ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI
XXIX Congresso nazionale Roma 6-8 giugno 2008
Edmondo Bruti Liberati
Procuratore della Repubblica Aggiunto Milano
Presidente di Magistratura Democratica
1. Magistratura e politica
L'Anm si ritrova al tradizionale appuntamento congressuale dopo due anni e quattro mesi dal precedente;un periodo denso di avvenimenti per la magistratura e per la politica ( si sono succedute ben tre legislature. Ripercorrere i tratti salienti di ciò che è stato ci indica anche le prospettive per il futuro.
Si parla oggi di un nuovo clima di dialogo tra politica e magistratura, è un dato positivo, se ne colgono segni interessanti, ma alcune precisazioni sono pur necessarie.
Nel febbraio del 2006, al momento del nostro ultimo congresso, eravamo alle battute conclusive di un quinquennio che non era stato, come vorrebbe far intendere una vulgata non fondata sui fatti, un quinquennio di scontro tra politica e magistratura,. Erano stati invece anni di reiterati gravissimi attacchi all'indipendente esercizio della funzione giudiziaria. Eppure i singoli magistrati, la magistratura, l'Associazione nazionale magistrati, non avevano mai, pur in momenti così difficili, mai accettato di scendere sul terreno dello scontro.
I magistrati, giudici e pubblici ministeri, avevano silenziosamente svolto il loro compito, avevano avuto l'ardire, questo sì, di applicare la legge, di portare avanti e concludere i processi.
Mi piace riproporre un passo famoso di uno dei padri fondatori del costituzionalismo americano, James Madison, quelle sulle auxiliary precautions: " Se gli uomini fossero angeli , non sarebbe necessario un governo. Se i governanti fossero angeli, non sarebbe necessario alcun controllo né interno né esterno sul governo. Ma in un quadro in cui uomini governano uomini, sorge un grande problema: in primo luogo lo Stato deve controllare i governati, ma in secondo luogo occorre obbligare il governo a porre in essere forme di controllo di sé stesso. La dipendenza dal popolo del governo è senza dubbio il primo tipo di controllo, ma l'esperienza ha insegnato al genere umano che sono necessarie alcune precauzioni ausiliarie" ( The Federalist papers n. 51).
Il ruolo del potere giudiziario indipendente, nella tradizione americana, è visto appunto come la prima di quelle "precauzioni ausiliarie".
Poiché gli uomini non sono angeli, ineluttabilmente vi saranno in futuro, come vi sono stati in passato, indagini e procedimenti, che investiranno l'esercizio del potere, ai diversi livelli, e determineranno altrettanto ineluttabilmente tensioni.
Dai magistrati dobbiamo esigere professionalità adeguata, rigoroso rispetto delle garanzie e delle norme di diritto sostanziale e processuale, nonché delle regole disciplinari. Dai magistrati ci attendiamo anche una attenzione particolare nel non stimolare sovraesposizioni personali e protagonismo mediatico, secondo le indicazioni, purtroppo non sempre rispettate, del codice deontologico dell'Anm.
Dalla politica esigiamo rispetto per l'indipendente esercizio della giurisdizione; chiediamo che il dibattito e la critica nei confronti delle azioni della magistratura e la sottolineatura di eventuali errori o sbavature ( neppure i magistrati sono angeli ed infallibili), rifuggano da quelle campagne di aggressione e di delegittimazione che abbiamo conosciuto.
Ancorato a questi principi fondamentali della democrazia, sarà proficuo il dialogo ed il confronto tra magistratura e politica e segnatamente tra Anm e Ministro della giustizia. Non si parte peraltro da zero perché questo clima ha positivamente caratterizzato la ultima pur breve legislatura.
Dialogo e confronto non sono un esercizio in sé, ma uno strumento allo scopo di migliorare il servizio giustizia. Ecco perché occorre chiarezza ( e dunque ricerca e verifica di punti di convergenza, ma anche eventualmente emergenza di punti di dissenso) e occorre sempre rispetto dei rispettivi ruoli. E questo ci aiuta a fugare possibili equivoci, che possono avere trovato un qualche spazio all'interno della magistratura: magistratura dialogante non vuol dire magistratura genuflessa, il che, tra l'altro, sarebbe poco dignitoso per la magistratura e poco utile per l'interlocutore.
2. Il quadro costituzionale
Del dialogo nella chiarezza fa parte anche la intransigente difesa dei principi fondamentali. Non trovo espressioni migliore di quelle scritte nel programma su cui si è formata la attuale GEC:
"L'Associazione Nazionale Magistrati ribadisce il suo impegno per la salvaguardia dei principi costituzionali posti a garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza dei magistrati giudicanti e del pubblico ministero.
L'associazione ritiene necessario mantenere in capo al Consiglio Superiore della Magistratura le competenze assegnate dalla Costituzione. Ed in particolare le competenze in materia di giurisdizione disciplinare."
