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Trascrivo l’intero brano del documento “Per un’Europa libera e unita” elaborato nel 1941, a fascismi imperanti in tutta Europa, da Spinelli e altri durante il confino nell’isola di Ventotene, il cd “Manifesto di Ventotene”, dal quale è stato tratto il brano che ha tanto scandalizzato chi ha scritto l’intervento dell’altro giorno di Meloni in Parlamento (è normale e giusto che ci si valga di consiglieri in questioni tanto importanti) e Meloni stessa, osservando che contiene principi che sono stati recepiti nella nostra Costituzione (l’impresa che non può andare contro l’utilità sociale e la funzione sociale della proprietà) e una critica esplicita al collettivismo,bolscevico (Spinelli era già stato espulso dal partito comunista e nel secondo dopoguerra fu anche eletto parlamentare nel PCI ma come indipendente). Mi dispiace che nel dibattito parlamentare seguito al discorso di Meloni non lo si sia saputo argomentare. Ricordo che nel secondo dopoguerra vi fu la nazionalizzazione della produzione dell’energia elettrica, con l’ espropriazione delle precedenti imprese produttrici (che fece infuriare i liberali) e l’accentramento nell’Enel, ad eccezione di aziende municipalizzate e poco altro, e questo consentì la realizzazione di una imponente rete nazionale che fu essenziale nel produrre il cosiddetto “miracolo economico” negli anni ‘50 e ‘60. Ecco il testo del Manifesto:<br><div>“La bussola di orientamento per i provvedimenti da prendere in tale direzione, non può essere</div><div>però il principio puramente dottrinario secondo il quale la proprietà privata dei mezzi materiali</div><div>di produzione deve essere in linea di principio abolita, e tollerata solo in linea provvisoria,</div><div>quando non se ne possa proprio fare a meno. La statizzazione generale dell'economia è stata</div><div>la prima forma utopistica in cui le classi operaie si sono rappresentate la loro liberazione del</div><div>giogo capitalista, ma, una volta realizzata a pieno, non porta allo scopo sognato, bensì alla</div><div>costituzione di un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei</div><div>burocrati gestori dell'economia, come è avvenuto in Russia.</div><div>Il principio veramente fondamentale del socialismo, e di cui quello della collettivizzazione</div><div>generale non è stato che una affrettata ed erronea deduzione, è quello secondo il quale le</div><div>forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma - come avviene per forze naturali -</div><div>essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinché le grandi</div><div>masse non ne siano vittime. Le gigantesche forze di progresso, che scaturiscono</div><div>dall'interesse individuale, non vanno spente nella morta gora della pratica "routinière" per</div><div>trovarsi poi di fronte all'insolubile problema di resuscitare lo spirito d'iniziativa con le</div><div>differenziazioni dei salari, e con gli altri provvedimenti del genere dello stachenovismo</div><div>dell'U.R.S.S., col solo risultato di uno sgobbamento più diligente. Quelle forze vanno invece</div><div>esaltate ed estese offrendo loro una maggiore possibilità di sviluppo ed impiego, e</div><div>contemporaneamente vanno perfezionati e consolidati gli argini che le convogliano verso gli</div><div>obiettivi di maggiore utilità per tutta la collettività.</div><div>La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio.”</div><br><div class="yahoo-signature"><a style="font-size:12px" href="https://mail.onelink.me/107872968?pid=nativeplacement&c=Global_Acquisition_YMktg_315_Internal_EmailSignature&af_sub1=Acquisition&af_sub2=Global_YMktg&af_sub3=&af_sub4=100000604&af_sub5=EmailSignature__Static_">Inviato da Yahoo Mail per iPad</a><br></div>
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