<html><head><meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /></head><body style='font-size: 12pt; font-family: Georgia,Palatino,serif'>
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<p><img style="display: block; margin-left: auto; margin-right: auto;" src="cid:17294510306715541633885120806515@magistraturademocratica.it" width="569" height="379" /></p>
<p style="text-align: center;"><strong><span style="color: #ba372a;"><em><span style="font-family: 'times new roman', times, serif; font-size: 18pt;">Intervista al segretario di Magistratura democratica: "In caso di conflitto tra la norma nazionale e quella comunitaria siamo obbligati ad applicare quella europea. E questo vale anche nel caso in cui, come si evince da anticipazioni, il Cdm varasse un decreto. Finirebbe solo per esasperare il conflitto". E sulle accuse alle toghe rosse: "Meloni peggio di Berlusconi, vuole una magistratura asservente"</span></em></span></strong></p>
<p style="text-align: center;"><span style="color: #000000; font-size: 14pt;"><em><span style="font-family: 'times new roman', times, serif;">di Alfonso Raimo, Huffington Post - 20 ottobre 2024</span></em></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000;">“Che in Consiglio dei ministri il governo faccia un decreto legge piuttosto che un decreto interministeriale sui Paesi sicuri, per la magistratura la sostanza non cambia: di fronte a una norma sovranazionale che tutela più e meglio di una norma nazionale i diritti delle persone, noi a costituzione vigente siamo chiamati ad applicare quella norma sovranazionale e non quella nazionale”. Il segretario di Magistratura Democratica Stefano Musolino interviene nel dibattito sul confine tra i poteri di magistratura e governo, a partire dal caso all’ordine del giorno lunedì in consiglio dei ministri. Il governo annuncia un decreto legge per definire i Paesi sicuri e dunque rimettere in pista il sistema di trattenimento ai fini del rimpatrio dei migranti in Albania. L’atto, avente forza di legge, dovrebbe sostituire il decreto interministeriale in vigore fin qui.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000;">Una breve ricostruzione dei fatti. In cdm il governo intende rimediare agli effetti della sentenza del tribunale civile di Roma, che venerdì ha respinto la convalida del fermo nei confronti di 12 migranti, di nazionalità egiziana e bengalese. Il tribunale ha richiamato la decisione della Corte di giustizia europea del 4 ottobre che, richiamando la direttiva sui Paesi sicuri (la 32 del 2013), prescrive che i Paesi di provenienza dei migranti debbano essere sicuri nella loro interezza e per tutte le categorie sociali. Non basta cioè che siano solo parzialmente sicuri. Nel caso dell’Egitto e del Bangladesh questi requisiti mancano. E dunque il tribunale di Roma venerdì ha negato la convalida del fermo e ha avviato i 12 migranti al sistema dell’accoglienza ordinaria, ordinandone il trasferimento dal Cpr di Gjader in Albania al Centro per richiedenti asilo di Bari. Il caso ha aperto uno scontro politico che sale di ora in ora. Per la maggioranza di centrodestra si è trattato di un’ingerenza della magistratura nei confronti del governo. Fdi ha accusato la “sinistra giudiziaria” di correre in soccorso di quella parlamentare. Meloni l’ha accusata di non collaborare e di aver adottato una decisione “pregiudiziale”. Salvini ha invitato i giudici “a candidarsi con Rifondazione Comunista”. Il ministro Nordio li ha accusati di “esondare” e di aver adottato “una decisione abnorme”. Ma non basta. Perchè il Tempo ha pubblicato una mail di sabato del sostituto procuratore di Cassazione Marco Patarnello, esponente di Magistratura democratica, in cui il magistrato commentando la decisione di Roma, ha scritto che nell’attacco alla giurisdizione “Meloni è molto più pericolosa di Berlusconi perché non ha inchieste giudiziarie a suo carico, quindi non si muove per interessi personali, ma ha come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto”. Per il centrodestra la mail è la prova che il complotto tante volte evocato esiste.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000;">Di questo parliamo con Stefano Musolino, sostituto procuratore della Repubblica presso la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, segretario di Magistratura democratica.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><br /><strong><em><span style="color: #000000;">Allora Musolino, siete voi le toghe rosse che ordiscono il complotto?</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">A me pare, piuttosto, che alcuni esponenti anche autorevoli siano alla ricerca di uno scontro a tutti costi.