Molto brevemente e per flashes : sono
d’accordo con l’esposizione fatta dal collega Pasqualin e
sono rimasto molto colpito dall’intervento del dr. Liccardo
che coglie indubbiamente gli aspetti di sistema del PCT : una
realtà con cui ci dobbiamo confrontare e che “forzerà
la mano” a tutti. Anche l’avvocato subirà una
modifica nel modo di lavorare e di gestire il proprio studio in
parallelo con l’evoluzione dell’organizzazione
giudiziaria e del processo telematico.
Anche l’odierno incontro testimonia
l’importanza del metodo del confronto tra gli operatori, di cui
si era già dato atto nell’importante convegno
associativo dello scorso dicembre a Spoleto. Ricordo in particolare
l’importante intervento del dr. ROSSI, che sottolineava
l’esigenza del recupero di una cultura dei rapporti tra gli
operatori processuali. Questo significa superare gli steccati
professionali, ed in tal senso anche la magistratura dovrebbe
partecipare a certe lotte dell’avvocatura che non sono
espressione di corporativismo ma puntano al miglioramento del
servizio: vedi la riserva di consulenza e l’ADR, di cui abbiamo
trattato nei nostri documenti dell’aprile 2003 pubblicati con
gli atti; qui si deve ammettere l’assistenza tecnica nella
mediazione.
Il mio timore sono i costi
dell’assistenza al giudice. Una pletora di soggetti potrebbe
fare l’assistente del giudice senza alcun precariato,
attraverso i praticanti che dopo un anno possono accedere con elevata
efficienza all’assistenza giudiziaria, lasciando ovviamente al
magistrato togato la fase ideativa o decisoria finale. Un ultimo
appunto “terminologico”: mi pare che “ufficio del
processo” sia più pertinente di “dipartimento”
che evoca strutture.
Seminario di Bologna "Ufficio per il processo" - giugno 2004