<html><head><meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8" /></head><body style='font-size: 10pt'>
<p><a href="https://www.giustiziainsieme.it/it/cultura-e-societa/3402-a-complete-unknown-recensione-armando-spataro"><strong>A complete Unknown </strong></a></p>
<p><a href="https://www.giustiziainsieme.it/it/cultura-e-societa/3402-a-complete-unknown-recensione-armando-spataro"><strong>Recensione di Armando Spataro</strong></a></p>
<p>Da convinto dylaniano, appena ho letto sui giornali che stava per essere proiettato anche in Italia “<em>A complete unknown”</em>, il film di James Mangold (regista americano nato il 16 dicembre, come me, ma nel 1963), mi sono informato sul primo giorno di proiezione previsto a Milano: il 23 gennaio, peraltro in un cinema molto vicino alla mia abitazione. Ma, ahimè, proprio quel giorno era previsto un mio intervento a Bologna in un convegno sulla “controriforma” della separazione delle carriere: impossibile mancare. Il 22 ho dunque acquistato via web il biglietto per il primo spettacolo del 24 gennaio, alle ore 14,30. Mi sono recato al cinema mezz’ora prima per evitare la prevedibile lunga fila. Ma – mostrato il biglietto alla persona addetta ai controlli – è esploso il dramma: non potevo entrare perché, causa un mio errore, il biglietto era per il giorno 25…inutile implorare comprensione!</p>
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