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000;"><strong><em>La premier Meloni ha pubblicato uno stralcio della mail di Patarnello che la riguarda. L’ha letta?</em></strong> <br /></span><span style="color: #000000;">Quella mail era indirizzata alla comunità dei magistrati di Anm e si inseriva in un ben più ampio contesto di opinioni, che esprimevano preoccupazione per l’attacco alla tutela dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, dopo le posizioni espresse dalla presidente del consiglio e dal ministro Nordio. Quelle frasi sono state estrapolate da un contesto noto invece ai magistrati, ai quali evidentemente non dovevano essere spiegati i presupposti di alcuni ragionamenti. Averle estrapolate ne ha cambiato il senso.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Qual era il contesto a cui si riferiva il suo collega Patarnello?</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Stava commentando gli attacchi alla magistratura dopo la sentenza di Roma e faceva una comparazione tra la situazione passata, quando gli attacchi venivano da Berlusconi e quelli che arrivano ora. Berlusconi era indagato, sicchè si poteva dire che i suoi attacchi venissero dalla necessità di difendere i suoi interessi personali. Non è una situazione che riguarda Meloni, perché non avendo procedimenti a suo carico, ha l’autorevolezza di argomentare e fare ancora più presa sull’opinione pubblica.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Patarnello in ogni caso accusava il governo. La lettura della destra è stata che una parte della magistratura, la vostra, trama contro l’esecutivo.</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Voglio premettere che la mailing list dell’Anm è chiusa. C’è stata dunque una manina furtiva che l’ha sottratta al circuito chiuso. Ha rubato una mail, ha estrapolato tre frasi e su tre frasi ha cercato di alimentare uno scontro, ne ha fatto un uso strumentale. E’ un’operazione da bassifondi della comunicazione.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Dottor Musolino, i giornalisti fanno il loro lavoro. Per una volta siete voi vittime di ‘intercettazioni’, se vogliamo chiamarle così.</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Io non contesto da dove sia stata tratta questa informazione, ma chiedo che quando viene riportata pubblicamente, ciò avvenga con rispetto e tutelando la dignità del soggetto in questione. Se io estrapolo dal contesto e quindi ricostruisco i presupposti a piacimento, e dico che c’è l’intenzione di sovvertire il governo, non faccio un servizio alla verità. Per questo parlo di bassifondi della comunicazione.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Quello di Patarnello non è un attacco al governo?</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">C’è in atto un conflitto con questo governo, ma non è il conflitto tra una parte, la magistratura, e l’altra, il governo in quanto tali. È un conflitto che origina dalla gestione delle politiche migratorie, una gestione che è molto complicata. Perchè sulle paure generate dalla migrazione si muove il consenso elettorale. Tutti i sondaggi, in Sassonia come in Austria dicono che la paura delle migrazioni ha smosso consenso a favore dell’ultra destra. E’ una paura che a volte è reale, a volte è indotta. Su questa paura si costruisce consenso politico. Il punto di crisi dipende dal fatto che il governo non accetta che su questa materia la normativa nazionale sia sottordinata a quella europea. Non accetta che i margini delle azioni di governo siano condizionati dalla normativa europea. E’ questo che crea il conflitto.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Provo a tradurre. Il governo vi accusa di voler decidere voi – voi magistratura – quali sono i Paesi sicuri e quali no. Chi ha ragione?</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Il magistrato non può che privilegiare e dare preferenza alla norma europea rispetto a quella nazionale. Il magistrato in caso di conflitto dà priorità alla norma europea. Il governo sembra voler reclamare una sua sovranità legislativa nazionale in contrasto con un sistema multilivello che a costituzione invariata prevede che le norme europee prevalgono su quelle nazionali . Il pericolo a cui faceva riferimento Marco Patarnello è questo: c’è uno scontro che pare irrisolvibile. Quando ci accusano di applicare la normativa europea, noi stiamo semplicemente svolgendo il nostro ruolo. Questo crea la crisi.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Meloni dice: noi andiamo avanti. E prepara un provvedimento in Consiglio dei ministri con cui intende rimediare al passo falso di venerdì. Si parla di un decreto legge, quindi un atto avente forza di legge, con cui il governo ribadisce la lista dei Paesi sicuri.