3. La riforma dell'ordinamento giudiziario
Lasciato alla spalle l'atteggiamento di furore ideologico e di chiusura pregiudiziale al dialogo che aveva caratterizzato il Ministro Castelli nella lunga gestazione della "sua" riforma, nella
scorsa legislatura è stata approvata, dopo un lungo e a tratti difficile confronto, una complessiva riforma dell'ordinamento giudiziario.
L'associazione nazionale magistrati ha espresso critiche, anche serrate, su alcuni punti della riforma ed apprezzamento su altri. Oggi la magistratura è impegnata nella fase di attuazione e di sperimentazione della riforma ( in particolare sulla temporaneità degli incarichi direttivi e semidirettivi e su verifiche di professionalità), solo all'esito della quale sarà possibile valutare la necessità o l'opportunità di interventi di correzione o modifica.
Vi è una questioni aperta, quella della Scuola della magistratura. Due soni i nodi. Uno di principio, riconoscere il ruolo del Csm e valorizzare la preziosa passata esperienza della formazione professionale centrale e decentrata gestita dal circuito dell'autogoverno. Uno organizzativo: la localizzazione. Siamo sicuri che la logica che vide un Ministro porre una sede tra Bergamo e Pontida ed il suo successore in quel di Benevento, non sarà seguita dall'attuale Ministro e dunque non vedremo una sede tra Agrigento e Vigata . Non resta allora che seguire l'esperienza dei paesi europei a noi vicini, che ci hanno preceduto su questa strada: due sedi, una ( per la quale è sufficiente una struttura gestionale "leggera") al centro del paese per la formazione permanente ed una decentrata( che richiede strutture organizzative e logistiche pesanti, stabile corpo insegnante, etc) per la formazione iniziale degli uditori.
4. Un impegno concreto per la giustizia.
Il sistema giudiziario italiano versa in una gravissima crisi di efficienza e di funzionalità, che si sta trasformando in crisi di credibilità della giustizia. La nuova legislatura dovrà essere una occasione per avviare un processo riformatore che restituisca efficacia, funzionalità e credibilità alla giustizia nel nostro paese. L'associazione nazionale magistrati ha rivolto un appello al nuovo Parlamento, al nuovo Governo e al nuovo Ministro per un impegno di tutti nella elaborazione di un progetto di riforma che abbia come obiettivi la ragionevole durata dei processi e l'efficace tutela dei diritti
Osservavo prima che dialogo e confronto non sono un esercizio in sé, ma uno strumento allo scopo di migliorare il servizio giustizia.
Il Ministro della giustizia è, secondo Costituzione, responsabile per il buon funzionamento della organizzazione giudiziaria.
Dal Ministro Alfano abbiamo avuto apprezzabili dichiarazioni di intenti. Ora aspettiamo i fatti su tre filoni principali:
a) risorse da destinare alla giustizia
b) organizzazione degli uffici giudiziari, ivi inclusa la revisione della distribuzione delle sedi giudiziarie sul territorio. Su questo punto mi rendo conto delle difficoltà, ma il nodo è ineludibile. Vi è da augurarsi che il governo attui rapidamente le scelte e che l'opposizione dia responsabilmente il proprio sostegno a fronte delle inevitabili resistenze che si determineranno a livello locale.
c) regole del processo per realizzare la "ragionevole durata del processo".
Il Ministro Alfano sia dinanzi alla Commissione giustizia della Camere che nel suo intervento in questo congresso ha esposto interessanti ed incisive proposte in tema di semplificazione dei riti del processo civile. Ma non meno urgenti sono gli interventi sul processo penale, in particolare in tema di sistema delle notifiche, regime delle nullità, adempimenti formali e prescrizione. Si incontreranno delle resistenze, in particolare da parte della avvocatura, ma interventi limitati ed urgenti sono ineludibili, pena la paralisi totale del processo penale; e sarebbe davvero paradossale un atteggiamento di rassegnazione da parte di un governo e di una maggioranza che tanto hanno insistitivi sul tema della sicurezza e della effettività della pena.
Non chiediamo al Ministro di avere la bacchetta magica e di fare tutto e subito. Ma abbiamo il diritto di chiedere un piano preciso, con indicazioni di priorità, individuazione di interventi limitati ed urgenti e prospettive più ampie di riforma.
Come magistrati associati daremo il nostro contributo con proposte, osservazioni, se del caso critiche.
Dal Ministro della Giustizia, ministro di un governo che gode del sostegno parlamentare più forte di tutta la storia della Repubblica, e che dunque non ha alibi, per ora abbiamo segnali positivi: aspettiamo i risultati.
Fra due anni al prossimo congresso trarremo il consuntivo,
La magistratura associata sarà presente nel confronto, nella proposta, nella critica,ove necessario con un'unica finalità: restituire efficacia, funzionalità e credibilità alla giustizia nel nostro paese e dunque garantire la tutela dei diritti.