Verso il Congresso: minori stranieri in Sicilia
Dal mio osservatorio di giudice minorile vedo che:
NON E' UGUALE nascere sul territorio italiano per un bambino figlio di italiani e per un bambino figlio di stranieri: quest'ultimo non ha la cittadinanza italiana ma quella del genitore e da maggiorenne diverrà cittadino italiano solamente se i genitori sono muniti di permesso di soggiorno e hanno eletto residenza in un Comune italiano (la legge non ammette la prova del domicilio stabile e ininterrotto).
Se i genitori sono "irregolari", anche se bravissime persone che non hanno messo in pericolo alcun bene protetto nel nostro ordinamento, il bambino dovrà seguirli in un paese che non conosce e che spesso non gli offrirà risorse per vivere dignitosamente (tanto che i suoi genitori lo avevano lasciato). Eppure il DIRITTO di restare in Italia del minore che qui è nato e qui vorrebbe continuare ad abitare insieme con la famiglia (pur con tante difficoltà d'integrazione) sulla carta esiste, dando l'art. 31 comma III dlgs. 286/1998 (legge Napolitano - Turco) al Tribunale per i minorenni il potere di autorizzare all'ingresso o far permanere il familiare (anche se espulso) del minore per "gravi motivi connessi allo sviluppo psicofisico del minore e tenuto conto dell'età e delle condizioni di salute del minore".
Sennonch tale diritto non è realizzato dalla giurisprudenza della Cassazione che, in linea con l'indirizzo politico di "difesa della fortezza assediata" attuato dall'Italia, ammette la permanenza del genitore "irregolare" solamente se vi siano concrete "circostanze contingenti ed eccezionali" relative al bambino (quali? Nelle sentenze non si trovano esempi).
Poich non è straordinario nascere e frequentare scuole, amici e attività in Italia, il bambino straniero dovrà seguire il genitore "clandestino" nel paese d'origine di questo, che il bambino nemmeno conosce, lasciando la sua vita che qui in Italia stava prendendo forma "alla luce del sole", tutt'altro che clandestinamente. La conseguenza è che questo bambino, poi ragazzo e poi uomo, sarà probabilmente straniero dappertutto: nel territorio dove andrà, verso cui non sente appartenenza, e nell'Italia, da cui proviene, che non l'ha riconosciuto e lo ha respinto.
Mi riferisco ai bambini nati in Sicilia da genitori nordafricani (discorso a parte va fatto per gli zingari) che tutelo in ambito civile, i quali, pur di conquistare l'appartenenza al gruppo scolastico e sociale in cui si trovano a vivere arrivano a rinnegare la storia dei loro genitori e nonni e si fanno coinvolgere con sorprendente entusiasmo persino nelle pratiche della messa cattolica insieme con i compagni della struttura protetta (Istituto o Comunità) in cui sono inseriti per provvedimento di sostegno del Tribunale, ostentando rifiuto e vergogna per le pratiche religiose musulmane e le tradizioni e abitudini dei genitori.
Considerato che l'identità non è un attributo immediato del soggetto ma è un lavoro interiore di costruzione di s attraverso le relazioni con chi ci riconosce come persona e come parte del gruppo, che ne sarà di questi ragazzi che si sentivano e volevano essere italiani una volta spediti in Tunisia, in Marocco, in Ghana senza alcun collegamento con questi paesi e con le persone che lì vivono? In altri casi il diritto del genitore straniero di restare in Italia viene invece attuato con l'istituto del ricongiungimento familiare quando il figlio minore è arrivato prima ed è provvisto di permesso di soggiorno in quanto "minore straniero non accompagnato (affidato a un parente in regola o provvisto di Tutore nominato in ambito di procedimento civilistico di adottabilità) e ammesso per un periodo non inferiore a due anni in un progetto di integrazione sociale e civile gestito da un ente pubblico o privato" avente determinate caratteristiche di leggeE' all'origine dell'età moderna la legittimazione dell'occupazione spagnola dei territori d'America, in nome appunto dello ius migrandi e dello ius accipiendi domicilium nei nuovi territori.
Inoltre il protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali adottato a Strasburgo nel 1963, riconosce il diritto fondamentale di emigrare.
Sembra pertanto assurdo negare a chi emigra d'immigrare ossia semplicemente di fermarsi da qualche parteEppure è calpestato non solamente il diritto d'immigrare (libertà di movimento e di stabilimento in paese diverso dal proprio) ma persino il diritto di libertà delle persone immigrate che, pur non avendo commesso alcun reato n dimostrato alcuna pericolosità sociale, vengono ristrette nei centri di permanenza temporanea (CPT).
Risulta, dai resoconti di utenti stranieri e di avvocati d'ufficio con motivazioni solidaristiche, che nel CPT di Ragusa, nell'aprile 2005 si trovano ristrette una sessantina di donne di nazionalità per lo pi rumena, moldava, liberiana, danese, colombiana, dominicana e cinese; la maggioranza di loro era andata in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno ed è stata deportata nel CPA. Come documenti in loro possesso mostrano solamente il decreto di espulsione; non possono tenere contatti con l'esterno e i locali sono presidiati da poliziotti. Le stanze sono sporche e risulta che vengono lavate con una sola secchiata d'acqua; ogni due persone viene dato mezzo litro di acqua al giorno; risulta che per un'emorragia durata pi giorni ad una donna rumena è stato somministrato l'Aulin, unico medicinale che risulta fornito dal centro. Due volte al dì, anche di notte, viene fatta la conta delle donne ristrette e molto spesso, alle tre - quattro circa del mattino, si accendono tutte le luci e le donne destinate al coattivo immediato accompagnamento alla frontiera vengono portate via.
Si chiamano centri di permanenza temporanea ma sono, almeno in alcuni casi, dei carceri e, per quanto detto, finanche dei lager.
I cittadini italiani, che hanno la fortuna di far parte di quel quinto della popolazione mondiale che dispone dell'80% delle risorse del pianeta, non possono rimanere indifferenti di fronte a questi trattamenti disumani che si svolgono nel nostro territorio.