</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Io non so cosa farà il cdm. Certamente se sono vere alcune anticipazioni di stampa che riferiscono di un’indicazione per decreto dei paesi sicuri, non mi pare che questa sia la soluzione.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">In che senso?</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Non risolve quel conflitto di cui dicevo. Provo a ricostruire: c’è una direttiva europea, la 32 del 2013, sui Paesi sicuri. Poi c’è una sentenza della Corte di giustizia europea che interpreta quella direttiva. Poi ci sono le norme nazionali. Ora il sistema costruito dal governo in Albania prevede il ricorso alla procedura accelerata di respingimento alla frontiera, che comporta anche una certa compressione di diritti delle persone. Ma la si può fare, ai sensi della normativa europea, se queste persone vengono respinte verso un Paese sicuro. La sentenza della Corte di giustizia del 4 ottobre precisa che le condizioni di sicurezza del Paese devono valere per tutto il territorio e tutte le categorie sociali. Tutte le minoranze devono essere tutelate perché con la procedura accelerata si stanno accorciando i tempi di difesa della persona, quindi devi essere sicuro che quando viene respinta non corra rischi. Ma se per stessa ammissione del ministero degli Esteri quei Paesi, Egitto e Bangladesh, non sono interamente sicuri, è chiaro che la procedura accelerata di respingimento alla frontiera non è legittima. E infatti la sentenza del tribunale di Roma non dice, come erronamente riportato, che possono venire in Italia tutti i migranti. Dice che vanno ricondotti alla procedura ordinaria e quindi con più garanzie.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Il decreto legge, al posto del decreto interministeriale, non cambia la sostanza delle cose, dunque? Non si rende un Paese più sicuro per decreto…</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Mi pare difficile che a fronte di accertamenti che sono stati condotti dal ministero degli Esteri e che dicono che alcune minoranze non sono tutelate, ci possa essere un decreto che dica che non è vero. Sarebbe un’esasperazione del conflitto in atto. Perchè di nuovo si pone la magistratura di fronte al tema: e che faccio adesso? La giustizia non può chiudere gli occhi…</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Meloni, infatti, vi accusa di non collaborare.</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">L’errore di Meloni è proprio questo. La magistratura non deve collaborare con il governo, ma tutelare i diritti. Il sistema istituzionale italiano è fatto di pesi e contrappesi. Gli organi di garanzia tutelano i diritti anche quando altri poteri dello Stato li mettono in pericolo. Questa recriminazione di una collaborazione è figlia di una errata percezione dei rapporti tra istituzioni. La magistratura non è chiamata a collaborare col governo, ma a tutelare i diritti. Lo fa in applicazione delle norme. E hai voglia a fare norme nazionali in contrasto con quelle internazionali. Se quelle internazionali tutelano in maniera più puntuale i diritti, il magistrato deve applicare quelle.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Per cui se il decreto conferma la lista dei Paesi sicuri, finisce sempre allo stesso modo?</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Sì, immagino di sì. Il problema non è la qualità della norma interna. Deve cambiare la norma europea. Noi siamo obbligati ad applicare quella. Per questo ha ragione Patarnello: c’è un punto di crisi nel rapporto con le istituzioni perchè non viene riconosciuta alla magistratura l’autonomia e l’indipendenza che non sono un privilegio ma stanno nel dettato costituzionale. Meloni immagina una magistratura dipendente dal governo, una magistratura asservente, che dia migliore esecuzione dei desiderata del governo. È un difetto percettivo pericoloso per la magistratura.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><strong><em><span style="color: #000000;">Più pericoloso di quello di Berlusconi?</span></em></strong><br /><span style="color: #000000;">Sì, perché neanche Berlusconi era arrivato a tanto. Il primo a cui ho sentito dire questa tesi è stato Crosetto, all’epoca in cui venivano estrapolate alcune frasi dei nostri interventi nei congressi, dove rivendicavamo il compito antimaggioritario della magistratura, un compito che è costituzionale. Noi lo denunciammo come un attacco all’autonomia della magistratura. Eravamo stati profetici.</span></p>
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