Un progetto per la giustizia
A oltre sei mesi dalle elezioni il clima intorno alla giustizia è cambiato ma il bilancio della politica del diritto del nuovo governo è insoddisfacente e molte sono le ragioni di preoccupazione, se non di allarme.
Poco o nulla è stato fatto sul piano organizzativo per contrastare lo sfascio a cui il precedente governo ha condannato l’amministrazione della giustizia.
La sospensione della controriforma dell’ordinamento giudiziario è stata solo parziale e accompagnata da una ristrutturazione arcaica e autoritaria delle procure, dal depotenziamento degli strumenti di controllo del Consiglio superiore sulle situazioni di sofferenza del sistema, dalla carenza di indicazioni sul nuovo assetto della “carriera” dei magistrati.
E, soprattutto, manca un progetto, un’idea di giustizia capace di coinvolgere i cittadini e di motivare chi nel mondo della giustizia opera.
Una nuova stagione è necessaria e possibile.
Ma non si può perdere altro tempo.
Occorre, subito e in attesa di più profonde riforme di sistema:
- definire un razionale e trasparente progetto di priorità nell’uso delle risorse disponibili e realizzare finalmente l’“ufficio per il processo” (essenziale strumento di efficienza del servizio giustizia), per ridare dignità al lavoro del magistrato;
- razionalizzare il processo civile, i cui riti sono oggi moltiplicati senza logica;
- snellire il processo penale, con appropriati interventi in tema di notifiche, nullità, impugnazioni e prescrizione (preceduti dal varo di un’amnistia “selettiva” che razionalizzi l’impatto dell’indulto sul sistema giustizia);
- abrogare le leggi ad personam varate nella scorsa legislatura, che mortificano il principio di uguaglianza e continuano a produrre effetti devastanti;
- predisporre un progetto di revisione delle circoscrizioni giudiziarie per porre fine alle disfunzioni e agli sprechi derivanti dall’esistenza di uffici sottodimensionati.
Navigare a vista non serve e non si può perdere altro tempo.
Non ci siamo mai sottratti al dialogo e siamo disposti a dare il nostro contributo ad un progetto coraggioso di cambiamento, nel confronto con tutti gli operatori della giustizia.
Ma adesso la politica deve fare la sua parte.
novembre 2006
Magistratura democratica
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