impiego privato e la cui abrogazione ha avuto un ruolo non secondario nella diffusione nel tessuto produttivo del nostro paese degli appalti come strumento di contenimento dei costi e dei rischi derivanti dalla titolarità dei rapporti di lavoro.</p>
<p>Con effetti importanti e negativi sui rapporti di lavoro - per quanto riguarda livelli retributivi e sicurezza - e, in definitiva sulle vite delle persone che lavorano (dipendenti, ma anche piccoli imprenditori, anelli ultimi di filiere sempre più lunghe) della cui sostenibilità dovrebbe discutersi, nel dibattito pubblico e prima ancora nella comunità dei giuristi, in quanto non ogni organizzazione d’impresa è ugualmente e indistintamente libera - ai sensi dell’articolo 41 della Costituzione - e non ogni salario è retribuzione costituzionalmente proporzionata e sufficiente - ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione.</p>
<p>Il Gruppo lavoro di Magistratura democratica intende contribuire alla riflessione su questi temi con un seminario-dibattito aperto a magistrate e magistrati, all’avvocatura, all’accademia.</p>
<p>Facendoci guidare dalle recenti decisioni del Giudice di legittimità sulla retribuzione minima costituzionale, e tenendo conto dell’ennesima modifica dell’articolo 29 del decreto legislativo n. 276 del 2003, discuteremo dei possibili spazi interpretativi per l’affermazione, oggi, di un principio di parità di trattamento negli appalti.</p>
<p><br /></p>
<p>Ne parliamo il 17 giugno 2024 dalle 15 con:</p>
<p><strong>Silvia Balestro, <em>avvocata del Foro di Milano</em></strong></p>
<p><strong>Chiara Colosimo, <em>giudice del Tribunale di Milano</em></strong></p>
<p><strong>Milena D’Oriano, <em>consigliera della Corte di Cassazione</em></strong></p>
<p><strong>Marco Guerini, <em>dottorando dell’Università di Brescia e avvocato del foro di Milano</em></strong></p>
<p><strong>Federico Martelloni, <em>professore ordinario nell’Università di Bologna</em></strong></p>
<p><strong>Marco Menicucci, <em>avvocato del foro di Salerno</em></strong></p>
<p><strong>Paolo Pascucci, <em>professore ordinario nell’Università di Urbino</em></strong></p>
<p><strong>Anna Terzi, <em>già magistrata</em> </strong></p>
<p><strong><u>Presiede e coordina </u></strong></p>
<p><strong>Chiara Coppetta Calzavara, <em>giudice del Tribunale di Venezia – coordinatrice del Gruppo lavoro di Md</em></strong></p>
<p><strong> </strong></p>
<p><strong>Per seguire l’incontro tramite Zoom: </strong><a href="https://us06web.zoom.us/j/85849036700?pwd=gsw8hTfx0sC1HTaPusGCqfYaFysDoo.1%20" target="_blank" rel="noopener noreferrer"><strong>https://us06web.zoom.us/j/85849036700?pwd=gsw8hTfx0sC1HTaPusGCqfYaFysDoo.1</strong></a><strong> </strong></p>
<p><strong>(Passcode 661530) <br />oppure: canale </strong><a href="https://www.youtube.com/@MagistraturaDem" target="_blank" rel="noopener noreferrer"><strong>Youtube di Magistratura democratica</strong></a></p>
<p style="text-align: right;"><em>Il Gruppo lavoro di Magistratura democratica</em></p>
<p style="text-align: left;"><a href="https://www.magistraturademocratica.it/articolo/uno-dopo-l-altro-vivere-e-morire-di-lavoro-povero-appalti-retribuzione-costituzionale-e-parita-di-trattamento" target="_blank" rel="noopener noreferrer"><em>Leggi sul sito di Magistratura democratica</em></a></p>
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