Care amiche e cari amici,
l'unico modo che conosco per muovermi in direzione della - relativa - obiettività che sono in grado di raggiungere è enunciare chiaramente , già nell'esordio di un ragionamento, la posizione da cui guardo il tema che discuto. In altri termini il mio punto di vista.
Perciò dico subito che - insieme a molti altri , anche se non proprio insieme a "tutti" - ho fatto tanta fatica perché il 31 luglio non entrasse in vigore la legge Castelli e venisse approvata una legge nuova e diversa che non sono il miglior giudice della qualità dei risultati ottenuti.
Ci sarà tempo (non molto perché alcune scadenze già incombono !) per discuterne seriamente, per studiare approfonditamente le nuove norme , per ricominciare a tessere la tela dell'ordinamento che, come sappiamo, non è intessuta solo di norme ma anche di interpretazioni , di atti amministrativi, di prassi.
E' un fatto però che oggi - grazie ai provvedimenti legislativi dello scorso anno ed alla legge approvata il 27 luglio - la magistratura ha di nuovo una casa.
Una casa diversa, lo so, da quella che avremmo desiderato e che ci saremmmo costruita noi. Imperfetta, se volete imperfettissima, in alcuni punti angusta , sbilenca, opprimente.
Ma è una casa e non la "prigione", il panopticon immaginato e voluto dal Ministro Castelli, dai suoi fidi collaboratori, dai saggi del maxiemendamento e così via.
Di più : lo spettro del panopticon non si è materializzato neppure per un giorno.
Al punto che non aver goduto delle delizie ( disciplinari, concorsuali, divisorie etccc.) della legge Castelli rischia di non far comprendere ai meno dotati di immaginazione istituzionale che cosa è stato evitato.
Certamente la separazione "definitiva" - di diritto e perciò assolutamente irreversibile- delle carriere. E poi disordine, incertezza, conflitti a catena in seno alla magistratura, divisioni e rivalità a non finire tra i singoli magistrati, sofferenze istituzionali ed individuali.
Qualcuno ha parlato esplicitamente di "una cattiva legge".
Se è così ( come ho detto, io ho un punto di vista limitato e parziale ed altri hanno certamente vista più acuta e visione più ampia della mia ) credo che nel prossimo futuro dovremo impegnarci per migliorare la legge e per far sì che ad essa si affianchino i disegni di legge oggi accantonati checontengono norme sugli uffici di procura, sui tribunale militari, sul decentramento, sul CSM.
Mi auguro solo che gli scenari futuri non ci costringano a difenderla con le unghie e con i denti questa "cattiva legge", che oggi contempliamo con tanta serena , spassionata e in parte giustificata forza critica!
Ma di questo abbiamo parlato tante volte e non voglio ripetermi.
Intendo solo accennare, nella parte finale di questo messaggio, alle diverse rappresentazioni della nostra associazione che hanno circolato in questi mesi ed in questi giorni.
E' ben nota - e assai poco seria - la caricatura esterna e per così dire "politica" e " avvocatesca" ( di una parte dell'avvocatura) che ha dipinto l'ANM come manovratrice occulta, dettatrice di leggi, condizionatrice della politica. Di questo passo c'è da attendersi una denuncia per violazione della legge Anselmi ...
Diversa e meritevole di attenta riflessione è invece la critica che all'ANM muovono alcuni dei suoi iscritti.
I quali però, con opposte visioni ( ancora una volta: i punti di vista! ) la vedono ora insipiente, remissiva, incapace di comunicare, disattenta ai bisogni materiali e professionali dei magistrati ora come l'organo di un opprimente "regime" interno, non genuinamente democratico, che comprime idee, innovazione, slanci, tensioni e realizzazioni verso assetti ideali.
Personalmente penso che queste rappresentazioni siano troppo monocromatiche e che la nostra associazione sia una realtà più colorata, più screziata di quanto , sull'abbrivio della polemica, non dicano i suoi opposti critici .
Bisognerà comunque rifletterci su seriamente , con un respiro che qui è impossibile, e trovare sedi per discuterne.
Nutro al riguardo una sola certezza: senza la sua associazione, senza i gruppi che la compongono, senza la cultura elaborata collettivamente sui principi e sulle prassi, la magistratura italiana non avrebbe esercitato nella vita del paese un ruolo significativo e sarebbe poco diversa dalle altre burocrazie "collettivamente" irrilevanti nella cultura, nella società, nelle istituzioni.
E' una ragione, questa, per avere cura di questa associazione e per giocare apertamente , con fantasia ed impegno, il gioco della sua democrazia interna, unendo alle analisi critiche ( quelle rozze ed improvvisate e quelle sofisticate e radicali) una dimensione viva, reale, pratica , effettuale e perciò ineliminabile nella vita di ogni organismo collettivo: la competizione per ottenere il consenso, per orientare l'azione e per scegliere gli obiettivi ed i dirigenti , rigorosamente pro tempore, dell'associazione.
Senza questa dimensione c'è solo testimonianza sterile - alta o bassa che sia - lamento ed autoemarginazione.
Marginalità magari elegante e gratificante per chi la sceglie ma inidonea a modificare di un solo millimetro le inerzie, le insipienze, i tratti di "regime" che vengono di volta in volta ravvisati.
Ragionamento rozzo? Lo è deliberatamente , anche se mi dichiaro volentieri impari al compito di redigere messaggi troppo elaborati.
Ragionamento, involontariamente, inconsciamente, di regime? Mi sembra una etichetta troppo facile e troppo omnicomprensiva , di quelle che una volta che le hai preparate le puoi incollare su prodotti diversissimi.
In fondo, a quanto mi consta, alla vita di questa associazione e dei gruppi che la compongono e la animano si può, volendo, partecipare intensamente, attivamente, liberamente in molte forme oltre naturalmente con il voto.
Non è tutto, certo, ma è una indispensabile premessa per ogni sviluppo positivo.