<div dir="ltr"><p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif"><b>“Cancelleranno gli assistenti dei
giudici, violato patto con Ue per il Pnrr”. Scontro Area e governo</b></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">Scomparirà l’esercito di oltre
8500 nuove figure introdotte dall’Ufficio per il processo (Upp) con le funzioni
previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. In Cassazione la
battaglia della corrente progressista dei magistrati</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">19 Maggio 2025</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">Giustizia, ritorno al passato. O,
per dirla con la sintesi ruvida dei magistrati: il fallimento dietro i finti
annunci.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">Allo scadere delle misure
previste dal Pnrr, scomparirà infatti l’esercito di oltre 8500 nuove figure,
gli “assistenti” dei giudici introdotti dall’Ufficio per il processo (Upp), con
le funzioni previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Così,
denuncia il gruppo delle toghe di Area, si rischia il più drastico scivolamento
all’indietro: “Assisteremo a una regressione in termini di quantità e qualità
di risposte alle attese dei cittadini: bisogna invece prevedere il
consolidamento e non lo sfaldamento dei risultati raggiunti”. Approda in
Cassazione, oggi, la battaglia della corrente progressista dei magistrati: che
hanno invitato anche governo e opposizioni, cioè il viceministro Sisto e la
deputata Serracchiani, responsabile giustizia per il Pd, a confrontarsi sul
tema caldissimo della fine dei contratti a tempo determinato dell’Upp,
esattamente tra dodici mesi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">Quell’iniezione vitale di
laureati e funzionari, più o meno giovani, che hanno risollevato le sorti di
cause e sentenze gravate da decenni di arretrati sarà stata dunque solo una
parentesi? È quello che denunciano i vertici di Area-Dg, segretario Giovanni
Zaccaro, che nel pomeriggio, presenti anche la prima presidente Margherita
Cassano e il Procuratore generale Pietro Gaeta, aprono i lavori di “Ufficio per
il processo, non una persona di meno”: discussione che non a caso si svolge in
quegli uffici, perché, al di là dell’autorevolezza e della simbologia della
Suprema corte, “proprio in Cassazione gli addetti all'Ufficio per il processo –
spiegano ai vertici di Area - hanno mostrato di poter imprimere una svolta,
anche inaspettata”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">A chiudere i lavori sarà la
presidente di Area, Egle Pilla, che sottolinea con Repubblica: “Spesso si
dimentica che nel documento ufficiale del Pnrr, firmato dal governo italiano a
giugno 2021, cioè da Draghi e von der Leyen, si legge che le nuove professionalità
del Pnrr sono richieste e concesse per rendere stabile la misura dell’Ufficio
per il processo, che è valutata fondamentale per l’innovazione della
giurisdizione italiana. E lì si chiedevano due cose: che si prospettasse il
consolidamento dell’Ufficio per il processo con i soldi di bilancio; e che i
giovani assunti a tempo determinato nel Pnrr restassero al lavoro proprio
all’interno dell’Upp”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">I dati, che saranno
minuziosamente documentati, raccontano che l’ingresso degli assistenti ha
consentito a livello nazionale “in soli 3 anni e mezzo risultati che non solo
non si erano mai visti da quando abbiamo statistiche ufficiali (dal 2003), ma
neanche in epoca precedente, se solo si guardano le aperture dell’anno
giudiziario in Cassazione dove si lamentava la crescita costante di pendenza ed
arretrato specie nel settore civile”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">E quindi, nella primavera 2026,
la fine dell’incantesimo riporterà indietro le lancette di anni? Di nuovo tempi
lunghi: termini di prescrizione che scadranno, ritardi su giustizia civile,
materia economica e sociale, e ridottissima capacità di affrontare l’enorme
numero di impugnative dei dinieghi di protezione internazionale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align:justify;margin:0cm 0cm 8pt;line-height:107%;font-size:11pt;font-family:Aptos,sans-serif">Né può bastare la richiesta di
“realismo” invocata giorni fa dal viceministro Sisto: “Mi rendo conto che gli
assistenti per il processo sono diventati indispensabili: chi nega che vi siano
necessità di un aiuto importante. Ma ora ci vuole la capacità di comprendersi:
noi non siamo nelle condizioni di dire che tutti gli Upp saranno stabilizzati,
dobbiamo essere franchi. Ne stabilizzeremo 2600”. Ma qual è l’obiezione? Che
quegli assistenti, in numero “del tutto insufficiente” , andranno solo “a fare
attività amministrativa, vanno a coprire i buchi delle cancellerie: quindi
smetteranno di preparare i processi, o di assistere le funzioni della
giurisdizione” . Come spiega anche il giudice Luca Minniti (presidente di
sezione Immigrazione a Bologna): “Il dato è che più del 70 per cento di questi
assistenti tornano a casa nel 2026, nonostante i risultati straordinari
raggiunti: ma l’Unione europea ha finanziato la misura a termine perché il
governo la rendesse permanente. Si dice che non ci sono le risorse finanziarie
per farlo. Ma il governo deve trovarle, lo impone il Pnrr. Potrebbe ad esempio
usare i finanziamenti annuali dell'operazione Albania, che da 30.000 persone
all'anno previste, oggi invece serve a traslocare poche decine di migranti che
avrebbero potuto rimanere, per il tempo necessario al rimpatrio, nei Cpr in
Italia”.</p></div>