documento 2 aprile 2007

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MAGISTRATURA DEMOCRATICA

CATANZARO

 

Catanzaro, 2.4.2007.

 

Una volta di troppo la magistratura calabrese si trova ad affrontare tensioni che attraversano trasversalmente alcuni dei suoi uffici più esposti e roventi polemiche politiche e giornalistiche. Ancora una volta le notizie divampano da un articolo all'altro, da un comunicato ad una conferenza stampa, da un interrogazione ad un ispezione, da un sollecito d'intervento ad un preannuncio di mobilitazione.

I fatti sono di quelli che suscitano giustificati allarmi ed inquietudini.

Un sostituto procuratore conduce un'indagine complessa nella quale sono coinvolti politici di primissimo piano sia a livello regionale che nazionale, imprenditori di successo, generali. Lo sviluppo di tale indagine è puntellato da dichiarazioni di fuoco di indagati ed esponenti dei partiti politici di appartenenza, oltre che da due interrogazioni parlamentari, sottoscritte da molte decine di appartenenti al centro destra, nelle quali si sollecitano interventi nei confronti dei sostituto in questione.

In precedenza quella stessa Procura era stata oggetto di una lunga ispezione ministeriale determinata da segnalazioni fatte dall'allora procuratore generale in merito a comportamenti ritenuti di rilievo disciplinare di uno dei sostituti D.D.A.. Quell'ispezione sembra essersi indirizzata in direzioni ben diverse da quelle indicate dalle missive del Procuratore Generale. Il quale, sia detto per inciso, era persona al di sopra di qualsiasi sospetto, di recente collocato in quiescenza dopo una carriera lunga e segnata dalla massima trasparenza e dirittura di comportamenti e che, nelle ultime inaugurazioni dell'anno giudiziario, si era segnalato per le coraggiose prese di posizione a difesa della magistratura dai progetti di riforma di Castelli. Gli ispettori ministeriali, secondo le notizie trapelate, anziché approfondire i gravi episodi segnalati dal Procuratore Generale, hanno dato massimo rilievo alle dichiarazioni rese dallo stesso sostituto segnalato, dichiarazioni tendenti a sollevare sospetti su moltissimi magistrati degli uffici giudiziari di Cosenza e Catanzaro, per legami di parentela o coniugio con avvocati o imprenditori e per vicende di risibile rilievo, come l'avere un altro sostituto D.D.A., da bambino, frequentato la classe nella quale insegnava la defunta madre di uno dei due aggiunti della stessa Procura. Tale ispezione, da quasi un anno depositata negli uffici ministeriali, non ha condotto ad alcuna iniziativa, tuttavia il contenuto della stessa è stato citato in ripetuti articoli sul "Giornale" ed in organi di stampa locali, con citazioni pressocché testuali del contenuto della medesima, in particolare nei passaggi relativi ai sospetti genericamente sollevati nei confronti di molti colleghi. Il quadro che si tratteggiava in questi articoli di stampa era quello di una magistratura percorsa da interessi e legami inconfessabili, ma senza che emergesse un solo fatto di rilievo penale o anche solo disciplinare. Nel contempo, il procedimento disciplinare nei confronti del citato sostituto, per fatti -se dimostrati- di oggettiva gravità, rimane impantanato al CSM da moltissimo tempo.

Durante la scorsa estate ebbe grandissimo rilievo sulla stampa nazionale l'arresto, disposto da giudice per le indagini preliminari di Cosenza, del capo gruppo in consiglio regionale per i D.S.. Vi furono roventi polemiche per presunte fughe di notizie, per le modalità dell'arresto e per dubbi sulla competenza territoriale. Questi ultimi confermati da un provvedimento ex art.54 quater, 3° co., c.p.p., con il quale si dichiarava la competenza del Tribunale di Rossano.

Sempre nell'ultimo anno a Vibo Valentia il Presidente della locale sezione civile era tratto in arresto, su provvedimento del G.I.P. di Salerno, per gravissimi reati commessi in concorso con esponenti di una pericolosa cosca mafiosa locale.

Ancora, roventi polemiche erano sollevate dalla vedova dell'On. Fortugno, assassinato dalla ‘ndrangheta a Locri, per il presunto insabbiamento da parte della locale Procura di una denuncia presentata dal marito non molto tempo prima di essere ucciso e relativa ad una serie impressionante di illeciti commessi all'interno dell'Azienda Sanitaria, luogo nel quale lavoravano i presunti mandanti dell'omicidio.

Tornando alla vicenda del collega De Magistris, il Sen. Pittelli, noto avvocato catanzarese, responsabile di Forza Italia regionale ed attualmente anche indagato nell'ambito dell'indagine sopra citata, ha prima diffuso un comunicato stampa e poi tenuto una vera e propria conferenza stampa nella quale sostanzialmente accusava il collega di essere il manovratore di una prolungata strategia di diffusione di notizie relative all'indagine condotta, ragioni per le quali avrebbe, già da tempo, denunciato il collega alla Procura di Salerno.

L'ultimo atto di questa vicenda è la revoca dell'assegnazione del procedimento da parte del Procuratore di Catanzaro. Revoca che sarebbe stata motivata dalla mancata informazione da parte del sostituto in merito all'avviso di garanzia notificato il 28 marzo scorso al Sen. Pittelli, mancata informazione al medesimo Procuratore e ad uno degli aggiunti, entrambi cointestatari del fascicolo.

In realtà penultimo, in quanto dalla Repubblica di ieri si apprende dell'esistenza di indagini a carico del medesimo Procuratore, pendenti presso gli uffici giudiziari di Salerno ed originate da rapporti emersi nel corso dell'indagine di Catanzaro fra il medesimo Procuratore ed il citato Sen. Pittelli. L'articolo cita una fonte della stessa Procura di Salerno, riportandone, tra virgolette, il disappunto per un preteso mancato intervento del CSM che da tempo sarebbe stato a conoscenza delle vicende.

In un contesto nel quale non è possibile la formulazione di valutazioni adeguatamente ponderate essendo quasi tutti i fatti coperti da segreto istruttorio o, comunque, relativi a documenti non ostensibili la sola cosa che si può e si deve fare è richiedere all'organo di autogoverno un intervento sollecito, che valga a fare chiarezza, ad individuare eventuali comportamenti censurabili, da chiunque posti in essere ed a restituire ai molti magistrati calabresi che svolgono con difficoltà e sacrifici personali questo mestiere in una terra di frontiera la dignità che è stata loro tolta e la serenità necessaria per svolgere al meglio il proprio lavoro.

Magistratura Democratica di Catanzaro chiede ai propri rappresentanti al Consiglio Superiore di farsi promotori di uno o più incontri con di magistrati del distretto, di acquisire informazioni dettagliate in merito a quanto accaduto, di pretendere la rapida conclusione delle procedure pendenti.         

 

Il segretario, Emilio Sirianni.

    

22 09 2007
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